Lunedì cinema - Cineforum 2021 - 2022

 

La Firma Cinema

Luned'Cinema 2021 | 2022
  

Era il 2 marzo 2020 quando proiettammo “Thelma & Louise” e poi più niente. Ad ottobre 2020 eravamo pronti a ripartire e proprio il giorno precedente la prima proiezione, arrivò la notizia che si chiudeva tutto. Da quel 2 marzo sono passati 20 mesi, più di un anno mezzo, e abbiamo capito cosa sia un mondo senza cinema. Un mondo più triste, più povero, più solo. Certo le piattaforme durante questo periodo ci hanno proposto un’offerta quasi infinita di film e serie tv. Ma andare al cinema è un’altra cosa: lasciare la propria casa, trovarsi con altre persone, condividere emozioni, guardare qualcosa più grande di noi, stare in silenzio, non interrompere il flusso d’immagini prima della parola fine...Sono tutte peculiarità che solo una visione in una sala possono regalarci.

Ed ecco che siamo nuovamente pronti ad una ripartenza, con un programma – in gran parte uguale a quello che non abbiamo potuto mostrarvi lo scorso anno – incentrato sulla commedia.
Ci sembrava che, dopo un periodo così buio, fosse bello ripartire con allegria! Ed ecco allora – prima della pausa natalizia – un ciclo di commedie di quei ragazzacci che rispondono al nome di “fratelli Coen”, un duo che alterna film durissimi sulla realtà americana e commedie al limite dell’assurdo.
Dopo Natale, sarà la volta di Mel Brooks e della sua stupefacente comicità fatta di parodie e commedie farsesche, spesso interpretate da Gene Wilder o Marty Feldman.
Sarà poi la volta delle più belle commedie sofisticate della storia del cinema, dirette un maestro ineguagliabile quale Ernst Lubitsch con divi come Miriam Hopkins, Greta Garbo e Carole Lombard.
Abbiamo tanto bisogne di ottimismo e sicuramente Frank Capra in questo è stato un maestro, durante un periodo storico durissimo come quello della Grande Depressione americana. Ci saranno titoli immortali quali “Accadde una notte”, “E’ arrivata la felicità”, “Arsenico e vecchi merletti” e “La vita è meravigliosa”.
Finiremo a marzo/aprile con un piccolo ciclo dedicato ad un genio comico francese – purtroppo mai ricordato abbastanza –: Jacques Tati.

Vi aspettiamo a partire dall’8 novembre all’Auditorium del conservatorio di Riva per una stagione scoppiettante! 
Buone visioni a tutti!
Ludovico Maillet

 

Articolo pubblicato su L'Adige il 7 novembre 2021

 

 

 

lunedìcinemacineforum  

  PROGRAMMA  2021 | 22    ARCO | RIVA DEL GARDA

         
         
  LA DISSACRANTE IRONIA DEI FRATELLI COEN
   
         
 RIVA DEL GARDA   lunedì 8 novembre Arizona Junior
di Joel e Ethan Cohen (USA 1987 - 93')
   
  lunedì 15 novembre Fratello, dove sei?
di Joel e Ethan Cohen  (USA 2000 - 106')
   
  lunedì 22 novembre
Il grande Lebowski
di Joel Cohen (USA 1997 - 117')
   
  lunedì 29 novembre Ave, Cesare
di Joel e Ethan Cohen (USA 1987 - 106')
   
         
       
  LA COMMEDIA DEMENZIALE DI MEL BROOKS    
         
 ARCO   lunedì 10 gennaio Per favore non toccate le vecchiette!
di Mel Brooks (USA 1968 88')
 
 
  lunedì 17 gennaio Mezzogiorno e mezzo di fuoco 
di Mel Brooks (USA 1974 - 93')
 
 
  lunedì 24 gennaio
L'ultima follia di Mel Brooks 
di Mel Brooks (USA 1976 - 87')
 
 
         
       
  LA LEGGEREZZA DI ERNST LUBITSCH    
         
 RIVA DEL GARDA   lunedì 31 gennaio Mancia competente 
di Ernst Lubitsch (USA 1932 - 83')
 
 
  lunedì 7 febbraio Partita a quattro 
di Ernst Lubitsch (USA 1933 - 90')
 
 
  lunedì 14 febbraio Ninotchka 
di Ernst Lubitsch (USA 1939 - 110')
 
 
  lunedì 21 febbraio Vogliamo vivere!
di Ernst Lubitsch (USA 1942 - 99')
 
 
         
       
  L'OTTIMISMO DI FRANK CAPRA    
         
ARCO  lunedì 28 febbraio Accadde una notte
di Frank Capra (USA 1934 - 105')
   
  lunedì 7 marzo
È arrivata la felicità 
di Frank Capra (USA 1936 - 115')
 
 
 
lunedì 14 marzo Arsenico e vecchi merletti
di Frank Capra (USA 1944 - 118')
 
 
  lunedì 21 marzo La vita è meravigliosa 
di Frank Capra (USA 1946 - 129')
 
 
         
       
  IL MONDO DI JACQUES TATI    
         
 RIVA DEL GARDA   lunedì 28 marzo Le vacanze di Monsieur Hulot
di Jacques Tati (Francia 1953 - 96')
   
  lunedì 4 aprile Mio zio 
di Jacques Tati (Francia, Italia 1958 - 110')
 
 
  lunedì 11 aprile Playtime - Tempo di divertimento
di Jacques Tati (Francia, Italia 1967 - 126')
 
 
         
         

  

Comune di Riva del Garda

Comune di Riva del Garda

       
Comune di Arco 

 Comune di Arco

Inizio proiezioni ore 21.00
Riva del Garda - Auditorium del Conservatorio
Arco - Palazzo dei Panni

Il programma potrà subire variazioni

 

Federazione Italiana Cineforum



La Firma Cinema

Ingresso con tessera FIC valida per l'intera stagione
Euro 12.00, 5.00 per gli studenti fino a 25 anni

Prenotazione su Eventbrite
Accesso consentito senza prenotazione la sera
della proiezione, fino ad esaurimento posti
 

Per informazioni:
 
Comune di Riva del Garda
Unità Operativa Attività Culturali, Sport e Turismo
Telefono 0464 573918
www.comune.rivadelgarda.tn.it



Comune di Arco
Servizio Attività Culturali
Telefono 0464 583619
www.comune.arco.tn.it

 


Cinema Estate 2021

 

Cinema Estate
Dal 3 al 31 agosto 2021

Tre serate con film muti accompagnati da musica eseguita dal vivo da Massimo Giuntoli, Gerardo Chimini e Marco Dalpane con l'ensemble Musica nel buio.



