Lunedì cinema - Cineforum 2015 2016

 

La Firma Cinema

Lunedì Cinema 2015 | 2016


Alla riscoperta dei «buoni film»

 

Carissimi,
eccoci giunti al nostro tradizionale appuntamento con il cineforum che ci accompagnerà per diversi mesi. Iniziamo una stagione ricca di film che speriamo sia di vostro gradimento. Ci rendiamo sempre più conto che da qualche anno l'aria in Italia sta cambiando in meglio (se non altro dal punto di vista cinematografico!): si intensificano le uscite nei circuiti cinematografi­ci «normali» di film del nostro passato più o meno recente. Si comincia a capire che il patrimonio cinematografico italiano - e non solo - è una ricchezza importantissima la cui memoria merita di essere valorizzata, diffusa e conosciuta. Sento sempre meno dire in giro: «non vado a vedere quel film, perché è vecchio!» ...e magari è della stagione precedente! Questo ci confer­ma nella nostra ipotesi (ma oserei dire «certezza») che non esistono «vecchi film» ma solamente «buoni film».

Devo dire che la Cineteca di Bologna in questo ha avuto un ruolo fondamentale restaurando, mettendo a disposizione e diffondendo film altrimenti introvabili. E noi nel nostro piccolo siamo sempre stati su questa linea e abbiamo sempre cercato insieme a voi di tenere viva la memoria di un arte straordinaria che è stata definita non a caso «l'arte del XX secolo» e che speriamo abbia ancora lunga vita.

Quest'anno abbiamo riscoperto e dedicato una mostra ad una meravigliosa diva pressoché dimenticata: Dorian Gray (al secolo Maria Luisa Mangini). Dorian Gray ha vissuto per quasi quarant'anni in Trentino dove è morta nel 2011. Nella sua estrema riservatezza aveva fatto perdere le tracce di sé e pochissimi sapevano ormai dove abitava e cosa faceva. Dopo averle dedicato una mostra a Riva del Garda - omaggio che proseguirà a Torcegno, paese dove risiedeva - ci sembrava naturale dedicarle un ciclo di film nel quale poter ammirare tutta la sua bravura e bellezza. Iniziamo con il suo ruolo forse più famoso e cioè quello della «malafemmina» nel classico di Camillo Mastrocinque «Totò, Peppino e la... malafemmina» per proseguire poi con altre commedie e con il ruolo drammatico interpretato ne «Il grido» di Michelangelo Antonioni.

Ci sposteremo poi ad Arco dove continueremo a scavare nella memoria della Grande Guerra con un breve ciclo di film dedicato ai «fronti altri», film cioè che non siano ambientati sulla linea austro-ungarica come siamo abituati a vedere ma abbraccino altre terre e continenti come è avvenuto nella realtà di una guerra, per l'appunto, «mondiale».

Dedichiamo poi un ciclo ai 100 anni di Orson Welles che quest'anno è stato celebrato un po' ovunque come quel genio cinematografico che era. Vi mostreremo cinque dei suoi capolavori hollywoodiani della prima parte della sua carriera, lasciando fuori, magari per un altro anno, i suoi meravigliosi adattamenti shakespeariani .

Ritorneremo ad Arco per uno splendido ciclo dedicato ad un maestro della commedia sofisticata americana nel momento del suo tramonto. Il regista Stanley Donen, in una serie di film spesso interpretati dall'inossidabile Cary Grant, ha dato gli ultimi sublimi colpi d'ala ad un genere tra i più belli creati dal cinema americano classico.

Chiuderemo a marzo con un ciclo dedicato al «giallo all'italiana»: a partire dagli anni '60 e soprattutto nel decennio successi­vo i film gialli italiani sono stati presi ad esempio ed imitati in tutto il mondo dai registi più disparati. Segno questo che la vitalità dei generi così detti «popolari» ha irrigato moltissimo cinema «alto» in uno scambio fecondo e produttivo.

Felice di iniziare con voi questa nuova avventura, vi auguriamo felici visioni!
Ludovico Maillet

 

lunedìcinemacineforum  

  PROGRAMMA  2015 | 2016

         
    CHIAMATEMI DIVINA (DORIAN GRAY)    
 RIVA DEL GARDA 19 ottobre  Totò Peppino e la... malafemmina (1956) di Camillo Mastrocinque    
  26 ottobre Brevi amori a Palma di Maiorca (1959) di Giorgio Bianchi    
  02 novembre Il grido (1957) di Michelangelo Antonioni    
  09 novembre Mogli pericolose (1958) di Luigi Comencini    
         
    ALTRI FRONTI    
 ARCO 17 novembre (*) Gli anni spezzati (1981) di Peter Weir    
  23 novembre Joyeux Noël (2005) di Christian Carion    
  30 novembre La regina d'Africa (1951) di John Huston    
         
    100 ANNI CON ORSON WELLS    
 RIVA DEL GARDA 11 gennaio Quarto potere (1941) di Orson Welles    
  18 gennaio L'orgoglio degli Amberson (1942) di Orson Welles    
  26 gennaio (*) Rapporto confidenziale (1955) di Orson Welles    
  01 febbraio L'infernale Quinlan (1958) di Orson Welles    
         
