Riva del Garda  4 > 22 novembre 2017

Ugo Frank | Ilio Buffa | Gianni Tosi
Alberta Struffi
Fabio Valente  |  Danilo Sanvito


Animali nell'arte

 

Mostre 2017

 

“Gli animali nell'arte” chiudono la stagione espositiva del Centro Culturale “La Firma” 

Animali nell'arte 

Una mostra collettiva che rimarrà aperta dal 4 al 22 novembre presso la Sala Civica “G. Craffonara”.
Tra gli espositori la rivana Alberta Struffi  

Ugo Frank, Ilio Buffa, Gianni Tosi, Fabio Valente, Danilo Sanvito e la rivana Alberta Struffi sono i protagonisti dell'ultimo evento espositivo dell'anno del Centro Culturale “La Firma” di Riva del Garda che aprirà i battenti sabato 4 novembre alle ore 18.00 presso la Galleria Civica “G. Craffonara”. Ad accomunare le opere esposte il tema degli animali nell'arte.

Gli animali hanno da sempre avuto un ruolo di primo piano nell'arte. Le raffigurazioni di animali sono sempre presenti in tutti i periodi storici ed hanno dei significati differenti. Infatti si va dalla semplice raffigurazione della natura in modo classico, alla figura dell'animale dal punto di vista prettamente allegorico. Questa guida si propone appunto di spiegarvi come si sono evoluti gli animali nella storia dell'arte. Nell'era preistorica raffigurare gli animali era considerato un augurio per la cacciagione, mentre per i romani e i greci la loro rappresentazione in affreschi e sculture viene inquadrata a livello scientifico e naturalistico, per quella ricerca della perfezione che ritroviamo in tutta l'arte antica. Nell'arte cristiana e bizantina vengono invece attribuiti simboli ed allegorie agli animali raffigurati.

In epoca medievale un filosofo ebreo di Alessandria convertitosi al Cristianesimo scrisse in lingua greca, verso la fine del II secolo d. C., un trattato di storia naturale che costituisce una fonte importante per l'iconografia degli animali: il "Physiologus". Quest'opera fu tradotta più volte in latino ed una volta diffusasi in Occidente, le maestranze di artisti e scalpellini ne fecero un punto di riferimento per la loro arte, dando anche vita ad altre opere scientifiche, scritte da importanti uomini di chiesa, artisti e letterati. Nel medioevo artistico si nota infatti l'impronta simbolica attribuita agli animali nell'arte cristiana, ed anzi lo spirito, l'emblema e l'allegoria di ogni animale vengono in epoca medievale incrementati per esorcizzare il male ed enfatizzare il bene. L'arte è comunicazione in tutti i suoi aspetti, dall'affresco alla scultura, dai codici miniati all'arte musicale.

Col passare dei secoli la concezione medievale del mondo come materia informe da plasmare cede il posto ad una visione "illuminata", in cui il mondo terreno deve essere apprezzato e osservato per come si presenta, in quanto creato da Dio. Ed ecco il cambiamento di visione della sfera animale, che nell'arte si rileva nelle raffigurazioni naturalistiche e oggettive, sin dalla fine del '200, quando Giotto segna la svolta pittorica nell'osservazione della realtà. Con la scoperta dell'America il punto di vista naturalistico si evolve ancor di più perché si iniziano ad osservare specie animali fino ad allora sconosciute e nel '500 saranno Leonardo e Dürer, con i loro disegni, a dare inizio all'illustrazione zoologica moderna e alla loro classificazione, seguiti successivamente dal pensiero dei positivisti e dalle ricerche di Darwin.

Nei secoli fra l'Ottocento ed il Novecento gli animali nella storia dell'arte vengono invece raffigurati con le inquietudini dell'uomo che caratterizzano l'avvicendarsi dell'arte romantica, espressionista e futurista di quei periodi, poiché gli animali racchiudono anche l'interiorità stessa dell'uomo. Infatti l'artista cerca, tramite la loro rappresentazione, un contatto con la natura per richiamare la purezza e l'istinto dell'arte primitiva: ricordiamo, a tal proposito, le differenti versioni dei buoi di Picasso.

