Giuseppe Bravi

Segni e rilievi

1  >  17 dicembre 2013

 Giuseppe Bravi - Segni e rilievi


«Segni e rilievi» è l'ultimo evento espositivo del 2013 nella galleria civica «Craffonara» per il centro culturale «La Firma» che dal primo al 17 dicembre propone una selezione di opere pittoriche di Giuseppe Bravi. L’inaugurazione è domenica primo dicembre alle 11. La mostra è visitabile tutti i giorni dalle 10 alle 13.30 e dalle 15 alle 18.30 con ingresso libero.

Nato nel 1940 a Milano vi rimane sino al 1949, anno in cui si trasferisce a Gardone Riviera con la famiglia, dove vive per circa dieci anni. Sul Garda si manifestano e concretizzano le sue attitudini nel campo della pittura, trascorrendo parte di questo tempo nello studio di un pittore del luogo. Questa esperienza gli conferisce una buona manualità e familiarità con le varie tecniche, oltre a contatti con altre forme d'espressione.
Segni e rilievi
Dopo gli studi nel campo economico-commerciale, dal 1964 la pittura diventa parte essenziale del suo quotidiano; sceglie un'attività slegata dall'arte per potersi mantenere ed essere libero da qualsiasi pressione o vincolo. Nel 1967 Bravi si stacca dal figurativo: la molla è Kandinskij, ma è il mondo di Klee che lo incuriosisce. S'interessa all'incisione ed è attivo in altri campi quali la ceramica raku e la scultura lignea. Conduce, da allora, ricerche su tecniche e materiali vari che va via via trasferendo nelle sue opere. È da questo periodo che inizia un rapporto particolare con vari tipi di carta che utilizza come supporto.

Nel 1978 inizia una collaborazione con una galleria svizzera e da allora realizzerà numerose mostre personali a Aigle, poi a Ginevra, Neuchatel, Losanna oltre a varie presenze alla Fiera Internazionale d'Arte di Basilea. Contemporaneamente altre esposizioni collettive e individuali vengono allestite in Italia, Austria, Giappone, Libano e Kuweit. Nel 1987 viene chiamato a far parte del gruppo «Esprit de Finesse» con il quale espone le sue opere sino al 1999.


Ufficio Stampa
Comune di Riva del Garda

  


Incenso e profumo di donna

Livio Conta

12 ottobre > 3 novembre 2013

 Incenso e profumo di donna - Livio Conta


S'inaugura sabato 12 ottobre alle ore 18 alla galleria civica «Craffonara» ai giardini di Porta Orientale la mostra personale di scultura, pittura e grafica di Livio Conta «Incenso e profumo di donna», a cura dell'associazione «La firma». Presentazione di Renzo Francescotti. La mostra rimane aperta fino al 3 novembre, tutti i giorni dalle 10 alle 13.30 e dalle 15 alle 18.30 con ingresso libero.

Livio Conta dopo aver frequentato l’istituto d’arte, all’inizio degli anni ’60 si trasferisce a Parigi, dove si iscrive alla scuola di disegno del Museo del Louvre studiando nel contempo gli Impressionisti. Nel 1963 si reca a Pietrasanta per confrontarsi con la scultura del marmo; qui incontra Marino Marini che lo incoraggia a proseguire il percorso artistico, visti i risultati già raggiunti.

Un lungo soggiorno in Spagna arricchisce la sua tavolozza, anche a seguito degli studi eseguiti sulle opere di El Greco. Il periodo trascorso a Milano, dove incontra vari artisti e critici, contribuisce in modo decisivo alla sua formazione sia culturale che stilistica. Legato da profonda amicizia al grande e indimenticabile pianista Arturo Benedetti Michelangeli, a cui dedica 43 opere pittoriche (Sensazioni melodiche), 23 delle quali esposte nel 1973 alla Salle Pleyel di Parigi durante un recital del Maestro, presenti anche il Presidente della Repubblica francese Georges Pompidou e il pianista Arthur Rubinstein. Uno dei ritratti è stato riprodotto, per desiderio espresso dallo stesso Michelangeli, sulla copertina di un suo disco - Carnaval di Schumann - edito dalla EMI nel 1975.

Livio Conta ha esposto i propri lavori in numerose città italiane ed estere, tra cui Parigi, Barcellona, Monaco di Baviera, Strasburgo (Palazzo del Consiglio d’Europa), Basilea, Hannover, Torino, Roma (Palazzo Barberini), Palermo. Le mostre personali più recenti sono state a Milano, Brescia (Palazzo della Loggia) e Arezzo (Galleria Civica). Opere bronzee figurano in parchi pubblici a San Diego in California, nel mausoleo di Denver in Colorado, nel Wisconsin, in Florida, Texas, Grecia, Belgio, Croazia, Germania, Austria, Italia. L’attività nel campo dell’arte sacra risulta notevole. Sculture in bronzo, legno, marmo, oltre a mosaici, vetrate, affreschi e oli su tela, sono stati collocati in chiese italiane e in diversi edifici sacri all’estero.

