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100 ANNI CON FELLINI Roma (1972) |
Federico Fellini si è sempre considerato un uomo nato in viaggio, definizione che ha ribadito volentieri in svariate occasioni. Nato nel centro Italia, si è sempre sentito molto legato a quella che è stata la culla della sua carriera cinematografica, la seconda casa da cui non si allontanerà mai, nonché lo scenario perfetto per i suoi capolavori: Roma.
L’opera che meglio valorizza il binomio Fellini-Roma è appunto Roma (1972), film connotato da un’estetica al limite del barocco, nobile e al contempo grottesco nei contenuti. Fellini raccontò la città eterna come nessuno aveva mai fatto prima, filtrandone la rappresentazione attraverso il proprio modo di amare e temere Roma. Non mancò occasione di affrontare il tema della religiosità nel film, e Fellini lo fece con una scena memorabile, quella in cui nobili, vescovi e cardinali assistono a una sfilata di modelli per suore e preti, mentre in sottofondo la musica di Nino Rota commenta la sequenza con un tema ironico e quasi infantile. Il percorso artistico di Fellini è sempre stato improntato sulla presa di coscienza di sé, che lo portò a infondere la propria soggettività cinematografica in tutti i suoi lavori; in ogni luogo, palazzo e abitante romano che decideva di immortalare. Per il maestro romagnolo Roma fu prima il mondo degli artisti del varietà (Luci del varietà, 1950), poi monumentale e mostruosa (Lo sceicco bianco, 1952), infine un traguardo per chi volesse lasciare la provincia – metafora del nido materno – per passare all’età adulta e quindi all’indipendenza (I Vitelloni, 1953).
Se nei suoi lungometraggi Fellini raccontò di sé, della sua vita, dei suoi amori, delle sue passioni e delle sue paure professionali, Roma ne era lo sfondo costante, luogo per lui di crescita e cambiamento. Il punto più alto raggiunto dal cineasta è quello della raffigurazione della Roma bene, dei salotti borghesi, delle dive, dei locali notturni, delle feste esclusive e dei personaggi famosi; della bella vita romana che scoppia in pieno boom economico: di qui nacque La dolce vita (1960). La messa in scena di Fellini, il suo modo di esporre i fatti e i drammi dei personaggi, era del tutto nuova: il passaggio da un episodio all’altro avveniva attraverso degli stacchi netti senza dissolvenza, come davanti a dei quadri pittorici, accomunati dal tema della dolce vita romana.
Non si potrebbe spiegare il legame tra Fellini e Roma senza parlare di Cinecittà. In un’intervista rilasciata a “La Repubblica”, il regista disse: «Quando ero piccolo questa parola, “Cinecittà”, evocava l’idea di una dimensione che avrebbe fatto parte della mia vita». Fu infatti la Hollywood italiana lo scenario in cui Fellini mosse i suoi più grandi passi, e la capacità che il regista aveva di ricreare qualsiasi cosa all’interno di quei capannoni è ancora oggi inarrivabile. Il suo penultimo film, Intervista (1987), è proprio un’autobiografia in cui Fellini illustra il suo legame con la “città del cinema” e con gli addetti ai lavori, raccontando come grazie a quel luogo fosse riuscito ad amare ancora di più il cinema, sovrapponendo vita e arte come se alla fine fossero esattamente la stessa cosa. Il rapporto di Fellini con Roma era così forte che i tratti del suo cinema sono tutti racchiusi nella città, resa definitivamente eterna proprio dalle sue opere.
da: https://www.1977magazine.com
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Scheda |
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LINGUA ORIGINALE | Italiano | ||
PRODUZIONE | Italia, Francia | ||
ANNO | 1972 | ||
DURATA | 119' | ||
COLORE | Color (Technicolor) | ||
RAPPORTO | 1.85 : 1 | ||
GENERE | commedia, biografico | ||
REGIA | Federico Fellini |
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INTERPRETI E PERSONAGGI |
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DOPPIATORI ITALIANI |
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SOGGETTO | Federico Fellini, Bernardino Zapponi |
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PRODUTTORE | Turi Vasile Ultra Film, Les Productions Artistes Associés |
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SCENEGGIATURA | Federico Fellini, Bernardino Zapponi | ||
FOTOGRAFIA | Giuseppe Rotunno | ||
MONTAGGIO | Ruggero Mastroianni | ||
SCENOGRAFIA | Danilo Donati | ||
MUSICHE | Nino Rota | ||
EFFETTI SPECIALI | Adriano Pischiutta | ||
COSTUMI | Danilo Donati | ||
TRUCCO | Rino Carboni | ||