 

       
  Animali nell'arte 
Sala Civica «G. Craffonara» Giardini di Porta Orientale
Riva del Garda (TN)
4 > 22 novembre 2017
Tutti i giorni 10.00 > 20.00

Ingresso libero



Inaugurazione sabato 4 novembre ore 18.00
presso la Sala Civica «G. Craffonara»
 
   
 
 

  

Alcune immagini delle opere esposte e dell'inaugurazione

  

 

"Animali nell'arte"
Presentazione di Nicoletta Tamanini

Cosa hanno in comune gli affascinanti dipinti delle Grotte di Altamira e Lascaux, l’elegante ciclo di arazzi fiamminghi della fine del XV secolo in cui protagonisti sono la dama, il leone ed il leggendario unicorno, le raffinate grottesche di Marcello Fogolino, il rinoceronte Clara ritratto da Pietro Longhi, le scimmie ragno di Frida Kahlo, le feroci belve di Ligabue o gli inquietanti cavalli di Maurizio Cattelan?
La rappresentazione del mondo animale nell’arte universale è legata alle molteplici culture e concezioni artistiche delle diverse epoche. Fin dalle sue origini l’uomo ha sentito in effetti la necessità di raffigurare con esattezza ciò che gli stava vicino, lo stupiva ed affascinava per la sua bellezza e mistero e, attraverso caccia e pesca, costituiva la sua principale fonte di sostentamento. Se già egizi, greci, e antichi romani affrontarono la figurazione degli animali con rigore scientifico e attenzione naturalistica quasi prodigiose, in epoca medievale gli animali entrano prepotentemente nel mondo dell’arte con gli affascinanti bestiari ricchi di preziose miniature, i capitelli e i doccioni delle cattedrali foggiati a forma di draghi o inquietanti mostri. Anche nel gotico intemazionale gli animali vengono raffigurati con amore ed eleganza nei bellissimi affreschi di Pisanello interessando poi anche artisti come Bellini, Bruegel, e lo stesso Botticelli.
La grande era delle esplorazioni che seguì il primo viaggio di Cristoforo Colombo attraverso l’Oceano Atlantico nel 1492 aprì gli occhi agli europei sull’esistenza di un vasto numero di specie animali fino ad allora sconosciute. I prodigiosi disegni naturalistico - scientifici di Dürer e Leonardo e i dipinti sacri del Cinquecento sono i veri precursori dell’illustrazione zoologica moderna che procede di pari passo con il crescere della curiosità per le scienze e la successiva classificazione delle specie allora conosciute a opera di Carlo Linneo e del suo Systema Naturae e a cui anche gli artisti furono chiamati per eseguire dettagliate documentazioni. La nascita del Romanticismo e specialmente i viaggi e le scoperte scientifiche di Charles Darwin favorirono enormemente la rappresentazione del mondo animale che, da allora, entra con il giardino zoologico e il circo, nelle abitudini della società moderna.
Agli animali vengono attribuite passioni e lotte che animano il mondo degli uomini. Un percorso davvero originale segna, in questo periodo, il giapponese Hokusai, che dimostra con i suoi dipinti a china di avere raggiunto una figurazione del mondo animale equiparabile a quella scientifica occidentale.
Alla fine dell'Ottocento e nel Novecento anche gli animali sono coinvolti negli "ismi" che animano il mondo dell’arte. Con Gauguin, Picasso, Balla e altri celebri nomi, gli animali continuano a ispirare il mondo dell’arte ma vengono dipinti come mai era stato fatto prima. Talora vengono visti come rappresentanti viventi delle forze vitali che muovono tutto il regno naturale, altre volte vengono “dinamizzati”, oppure sintetizzati fino a raggiungere la loro forma essenziale. L’interesse per il mondo animale continua anche nella contemporaneità con le provocanti teste di zebra e mucca di Mario Merz, gli squali o tigri imbalsamate di Damien Hirst, le opere - shock di Maurizio Cattelan o la nuova figurazione italiana e tedesca - con opere di Fetting, Hӧdicke, Polloni, Vitaioni e Maurizio Boscheri. Questo dimostra come, ancora oggi, un tema così trattato ed indagato in secoli di storia dell’arte possa interessare la contemporaneità suggerendo allo spettatore momenti di intensa provocazione o, al contrario, stimoli di riflessione o, ancora, attimi di stupore e pura emozione.