    STANLEY DONEN O DELLA LEGGEREZZA    
 ARCO 08 febbraio Sciarada (1963) di Stanley Donen    
  15 febbraio L’erba del vicino è sempre più verde (1960) di Stanley Donen    
  23 febbraio (*) Due per la strada (1967) di Stanley Donen    
  29 febbraio Indiscreto (1958) di Stanley Donen     
         
    GIALLO ITALIANO    
 RIVA DEL GARDA 07 marzo Sei donne per l'assassino (1964) di Mario Bava    
  15 marzo (*) L'uccello dalle piume di cristallo (1970) di Dario Argento    
  21 marzo Sette note in nero (1977) di Lucio Fulci    
  04 aprile La casa dalle finestre che ridono (1976) di Pupi Avati    
         
  (*) martedì      
         

  

Comune di Riva del Garda

Comune di Riva del Garda

       
Comune di Arco 

 Comune di Arco

Inizio proiezioni ore 21.00

Riva del Garda - Auditorium del Conservatorio
Arco - Palazzo dei Panni

Il programma può subire variazioni
 

Federazione Italiana Cineforum


Servizio AltoGardaCultura

Ingresso con tessera FIC
euro 12.00 valida per l'intera stagione
euro 5.00 per gli studenti fino a 25 anni
Il tesseramento è possibile anche la sera delle proiezioni prima dell'ingresso in sala

 

 
Per informazioni:
Servizio AltoGardaCultura
sede di Arco | 0464 583619
sede di Riva del Garda | 0464 573918
www.lafirmariva.it
www.altogardacultura.it

     

 

 

 Lunedì cinema - Cineforum 2015 2016
    
Totò Peppino e la... malafemmina (1956) di Camillo Mastrocinque


 

Se Totò Peppino e la... malafemmina fosse uscito ai giorni nostri avrebbe incassato, in un solo anno, oltre venti milioni di euro. Nel 1956 la pellicola diretta da Camillo Mastrocinque riuscì infatti a convogliare nelle sale qualcosa come quattro milioni e mezzo di spettatori. Un vero record. Siamo certi, in virtù di questi numeri, che anche voi abbiate visto almeno una volta questo film. Siamo altrettanto certi che vi sarà capitato più volte di ricordare, magari di citare, una sequenza o una frase tratta da questa pellicola. Ad esempio quel «e ho detto tutto», intercalare pronunciato da Peppino De Filippo alias Peppino Caponi per terminare una frase appena iniziata. Oppure, per prendere in giro un amico alle prese con una lingua straniera gli avete mai (affettuosamente) sbattuto in faccia un bel «noio volevan, volevon, savuar, l’indiriss, ia?». E subito dopo: «...per andare dove dobbiamo andare... per dove dobbiamo andare?».
Totò Peppino e la... malafemmina
Non solo. Questo è anche il film dell’arrivo alla stazione di Milano dei fratelli Caponi intabarrati come neanche in Siberia. Ed è il film, infine, della celeberrima lettera (“Veniamo noi con questa mia addirvi... addirvi, una parola”). Un vero e proprio scrigno di gag, battute e trovate immortali.

Nato da quello che è l’unico soggetto mai scritto da Nicola Manzari, Totò, Peppino e la... malafemmina racconta una tormentata storia d’amore tra Gianni, nipote dei Caponi in trasferta nel capoluogo lombardo, interpretato da Teddy Reno, e Marisa, avvenente ballerina dal cuore d’oro cui dà il volto (e non solo) la splendida Dorian Gray, al secolo Maria Luisa Mangini. Parallelamente, come sempre nei film di Totò e Peppino, si svolge un altro film, legato alla stretta interazione tra i due personaggi. Uno avaro e oculato che subisce le angherie e le truffe dell’altro, scaltro, donnaiolo e spendaccione. Inutile specificare chi interpreta chi.


«Non è che con Totò mo trovassi proprio a mio agio però lui aveva una grande stima per me. Ci ho lavorato sempre bene. il primo esperimento fu Totò Peppino e la... malafemmina. Questo tipo di film andò avanti sempre su questo binario: ci incontravamo a casa di un produttore e si combinava tutto ma non il copione, che benché io lo chiedessi non esisteva mai! Ogni film con Totò era per me una lotta, una lotta disperata». (Peppino De Filippo)

«Di sana pianta, mentre lo seguivo con la macchina e Peppino ordinava dello champagne al cameriere che gli suggeriva il Moët & Chandon, Totò inventò uno sketch straordinario svisando Moët & Chandon in "Mo' esce Antonio" e andando avanti sull'equivoco per diversi minuti. Tutti della troupe schiattavamo dal ridere, in quei casi spesso i macchinisti e gli elettricisti finivano con l'applaudirlo». (Sergio Corbucci)

«Dovettero rifare la scena della lettera due volte, perché verso la fine del primo ciak, perfetto, uno dei macchinisti scoppiò a ridere facendo cadere una luce. Peppino e Totò erano furibondi e il poveretto venne licenziato. Non era giusto. Tutti noi poveri mortali ci rifiutammo di proseguire le riprese se la produzione non avesse reintegrato l'operaio: rischiammo ma ci andò bene, fu riassunto dopo pochi giorni». (Teddy Reno)

Alessandro Boschi da: I 100 colpi di “Hollywood Party” Rai-Eri editore

 

 Scheda film
           Totò Peppino e la... malafemmina
PRODUZIONE   Italia  
ANNO   1956  
DURATA   105'  
COLORE   B/N  
AUDIO   Sonoro  
RAPPORTO   1,37:1  
GENERE   Commedia  
REGIA   Camillo Mastrocinque    

