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MARLENE DIETRICH E IL SUO PIGMALIONE Marocco (1930) |
La cantante di cabaret Amy Jolly (Marlene Dietrich), amante di un ricco pittore, arriva in una città del Marocco spagnolo dove è di stanza la Legione Straniera, riscuotendo grande successo in un frequentato cabaret. Da tutti corteggiata, la donna si innamora invece di un semplice legionario, Tom Brown (Gary Cooper), amante della moglie del comandante della guarnigione. La donna, per vendicarsi di Tom, convince il marito ad affidargli una pericolosa missione nel deserto. Amy decide allora di abbandonare il suo protettore e di seguire scalza i legionari nel Sahara pur di stargli vicina.
Il melodramma esotico tratto da un romanzo di Benno Vigny è il primo film americano della coppia von Sternberg-Dietrich, e con i suoi tratti onirici divenne il prototipo del cinema hollywoodiano barocco e antirealistico, grazie all'inverosimiglianza dell'ambientazione (un Sahara palesemente ricostruito in studio) che assume connotati marcatamente simbolici. Il mito di "femme fatale" della Dietrich (per questo ruolo candidata all'Oscar) viene controbilanciato dal mito maschile dell'uomo desiderato ma inafferrabile qui impersonato da Gary Cooper.
Piero Di Domenico
da: www.mymovies.it
Secondo dei sette film del sodalizio artistico tra Marlene Dietrich e il regista Josef von Sternberg. Adattamento del romanzo Amy Jolly di Benno Vigny, in cui von Sternberg, muovendosi tra le maglie di un soggetto tutto sommato banale, riesce a dar vita a un prodotto decisamente interessante e originale grazie a una intelligente e sofisticata messa in scena.
Così il ruolo di femme fatale che la Dietrich aveva interpretato ne L'angelo azzurro (1930) viene rimesso in discussione e alla diva vengono fatti indossare abiti maschili in una celeberrima scena in cui il personaggio di Amy bacia un'altra donna, una delle prime sequenze saffiche della storia del cinema. In questo modo il regista mette in evidenza tutte le ambiguità e le contraddizioni del desiderio, esplicitando visivamente i turbamenti sentimentali e le complessità psicologiche dei protagonisti attraverso un impianto immaginifico che unisce la dimensione barocca a quella intimista (attraverso un sapiente uso dell'illuminazione rivelatrice di stati d'animo), spaziando dall'esotismo all'onirico.
Ottima alchimia tra la Dietrich e Gary Cooper, anche se il migliore del cast è Adolphe Menjou. La sequenza finale, essenziale e potentissima, è stata omaggiata da Bernardo Bertolucci ne Il tè nel deserto (1990).
da: https://www.longtake.it
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Scheda |
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TITOLO ORIGINALE | Der blaue Engel | ||
LINGUA ORIGINALE | Inglese, francese, spagnolo | ||
PRODUZIONE | Stati Uniti d'America | ||
ANNO | 1930 | ||
DURATA | 91' | ||
COLORE | b/n | ||
RAPPORTO | 1,20:1 | ||
GENERE | Sentimentale, drammatico | ||
REGIA | Josef von Sternberg Henry Hathaway (regista 2a unità, non accreditato) |
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INTERPRETI E PERSONAGGI |
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DOPPIATORI ITALIANI |
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SOGGETTO | dal lavoro teatrale Amy Jolly di Benno Vigny |
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CASA DI PRODUZIONE | Paramount Pictures (con il nome Paramount Publix Corporation) |
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SCENEGGIATURA | Jules Furthman | ||
FOTOGRAFIA | Lee Garmes e, non accreditato, Lucien Ballard | ||
MONTAGGIO | Sam Winston (non accreditato) | ||
MUSICHE | Octave Crémieux, Karl Hajos (non accreditato) | ||
SCENOGRAFIA | Hans Dreier | ||
COSTUMI | Travis Banton (non accreditato) | ||