Paolo Valente - Simpaty for the DevilInteressante in questo contesto la mostra “Animali nell’arte” ultima iniziativa proposta per l’anno 2017 dal Centro Culturale La Firma di Riva del Garda.
Lungo un percorso espositivo di particolare piacevolezza e intensità, in cui pittura e scultura dialogano armonicamente tra loro, una trentina di opere affrontano il tema del mondo animale con lo sguardo appassionato ed originale dei sei artisti proposti.
Più classico, ma non per questo meno interessante, il percorso dei due scultori presenti, ambedue trentini, Ilio Buffa e Gianni Tosi, che con la sapienza delle genti di montagna propongono con una decina di sculture in legno e due affascinanti bronzi tutto l’interesse e l’amore per gli animali che popolano i nostri boschi o accompagnano l’uomo nella quotidianità e ruralità delle vallate alpine. Animali che vengono invece raffigurati nelle sette opere del triestino, oggi trentino d’adozione, Ugo Fronk, con la passione ed il rigore di un naturalismo figurativo oggi riscoperto e non privo di un notevole fascino e suggestione. Assai diverse le proposte del lombardo Danilo Sanvito che, pur avvalendosi, come Fronk, di un linguaggio squisitamente figurativo, recupera, attualizzandole, suggestioni mitologiche in cui avventure animali e umane sono strettamente connesse.
Davvero leggiadre ed emozionanti sono poi le suggestioni visive della pittrice e poetessa alto gardesana Alberta Struffi che con lo sguardo delicato di chi osserva con amore ogni afflato vitale offre allo spettatore opere di particolare originalità e lirismo.
Poesia e musica si intrecciano anche nei grandi dipinti del milanese, oggi bolzanino, Fabio Valente, artista inquieto ed instancabile esploratore delle vie dell’anima e dell’arte che, grazie a sottili, raffinate vibrazioni cromatiche suggerite da celebri composizioni musicali ispirate al mondo animale, dona all'osservatore momenti di pura, intensa emozione visiva.
Concludono il percorso espositivo alcuni preziosi oggetti d’antiquariato sempre legati al tema proposto dalla mostra ed alcuni volumi della scrittrice Gabriella Coletti che, con due brevi composizioni sempre sul mondo animale, ha impreziosito l’inaugurazione di questa iniziativa del Centro Culturale La Firma.
Nicoletta Tamanini, novembre 2017
  

  

 

 

Riva del Garda 23 settembre > 11 ottobre 2017

Gianfranco De Palos 
«Interni Achrome 2014 -2017»

 

Mostre 2017


Nuovo appuntamento della stagione espositiva del Centro Culturale “La Firma” di Riva del Garda.  

Gianfranco De Palos - Interni Achrome 2014 -2017 

Sabato 23 settembre alle ore 18.00 apre i battenti la mostra personale dell'artista Gianfranco De Palos.

C’è un momento in cui si vuole giungere a una contemplazione originaria di un principio senza limiti. Lo fa Gianfranco De Palos con “Interni Achrome”, mostra personale in programma alla Craffonara di Riva del Garda (Trento) in programma dal 23 settembre fino al prossimo 11 ottobre.
Una ricerca senza sosta dell’apeiron, l’indefinito di Anassimandro. Venti opere monocromatiche in cui il bianco designa il principio (ἀρχή) di tutti gli esseri, ingenerato e imperituro, da cui ogni definita realtà particolare deriva e in cui si dissolve alla fine di ogni ciclo cosmico.

Gianfranco De Palos - Monocromo 2014Perché sembra che queste opere provengano da millenni, da un passato remoto che potremmo associare all’era glaciale da cui tutto ebbe inizio. “Queste pittosculture bianche sono espressione di una meta-pittura, elaborazioni radicali dell’artista che ha attraversato diverse sperimentazioni in un processo iniziato dagli ossidi, forti e materici, che rimandavano alla terra, ai suoi residui pesanti, per poi arrivare ai monocromi bianchi che sposano il cielo tra il nulla e l’assoluto”, scrive Flaminia Cruciani, archeologa e poetessa.
Ed è il bianco, quindi, che predomina. Perché spesso, al fascino del bianco gli artisti non resistono. “
Il bianco ci colpisce come un grande silenzio che ci sembra assoluto”, ci spiega allora Kandinsky.  Ecco, il bianco come assenza di suono. Come luogo della purezza, luogo del niente o luogo dell’invisibile. E dell’infinito. Perché il bianco può narrare storie di silenzi. E di sottrazioni progressive fino a giungere alla soglia del nulla. E poi ancora, può riportare all'inifinito delle origini in un esercizio di estrema attrazione.

“E i monocromi bianchi di De Palos hanno lasciato andare il superfluo – continua Flaminia Cruciani -, sono manifestazioni di essenzialità ancestrale”. Ecco allora materiali quali legno, colori acrilici, cocco gommato e tessuti di lino che si intersecano in una superficie bianca e splendente. Stimoli inediti si ergono da quadrati e rettangoli bianchi su fondi bianchi. Giochi intellettuali in cui il bianco, appunto, infiamma la fantasia così come fece con Winckelmann.
Perché, a decretare la vittoria incontrastata della monocromia del candido bianco, arrivò la scoperta di Laocoonte. L’opera d’arte, venuta alla luce il 14 gennaio del 1506, aveva ovviamente perso, durante la sua millenaria permanenza sotto terra, la sua colorazione originaria. E allo scavo assistette di persona, tra gli altri, lo scultore Michelangelo. Questo straordinario effetto di bianco abbagliò letteralmente lui e gli artisti dell’epoca, e stimolò un così forte impatto sul gusto estetico di quel tempo e futuro da far imporre come genere artistico la scultura non dipinta, possibilmente di nudo marmo.