INTERPRETI E PERSONAGGI

 
  • Totò: Antonio Caponi
  • Peppino De Filippo: Peppino Caponi
  • Dorian Gray: Marisa Florian
  • Teddy Reno: Gianni
  • Vittoria Crispo: Lucia Caponi
  • Mario Castellani: Mezzacapa
  • Nino Manfredi: Raffaele
  • Luisa Ciampi: Giulietta
  • Edoardo Toniolo: Remo
  • Linda Sini: Gabriella
  • Emilio Petacci: il nonno con il mal di denti
  • Franco Rimoldi: vigile urbano
  • Lamberto Antinori: un amico
  • Gino Ravazzini: l'amministratore del teatro
  • Gianna Cobelli: una ballerina
  • Donatella Randisi: Mariangela
  • Salvo Libassi: Marassi
  • Gianni Partanna: il maitre del gran Milan
  • Corrado Tedeschi: Giannino
 

DOPPIATORI ORIGINALI
 
  • Pino Locchi: Gianni
  • Andreina Pagnani: Marisa Florian
  • Lydia Simoneschi: Gabriella
  • Nando Gazzolo: vigile urbano
  • Stefano Sibaldi: l'amministratore del teatro
  • Maria Pia Di Meo : ragazza a cui hanno tagliato la parte
 
SOGGETTO   Nicola Manzari  
SCENEGGIATURA

  Sandro ContinenzaNicola ManzariEdoardo Anton,Francesco Thellung  
FOTOGRAFIA   Mario AlbertelliClaudio Cirillo  
MONTAGGIO   Gisa Radicchi Levi  
MUSICHE   Pippo Barzizza - Lelio LuttazziTotò  
SCENOGRAFIA   Alberto Boccianti  
 



   

 

 Lunedì cinema - Cineforum 2015 2016



Brevi amori a Palma di Maiorca (1959) di Giorgio Bianchi



Classicissimo film balneare di quelli che tanto andavano di moda tra la fine dei Cinquanta e i primi Sessanta (tradizione ripresa dai valorosi figli di Steno, i fratelli Vanzina di Sapore di Mare e Vacanze di Natale). In realtà film come questi erano spesso unicamente un veicolo promozionale per cantanti di buone speranze (che si esibivano nella riproposizione del loro repertorio) o per attori più o meno comici.
Brevi amori a Palma di MaiorcaTra questi ultimi spicca, in Brevi amori a Palma di Maiorca, il grande Alberto Sordi che, nella parte del commerciante di dolciumi Anselmo Pandolfini, tratteggia con inimitabile verve un personaggio destinato a rimanere nei ricordi dei molti ammiratori dell'attore romano. La sua camminata da zoppetto inarrestabile, la sua invulnerabilità morale, la simpatia travolgente, trasformano un uomo apparentemente destinato al fallimento in un vincente totale, che arriva perfino a conquistare le grazie della megadiva Mary Moore (la splendida Belinda Lee) nonostante il vistoso handicap fisico.
Tipico prodotto dell'iperattività sordiana, Pandolfini di guadagna un posto nella galleria delle migliori macchiette italiane grazie ad una comicità dirompente e mai scontata. 

Rimangono relegati sullo sfondo sia le bellezze naturali dell'isola spagnola che il resto del cast, con Belinda Lee e Dorian Gray spocchiose straniere e Gino Cervi omonimo dello scrittore francese André Breton.
Merita un applauso a scena aperta Dorian Gray nei panni di una mantenuta, grazie ad un'interpretazione effervescente, straripante e autocriticamente ridondante.

http://www.davinotti.com

 
 

 Scheda film
           Brevi amori a Palma di Majorca
PRODUZIONE   Italia  
ANNO   1959  
DURATA   103'  
COLORE   Colore (Eastmancolor)  
AUDIO   Mono  
RAPPORTO   2,35:1  
GENERE   Commedia  
REGIA   Giorgio Bianchi    

INTERPRETI E PERSONAGGI

 
  • Alberto Sordi: Anselmo Pandolfini
  • Gino Cervi: André Breton
  • Belinda Lee: Mary Moore
  • Dorian Gray: Hélène
  • Marcello Giorda: duca di Maurino
  • Laura Carli: Esterina
  • Luis Peña: l'avvocato Antonio Córdoba
  • Rossana Martini: Angela, la giovane vedova
  • Antonio Cifariello: Ernesto
  • Mercedes Alonso: Clementina
  • Vicente Parra: Gianni
  • Paloma Valdés: Inesita, la figlia di Angela
  • Giulio Paradisi: Miguel
  • Giulio Marchetti: barista
  • Pedro Rodríguez de Quevedo: padre di Clementina
 

DOPPIATORI ORIGINALI
 
  • Lydia Simoneschi: Rossana Martini
  • Giuseppe Rinaldi: Vincente Parra
  • Pino Locchi: Antonio Cifariello
  • Maria Pia Di Meo: Mercedes Alonso
  • Massimo Turci: Giulio Paradisi
  • Emilio Cigoli: Luis Peña
  • Vittoria Febbi: Paloma Valdés
  • Amilcare Pettinelli: Marcello Giorda
  • Gualtiero De Angelis: Giulio Marchetti
  • Carlo Romano: Pedro Rodríguez de Quevedo
  • Flaminia Jandolo
  • Ferruccio Amendola
 