Cinema Estate 2021

 

VIVA LO SPORT Regia di Fred C. Newmeyer, Sam Taylor. Un film con Harold Lloyd, Jobyna Ralston, Brooks Benedict. Titolo originale: The Freshman. Genere Comico - USA, 1925, durata 65 minuti. 
Nel 1990, il film è entrato nella Lista di film preservati nel National Film Registry presso la Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Nel 2000 l'AFI lo ha inserito al 79º posto nella lista delle cento migliori commedie americane di tutti i tempi.
Uno studente di origini campagnole si iscrive alle gare di sport organizzate dal suo college sperando di mettersi in luce. Pieno di entusiasmo, ma sgraziato e inesperto, viene fatto oggetto di burle da parte dei compagni fino a quando, quasi per caso, riesce a segnare il punto che porta alla vittoria la sua squadra. Il grande Harold Lloyd al suo meglio.

La casa stregata di Buster Keaton (1921)LA FEBBRE DELL'ORO (The Gold Rush). Regia di Charles Chaplin. Con Charles Chaplin, Mack Swain, Tom Murray, Henry Bergman, Georgia Hale, Malcolm Waite. Comico, USA 1925, durata 82 minuti. UN CAPOSALDO DELLA STORIA DEL CINEMA.
Un omino, cercatore d'oro solitario, affronta i rischi e i pericoli dell'algido Klondike per trovare la ricchezza. Incontra prima il temibile Black Larsen per poi instaurare un sodalizio con il robusto Giacomone in cui si imbatte accidentalmente cercando un rifugio in una baracca di legno. I due dovranno cercare di sopravvivere insieme alla fame e al freddo. Quando l'omino si recherà nel paese vicino ci troverà l'amore.
Chaplin realizza questo film dopo l'insuccesso commerciale de La donna di Parigi. Il suo affezionato pubblico non ha gradito che smettesse i panni del Vagabondo così il regista, favorevolmente impressionato da alcune foto scattate a fine Ottocento ai cercatori d'oro, ritiene di poter far tornare sullo schermo il personaggio di Charlot. Il che accadrà dopo 15 mesi dall'avvio del progetto e dopo ben 170 giorni di lavorazione. Come spesso gli accadeva la sua vita privata finì anche in questo caso con l'interferire con il film. L'attrice Lita Grey, scelta per il ruolo femminile, rimase incinta (il matrimonio riparatore in Messico lontano dai riflettori durerà due anni) e venne sostituita con Georgia Hale.

LA CASA STREGATA, nota anche come La casa dei fantasmi (The Haunted House) è una comica muta scritta, diretta e interpretata da Buster Keaton e Eddie Cline (quest'ultimo recita in una piccola parte).
Un impiegato di banca viene rapinato da una banda che ha rifugio in una casa che loro fanno credere stregata a tutti per allontanare la gente dai loro affari. 

IL TEATRO (The Playhouse) è un cortometraggio del 1921 diretto da Buster Keaton e Eddie Cline.
Tra i cortometraggi più celebri di Keaton, spicca per l'uso degli effetti speciali che moltiplicano il protagonista in decine di ruoli. L'attore compare in molti di essi contemporaneamente sullo schermo, ben 9 nella sequenza dell'orchestra.
Su questo punto, Keaton scrive nella sua autobiografia: "Nel 1921 per far questo ci volevano dei trucchi fotografici che non erano mai stati provati prima. In quei giorni una doppia esposizione di un attore faceva strabuzzare gli occhi al pubblico, era considerata un miracolo della scienza. Ma i miei operatori riuscirono a mostrare ben nove Buster Keaton sullo schermo allo stesso tempo".
Primo dei suoi film per la First National, venne girato durante la sua convalescenza per la rottura della caviglia avvenuta durante le riprese di La casa elettrica (1922).

LA BARCA (The Boat) è un cortometraggio del 1921 di Buster Keaton e di Eddie Cline.
Il nome della barca (Damfino) è un gioco di parole dall'Inglese, che viene utilizzato da Keaton alla fine del film, per l'ultima battuta. Dopo il naufragio, la moglie gli chiede "Dove siamo?" e lui risponde "Damfino" che è la contrazione di "Damned if I know", cioè "(Che io sia) dannato se lo so". 




     
03 agosto 2021

VIVA LO SPORT
con Harold Lloyd


(76' - Comico, USA 1925)
Regia di Sam Taylor, Fred C. Newmeyer

Commento musicale dal vivo
Composto ed eseguito da Massimo Giuntoli
  Viva lo sport (con Harold Lloyd - 1925)
 

La febbre dell'oro (di Charlie Chaplin - 1925)
 

17 agosto 2021

LA FEBBRE DELL'ORO
di Charlie Chaplin


(81' - Comico USA 1925)
Regia di Charlie Chaplin


Commento musicale dal vivo
Composto ed eseguito da Gerardo Chimini

 
31 agosto 2021

LA CASA STREGATA
(21' - Comico USA 1921)

IL TEATRO
(22' - Commedia USA 1921)

THE BOAT
(26' - Comico USA 1921)

Regia di Buster Keaton, Eddie Cline

Commento musicale dal vivo
ensemble Musica nel buio 
Musiche originali di Marco Dalpane
Marco Zanardi, sax tenore, clarinetto - Alberto Capelli, chitarra - Claudio Trotta, batteria - Marco Dalpane, pianoforte e composizione

 
 
The boat (di Buster Keaton - 1921)

Il teatro (di Buster Keaton 1921)
     
     


   
Cortile interno della Rocca
Piazza Cesare Battisti 2 - Riva del Garda (TN)

In caso di maltempo le proiezioni si svolgono
all'Auditorium del Conservatorio


Cortile interno della Rocca
 






Ore 21.30 - Ingresso libero.
con prenotazione obbligatoria su www.eventbrite.it

Prima di ogni proiezione Museo di Riva del Garda. Ingresso libero.
03, 17 e 31.08.2021 ore 20.30
VISITA GUIDATA
Intrepidi collegamenti. Mobilità, immagini, cinema e storie dell'Alto Garda tra presente e passato in compagnia del Museo Alto Garda.
Ingresso libero, prenotazione obbligatoria su www.eventbrite.it

     

  

 

 

 LunedìCinema 2021 | 2022
  

LA DISSACRANTE IRONIA DEI FRATELLI COEN
Arizona Junior (USA 1987)



A furia di incontrarsi in prigione - lei poliziotta e fotografa dei nuovi ospiti, lui rapinatore di supermarket - Herbert I Mc Donnough ed Edwina si sono sinceramente innamorati. Si sposano ma dal loro matrimonio niente figli. Poiché in città la moglie di Nathan Arizona un ricco commerciante, ne ha avuti addirittura cinque in un parto plurigemellare, loro pensano bene di portarne via uno. Le cose però si complicano, quando una notte arrivano in casa di H.I. i fratelli Gaie ed Evelle Snopes suoi ex-compagni di cella, un po' svitati e ora evasi, ma non tanto stupidi da non capire che il vispo frugoletto - Arizona - che si muove carponi sul pavimento è proprio quello per il quale il padre darà 25.000 dollari a chi lo riporta al nido. Il colpo pare facile e i due evasi fuggono con il piccolo in una corsa spericolata. Durante una rapina ad una banca, se lo perdono per strada, mentre sono inseguiti sia da H.I. e da Edwina disperati quanto decisi a ricuperarlo, sia da un trucibaldo in moto, a cui il commerciante ha dato incarico di ritrovargli il figlio. Nella sarabanda tra corse affannose, lacrime di Edwina e frenesie generali, finisce che i due evasi smarriscono il bambino e il trucibaldo salta per aria (grazie ad una bomba a mano che durante una colluttazione H.I. gli ha staccato dal giubbotto). Il piccolo Arizona viene riportato indenne e sorridente da mamma e papà, con vivo dolore dei genitori i quali rinunciano dignitosamente al compenso. Resta a loro la speranza di avere un giorno - con l'amore - la possibilità di fondare una dinastia.