E le opere di De Palos creano un effetto che va a enfatizzare sempre l’impresentabile e l’indicibile. Opere sinfoniche in cui si possono ritrovare, qui e lì, poesie di Lidia Sella. Perché “l’arte non è solo vedere, udire, toccare, gustare, odorare, ma soprattutto sentire col cuore”. (Arianna Sonia Scollo).

Alessandra Pirri, da Giornale Metropolitano (giornalemetropolitano.it)


Gianfranco de Palos è nato a Roma nel 1942, si è dedicato a studi classici e musicali, ha frequentato l’Accademia di Brera   sotto la guida dello scultore Ettore Calvelli.
Ha effettuato viaggi culturali in Europa e negli Stati Uniti.
E' stato in giuria a diversi concorsi di arte visiva, di letteratura e gastronomia.
E' stato cofondatore del gruppo "Arte della luce" collaborando all'attività artistica con il fondatore Salvadore Presta.
Nel 2010 ha fondato con Andrea Bulferetti e Vincenzo Guarracino, per la poesia edita. il concorso nazionale "Pontedilegnopoesia".
Nell'anno 2011 ha fondato, con Vincenzo Guarracino e Sandro Boccardi, il collettivo "I Pentagrammatici" a Sesto San Giovanni, Milano.
Hanno aderito a sue iniziative culturali alcuni tra i maggiori poeti italiani: Raboni, Sanguinetti, Bertolucci, Sanesi, Merini, Spaziani.
Ha partecipato a mostre collettive e personali in Italia e all'estero.
Collabora attualmente con la "Fondazione Artestruktura".
Vive a Sesto San Giovanni, Milano.

 

 Gianfranco De Palos  
Sala Civica «G. Craffonara» Giardini di Porta Orientale
Riva del Garda (TN)
23 settembre > 11 ottobre 2017
Tutti i giorni 10.00 > 22.00

Ingresso libero



Inaugurazione sabato 23 settembre ore 18.00
presso la Sala Civica «G. Craffonara»
   
 

 

Alcune immagini delle opere esposte e dell'inaugurazione

  


Gianfranco De Palos
L'assenza del colore come poesia assoluta

A osservare tutta l’opera di Gianfranco De Palos si re­sta sorpresi da una cosa: la rigorosa fedeltà a un principio costruttivista, secondo cui è la geometria il codice espressivo entro cui muoversi e inventare, entro morfologie scritturali di raffinate variazioni (eppure armonicamente coerenti), fino alle conseguenze più estreme. Lo aveva già precisato Pedro Fiori nel lontano 1982, quando, in un articolo comparso sulla rivista D’Ars, aveva parlato di un operare che corrisponde ad un "rituale visivo" nel modo di apparire e articolarsi delle sue i­magini, quasi corrispondendo a una sorta di "equazione in divenire", rilevando come "da un lato ci sono i sintagmi razionali che danno un ordine alle strutture (i significanti); dall'altro, esistono le ignote dimensioni della memoria (i significati) che lasciano aperta la sua ricerca agli stati mentali ed emotivi del fruitore, ai differenti moduli di lettura".
Nel tempo, ciò si è fatto sempre più chiaro, fino alle produzioni più recenti: fino ai Monocromi che caratterizzano l'esito attuale delle sue ricerche proteso ad una pulizia estrema e a un rigore espressivo che “inventa” il bianco, l’assenza del colore come poesia assoluta, come linguaggio del mistero stesso dell’arte. Opere in cui "il colore senza fine", "il colore clandestino", per usare alcuni titoli di opere della fine del primo decennio del Nostro Millennio, finalmente realizzano l’auspicio dell’artista di liberarsi dalla "prigione del colore", lasciando depositare sul supporto del quadro soltanto l’eco, la traccia pura di un sogno di perfezione, l’ascetica felicità di un’armonia senza contrasti.

Vincenzo Guarracino
Opere in permanenza nei seguenti musei

Galleria d’Arte moderna Card. G. Lercaro – Bologna
Museo d’Arte dantesca– Ravenna
Museo di sculture all’aperto Sissi Pagani – Castellanza (Varese)
Biblioteca pubblica Palazzo Sormani – Milano
Medagliere della Città del Vaticano – Vaticano
Cathedral Museum Mdina – Malta
Museo della Villa San Carlo Borromeo – Senago (Milano)
Monriaanhuis museum Amersfoort (Olanda)
Ass. Culturale Artestruktura – Desenzano del Garda (Brescia)
Museo Barghellini – Pieve di Cento (Bologna)
MUSPAC – Museo Sperimentale di Arte Contemporanea – L’Aquila

 

 

  

Altri articoli...

  1. Michele Zanoni