SOGGETTO   Vittorio Metz, Rodolfo Sonego, Roberto Gianviti
 
SCENEGGIATURA
  Vittorio Metz, Rodolfo Sonego, Roberto Gianviti  
FOTOGRAFIA   Alvaro Mancori  
MONTAGGIO   Adriana Novelli  
MUSICHE   Piero Piccioni
 
SCENOGRAFIA   Franco Fontana, Antonio Simont
 
COSTUMI



Miria di San Servolo  

 

  Lunedì cinema - Cineforum 2015 2016
 
Il Grido (1957) di Michelangelo Antonioni


Un paese della velle del Po: Irma (Alida Valli) decide di lasciare Aldo (Steve Cochran), suo compagno da anni, al quale ha dato una bambina, Rosina. Aldo è sconvolto, non riesce a capire. (....)

Grandissimo film, il più significativo di Antonioni insieme all'
Avventura. Esemplare la rappresentazione della natura mai così protagonista: Aldo, con la sua giacca sdrucita, con la sua bambina che gli trotterella dietro, cammina nelle terre del Po, fra i filari, sull'argine, nel fango, lontano ci sono i paesi. Incontra la gente e ogni incontro è una nuova direzione. Tutto è determinato dal caso.
Il gridoGli amori sono piccoli e tristi, e mai scelti. Ciò che sarebbe vitale sfugge, non è recuperabile. E c'è il vento, c'è la pioggia, tutto è difficile. E il caso, sempre, sovrintende. Lo stile, scarno ed essenziale, di lucida pulizia, trasmette il mondo di Antonioni attraverso parole e rapporti di una semplicità assoluta, non ci sono quasi discorsi, ci sono risposte e ci sono le azioni che tutto spiegano. E comunque niente serve, ognuno rimane dentro se stesso, i tentativi non approdano a nulla. Non ci si fa capire e le cose dipendono sempre dagli altri. E agli altri non importa della tua felicità. (....)
Una menzione per la semplice e straordinaria colonna sonora composta da Giovanni Fusco con Lya De Barberis al pianoforte (unico strumento). 
da: Mymovies.it

Il film, tra i meno apprezzati del maestro, resta superbo anche a distanza di decenni, perfettamente agganciato alla sua epoca di produzione eppure universale per i concetti che riesce a veicolare e per le scelte estetiche attuate dal suo autore.
Rimangono nella memoria le interpretazioni degli attori, volti vissuti di un cinema senza tempo; inattesa l'aderenza al ruolo dello statunitense Steve Cochran, meteora del noir spentasi in fretta, che pur non si prese col regista; come sempre fatale la Valli, bellezza altera perfettamente in grado di reggere le fila di un personaggio con cui si fa fatica a simpatizzare; malinconica la prova della "malafemmina" Dorian Gray (doppiata dalla futura musa del regista, Monica Vitti), la benzinaia che sogna una vita di ordinaria normalità, così come toccante è Betsy Blair, la bruttina vista in "Marty" di Mann.
da Filmscoop.it

 

  Scheda film
        Il Grido (1957) di Michelangelo Antonioni   
PRODUZIONE   Italia  
ANNO   1957  
DURATA   116'  
COLORE   B/N  
AUDIO   Mono  
RAPPORTO   1,33:1  
GENERE   Drammatico  
REGIA   Michelangelo Antonioni    

INTERPRETI E PERSONAGGI

 
  • Steve Cochran: Aldo
  • Alida Valli: Irma
  • Betsy Blair: Elvia
  • Gabriella Pallotta: Edera
  • Dorian Gray: Virginia
  • Lynn Shaw: Andreina
  • Mirna Girardi: Rosina
  • Lilia Landi: Anna
  • Pina Boldrini: Lina
  • Guerrino Campanilli: il padre di Virginia
  • Pietro Corvelatti: pescatore
  • Gaetano Matteucci: il fidanzato di Edera
  • Elli Parvo: donna Matilda
 

DOPPIATORI ORIGINALI
 
  • Steve Cochran: Otello Toso
  • Dorian Gray: Monica Vitti
  • Alida Valli: Alida Valli
 
SOGGETTO   Michelangelo Antonioni
 
SCENEGGIATURA
  Michelangelo Antonioni, Elio Bartolini, Ennio De Concini  
FOTOGRAFIA   Gianni Di Venanzo  
MONTAGGIO   Eraldo Da Roma  
MUSICHE  
Giovanni Fusco (Lya De Barberis al pianoforte)
 
 
SCENOGRAFIA   Franco Fontana
 
COSTUMI



Pia Marchesi  

 


 Lunedì cinema - Cineforum 2015 2016

 Mogli pericolose (1958) di Luigi Comencini 

Quattro coppie trascorrono un weekend in campagna. Mentre i loro mariti vanno a caccia, le mogli parlano di uomini. La giovane Ornella non è d'accordo che gli uomini siano tutti frivoli: lei sa che può fidarsi di suo marito. La sua amica Tosca scommette che lei riuscirà a sedurlo. Tornata a Roma, mette in pratica il suo piano... 

