Riva del Garda 25 giugno > 14 luglio 2016

Pino De Luca
Giardino Geometrico

 

Mostre 2016

A cura del Centro culturale "La Firma", Riva del Garda, in collaborazione con Anna Canali di Arte Struktura, Desenzano.

 Pino De Luca - Giardino Geometrico


Mostra personale a cura del Centro culturale "La Firma", Riva del Garda, in collaborazione con Anna Canali di Arte Struktura, Desenzano.
25 giugno - 14 luglio 2016. Inaugurazione sabato 25 giugno ore 18

Pino De Luca nasce a Lecce nel 1939. Vive e lavora a Genova. Studia alla Accademia di Belle Arti di Roma con Franco Gentilini e Mino Maccari. Si dedica allo studio delle varie tecniche artistiche e alla musica. Conosce Leonardo Sinisgalli, Bruno Munari ed altri. Si interessa al clima dell’arte Cinetica e Programmata, è notevolmente coinvolto nelle vicende del costruttivismo e del concretismo internazionali. Il suo percorso pittorico si svolge all'insegna di un aniconismo geometrizzante scandito dapprima per quadrati e losanghe interferenti, poi per trame lineari, con effetti di intensa vibrazione. A partire dagli anni Ottanta, il suo lavoro evolve verso articolazioni morfologiche e cromatiche in sequenze segniche fluide, dove il gioco dei tasselli cromatici si giova di equilibri instabili, strutturalmente e dinamicamente composti. Carlo Belloli lo definisce “tessitore di luci interferite nel colore inventato".

Dal 1973 fa parte del Gruppo Sincron di Brescia, a cui collabora Bruno Munari, presso la omonima galleria diretta da Armando Nizzi. Nel 1974 fonda insieme a Borella, Pizzo Greco, Stirane e altri, il Centro Ricerche Estetiche “La Meridiana” di Genova. Nel 1985 è tra i firmatari del Manifesto della Nuova Visualità 1985, ideato da Carlo Belloli a Milano, promosso e divulgato da Anna Canali con esposizioni ad Arte Struktura in Milano e in altre sedi. Nel 1991 presso il Museo del Palazzo della Permanente in Milano, Riccardo Barletta presenta il lavoro di Pino De Luca con il tema "Incontro con il colore". Nel 1996 è tra i vincitori al 1° Premio Trevi Flash Art Museum. Dal 1970 allestisce esposizioni personali e partecipa a importanti rassegne collettive in Italia e all'estero. 

Sequenze di segni caoticiGiardino geometrico / Pino De Luca
"La luce equivale alla vita e la vita è ritmo, movimento, colore, gioco, spazio, segno, gioia, trasformazione continua, ma anche inquietudine, tensioni, contrasti e mille altre cose.

Il senso delle mie configurazioni e dei miei segni è profondamente legato a questi significati, con l’interesse per le esperienze sensibili e le relazioni che si percepiscono dalla realtà quotidiana, complessa e spesso confusa. Si aggiunga, poi, la mia predilezione da sempre, per una visione geometrica della forma, per la combinatoria, per le serie, il tempo, i flussi, le proporzioni numeriche, per i colori dello spettro solare e per i loro effetti mutevoli e cangianti.

Lavoro che si sviluppa in una continua ricerca espressiva sperimentale, con un approccio a processi di carattere logico, concetti ed esperienze concrete, con le tecniche e il linguaggio della pittura. Sono immagini mentali, astrazioni geometriche, insiemi di segni decostruiti e strutturati numericamente, progettati e articolati in percorsi a scansione multipla. Segni fluttuanti che interagiscono nel gioco dell’espressione dei ritmi, degli spazi, nella continua mutazione dei colori, in una sequenza dialettica in divenire, con molte valenze espressive differenti e complesse.

E' un viaggio mentale, che sempre ricomincia, con molta curiosità e ragion d’essere, attraverso un semplice gioco di forma e colore, per una sorta di necessità interiore, con l’intento di condividere con gli altri un senso di piacere e di gioia dall'esistenza delle mie opere."