NOTE
- IL FILM E' STATO UNO DEI PIU' GRANDI SUCCESSI DI CRITICA AL FESTIVAL DI CANNES DEL 1987, DOVE E' STATO PRESENTATO FUORI CONCORSO.

CRITICA
"Film frastornante, in cui c'è di tutto e questo tutto è volutamente dilatato, debordante e slabbrato con immagini e ritmi che puntano sul grottesco e con accenti smaccatamente parodistici. Il cast è valido". (Segnalazioni Cinematografiche)


da: Cinematografo.it Fondazione Ente dello spettacolo

    

 

 

 

 

 

   Scheda 

           
   
  • Durata: 93'
  • Colore: Colore
  • Genere: COMICO
  • Specifiche tecniche: Aspect ratio 1,85:1
  • Produzione: TED PEDAS, JIM PEDAS, BEN BARENHOLTZ
  • Distribuzione: FOX (1987) - 20TH CENTURY FOX HOME ENTERTAINMENT - DVD 20TH CENTURY FOX (2002)
  • Regia: Joel Coen
  • Attori: 
    Nicolas Cage  - H.I. Mc Donnough
    Holly Hunter  - Edwina
    Trey Wilson  - Nathan Arizona
    John Goodman  - Gale Snopes
    William Forsythe  - Evelle Snopes
    Randall 'Tex' Cobb  - Leonard Smalls
    Sam McMurray  - Glen
    Frances McDormand  - Dot
    T. J. Kuhn  - Nathan Junior
    Lynne Dumin Kitei  - Florence Arizona
  • Soggetto: Joel Coen, Ethan Coen
  • Sceneggiatura: Joel Coen, Ethan Coen
  • Fotografia: Barry Sonnenfeld
  • Musiche: Carter Burwell
  • Montaggio: Michael R. Miller
  • Scenografia: Jane Musky
  • Costumi: Richard Hornung
  • Effetti: Peter Chesney
   
       


 

 
 
 

 

 LunedìCinema 2021 | 2022
  

LA DISSACRANTE IRONIA DEI FRATELLI COEN
Fratello, dove sei? (USA 2000)



Fratello, dove sei?, ottavo film dei fratelli Joel e Ethan Coen, esce nei cinema nel 2000, due anni dopo il loro precedente lavoro, Il Grande Lebowski.
Con la storia di tre detenuti che evadono per recuperare un tesoro nascosto da uno di loro e, durante il viaggio, vanno incontro a mille peripezie, i registi costruiscono un film fatto di citazioni, riferimenti storici, letterari e musicali, che riesce a tenere tutti gli ingredienti in un equilibrio perfetto. Elemento portante e unificante è l’ironia stralunata e irriverente tipica dei Coen, il cui bersaglio sono, prima di tutto, gli stessi protagonisti.

Odissea e dintorni
Prima fonte per la costruzione della trama è l’Odissea – come dichiarato esplicitamente con la citazione diretta dei primi versi del poema, prima dei titoli di testa –, a cui i Coen hanno affermato di essersi ispirati pur non avendola mai letta integralmente. Anche il poema fondativo della letteratura occidentale è sottoposto però alla “cura Coen”, che consiste in un ribaltamento delle situazioni e dei personaggi all’insegna di quell’ironia che, come si è detto, è la cifra stessa del film. Ecco, dunque, che quell’Odisseo “dal multiforme ingegno”, re e condottiero astuto e valoroso, diventa Everett Ulysses McGill (George Clooney), imbroglione logorroico capace di convincere i suoi ingenui compagni di galera, Pete Hogwallop (John Turturro) e Delmar O’Donnell (Tim Blake Nelson), ad evadere, promettendo loro di spartire il bottino di una rapina. Il fine taciuto da Everett è in realtà quello di tornare da sua moglie Penny (Holly Hunter), che, al contrario della fedele Penelope del poema omerico, è in procinto di risposarsi.

Fratello, dove sei?Durante il viaggio i tre si imbattono in ogni genere di (dis)avventure e personaggi che rimandano appunto all’
Odissea. Allora l’indovino Tiresia è un vagabondo cieco che predice loro il futuro all’inizio del tragitto; Omero, da aedo che canta le vicende di Odisseo, si trasforma in proprietario di uno studio radiofonico che permette a Everett e compagni di registrare una canzone che li renderà famosi in tutto lo stato; le anime dei morti incontrate nell’Ade sono incarnate da una congregazione religiosa che celebra il battesimo in un fiume; tre splendide ragazze dalla voce incantatrice sostituiscono le sirene; Polifemo è un subdolo venditore di Bibbie con un occhio solo e una grande capacità affabulatoria. Il tutto è calato nella realtà americana degli anni ’30, in un Mississippi duramente colpito dalla grande depressione. È grazie a questo sfondo storico che vengono efficacemente trasfigurati gli episodi omerici, inseriti senza incoerenze nell’ambiente dell’epoca, che si definisce anche grazie a precisi riferimenti come quelli al gangster George “Babyface” Nelson e al chitarrista Tommy Johnson, oppure alla campagna per le elezioni di governatore e al Ku Klux Klan.

Musica e citazioni
Fondamentale è la colonna sonora, vero e proprio connettore del film. La musica è sempre presente, dalla sequenza iniziale con i detenuti che cantano, alla campagna elettorale, fino al raduno del KKK. Molti pezzi sono cantati per intero, come in un musical, primo fra tutti “Man of Constant Sorrow”, la canzone registrata dal gruppo improvvisato dai tre protagonisti e dal chitarrista Tommy Johnson. Un flusso musicale curato da T-Bone Burnett, che si ispira innanzitutto al folk-blues degli Appalachi, senza però escludere gospel, country, blues, swing e bluegrass, riflettendo appieno la realtà musicale dell’epoca.
Uno degli aspetti a cui è più legata la colonna sonora è l’utilizzo della musica nella campagna elettorale, con gruppi musicali che si esibiscono a sostegno dei candidati e il governatore Pappy O’Daniel che riconquista il favore dell’elettorato grazie all’intervento fortuito del gruppo dei protagonisti, i Soggy Bottom Boys (probabile riferimento al gruppo realmente esistito dei Foggy Mountain Boys).
Oltre all’ambito musicale, le citazioni rintracciabili nel film si estendono anche alla letteratura e al cinema, a partire dal titolo stesso, che in originale è O Brother, Where Art Thou?, esplicito riferimento ad un film di Preston Sturges, I Dimenticati (Sullivan’s Travel), in cui il protagonista progetta un film sulla grande crisi a partire da un viaggio per l’America (ma quello dei protagonisti è il rovesciamento del suo, in quanto egli cerca quella povertà da cui Everett e compagni vogliono scappare). Altri film citati sono Il Mago di OzNascita di una Nazione e Nick Mano Fredda, mentre, oltre all’Odissea, in ambito letterario è possibile riconoscere riferimenti a Moby Dick.