Mogli pericolose

Scritto e diretto da Luigi Comencini, Mogli Pericolose è una commedia leggera sulle relazioni tra uomini e donne all'interno della coppia e in particolare sui pericoli di una gelosia eccessiva. Come molte commedie italiane del tempo, Mogli Pericolose è un ritratto della classe media, quella che esce trionfante dalla ricostruzione, abbastanza agiata da dimenticare i problemi materiali e concentrarsi sui rapporti umani. Il contenuto è un po 'meno superficiale di quello può sembrare, anche se la descrizione non è molto approfondita. 

Senza troppo esagerare o scadere nella caricatura, Comencini utilizza le quattro coppie per mostrare quattro situazioni molto diverse (fiducia, squilibrio, sospetto, conflitti aperti). L’umorismo è suscitato dalle tensioni e dai drammi che si intrecciano. L’insieme è molto divertente, supportato da un ottimo cast d’attori.

A proposito di umorismo, Comencini dice: 
"Una cosa è certa: per fare un film divertente, si deve inventare delle storie davvero tragiche. (...) La risata è una conseguenza della cattiveria umana. Charlot ha sempre e solo fatto ridere con le sue disgrazie. Quando finalmente le cose funzionano per lui, sullo schermo appare la parola "fine". Molto più modestamente, Mogli Pericolose propone di far ridere la gente, mostrando i pericoli e disastri che fanno capolino in qualsiasi casa. Nel film, questi pericoli e questi disastri non solo fanno capolino ma traboccano con tutta la loro forza, la loro insistenza cieca e persistente, facendo così divertire. 
(Intervista pubblicata da
Tempo il 25//11/1958, citata nel libro di Jean A. Gili Luigi Comencini)

da: http://films.blog.lemonde.fr/

  

 Scheda film
        Mogli pericolose   
PRODUZIONE   Italia  
ANNO   1958  
DURATA   98'  
COLORE   B/N  
AUDIO   Mono  
RAPPORTO   1,37:1  
GENERE   Commedia  
REGIA   Luigi Comencini    

INTERPRETI E PERSONAGGI

 
  • Nino Taranto: Pirro
  • Franco Fabrizi: Bruno
  • Mario Carotenuto: Benito Bertuetti "Benny"
  • Renato Salvatori: dottor Federico Carpi
  • Sylva Koscina: Tosca, moglie di Pirro
  • Dorian Gray: Ornella, moglie di Bruno
  • Pupella Maggio: Aurelia Bertuetti "Lolita"
  • Giorgia Moll: Claudina Carpi
  • Bruno Carotenuto: Tato
  • Maria Pia Casilio: Elisa
  • Rosalba Neri: Angelina
  • Pina Gallini: signorina Zamparini
  • Pina Renzi: madre di Ornella
  • Nando Bruno: tassista
  • Yvette Massion: Corinne
  • Vittoria Crispo: Caterina
  • Ciccio Barbi
  • Riccardo Ricci
 
SOGGETTO   Edoardo Anton, Luigi Comencini, Ugo Guerra, Marcello Fondato
 
SCENEGGIATURA
  Edoardo Anton, Luigi Comencini, Ugo Guerra, Marcello Fondato  
FOTOGRAFIA   Armando Nannuzzi  
MONTAGGIO   Nino Baragli  
MUSICHE   Felice Montagnini, Domenico Modugno
 
SCENOGRAFIA   Piero Filippone
 
COSTUMI



Adriana Berselli  

 

  
Lunedì cinema - Cineforum 2015 2016

 Gli anni spezzati (1991) di Peter Weir 


Australia 1914. Archie (Mark Lee) e Frank (Mel Gibson) intraprenderanno un viaggio che li porterà, nella primavera del 1915, prima in Egitto, presso il campo di addestramento inglese, e poi sullo Stretto dei Dardanelli, nei pressi di Gallipoli, città che dà il titolo originale al film. Ed è là che la guerra mostrerà loro il proprio aspetto cinico e spietato, nonché privo di qualsiasi possibile idealismo. 

Gli anni spezzati (Gallipoli)Sesta opera del maestro australiano Peter Weir, all’epoca non ancora quarantenne e quarto film per Mel Gibson, poco più che ventenne. Il primo aveva mostrato le sue eccezionali doti di regista con l’inquietante e spettacolare Picnic at Hanging Rock, il secondo era reduce da Interceptor, lungometraggio a bassissimo budget destinato a diventare un cult. Dall’incontro fra i due, connubio che si confermerà vincente anche per il toccante Un anno vissuto pericolosamente, nasce uno dei più incisivi film antimilitaristi mai realizzati. Gran parte di questa forza espressiva proviene dall’intenzione di non cedere mai alla retorica, ma di raccontare semplicemente i fatti, e su quest’aspetto lo stile immediato e netto dell’australiano Weir, coautore anche della sceneggiatura, si fa decisamente sentire. 

Gli avvenimenti narrati, e realmente successi, rappresentano il disgraziato episodio della Battaglia del Nek, combattuta da due reggimenti della 3a Brigata di Cavalleria Leggera australiana e neozelandese svoltasi nell’agosto del 1915 nei pressi dello stretto dei Dardanelli. Si trattò di una serie di assalti fallimentari volti a conquistare una trincea turca. Fu una delle innumerevoli carneficine che caratterizzarono il primo conflitto mondiale.