 

 

Pino De LucaSala Civica «G. Craffonara» Giardini di Porta Orientale
tutti i giorni 10.00 > 13.30 e 17.00 > 20.30
Ingresso libero





Inaugurazione sabato 25 giugno ore 18.00 presso la Sala Civica «G. Craffonara»

 

 

 

 

Riva del Garda 02 > 20 aprile 2016

Escursioni nell'opera e nel paesaggio
di Mario Rigoni Stern

Fotografie di Loïc Seron

 

Mostre 2016

In collaborazione tra il Centro culturale La firma, il MAG Museo Alto Garda e il Premio Mario Rigoni Stern

 Loïc Seron - Altipiano


La mostra, in collaborazione tra il Centro culturale La firma, il MAG Museo Alto Garda e il Premio Mario Rigoni Stern, ci fa conoscere Loïc Séron, con un lavoro che si propone di evocare temi universali in cui tutti possono identificarsi e che è sia studio fotografico dell'Altipiano di Asiago sia escursione poetica in un paesaggio segnato dall'uomo.

Guidato dalle opere del grande scrittore Mario Rigoni Stern, Seron ha voluto, nelle quattro stagioni, “dare a vedere”, tutti i segni di una possibile armonia tra uomo e natura. Questa armonia è davvero esistita nel corso dei secoli sull'Altipiano e rimane ancora in molti modi. Lo scrittore ne aveva fatto il cuore della sua opera, direttamente o indirettamente: era per lui l'unica via per la felicità individuale e collettiva degli uomini.

Le foto mostrano l'eterna bellezza della natura, la sua forza e la sua dolcezza, con sempre, tra le righe del paesaggio, un'evocazione, una meditazione sull'uomo, a scala locale o globale. 

La mostra viene presentata in anteprima a Riva del Garda, in occasione del Premio Letterario Mario Rigoni Stern. Poi sarà esposta nel Museo Le Carceri della Città di Asiago, al Palazzo della Regione a Venezia e successivamente sarà presentata in Francia.
 

 

Loïc Seron - Altipiano
Sala Civica «G. Craffonara» Giardini di Porta Orientale

lunedì > venerdì 15.00 > 18.00
sabato e domenica 10.00 > 12.30 | 14.30 > 18.00
Ingresso libero


Museo di Riva del Garda 

martedì > domenica 10.00 > 18.00



Inaugurazione sabato 2 aprile ore 16.00 presso la Sala Civica «G. Craffonara»

 


Alcune immagini della mostra

 

  

ALTIPIANO - Escursioni nell'opera e nel paesaggio di Mario Rigoni Stern

È un grande onore, e un immenso piacere, presentare queste fotografie a Riva del Garda in occasione del Premio Letterario Mario Rigoni Stern e come anteprima della mostra che si terrà a Asiago il prossimo ottobre.
Un onore che prolunga quello che mi fu accordato, per qualche ora, nel giugno del 2007, quando ebbi la possibilità di incontrare e fotografare a casa sua questo scrittore tanto caro al mio cuore. Chi lo ha conosciuto capirà senz’altro il ricordo che conservo di quell’incontro: fu un momento calmo e sereno, quasi banale, con poche parole pronunciate, durante il quale la forza vitale del vecchio uomo instillò in me un'emozione formidabile, che conti­nua a irraggiarsi ancora oggi, benefica, stimolante.

Sì, fu davvero una trasmissione, misteriosa e pudica, impercettibile sul momento, che si dispiegò gradualmente in seguito: la trasmissione di un potente messaggio umanista e naturalista. Insieme alla lettura incessante della sua opera, quel messaggio mi ha condotto, alcuni anni dopo, a immaginare questo progetto fotografico sull'Altopiano, e poi a realizzarlo tra la primavera del 2014 e l'autunno del 2015.