Fratello, dove sei? si può quindi definire “una storia costruita su altre storie”, con rimandi e citazioni, che non sminuiscono affatto il risultato, ma al contrario dimostrano come spesso non sia importante la “novità” della trama, quanto la capacità di saperla raccontare in modo diverso. Attraverso un’ironia dissacrante, che non è denigratoria, i Coen si appropriano del materiale narrativo e lo reinventano nel loro stile. L’esito è un film coerente, in cui ogni aspetto è curato e funziona perfettamente, dall’interpretazione sopra le righe degli attori, alla fotografia di Roger Deakins, che, correggendo i colori brillanti fino ad arrivare ad un effetto smorzato e quasi seppia, bilancia visivamente l’esuberanza della trama.

da: http://www.cinemagazzino.it/

    

 

 

 

 

 

   Scheda 

     
     
   
  • Durata: 106'
  • Genere: grottescoavventuracommediadrammatico
  • Specifiche tecniche: Aspect ratio 2,39:1
  • Produzione: Tim BevanEric Fellner
  • Distribuzione italiana: United International Pictures
  • Regia: Joel Coen e Ethan Coen
  • Attori: 

    George Clooney: Everett Ulysses McGill
    John Turturro: Pete Hogwallop
    Tim Blake Nelson: Delmar O'Donnell
    Charles Durning: Pappy O'Daniel
    John Goodman: Big Dan Teague
    Michael Badalucco: George "Babyface" Nelson
    Holly Hunter: Penelope Wharvey McGill
    Stephen Root: Lund
    Chris Thomas King: Tommy Johnson
    Wayne Duvall: Homer Stokes
    Daniel von Bargen: Sceriffo Cooley
    J.R. Horne: membro dello staff di Pappy
    Brian Reddy: membro dello staff di Pappy
    Frank Collison: Wash Hogwallop

  • Soggetto: Joel Coen, Ethan Coen
  • Sceneggiatura: Joel Coen, Ethan Coen
  • Fotografia: Roger Deakins
  • Musiche: T Bone BurnettCarter Burwell
  • Montaggio: Joel Coen, Ethan Coen
  • Scenografia: Nancy Haigh
  • Effetti: Peter Chesney
 


Fratello, dove sei?
 
       


 

 
 
 

 

 LunedìCinema 2021 | 2022
  

LA DISSACRANTE IRONIA DEI FRATELLI COEN
Il grande Lebowsky (USA 1998)



Due sicari inviati dal pornografo Treehorn irrompono nell'appartamento di Jeff Lebowski, detto Drugo, giocatore di bowling disoccupato e nostalgicamente legato agli anni Settanta. Quando capiscono di aver commesso un errore perché il Jeff Lebowski che hanno davanti non è il miliardario di Pasadena che cercano, vanno via dopo aver sporcato il tappeto dell'ingresso. Deciso a ottenerne uno nuovo, Drugo piomba in casa del suo omonimo, ma entra in un gioco più grande di lui: Bunny, la moglie del miliardario, è stata rapita, e ora tocca a lui consegnare i soldi del riscatto. Insieme ai suoi amici, parte per un'avventura che si rivelerà più complicata e pericolosa di quanto sembra...

NOTE
- PRESENTATO AL FESTIVAL DI BERLINO 1998.

CRITICA
"Un quarantenne che non riesce ad adattarsi all'evolversi dei tempi e vive in maniera un po' stordita e ingenua i problemi della vita quotidiana è al centro della storia, che si propone come la radiografia di un luogo, la California, visto come il centro di destini e di emozioni più generali. Drugo è un disadattato che non diventa perdente ed anzi si pone come punto di riferimento intorno al quale si sviluppa una precisa denuncia delle molte amarezze dell''american way of life'. Raccontato con tono di ballata sincera e triste, cadenzato da ironiche parodie dei 'generi' del cinema americano (il musical, la commedia...), il film assume toni via via più marcatamente grotteschi, che lo rendono originale e interessante." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 126, 1998)

"Un buon compleanno coi fiocchi quasi natalizi. È quanto il distributore/esercente The Space Movies ha deciso di regalare a Joel Coen in occasione del suo 60 compleanno avvenuto a fine novembre. Ecco dunque tornare 'in grande' 'The Big Lebowski', capolavoro di scorrettezza e black humour, divenuto subito 'cult' indiscusso del 1998, specie grazie all'irresistibile personaggio Jeffrey 'Drugo' Lebowski, interpretato da un formidabile Jeff Bridges." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 11 dicembre 2014)


da: Cinematografo.it Fondazione Ente dello spettacolo

    

 

 

 

 

 

   Scheda 

           
 
  • Durata: 117'
  • Colore: Colore
  • Genere: GROTTESCO
  • Produzione: ETHAN COEN, TIM BEVAN, ERIC FELLNER PER WORKING TITLE, POLYGRAM FILMED ENTERTAINMENT
  • Distribuzione: CECCHI GORI DISTRIBUZIONE (1998), THE SPACE CINEMA (2014) - DVD E BLU-RAY: CG HOME VIDEO (2002, 2010)
  • Riedizione 2014
  • Data uscita 15 Dicembre 2014
  • Regia: Joel Coen, Ethan Coen - (non accreditato)
  • Attori:
    • Jeff Bridges - Jeff Lebowski
    • John Goodman - Walter Sobchak
    • Julianne Moore - Maude Lebowski
    • Steve Buscemi - Donny
    • David Huddleston - Jeffrey Lebowski, il miliardario
    • Philip Seymour Hoffman - Brandt
    • Tara Reid - Bunny Lebowski
    • John Turturro - Jesus Quintana
    • Jimmie Dale Gilmore - Smokey
    • Ben Gazzara - Jackie Treehorn
    • Mark Pellegrino - Blond Treehorn Thug
    • Sam Elliott - Lo straniero
    • Philip Moon - Scagnozzo di Treehorn
    • David Thewlis - Knox Harrington
    • Peter Stormare - Nichilista
    • Torsten Voges - Nichilista
    • Flea - Nichilista
    • Jon Polito - Da Fino
    • Jerry Haleva - Saddam Hussein
  • Soggetto: Joel Coen, Ethan Coen
  • Sceneggiatura: Joel Coen, Ethan Coen
  • Fotografia: Roger Deakins
  • Musiche: Carter Burwell - "Requiem" di Mozart e "Quadri per una esibizione" di Mussorgsky
  • Montaggio: Tricia Cooke, Roderick Jaynes (Ethan Coen) - (non accreditato), Roderick Jaynes (Joel Coen) - (non accreditato)
  • Scenografia: Rich Heinrichs
  • Arredamento: Chris L. Spellman
  • Costumi: Mary Zophres
  • Effetti: Jenek Sirrs
 Il grande Lebowsky  
       