Accolto con entusiasmo in patria, Gli anni spezzati (Gallipoli) ha conosciuto minor fortuna in Europa e in USA, sebbene con ogni probabilità sia stato d’ispirazione per molti film successivi e incentrati sullo stesso tema. Eppure è un piccolo gioiello di stile registico, a cominciare dalla maestria con la quale Weir dimostra di essere, anche agli esordi della carriera, uno dei migliori nella composizione e distribuzione degli spazi sui campi lunghi e lunghissimi. Memorabili sono le inquadrature nel deserto australiano, i grandi sfondi egiziani e la scena del bagno subacqueo dei soldati, delicato preludio al loro destino. L’adagio di Albinoni si alterna al capolavoro elettronico Oxygene di Jean Michel Jarre. Una scelta, quest’ultima, che risulta particolarmente efficace nel descrivere il contrasto fra l’umanità dei protagonisti e la loro riduzione a puri strumenti funzionali al meccanismo cieco della guerra.

Raffaele Castagna 
win.sentieridelcinema.it

   

   Scheda film    
         Gli anni spezzati  
TITOLO ORIGINALE   Gallipoli  
PRODUZIONE   Australia  
ANNO   1981  
DURATA   110'  
COLORE   Colore  
AUDIO   Mono  
RAPPORTO   2,35:1  
GENERE   Storico  
REGIA   Peter Weir    

INTERPRETI E PERSONAGGI

 
  • Mel Gibson: Frank Dunne
  • Mark Lee: Archy Hamilton
  • David Argue: Snowy
  • Bill Kerr: Jack
  • Robert Grubb: Billy
  • Tim McKenzie: Barney
  • Harold Hopkins: Les McCann
  • Charles Lathulu Yupingli: Zac
  • Heath Harris: Stockman
 
SOGGETTO   Peter Weir
 
SCENEGGIATURA
  David Williamson  
FOTOGRAFIA   Russell Boyd  
MONTAGGIO   William M. Anderson  
MUSICHE   Brian May, Jean Michel Jarre, Albinoni
 
SCENOGRAFIA   Herbet Pinter
 
       
  

  

 

 Lunedì cinema - Cineforum 2015 2016v
 
 Joyeux Noël - Una verità dimenticata dalla storia (2005) di Christian Carion 



Christian Carion, ispirandosi a un fatto realmente accaduto durante la Prima Guerra Mondiale, racconta la storia di due cantanti lirici (lei è Diane Kruger) che si recano sul fronte tedesco la vigilia di Natale per allietare con il loro canto le truppe. Ma dopo la prima strofa di Stille Nacht, il "nemico" scozzese risponde accompagnando la canzone con la cornamusa. 

Joyeux Noël - Una verità dimenticata dalla storiaBasta poco perché i soldati escano dalle trincee per incontrarsi su quello che, fino ad allora, era il terreno di guerra. Anche il reggimento francese si unisce per festeggiare. Champagne, sigarette, cioccolato, foto e ricordi vengono condivisi fra abbracci e sorrisi. Il prete scozzese che aveva suonato la cornamusa celebra la messa. All'Ave Maria intonato dalla cantante, i soldati non riescono a trattenere le lacrime: una sequenza che, anche per la costruzione sui primi piani, sembra un omaggio al finale di Orizzonti di gloria. Ma la guerra è una macchina inarrestabile, che non può perdonare la "disobbedienza"... 

Il film, pur non del tutto libero da una certa retorica, racconta con semplicità e ironia un commovente esempio di umanità e di pacifismo che colpisce per la sua universalità e fa riflettere, ancora una volta, sull'assurdità del conflitto armato
da http://www.mymovies.it

Il regista adotta uno stile semplice e naif come i personaggi di cui racconta le vite: fornai, operai, contadini, gente normale che si ritrova a dover subire le atrocità della guerra, scaraventata lontano da un mondo fatto di cose semplici, un mondo lontano anni luce da quello dei generali che hanno deciso del loro destino.
Un film bello in lingua originale, ma pesantemente compromesso da un doppiaggio che fa parlare tutti i personaggi in italiano, creando scene surreali e paradossali, con soldati di fazioni opposte che si domandano vicendevolmente se qualcuno capisce la loro lingua e tutti parlano italiano…
http://filmup.leonardo.it

 

   Scheda film    
           Joyeux Noël - Una verità dimenticata dalla storia
TITOLO ORIGINALE   Joyeux Noël  
LINGUA ORIGINALE   Inglese, francese, tedesco, latino  
PRODUZIONE   FranciaGermaniaRegno Unito  
ANNO   2005  
DURATA   116'  
COLORE   Colore  
AUDIO   DTS, Dolby Digital  
RAPPORTO   2.35:1  
GENERE   Guerra, Drammatico  
REGIA   Christian Carion    

INTERPRETI E PERSONAGGI

 
  • Lucas Belvaux: Gueusselin
  • Dany Boon: Ponchel
  • Daniel Brühl: Horstmayer
  • Guillaume Canet: luogotenente Audebert
  • Alex Ferns: Gordon
  • Suzanne Flon: Anna Sörensen
  • Benno Fürmann: Nikolaus Sprink
  • Diane Kruger: Anna Sörensen
  • Bernard Le Coq: il generale
  • Gary Lewis: Palmer
  • Michel Serrault: proprietario della casa occupata
  • Suzanne Flon: proprietaria della casa occupata
 

DOPPIATORI ITALIANI
 
  • Diane KrugerELEONORA DE ANGELIS
  • Guillaume CanetRICCARDO ROSSI
  • Benno FürmannVITTORIO DE ANGELIS
  • Gary LewisANGELO NICOTRA
  • Dany Boon: FABRIZIO MANFREDI
 