AltipianoHo voluto percorrere a lungo, a piedi e in ogni stagione, questo territorio dalla fisionomia così particolare, questa straordinaria isola sulla terraferma sospesa al di sopra della pianura di Vene­zia. Per scoprire, per capire, per mettere delle immagini sulle mie emozioni. Quelle camminate in primavera, in estate, in au­tunno, in inverno, e poi di nuovo in primavera e in autunno, furono assolutamente deliziose. Con una cartina, le mie macchine fotografiche, un taccuino per prendere appunti e la testa piena delle mille e una pagina che il Sergente ha dedicato al suo ama­to altopiano, ho vissuto giorni meravigliosi sui sentieri, negli avvallamenti dalle delicate ondulazioni, tra le foreste e gli in­cantevoli alpeggi, sull'orlo dei precipizi, sulle creste e sulle cime - felice di constatare insieme a lui che, quando si raggiunge la vetta di una montagna, "i sensi si beano"... (Mario Rigoni Stern, L'ultima partita a carte Einaudi, 2002, p.26)

Sono convinto che con uno sguardo nuovo, curioso, si possa trovare bellezza ovunque, ma l'Altopiano è un luogo particolar­mente bello, e di forti contrasti. Per di più, la sua storia umana è straordinariamente ricca: questo fa la sua particolarità. È un luogo con una personalità unica. Lo si percorre come se si fa­cesse una camminata con un amico appassionante, entusiasta, eloquente, mai avaro di un aneddoto o di un insegnamento es­senziale.

È raro che un paesaggio di montagna, così naturale e selvag­gio in apparenza, sia tanto profondamente segnato dagli uomini che ha accolto, nella buona e nella cattiva sorte, lungo i secoli. Lassù ogni singolo metro quadrato racconta una storia, spesso e volentieri più storie. Storie di pace, di organizzazione umana e sociale, di solidarietà, di intelligenza collettiva, di lavoro e di tenacia di fronte alle avversità della vita; storie di guerra, di vite sacrificate o risparmiate, di amicizia, di paura, di inutili massacri, di distruzioni e poi di ricostruzioni...

E la Storia continua, naturalmente, e anche l'uomo contempo­raneo lascia la sua impronta.

Si presentano così all'obiettivo, come eco di destini vicini o lon­tani, le tracce, tenui o evidenti, armoniose o dolorose, di quelle innumerevoli storie. Il genio creatore della natura, dal canto suo, offre in ogni circostanza spettacoli prodigiosi, sempre nuo­vi. L'alternanza, e talora la simultaneità, di queste tracce e di questi spettacoli è la caratteristica propria dell'Altopiano.

La coesistenza intima di paesaggi naturali e paesaggi segnati dall’uomo evoca un sentimento di universalità che è al cuore dell’opera di Mario Rigoni Stern. Si cammina per i sentieri, e si pensa alla vita, alla morte... si pensa a ciò che cambia, e a ciò che non cambierà mai... sì pensa al passato, al presente, al tem­po che passa, a tutto ciò che resta da vivere... Si pensa a tutto; non si può non pensare a niente. E se i ricordi sono dolorosi, sono addolciti dalla bellezza maestosa di una natura benevola che riaffermerà sempre i propri diritti.

Altipiano .  Escursioni nell'opera e nel paesaggio di Mario Rigoni SternNon è esagerato dire che l’Altopiano ha salvato Mario Rigoni Stern: durante le mille prove della guerra, oltre alle inestima­bili competenze che la sua giovinezza in montagna gli aveva dato, trasse molta forza dall’evocazione mentale del suo adora­to paese; di ritorno a Asiago nel 1945, vivo ma straziato dall’or­rore della guerra, si curò al contatto con la foresta e con gli elementi naturali. Passò poi una buona parte della sua vita a esaltare la relazione davvero armoniosa che può esistere tra l’uomo e la natura, una relazione in cui ciascuno arricchisce l’altro e viceversa.

Il cammino che ci mostra, e di cui ha dato tante illustrazioni nelle sue opere e nella sua vita, lo possiamo ritrovare nel suo paesaggio; è anche questo elemento, in sé inafferrabile, che ho cercato di fotografare mentre percorrevo in lungo e in largo l’Al­topiano, un territorio incantatore che invita al rispetto e alla giustezza.

In questi tempi diffìcili, in cui i punti di riferimento vengono meno e l'andatura del mondo si fa incespicante, ma in cui anche, per fortuna, molte persone di buona volontà cercano nuovi modi di pensare la vita, fa bene leggere Rigoni Stern, e leggere nei paesaggi, nelle cose della natura e della vita, i segni di un possi­bile accordo universale.