 

 
 
 

 

 LunedìCinema 2021 | 2022
  

LA DISSACRANTE IRONIA DEI FRATELLI COEN
Ave, Cesare (USA 1987)


Il lavoro di Eddie Mannix come "fixer" dello studio inizia ancor prima dell'alba, quando deve arrivare prima della polizia per scongiurare l'arresto di una delle stelle della Capitol Pictures fermata per comportamenti poco ortodossi. Un lavoro mai noioso e senza orari. Ogni film prodotto dallo studio porta grane e Mannix ha il gravoso compito di trovare una soluzione per tutto. È l'uomo capace di far ottenere al prossimo film ispirato alle pagine delle Bibbia la benedizione delle autorità religiose, come la persona giusta per convincere e trattenere lo scontento regista Laurence Laurentz che vuole sbarazzarsi della star del western Hobie Doyle per il suo prossimo sofisticato lavoro prodotto dalla Capitol. Mentre corre dall'emergenza di un divo al dramma di un altro, Mannix deve fare i conti con i problemi personali della sensazionale DeeAnna Moran o trovare una spiegazione plausibile sugli ultimi sospetti comportamenti della superstar Burt Gurney. Come se le paturnie di questi enormi ego non fossero abbastanza per iniziare la giornata, Mannix deve confrontarsi con la più difficile crisi della sua carriera: uno degli attori più amati al botteghino, Baird Whitlock, è stato rapito proprio nel bel mezzo della produzione del peplum, "Ave, Cesare! - Hail, Caesar!", e un misterioso gruppo che si fa chiamare "Il Futuro" ha rivendicato il rapimento: o lo studio è pronto a sborsare oltre 100.000 dollari o possono scordarsi la loro gallina dalle uova d'oro. Passando da un problema all'altro, Mannix deve necessariamente evitare ogni possibile fuga di notizie, soprattutto per scongiurare la presenza dei nomi delle star dello studio sulle colonne di gossip scritte da due ostili sorelle, Thora e Thessaly Thacker. In realtà, si tratta solo dei nomi che non provengono dalle storie inventate che ogni tanto lascia uscire per una facile promozione con le lettrici delle due giornaliste. Per quest'uomo si tratta solo della solita giornata di lavoro.

RECENSIONE di Simone Porrovecchio
Ave, Cesare!
 
dei fratelli Coen è un appassionato divertissement dall’ironia tagliente e tecnicamente perfetto. Una dichiarazione d’amore per il cinema, e Hollywood. Una pellicola che non pretende di dire tutto a tutti, ma che dirà molto a tanti: fan di Hollywood, marxisti, scienziati delle religioni e amanti di musical e noir. Joel e Ethan Coen, che Ave, Cesare! l’hanno scritto e girato, lanciano i talenti del loro grande ensemble nel loro mondo immaginario simile a un grande negozio di giocattoli, come un elicottero da combattimento lancia la sua truppa d’elite in territorio nemico.
Tilda Swinton è una doppia giornalista gemella; Scarlett Johansson è la sirenetta di musical acquatici, casto sogno erotico dei pudici anni 50; Alden Ehrenreich è un cowboy (il riferimento a John Wayne è quasi sentimentale) ignorante e bravissimo; Channing Tatum è una specie di divo à la Gene Kelly maestro del tip tap; George Clooney il divo di Hollywood da epos biblico, e maschera di se stesso. Questa complessa scultura cinematografica viene tenuta insieme dal boss produttore Josh Brolin, che salva, cura, rimedia, tiene duro e vince. L’associazione teologica è evidente: Brolin è un uomo che attraversa, e supera, la pesante crisi esistenziale di metà vita grazie alla fede. All’inizio e alla fine della storia si confessa. Ma non lo fa per chiedere pulizia morale e solidità di spirito, bensí per confermarle, per aprire gli occhi sulla bontà di un’anima. Brolin è Eddie Mannix, il responsabile delle star per gli studi della Capitol. Un manager genitore punto di riferimento imprescindibile per le schiere di dive e divi dalle anime in crisi. Il progetto più importante in cantiere è Ave, Cesare – Un Racconto del cristo. Protagonista Clooney legionario romano, improvvisamente rapito da un gruppo di fantomatici marxisti.
Un classico one-man noir che poco mette in discussione e tanto ci ricorda di quanto un’intrattenimento di qualità è, e resta, una delle virtùdecisive dell’arte cinematografica. La serietà della prova di coscienza cui è sottoposto l’eroe Brolin è l’amalgama più convincente di tutta la storia. Un grande film dei fratelli Coen, attestato di un talento liberato senza sforzi, leggero e autentico.

NOTE
- FILM D'APERTURA AL 66. FESTIVAL DI BERLINO (2016).
- CANDIDATO ALL'OSCAR 2017 PER LA MIGLIOR SCENOGRAFIA.

CRITICA
"(...) perfettissimo James Brolin (...) bravissimo Alden Ehrenreich (...) due perfide Swinton al prezzo di una (...) Johansson copia conforme di Esther Williams (...) strepitoso Channing Tatum (...). Nell'incastro di cinema e vita, delizia cinefila, i Coen non scelgono la nostalgia né il mito ma follia e manipolazione (la montatrice Frances McDormand Coen si strangola con la pellicola) e il Cristo sandalone (riferimento forse non così casual) si specchia negli occhi magistralmente inespressivi del centurione Clooney nel circo di nani e ballerine, dove ognuno è l'uomo che non c'era: tutto virtuale, digitale. Divertentissimo, cinico, senza speranza se non nel business." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 10 marzo 2016)