SOGGETTO   Christian Carion
 
SCENEGGIATURA
  Christian Carion  
FOTOGRAFIA   Walther van den Ende  
MONTAGGIO   Andrea Sedlácková  
EFFETTI SPECIALI   J.C. Burgeois e Antoine Vander Winkel  
MUSICHE   Philippe Rombi
 
SCENOGRAFIA   Jean-Michel Simonet
 
COSTUMI   Alison Forbes-Meyler  
TRUCCO   Andreea DardeaCaitlin Tanner  
       
  

  

 

 

 Lunedì cinema - Cineforum 2015 2016

 La regina d'Africa (1951) di John Huston 


Prodotto dalla Horizon Pictures, il film è il primo girato in 
Technicolor da Humphrey Bogart e Katharine Hepburn, due dei più affermati divi di Hollywood. La colonna sonora del film, composta da Allan Gray, è suonata dalla Royal Philharmonic Orchestra sotto la direzione di Norman Del Mar. Da notare comunque l’assenza di musica per gran parte del film, a partire dai titoli di testa che scorrono sullo sfondo dei paesaggi africani sostenuti solo dai suoni della natura.

La regina d'AfricaPrima Guerra Mondiale in Africa. Un rozzo avventuriero e una energica missionaria nordamericani viaggiano insieme, non senza contrasti, su un vecchio battello per sfuggire ai tedeschi, poi affondano una cannoniera.
Sorprendente mix di commedia e avventura, con indimenticabili duetti Bogart-Hepburn. Il grande critico James Agee è co-sceneggiatore, Bogart vinse l'Oscar. L'avventuruosa lavorazione del film ha ispirato il romanzo "Cacciatore bianco cuore nero" e il film che ne ha tratto Clint Eastwood.

da: it.wikipedia.org

Si può pensare che il pezzo forte sia l'interpretazione dei due protagonisti (che tra l'altro sono quasi sempre soli in scena), la loro psicologia finemente disegnata ed i loro incredibili duetti, ma poi si guarda al resto e ci si accorge che così non è; c'è una magnifica ambientazione africana, che ci viene mostrata come una terra avventurosa, pericolosa e nemica dell'uomo più dei nemici tedeschi, una tensione che non allenta mai la presa ed un ritmo sfrenato che mozza il fiato.
Nonostante sia ambientato nella Prima Guerra Mondiale, la vera guerra che ci viene narrata in questo film è quella tra l'uomo e la Natura e mai come qui si vede la grandezza del regista John Huston.

da http://www.filmtv.it

  

   Scheda film    
           La regina d'Africa
TITOLO ORIGINALE   The African Queen  
LINGUA ORIGINALE   Inglese  
PRODUZIONE   USAGran Bretagna  
ANNO   1951  
DURATA   105'  
COLORE   Colore  
AUDIO   M ono  
RAPPORTO   1,37:1  
GENERE   Avventura, Sentimentale, Guerra  
REGIA   John Huston  


INTERPRETI E PERSONAGGI

 
  • Humphrey Bogart: Charlie Allnut
  • Katharine Hepburn: Rose Sayer
  • Robert Morley: reverendo Samuel Sayer
  • Peter Bull: capitano della "Empress Louisa"
  • Theodore Bikel: primo ufficiale
  • Walter Gotell: secondo ufficiale
  • Peter Swanwick: primo ufficiale della "Shona"
  • Richard Marner: secondo ufficiale della "Shona"
  • John von Kotze: ufficiale tedesco (non accreditato)
 



DOPPIATORI ITALIANI
 
  • Gualtiero De Angelis: Humphrey Bogart
  • Andreina Pagnani: Katharine Hepburn
  • Amilcare Pettinelli: Robert Morley
  • Vittorio Cramer: Theodore Bikel
  • Bruno Persa: Peter Bull
 
SOGGETTO   dal romanzo omonimo di Cecil S. Forester del 1935
 
SCENEGGIATURA
  John HustonJames Agee  
FOTOGRAFIA   Jack Cardiff  
MONTAGGIO   Ralph Kemplen  
EFFETTI SPECIALI   Cliff Richardson  
MUSICHE   Allan Gray (interpretata dalla Royal Philharmonic Orchestra)
 
SCENOGRAFIA   Wilfred Shingleton
 
COSTUMI   Connie De Pinna  
TRUCCO   Eileen BatesGeorge Frost  
       

    

 

 Lunedì cinema - Cineforum 2015 2016

 Quarto potere (1941) di Orson Welles 

Un "giallo metafisico" che ha come oggetto un'indagine psicologica e allegorica degli aspetti più intimi e nascosti della personalità di un uomo, attraverso le testimonianze di coloro che lo conobbero.
Nel film il protagonista viene demolito e ricomposto attraverso i racconti di cinque personaggi, dopo la ricostruzione dell'immagine pubblica a cura del cinegiornale. Essi vedono in lui, rispettivamente, un ragazzo ribelle, un direttore straordinario, un amico megalomane, un marito arido di sentimenti, un padrone eccentrico, forse matto. Senza precedenti è quindi la struttura narrativa a incastro e il fatto che il protagonista appaia in maniera diretta solo nei pochi secondi all'inizio del film, mentre sta morendo, infrangendo la regola fondamentale dell'illusione di realtà del cinema classico.
da https://it.wikipedia.org