Perché se l'uomo riesce a vivere sulla terra in armonia con il suo ambiente, come un semplice elemento naturale tra gli altri, è anche con gli altri esseri umani che gli sarà più facile coesis­tere.

Spero che queste fotografie vi diranno tutto ciò meglio delle mie parole... e altro, naturalmente! Perché è soprattutto al vostro immaginario che affido questi scatti realizzati con tanta gioia sull’Altopiano di Asiago...

Loïc Seron (trad. Sara Arena)
Alla memoria di Mario Rigoni Stern

 

 

 

 

 

 14 novembre > 2 dicembre 2015


Hana Silberstein «Particelle elementari»
Mostra personale

 

Mostre 2015

Organizzata dal Centro Culturale La Firma di Riva del Garda, la mostra rimarrà aperta dal 14 novembre al 2 dicembre presso la Sala Civica "G. Craffonara"

Hana Silberstein 



Sabato 14 novembre 2015 alle ore 18 presso la Sala Civica "G. Craffonara" Giardini di Porta Orientale di Riva del Garda sarà inaugurata la mostra personale dell'artista.

Maria Luisa Crosina leggerà due piccoli racconti di Hana Silberstein.

Particelle elementari, il titolo dell’esposizione, rimanda al modo dell’artista di affrontare il mondo, fondato su una visione primitiva e ironica della realtà circostante. La presenza costante della cultura Yddish si riversa nei personaggi dominanti le tele, che spesso sono giocolieri, animali, musicisti, circondati da colori sempre vivi e accesi. Si ritrovano collages di frammenti di giornali inseriti nei soggetti, a formare un supporto verbale quasi a volerci  riportare di colpo alla realtà imminente, se le creature favolistiche sospese ce ne avessero momentaneamente allontanato.

Vi è un modo di affrontare il mondo che ha la leggerezza di un sorriso e la gravità di un ricordo da custodire con dolore. Hana Silberstein dipinge e riunisce un proprio universo in cui la sua storia personale si rifrange e compone con la vita e gli affetti attuali. La Storia, quindi. Figlia di un’ebrea che ha conosciuto l’abominio di Auschwitz, l’artista ha sempre portato la cultura del suo popolo come tessuto della propria avventura terrena.

Con discrezione e poesia la sua arte è un’adesione ai valori della sua tradizione, ai sentimenti di quanti hanno sofferto l’ingiustizia.  Lo spirito yiddish si avverte in molti lavori, nell'ironia costante, nel dire cose serie senza eccessi di serietà. In questo la Silberstein esprime con la sua pittura una precisa posizione nei confronti di quanto la circonda e della sua arte.


Hana SilbersteinMa si badi bene che sorridere è sempre un partecipare alla vita, non certo un sentirsene staccati, un farsi da parte. Ed è ingannevole anche il suo primitivismo che ha fatto richiamare alla mente artisti come Brauner, Klee o Dubuffet perché non sempre la semplicità va nella direzione della storia. In questo caso sembra accennarsi più che una schematizzazione figurale “primitiva”, alla ricerca di un mondo che adulto non vuole essere, un nascosto elogio dell’immaturità. Per questo il suo mondo si popola di personaggi bislacchi e strani, di viandanti sbilenchi sempre affaccendati in un pellegrinaggio perpetuo. Ma troviamo anche giocolieri e pianisti che si mettono in fila con animali variopinti e buffi cani, cavalli snodabili e soprattutto cammelli.
E questo perché la pittrice ama gli animali come gli uomini, sa che fanno parte di una stessa famiglia e che il viaggio terreno li accomuna. Il cammello poi richiama direttamente il Medio Oriente, l’Africa ed è un simbolo di permanenza: tutto si trasforma, tutto si agita attorno, ma l’animale serafico e imperturbabile sembra sopravvivere con la sua saggezza ancestrale alla violenza e all'assurdità che gli si muove intorno. Come dice l’artista, è solo lui “il testimone della storia”…