"(...) forse non sarà un risultato all'altezza dei più memorabili messi a segno dagli impareggiabili fratelli (...), ma di sicuro è un gran divertimento. Tanto riuscito da essere in grado di dare soddisfazione al comune spettatore in cerca di evasione come al più sofisticato conoscitore dell'epoca e dell'epopea cinematografica evocata. (...) Mentre la storia centrale vede sparire dai radar il protagonista della più importante produzione in corso (...) (si tratta di George Clooney, stoico nell'immolarsi nella parte del fesso), tutto intorno si agita un piccolo mondo di ridicoli drammi che il vecchio Eddie Mannix deve governare. Quello, il cinema di Hollywood ancora (e non per molto) all'apice della sua potenza, la cui pochezza si stenta a credere tanto influente, ancora custode del segreto della propria magia incantatrice dietro la quale si cela un'umanità dalle risorse culturali e dal quoziente intellettivo più che limitati. 'Bestiame', attori e attrici segnatamente, come con cattiveria ebbe a dire Alfred Hitchcock. Ogni risvolto si richiama a uno dei 'generi' che all'epoca trascinavano legioni di fan a riempire le sale e ad ammirare i loro beniamini dello schermo. (...) Leggerezza da manuale. Compiaciuta immersione vintage che forse non lascerà il segno ma che porta comunque il segno di uno stile d'impareggiabile brillantezza." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 10 marzo 2016)

da: Cinematografo.it Fondazione Ente dello spettacolo

    

 

 

 

 

 

   Scheda 

           
 
  • Durata: 106'
  • Colore: Colore
  • Genere: COMMEDIA
  • Specifiche tecniche: ARRIFLEX 535B, 35 MM
  • Produzione: JOEL E ETHAN COEN, ERIC FELLNER E TIM BEVAN PER WORKING TITLE FILMS, MIKE ZOSS PRODUCTIONS
  • Distribuzione: UNIVERSAL PICTURES INTERNATIONAL ITALY
  • Data uscita 10 Marzo 2016
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  • Regia: Ethan Coen, Joel Coen
Attori: 
  • Josh Brolin - Eddie Mannix
  • George Clooney - Baird Whitlock
  • Alden Ehrenreich - Hobie Doyle
  • Ralph Fiennes - Laurence Laurentz
  • Jonah Hill - Joe Silverman
  • Scarlett Johansson - DeeAnna Moran
  • Frances McDormand - C.C. Calhoun
  • Tilda Swinton - Thora Thacker/Thessaly Thacker
  • Channing Tatum - Burt Gurney
  • Veronica Osorio - Carlotta Valdez
  • Michael Gambon - Narratore
  • Heather Goldenhersh - Natalie
  • Alison Pill - Sig.ra Mannix
  • Clancy Brown - Gracchus
  • John Bluthal - Professor Marcuse
  • Alex Karpovsky - Sig. Smitrovich
  • Geoffrey Cantor - Sid Siegelstein
  • Christopher Lambert - Arne Slessum
  • Basil Hoffman - Stu Schwartz
  • Natasha Bassett - Gloria DeLamour
  • Fred Melamed - Fred
  • Mather Zickel - Chunk Mulligan
  • Clement von Franckenstein - Senatore Sestimus Amydias
  • Jacob Witkin - Saul of Tarsus
  • Emily Beecham - Dierdre
  • Dolph Lundgren - Comandante sottomarino (non accreditato)
  • Soggetto: Ethan Coen, Joel Coen
  • Sceneggiatura: Ethan Coen, Joel Coen
  • Fotografia: Roger Deakins
  • Musiche: Carter Burwell
  • Montaggio: Roderick Jaynes (Joel Coen), Roderick Jaynes (Ethan Coen)
  • Scenografia: Jess Gonchor
  • Arredamento: Nancy Haigh
  • Costumi: Mary Zophres
  • Effetti: Dan Schrecker
 Ave, Cesare  
       


 

 
 
 

 

 LunedìCinema 2021 | 2022
  

LA COMMEDIA DEMENZIALE DI MEL BROOKS
Per favore non toccate le vecchiette! (USA 1968)


Il suo ultimo spettacolo è stato per Max Bialystock, anziano impresario teatrale, un fiasco enorme: per colmo della sfortuna è venuto a rovistare nei libri contabili un impiegato delle imposte, Léon Bloom, timido e impacciato, ma egualmente deciso a compiere il proprio dovere. Non fino in fondo, però: dotato di una insospettabile prontezza d'idee, Léon scopre che, fra tanti, il modo più sicuro di frodare fisco e finanziatori è proprio quello di mettere in scena un'opera destinata un sicuro, colossale insuccesso. Max, che può contare su alcune vecchiette che, trovandolo affascinante, non gli lesinano i soldi, coglie al volo il suggerimento di Léon, lo convince a diventare suo socio e, dopo aver frugato tra centinaia di copioni, si convince di aver messo finalmente le mani sul più orrendo: "La primavera di Hitler". Per costruitre un fiasco come si deve
e risarcire le sue vecchiette, Max affida quell'infelice parto letterario al più diffamato regista che trova sulla piazza e scrittura, come protagonista, un aspirante attore-cantante davvero impensabile. Ma, se la più brutta commedia della storia si trasformasse in un successo clamoroso?

NOTE
- NELLA VERSIONE ORIGINALE, LA VOCE DEL CANTANTE CHE SI ESIBISCE IN "SPRINGTIME FOR HITLER" E' DI MEL BROOKS.
- OSCAR 1968 A MEL BROOKS PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE.
- COREOGRAFIA: ALAN JOHNSON.
- NEL 2005 IL REGISTA MEL BROOKS NE HA DIRETTO UN REMAKE, "THE PRODUCERS - UNA GAIA COMMEDIA NEONAZISTA".

CRITICA
"Una originale satira, ottimamente sceneggiata, del pubblico moderno - che dallo spettacolo si attende non idee, ma solo 'evasione' - e, al tempo stesso, di quel teatro che gliela procura, assecondandone l'opacità intellettuale e spirituale. Eccellente l'interpretazione". ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 69, 1970)

"Nonostante l'attribuzione al film dell'Oscar per la migliore sceneggiatura, questa prima opera cinematografica di Mel Brooks non ha ottenuto a suo tempo l'attenzione che avrebbe meritato su diversi piani: come modello di una certa comicità sorniona e corrosiva della commedia americana; come lettera di presentazione di un autore personale e destinato a crescere; come satira del rapporto tra operatori dello spettacolo e i recettori; come presenza del cinema ebraico (e del teatro da cui deriva) nello spettacolo moderno. Da tenere presenti, comunque, tutte le qualità del film: le ottime interpretazioni, la caustica comicità, l'originalità dell'impostazione." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 87, 1979)

da: Cinematografo.it Fondazione Ente dello spettacolo

    

 

 

 

 

 

   Scheda 

           
 
