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ROAD MOVIE: IL CINEMA AMERICANO PER ECCELLENZA
Easy Rider (1969)

 

Era un torrido 14 luglio 1969 quando nelle sale americane uscì un film che a molti sembrò un’operazione ambiziosa ma senza speranza: una pellicola indipendente e per buona parte improvvisata, costata appena 400mila dollari, senza una trama vera e propria e realizzata da due attori poco conosciuti al grande pubblico. Nonostante le premesse e un’estate fra le più calde di sempre, i cinema di Los Angeles e di New York vennero presi d’assalto da intere legioni di giovani provenienti da tutto il paese, attirati soprattutto dal passaparola dei tanti gruppi della controcultura hippie. In meno di poche settimane quel film, Easy Rider, divenne un vero e proprio caso cinematografico, tanto che – dopo essere stato premiato a Cannes come miglior opera prima – l’anno dopo guadagnò perfino due nomination all’Oscar per la miglior sceneggiatura e per il miglior attore non protagonista (Jack Nicholson, all’epoca praticamente sconosciuto). Ancora oggi, per l’American Film Institute, il film di e con Dennis Hopper è all’ottantaquattresimo posto nella classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi.

Non male per un’opera il cui intento era proprio quello di provocare e scandalizzare l’opinione pubblica statunitense, raccontando personaggi e vicende tutt’altro che familiari e consolanti per il cittadino americano medio. I due protagonisti, Wyatt “Capitan America” (Peter Fonda) e Billy (Dennis Hopper), già spacciatori di cocaina fra il Messico e gli Stati Uniti, arrivati in California decidono di destinare parte del guadagno all’acquisto di due motociclette nuove con l’intenzione di attraversare il paese per andare a vedere il Carnevale di New Orleans, noto anche come Mardi Gras. Sulla strada incontreranno hippy strafumati, bordelli, poliziotti brutali, cittadini rancorosi e un avvocaticchio figlio di papà (Jack Nicholson appunto) che aiuterà i due ad uscire da galera. Un viaggio tra due Americhe diverse e in conflitto che si diventerà una fuga da un sogno americano tradito e trasformato quasi in incubo. Fino ad un finale atroce e simbolicamente devastante.

Easy Rider (1969) di Dennis HopperPer comprendere al meglio la forza sovversiva dell’immaginario di Easy Rider dobbiamo però rileggere il contesto di quell’epoca. Siamo nel 1969 e gli Stati Uniti si trovano in uno dei periodi più bui della propria storia’, iniziato qualche anno prima con l’omicidio di John Fitzgerald Kennedy: da una parte la guerra del Vietnam è arrivata alla massima escalation di violenza (proprio quell’anno la presenza americana raggiunse il picco storico di 550.000 soldati), dall’altra le tensioni interne esplodono in un cortocircuito che è sì razziale e sociale, ma anche e soprattutto generazionale.

L’industria cinematografica aveva già saputo intercettare un certo vento anticonformista e nel 1967 Mike Nichols con Il Laureato aveva già posto le basi per raccontare l’incomunicabilità fra giovani e adulti. Easy Rider fa un passo nella stessa direzione, ma come la passeggiata lunare di Neil Armstrong di quello stesso anno, è anche un grande balzo per una Hollywood ormai in crisi di idee e di talenti: tanto che da lì un poi si chiamerà appunto “New Hollywood”, definendo anche artisticamente un nuovo confine fra padri e figli ed aprendo la strada a una nuova generazione di autori. Tutto questo perché in quella disconnessione fra professori e studenti, fra classe dirigente e ribelli, fra realtà filtrata e realtà senza filtri, Easy Rider sceglie di raccontare una storia generazionale dal punto di vista dei giovani e non dell’establishment, infischiandosene delle conseguenze politiche e morali. Questo è anche il motivo principale del suo incredibile successo, tanto che molto tempo dopo, lo stesso George Lucas ammise che l’opera prima di Hopper “ha cambiato completamente l’idea per le corporation di che cosa fosse un film di successo, cioè che dovesse avere successo tra i giovani.” (...)

Curata dallo stesso Dennis Hopper, la soundtrack è un vero e proprio manifesto musicale di quegli anni, in cui si parte da classici come Born to be Wild degli Steppenwolf, si arriva alla splendida ballata dei The Byrds Wasn’t Born to Follow, fino a passare dal rock più duro dei The Jimi Hendrix Experience con If 6 was 9. Musiche che, come nel caso de Il laureato, assumono a tutti gli effetti una loro “anima”, legata e allo stesso tempo autonoma dalla pellicola. Più di tutti fu Quentin Tarantino negli anni ‘90 a fare la stessa cosa con le musiche di film come Le Iene e Pulp Fiction.

Più di ogni altra, la vera innovazione narrativa è però quel finale amarissimo con la bandiera a stelle e strisce che prende fuoco e che trasforma il film di Hopper in una vera e propria ballata triste per anime libere: quasi un canto funebre che seppellisce quel poco che rimaneva del sogno americano insieme alle speranze di un’intera generazione. Insolito però che da quelle stesse ceneri prenderà vita forse quella è la più grande stagione del cinema americano: perché dopo (e anche grazie) ad Easy Rider arriveranno CoppolaAltmanScorsese Cassavetes. Il viaggio per le strade di una nazione era appena iniziato.

da: http://www.anonimacinefili.it/

  

 

 

 

 

 

   Scheda 

         Easy Rider (1969) di Dennis Hopper
     
TITOLO ORIGINALE Easy Rider  
LINGUA ORIGINALE Inglese  
PRODUZIONE Stati Uniti d'America  
ANNO 1969  
DURATA 94'  
COLORE

Color | Black and White

 
RAPPORTO 1,85 : 1  
GENERE Drammaticoavventura  
REGIA Dennis Hopper

   
INTERPRETI E PERSONAGGI

  • Peter Fonda: Wyatt "Capitan America"
  • Dennis Hopper: Billy
  • Jack Nicholson: George Hanson
  • Phil Spector: Il contatto
  • Warren Finnerty: Rancher della Comune
  • Tita Colorado: Moglie del rancher
  • Luke Askew: Hippy sulla Highway
  • Luana Anders: Lisa
  • Sabrina Scharf: Sarah
  • Robert Walker Jr.: Jack
  • Sandy Brown Wyeth: Joanne
  • Antonio Mendoza: Jesus
  • Karen Black: Karen
  • Toni Basil: Mary
  • Robert Ball: Mimo 1
  • Carmen Phillips: Mimo 2
  • Ellie Wood Walker: Mimo 3
  • Mac Mashourian: Guardia
  • Keith Green: Sceriffo
 
DOPPIATORI ITALIANI

  • Pierangelo Civera: Wyatt "Capitan America"
  • Giancarlo Maestri: Billy
  • Luciano Melani: George Hanson
  • Giuseppe Fortis: Rancher della Comune
  • Alvise Battain: Hippy sulla Highway
  • Francesco Vairano: Jack
  • Michele Kalamera: Mimo 1
  • Glauco Onorato: Sceriffo
 
SOGGETTO Peter FondaDennis HopperTerry Southern

 
PRODUTTORE Peter Fonda

 
SCENEGGIATURA Peter FondaDennis HopperTerry Southern  
FOTOGRAFIA László Kovács  
MONTAGGIO Donn Cambern  
SCENOGRAFIA Robert O'Neil  
MUSICHE The ByrdsHoyt AxtonSteppenwolfBob DylanJimi HendrixJohn KeeneThe Band  
EFFETTI SPECIALI Steve Karkus