La Silberstein è una viandante del pensiero e dell’azione caratteristica certamente comune al suo popolo, ma in cui la curiosità dell’artista fa il resto…I suoi personaggi si muovono leggeri cercando un’elevazione continua: vogliono staccarsi da terra e librarsi nel cielo. Certe influenze in questo senso chagalliane o di cultura yiddish in genere ci sono, ma sono pure assonanze, non fonti di ispirazione.
L’essere al mondo non implica di rimanerci incatenato. Probabilmente l’arte della Silberstein tende costantemente a vincere la gravità, sia quella fisica che quella psichica perché è proiettata in una dimensione di aperta spiritualità. Ritorna anche nelle sue opere, il lavoro cabalistico sulle lettere e sui numeri. In certi casi adopera come base per l’intervento pittorico dei giornali che formano un vero e proprio supporto verbale. Le parole in ebraico corrispondono ad un valore numerico, per questo vi è la legittimità di una loro traducibilità da un sistema all’altro. Ma nello stesso tempo in questo modo si riconosce la validità eterna della scrittura, del suo essere la base di ogni cultura, di ogni pensiero.
La scrittura diventa la Scrittura, ma non soltanto in senso religioso quanto anche in senso costitutivo: il mondo discende dalla parola ed è infatti la parola che dà il soffio vitale all’essere di fango.
In questa lenta spirale la pittura offre tutto il suo potere di suggestione e di felicità. Il colore e le morbide forme, aiutano a sedimentare un pensiero positivo con quella asincronia storica che ci parla dell’attuale, partendo da lontano, da un passato senza tempo. In questo Hana Silberstein costruisce immagini semplici e complesse, giochi visivi in cui l’improbabile, il favolistico appaiono più veri del vero.

Valerio Dehò

Hana Silberstein nasce nel 1951 a Tel Aviv in Israele da genitori polacchi sopravvissuti all’Olocausto.  A Tel Aviv frequenta contemporaneamente il liceo e il conservatorio diplomandosi in pianoforte.
Giunta nel 1970 in Italia frequenta a Bologna l’Accademia di Belle Arti studiando con Walter Lazzaro e diplomandosi nel 1975. Dopo aver cominciato la sua carriera espositiva con una collettiva al Circolo Artistico di Bologna partecipa a numerose mostre personali e collettive in Italia (Bologna, Pisa, Mantova, Milano, Merano, Venezia, Verona, Volterra, Torino, Trieste, Ferrara, Parma, Ancona, Frascati, Brindisi, Lecce, Livorno) e all'estero (Barcellona-Spagna, Ginevra-Svizzera, Gent-
Belgio, Amburgo, Hannover, Colonia-Germania, Strasburgo-Francia, Klagenfurt-Austria) Sue opere sono conservate presso istituzioni pubbliche e collezioni private in Italia e all'estero.


La mostra è organizzata dal centro culturale La Firma di Riva del Garda, con il patrocinio del Comune di Riva del Garda e il contributo della Cassa Rurale Alto Garda.

 

 Riva del Garda | Sala Civica «G. Craffonara» | Giardini di Porta Orientale

tutti i giorni 10.00 > 13.30 - 15.00 > 18.30 | Ingresso libero



Alcuni momenti dell'inaugurazione e della mostra


  

 

 22 agosto > 9 settembre 2015

CHIAMATEMI DIVINA - Dorian Gray
Storia di un'attrice dimenticata

 

Mostre 2015

a cura di Franco Delli Guanti e Ludovico Maillet
Inaugurazione sabato 22 agosto ore 18.00


Chiamatemi Divina - Dorian Gray

“Fascino e mistero”

Se alla metà degli anni Cinquanta si fosse chiesto all'italiano medio chi fosse Dorian Gray la stragrande maggioranza delle persone non avrebbe risposto pensando al protagonista del famoso romanzo di Oscar Wilde bensì ad una delle più belle attrici apparse nel panorama cinematografico italiano di quegli anni. Dorian Gray era una dea scesa dalle passerelle della rivista ad illuminare con la sua sola presenza molte commedie a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta: bellissima, ironica, con un alone di riservatezza e mistero, una perfetta Marilyn nostrana che fece sognare milioni di spettatori cinematografici.

Questo lavoro vuole riportare alla memoria una diva che un po' a causa della corta memoria nostrana - cinematografica ma non solo - e un po' per volontà della stessa Dorian ha fatto poco alla volta perdere le sue tracce.