  • Altri titoli: 
    • Les producteurs
    • Springtime for Hitler
    • Frühling für Hitler
  • Durata: 92'
  • Colore: C
  • Genere: COMMEDIA, MUSICALE
  • Specifiche tecniche: 35 MM, PATHECOLOR
  • Produzione: SIDNEY GLAZER PER CROSSBOW PRODUCTIONS, EMBASSY PICTURES CORPORATION, SPRINGTIME PRODUCTIONS
  • Distribuzione: EURO (1969) - CINERIZ (1979) - DOMOVIDEO, RICORDI VIDEO, BMG VIDEO (PARADE) - DVD: UNIVERSAL PICTURES INTERNATIONAL ENTERTAINMENT (2010)
  • Riedizione 1979
  • Regia: Mel Brooks
  • Attori: 
    Zero (Zero Mostel) - Max Bialystock
    Gene Wilder - Leo Bloom
    Dick Shawn - 'L.S.D.' - Lorenzo St. DuBois
    Kenneth Mars - Franz Liebkind
    Lee Meredith - Ulla
    Christopher Hewett - Roger De Bris
    Andreas Voutsinas (Andréas Voutsinas) - Carmen Ghia
    Estelle Winwood - Vecchietta
    Renee Taylor (Renée Taylor) - Eva Braun
    David Patch - Goebbels
    Bill Hickey (William Hickey) - L'ubriaco
    Barney Martin - Göring
    Shimen Ruskin - Il padrone di casa
    Frank Campanella - Il barista
    Josip Elic - Il violinista
    Madlyn Cates (Madelyn Cates) - La portinaia
    John Zoller - Critico teatrale
    Brutus Peck - Venditore di hot dog
    Anna Ives - Vecchietta
    Amelie Barleon - Vecchietta
    Elsie Kirk (Lisa Kirk) - Vecchietta
    Nell Harrison - Vecchietta
    Mary Love - Vecchietta
    Anthony Gardell - Aspirante Hitler (non accreditato)
    Arthur Rubin - Aspirante Hitler (non accreditato)
    Zale Kessler - Jason Green (non accreditato)
    Trent Gough - Aspirante Hitler (non accreditato)
    Robert Paget - Aspirante Hitler (non accreditato)
    Rusty Blitz - Aspirante Hitler (non accreditato)
    Bernie Allen - Aspirante Hitler (non accreditato)
    Ron Charles - Aspirante Hitler (non accreditato)

  • Soggetto: Mel Brooks
  • Sceneggiatura: Mel Brooks
  • Fotografia: Joseph Coffey
  • Musiche: John Morris - Musiche dirette da John Morris. I testi delle canzoni "We're Prisoners of Love" e "Springtime for Hitler" sono di Mel Brooks.
  • Montaggio: Ralph Rosenblum
  • Scenografia: Charles Rosen
  • Arredamento: James Dalton
  • Costumi: Gene Coffin
  • Effetti: Creative Opticals Inc.
 Per favore, non toccate le vecchiette!  
       


 

 
 
 

 

 LunedìCinema 2021 | 2022
  

LA COMMEDIA DEMENZIALE DI MEL BROOKS
Mezzogiorno e mezzo di fuoco (USA 1974)

Colorado, 1874. Rock Ridge piange la morte violenta dello sceriffo, mentre il malvagio governatore Hedley trama la più atroce delle beffe per quella operosa comunità di W.A.S.P. tutti di un pezzo: la nomina di uno sceriffo di colore. A dispetto del colore della pelle che gli attira immeritata ostilità, il prode Bart riuscirà a conquistarsi la fiducia e l'ammirazione dei concittadini riportando la legge nel piccolo paesino. Il tutto grazie all'aiuto di Waco Kid, un ex pistolero dal cuore tenero e dal grilletto isterico.

NOTE
- PER LA PRIMA EDIZIONE VEDI SEGNALAZIONI CINEMATOGRAFICHE VOL. 78.
- COREOGRAFIA: ALAN JOHNSON.
- LUNGHEZZA: 8,336 PIEDI.
- CANDIDATO ALL'OSCAR 1975 PER: MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA (MADELINE KAHN), MONTAGGIO E CANZONE ORIGINALE ("BLAZING SADDLES").

CRITICA
"Si tratta di un western caricaturale e buffonesco, dalle mille trovate, ma non del tutto originale e non perfettamente calibrato. La mancanza di originalità è forse voluta poiché innumerevoli sono le citazioni di film precedenti sino al punto che per gli amatori lo spettacolo può servire da test commemorativo. La mancanza di equilibrio, viceversa, è di danno sotto ogni punto di vista. Il passaggio continuo da buone trovate a sequenze tirate avanti alla buona fa calare di molto l'interesse di uno spettacolo ove certi arguti sottintesi e certe saporite allusioni sfuggono per il farsesco tono di scene che precedono e che seguono. Gli stessi temi di fondo, sui quali fa spicco l'antirazzismo, sono gravemente offuscati da dialoghi assai crudi e licenziosi che abbondano di allusioni salaci e di espressioni molto volgari. Un tale miscuglio di intelligenza e di banalità è davvero deplorevole." ('Segnalazioni cinematografiche', vol.78, 1975)
"Il ritorno di questo film, gradito come esempio di una comicità tipicamente americana (da 'Hellzapoppin' a 'Cat Ballou') è, nonostante la relativa vicinanza della prima edizione, molto interessante per una più approfondita conoscenza di Mel Brooks (qui anche come interprete di due personaggi diversissimi: il capo indiano e il governatore pazzo, libidinoso e del tutto incapace) del quale, tra l'altro, è recentemente riapparso anche il primo film: 'Per favore non toccate le vecchiette'. Mel Brooks si dimostra stravagante, dissacratore, nemico delle regole che pur conosce a fondo (il film è colmo di citazioni d'altre opere cinematografiche e di personaggi o di 'formule usuali', il tutto allegramente trasformato in burletta). La labilità del presupposto narrativo e il capriccioso passare da una trovata ad un'altra, possono dare l'impressione di disordine e di mancanza di idee di fondo. I temi, invece, ci sono ed emergono soprattutto da alcuni personaggi chiave (il famoso pistolero in disarmo, sottilissimamente interpretato da Gene Wilder; lo sceriffo negro; la Lilli von Shtupp che fa la caricatura di Marlène Dietrich) o da alcune scene emblematiche (la banda degli assalitori, composta da Arabi, da motociclisti teppisti, da nazisti, e così via; gli operai della ferrovia, negri o cinesi; la popolazione del villaggio, eccetera). Per quanto questa riedizione disti pochi anni dalla prima (...), le volgarità di alcune battute o la meschinità di talune situazioni appaiono meno urtanti che nel passato e si ravvisano più facilmente nel loro intento di mettere alla berlina certi modi di vivere o di fare del cinema." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 89, 1980)

da: Cinematografo.it Fondazione Ente dello spettacolo

    

 

 

 

 

 

   Scheda 

           
 
  • Altri titoli: 
Le shérif est en prison
Der wilde wilde Westen
Sillas de montar calientes
  • Durata: 95'
  • Colore: C
  • Genere: COMICO, WESTERN
  • Specifiche tecniche: PANAVISION, 35 MM (1:2.35) - TECHNICOLOR
  • Produzione: MICHAEL HERTZSBERG PER CROSSBOW PRODUCTIONS, WARNER BROS.
  • Distribuzione: P.I.C. (1975) - WARNER HOME VIDEO (MINI SCUDI) - DVD: WARNER HOME VIDEO
  • Riedizione 1980
  • Regia: Mel Brooks
  • Attori: 