Si narra la vicenda di Charles Foster Kane, magnate dell'editoria. Il film inizia con un flash-back. Kane è morto, si cerca di interpretare la sua incredibile personalità, le sue speranze e le sue azioni. L'uomo è morto pronunciando la parola "Rosebud".
Un giornalista si assume l'incarico di venire a capo del mistero andando a parlare con le persone che furono più vicine al magnate. Comincia dal suo più grande amico, Leland (Cotten), che sostenne Kane fin dall'inizio, quando il grand'uomo sembrava animato da irresistibile spinta di onestà e fu da questi licenziato quando non si schierò dalla sua parte in una vicenda di scarsa importanza. Appare un assistente di Kane, che conosce alcuni fatti, appare la seconda moglie, una cantante con le virgolette, come venne definita per il suo poco talento. Kane tentò anche la via politica, ma venne fermato con un ricatto. Conobbe tutti i grandi uomini del suo tempo. Raccolse in un incredibile castello milioni di cimeli e di cianfrusaglie. (....)

Quarto potere (1941) di Orson WellesTitolo santificato dal cinema. Da molti ritenuto degno leader di una classifica ideale di film.
Fu girato nella seconda parte del 1940 quando Welles aveva appena venticinque anni. Welles fece un film allarmante, incredibilmente pensato, nei contenuti e nella tecnica. Era il trionfo del cinema per il cinema, dove niente è reale e naturale, dove le luci arrivano da fonti impossibili (celebre la sequenza delle ballerine alla festa, che vengono illuminate dal pavimento).
Il regista usò obiettivi particolari per dare significati espressivi a seconda di ciò che voleva comunicare: il soffitto a opprimere appena sopra la testa, il grandangolo che isola, piccolissimo, il soggetto. I giochi di ombre che indicano precarietà e una fine che non sarà certamente lieta.

Welles, che aveva già stupito gli americani coi suoi geniali interventi radiofonici (famoso quello dell'invasione della terra da parte dei marziani, tanto realistico da sconvolgere il paese), li stupì con un film che rappresentava l'esatto opposto del sogno americano raccontando la vicenda di un eroe che finisce male. Welles si ispirò alla vera storia dell'editore William Hearst e introdusse per primo nel cinema la pratica, seppur popolare, freudiana, alla quale avrebbe presto attinto un grande maestro come Hitchcock. Il film esce dal quadro del suo tempo, rimane un manifesto ancora valido.
da http://www.mymovies.it

 



   Scheda film    
        Quarto potere   
TITOLO ORIGINALE   Citizen Kane  
LINGUA ORIGINALE   Inglese  
PRODUZIONE   USA  
ANNO   1941  
DURATA   119'  
COLORE   B/N  
AUDIO   Mono  
RAPPORTO   1,37:1  
GENERE   Drammatico  
REGIA   Orson Welles    

INTERPRETI E PERSONAGGI

 
  •  Orson Welles: Charles Foster Kane
  • Joseph Cotten: Jedediah (Johnson/John) Leland
  • Everett Sloane: Mr. Bernstein
  • Dorothy Comingore: Susan Alexander Kane
  • Agnes Moorehead: Mary Kane
  • Ray Collins: James W. Gettys
  • Ruth Warrick: Emily Monroe Norton Kane
  • William Alland: Jerry Thompson
  • George Coulouris: Walter Parks Thatcher
  • Paul Stewart: Raymond, il maggiordomo
  • Philip Van Zandt: Mr. Rawlston
  • Fortunio Bonanova: Matiste, il baritono
  • Gus Schilling: Capo cameriere
  • Georgia Backus: Signorina Anderson
  • Harry Shannon: padre di Kane
  • Erskine Sanford: Herbert Carter
  • Sonny Bupp: figlio di Kane
  • Buddy Swan: Kane a otto anni
 
DOPPIATORI ITALIANI    Edizione originale (1945):
  • Augusto Galli: Charles Foster Kane

Edizione del 1965:

  • Emilio Cigoli: Charles Foster Kane
  • Renato Turi: Jedediah (Johnson/John) Leland
  • Oreste Lionello: Mr. Bernstein
  • Maria Pia Di Meo: Susan Alexander Kane
  • Dhia Cristiani: Mary Kane
  • Gualtiero De Angelis: James W. Gettys
  • Rita Savagnone: Emily Monroe Norton Kane
  • Pino Locchi: Jerry Thompson
  • Gianfranco Bellini: Walter Parks Thatcher
  • Cesare Barbetti: Raymond, il cameriere
  • Mario Feliciani: padre di Kane
  • Vinicio Sofia: Herbert Carter
  • Irma Gramatica: bibliotecaria
  • Sergio Graziani: direttore del giornale
  • Manlio De Angelis: Bones
  • Gino Cervi: Voce narrante
 
SOGGETTO   Orson Welles
 
SCENEGGIATURA
  Orson WellesHerman J. Mankiewicz  
FOTOGRAFIA   Gregg Toland  
MONTAGGIO   Robert Wise  
EFFETTI SPECIALI   Vernon L. Walker, a.s.c.  
MUSICHE   Bernard HerrmannCésar Franck (Sinfonia in re minore)
 
SCENOGRAFIA   Van Nest PolglasePerry Ferguson
 
COSTUMI   Edward Stevenson