Dorian Gray non aveva sempre portato questo nome impegnativo e un poco ambiguo: era infatti nata come Maria Luisa Mangini a Bolzano il 2 febbraio 1928 (con divistica civetteria sposterà poi nelle interviste la sua data e il luogo di nascita al 1936 a Roma!). Il padre, Luigi Mangini, era un dipendente statale di servizio nel capoluogo altoatesino e la madre, Flora Divina, era una casalinga originaria del Trentino. La famiglia abiterà a Bolzano fino all'agosto del 1938, quando, con Maria Luisa di appena 10 anni, si trasferirà a vivere a Pesaro.

Dorian Gray - foto di Chiara SamugheoL’inizio della carriera di Dorian Gray avvenne a Milano nel primo dopoguerra nelle file del balletto del Teatro alla Scala sotto la direzione del famoso coreografo Aurel Milloss. Sarà Erminio Macario a farla debuttare nel 1950 come soubrette nella rivista «Votate per Venere». Per un lustro si susseguono una serie di spettacoli di successo quali: «Il sogno di un Walter», «Gran Baraonda». «Made in Italy» e «Passo doppio», accanto a nomi importanti della rivista e dell’avanspettacolo quali Wanda Osiris, Walter Chiari, Alberto Sordi e Ugo Tognazzi.

A metà degli anni Cinquanta Dorian Gray tenta la carriera del cinema infilando uno dietro l’altro una serie di film di successo accanto a Totò: su tutti ricordiamo la parte della «malafemmina» in «Totò, Peppino e la... malafemmina». 
È l’inizio di un successo travolgente che la porterà a girare oltre 30 film. Tra questi sicuramente meritano un posto d’onore due interpretazioni con i più grandi registi italiani di quegli anni: Federico Fellini e Michelangelo Antonioni. Per il regista riminese vestirà i panni di Jessey, l'amante frivola e capricciosa di Amedeo Nazzari nel film «Le notti di Cabiria». Antonioni invece le cambierà radicalmente look e personaggio facendole interpretare il ruolo drammatico della benzinaia Virginia ne «Il grido».

Nel frattempo Dorian si era legata sentimentalmente ad Arturo Toffanelli, figura di spicco del giornalismo di quegli anni e direttore della rivista «Tempo». Tofanelli si diede molto da fare per aiutare la carriera di Dorian: la sua rivista dedicò all'attrice moltissime copertine e servizi e - con la sua piccola casa di produzione, la «Tempo Film», co-finanziò diversi progetti che vedevano Dorian Gray tra i protagonisti. Nel 1962 Tofanelli finanzia una grossa coproduzione italo-tedesca-spagnola «Marcia o crepa», primo film a parlare apertamente della guerra d’Algeria, in cui Dorian interpreta nuovamente un ruolo tragico con notevole spessore ed espressività. 

L’anno dopo nacque il figlio di Dorian e di Arturo Tofanelli: Massimo Arturo Tofanelli. Da quel momento Dorian si ritirò nella villa che si era fatta costruire a Torcegno in Valsugana vicino al luogo di origine della madre e si dedicò ad allevare il figlio diradando le sue apparizioni cinematografiche. Tornerà al cinema nel 1965 per due interpretazioni che chiudono una parabola artistica straordinaria.

Da questo momento più nulla. Come Grata Garbo, decide nel pieno del suo splendore fisico e artistico di scomparire all'età di 37 anni (ma per tutti ne ha 29!) e di isolarsi dal mondo e da tutti chiudendo ogni rapporto con l'ambiente cinematografico. Una tragica mattina dell'11 febbraio 2011 si toglie la vita nella sua abitazione di Torcegno.

 
Riva del Garda | Sala Civica «G. Craffonara» | Giardini di Porta Orientale
tutti i giorni 10.00 > 13.30 - 17.00 > 20.30 | Ingresso libero

  

Alcune immagini, in occasione dell'inaugurazione della mostra

 

 Rassegna stampa

 

La mostra

 

Chiamatemi Divina. Dorian Gray ritratto di una diva    La pagina Facebook dedicata a questo progetto: Chiamatemi Divina. Dorian Gray ritratto di una diva