Cleavon Little - Bart,
Gene Wilder - Jim,
Slim Pickens - Taggart,
David Huddleston - Olson Johnson,
Liam Dunn - Reverendo Johnson,
Harvey Korman - Hedley Lamarr,
Madeline Kahn - Lili Von Shtupp,
Mel Brooks - Governatore William J. Lepetomane/Capo Indiano,
Burton Gilliam - Lyle,
Alex Karras - Mongo,
John Hillerman - Howard Johnson,George Furth - Van Johnson,
Claude Ennis Starrett Jr. (Jack Starrett) - Gabby Johnson,
Carol Arthur - Harriet Johnson,
Richard Collier - Dottor Sam Johnson,
Charles McGregor - Charlie,
Robyn Hilton - Miss Stein,
Count Badie - Se stesso,
Dom DeLuise,
Karl Lucas (Karl Lukas),
Anne Bancroft - (non accreditata)

  • Soggetto: Andrew Bergman
  • Sceneggiatura: Alan Uger, Norman Steinberg, Richard Pryor, Mel Brooks, Andrew Bergman
  • Fotografia: Joseph F. Biroc
  • Musiche: John Morris - La canzone "Blazing Saddles" (musica: John Morris; testo: Mel Brooks) è interpretata da Frankie Laine.
  • Montaggio: John C. Howard, Danford B. Greene
  • Scenografia: Peter Wooley
  • Arredamento: Morey Hoffman
  • Costumi: Nino Novarese (Vittorio Nino Novarese), Tom Dawson (Thomas S. Dawson)
  • Effetti: Douglas Pettibone
 Mezzogiorno e mezzo di fuoco  
       


 

 
 
 

 

 LunedìCinema 2021 | 2022
  

LA COMMEDIA DEMENZIALE DI MEL BROOKS
L'ultima follia di Mel Brooks (USA 2003)

 

In originale s’intitola Silent Movie, ovvero film muto, ma L’ultima follia di Mel Brooks non è un film muto. Anzi, è perfino nel Guinness dei primati per il film sonoro con il minor numero di parole: una. Nella gag forse più celebre del film, infatti il celebre mimo Marcel Marceau dice la prima e unica parola della sua carriera: “NO!”.

Ma lo sappiamo che dei paradossi Mel Brooks ha fatto un’arte e infatti nella sua parodia dei film muti il regista utilizza anche la musica come una gag, quando sulla didascalia di New York l’orchestra suona San Francisco per poi interrompersi e attaccare I’ll Take Manhattan. E paradossale è anche la trama del film, satira del mondo di Hollywood che tra anni Venti e anni Settanta forse non è cambiato molto: il protagonista è lo stesso Brooks che, assieme a due improbabili soci (Marty Feldman e Dom DeLuise) cerca di convincere gli studios a produrre il più grande film muto mai fatto dalla fine del muto. E per riuscirci e impedire agli studios di fallire, deve convincere anche le più grandi star dell’epoca (da Paul Newman a Burt Reynolds, da James Caan a Liza Minnelli fino ad Anne Bancroft) ad accettare un ruolo.

L'ultima follia di Mel BrooksUna raccolta di gag, come molti dei film di Brooks e come moltissimi dei lungometraggi comici del muto, in cui la costruzione visiva dell’umorismo è anche un modo per riflettere sul mondo, in questo caso meta-linguisticamente per lanciare qualche frecciata all’industria del cinema, al suo timore di rinnovarsi − anche se bisogna guardarsi alle spalle − e alla sua feroce avidità; una sorta di Cantando sotto la pioggia al contrario, in cui si immagina cosa potrebbe succedere allo star system e al cinema se il sonoro si spegnesse, se a contare fossero di nuovo solo i volti e i corpi. Non rinuncia alle sue celeberrime intemperanze vocali Mel Brooks, ma la sua ultima follia è un tripudio di circa un’ora e mezza di gag intese in senso classico, di corse, inseguimenti, scivoloni, capitomboli e torte in faccia, di precisione cronometrica nella costruzione del movimento degli attori e del montaggio, di utilizzo inventivo e buffo di codici e schemi consolidati, come a ripercorre e omaggiare l’epopea della comica finale, da Roach a Sennett, da Arbuckle ai mostri sacri Keaton e Chaplin. Una sorta di piccolo saggio sul suono e la sua assenza come veicolo di risata, un salto indietro che sembra anche anticipare le tendenze revisioniste del futuro (su tutte il The Artist di Hazanavicius).

da: mediacritica.it

    

 

 

 

 

 

   Scheda 

     
     
   
  • Durata: 86'
  • Colore: C
  • Genere: COMMEDIA
  • Specifiche tecniche: NORMALE DE LUXE COLORI
  • Produzione: CROSSBOW PRODUCTIONS
  • Distribuzione: FOX - 20TH CENTURY FOX HOME ENTERTAINMENT
  • Attori: 
    Mel Brooks  - Mel Spass
    Marty Feldman  - Bellocchio
    Dom DeLuise  - Trippa
    Sid Caesar  - Capo Dello Studio
    Harold Gould  - Trangugia
    Lee Delano  - Dirigente
    Liza Minnelli  - Se Stessa
    Liam Dunn  - Giornalaio
    Ron Carey  - Divora
    Burt Reynold  - Se Stessa
    Howard Hesseman  - Dirigente
    Al Hopson  - Dirigente
    Barry Levinson  - Dirigente
    Robert Lussier  - Proiezionista
    Marcel Marceau  - Se Stesso
    Chuck McCann  - Guardia
    Erica Hagen  - Bionda
    Henry Youngman  - Uomo
    Rudy De Luca - Dirigente
    Valerie Curtin  - Infermiera
    Patrick Campbell  - Fattorino
    Charlie Callas - Cieco
    James Caan - Se Stessa
    Anne Bancroft - Se Stessa
    Carol Arthur - Donna Incinta
    Inga Neilsen - Bionda
    Bernadette Peters  - Vilma Kaplan
    Yvonne Wilder  - Segretaria
    Arnold Soboloff  - Uomo Agopuntura
    Eddie Ryder - Uff. Inglese
    Harry Ritz  - Uomo Della Sartoria
    Jack Riley  - Dirigente
    Fritz Feld  - Maitre Al Rio Bomba
    Sivi Aberg  - Bionda
  • Soggetto: Ron Clark
  • Sceneggiatura: Barry Levinson, Ron Clark, Mel Brooks, Rudy De Luca
  • Fotografia: Paul Lohmann
  • Musiche: John Morris
  • Montaggio: John C. Howard, Stanford C. Allen
  • Scenografia: Albert Brenner
  • Costumi: Patricia Norris
  • Effetti: Ira Anderson Jr.
 


L'ultima follia di Mel Brooks