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LA COMMEDIA DEMENZIALE DI MEL BROOKS Per favore non toccate le vecchiette! (USA 1968) |
Il suo ultimo spettacolo è stato per Max Bialystock, anziano impresario teatrale, un fiasco enorme: per colmo della sfortuna è venuto a rovistare nei libri contabili un impiegato delle imposte, Léon Bloom, timido e impacciato, ma egualmente deciso a compiere il proprio dovere. Non fino in fondo, però: dotato di una insospettabile prontezza d'idee, Léon scopre che, fra tanti, il modo più sicuro di frodare fisco e finanziatori è proprio quello di mettere in scena un'opera destinata un sicuro, colossale insuccesso. Max, che può contare su alcune vecchiette che, trovandolo affascinante, non gli lesinano i soldi, coglie al volo il suggerimento di Léon, lo convince a diventare suo socio e, dopo aver frugato tra centinaia di copioni, si convince di aver messo finalmente le mani sul più orrendo: "La primavera di Hitler". Per costruitre un fiasco come si deve
e risarcire le sue vecchiette, Max affida quell'infelice parto letterario al più diffamato regista che trova sulla piazza e scrittura, come protagonista, un aspirante attore-cantante davvero impensabile. Ma, se la più brutta commedia della storia si trasformasse in un successo clamoroso?
NOTE
- NELLA VERSIONE ORIGINALE, LA VOCE DEL CANTANTE CHE SI ESIBISCE IN "SPRINGTIME FOR HITLER" E' DI MEL BROOKS.
- OSCAR 1968 A MEL BROOKS PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE.
- COREOGRAFIA: ALAN JOHNSON.
- NEL 2005 IL REGISTA MEL BROOKS NE HA DIRETTO UN REMAKE, "THE PRODUCERS - UNA GAIA COMMEDIA NEONAZISTA".
CRITICA
"Una originale satira, ottimamente sceneggiata, del pubblico moderno - che dallo spettacolo si attende non idee, ma solo 'evasione' - e, al tempo stesso, di quel teatro che gliela procura, assecondandone l'opacità intellettuale e spirituale. Eccellente l'interpretazione". ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 69, 1970)
"Nonostante l'attribuzione al film dell'Oscar per la migliore sceneggiatura, questa prima opera cinematografica di Mel Brooks non ha ottenuto a suo tempo l'attenzione che avrebbe meritato su diversi piani: come modello di una certa comicità sorniona e corrosiva della commedia americana; come lettera di presentazione di un autore personale e destinato a crescere; come satira del rapporto tra operatori dello spettacolo e i recettori; come presenza del cinema ebraico (e del teatro da cui deriva) nello spettacolo moderno. Da tenere presenti, comunque, tutte le qualità del film: le ottime interpretazioni, la caustica comicità, l'originalità dell'impostazione." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 87, 1979)
da: Cinematografo.it Fondazione Ente dello spettacolo
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