Fondamentali gli incontri personali avuti con S. S. Paolo VI e con S. S. Giovanni Paolo II, al quale l’artista fece dono nel 1981 della scultura Madonna della pace e fraternità fra i popoli.

E’ stato spesso impegnato nella realizzazione di medaglie commemorative per associazioni e comunità religiose. Nel 1995 ha ideato la medaglia in occasione della visita di Giovanni Paolo II a Trento per la beatificazione del vescovo G. Nepomuceno de Tschiderer e del 450° anniversario del Concilio di Trento. Dal 2000 al 2002 è stato impegnato nell’arredo sacro della Cattedrale di Tirana in Albania, dedicata a San Paolo. Ha realizzato qui opere di grandi dimensioni in vari materiali: pietra, bronzo, legno e ceramica; ha inoltre istoriato le cinque vetrate alte oltre dieci metri. 

Incenso e profumo di donnaDal 2004 inizia la collaborazione artistica con il figlio Giorgio e vengono inaugurati i tre gruppi scultorei dedicati al beato Padre Monti: a Saronno, a Bovisio Masciago e a Milano in piazza Frattini. Nel 2006 realizza un gruppo scultoreo in bronzo per il santuario di Pietralba in Alto Adige e un monumento per il nuovo mausoleo di Chicago. Esegue inoltre l’arredo sacro per la chiesa di San Pio X a Caltanissetta, il monumento in bronzo a Padre Kino alto cinque metri . Nel 2010 significativo è l'incontro con SS.Benedetto XVI in occasione della benedizione della statua bronzea della Madonna di Loreto collocata all'aeroporto di Fiumicino. Nel 2011 partecipa su invito alla LIV Biennale di Venezia, curata dal critico Vittorio Sgarbi.

"Nelle sue opere pittoriche c'è solo un apparente distacco da quelle scultore: anche quando lavora sul legno (che conosce come pochi altri scultori, nella tradizione millenaria della sua terra trentina" o il bronzo, c'è sempre in lui una plasticità pittorica. Anche se è vero che usando la materia scultorea, Livio Conta sente il bisogno di moltiplicare i suoi simboli(il gioco delle mani, dei lacci,delle maschere, dei profili che si moltiplicano, dei corpi che diventano silouhettes), in un nodo di metafore che talvolta è arduo seguire. Ciò che è certo è che ci troviamo di fronte a d un artista vero, straordinario, dal "mestiere" eccezionale, che trasfigura nelle sue opere le inquietudini, le paure, le nevrosi, ma anche gli enigmi affascinanti che pure resistono nella nostra epoca dove pare trionfare solo la tecnologia.

 

Ufficio Stampa
Comune di Riva del Garda

  


40 anni senza Anna Magnani

Fotografie & Co.

13 > 29 luglio 2013

 40 anni senza Anna Magnani

Nel quarantesimo anniversario della scomparsa, ad Anna Magnani è dedicata la mostra «40 anni senza Anna Magnani», allestita dal 13 al 29 luglio alla galleria civica «Giuseppe Craffonara» ai giardini di Porta Orientale per la cura del centro culturale «La Firma». Tutti i giorni dalle 10 alle 13.30 e dalle 17 alle 20. 30 con ingresso libero.

Scomparsa nel 1973 a 65 anni, Anna Magnani è considerata una delle più grandi attrici della storia del cinema italiano e mondiale, le cui interpretazioni – celebri soprattutto quelle in «Roma città aperta», «Bellissima», «Mamma Roma» e «La rosa tatuata», quest'ultima premiata con l’Oscar alla miglior attrice protagonista – rimangono nella storia del cinema. Antidiva per eccellenza, è stata una figura chiave del neorealismo italiano, interpretando con stile inimitabile il personaggio della popolana focosa e sboccata, ma allo stesso tempo sensibile e generosa, incarnazione dei valori genuini di un'Italia minore. Nonostante alcune fonti la facciano nascere ad Alessandria d'Egitto noi preferiamo farla nascere, come lei ha sempre sostenuto, a Roma, città dalla quale ha preso tutta la sua grande passione e la sua smisurata forza d'animo. Cresciuta dalla nonna materna in condizioni di estrema povertà, la Magnani cominciò molto presto a cantare nei cabaret e nei night-club Romani e contemporaneamente studiò all'Accademia d'Arte Drammatica. 

Tra il 1929 e il 1932 lavorò nella compagnia teatrale diretta da Dario Niccodemi e nel 1934 passò alla rivista. Divenne ben presto uno dei nomi più richiesti del teatro leggero italiano. Lavorò con Vittorio De Sica e con Totò, col quale recitò in numerose riviste, come Quando meno te l'aspetti (1940) e Volumineide (1942), entrambi di Michele Galdieri.

40 anni senza Anna MagnaniIn cinema si rivelò nel film Teresa Venerdì (1941), di Vittorio De Sica, dove interpretò una bizzarra canzonettista. In seguito interpretò alcune commedie leggere ( Campo de' Fiori, 1943; L'ultima carrozzella, 1944; Quartetto pazzo, 1945), fino a quando arrivò la sua completa rivelazione nel film neorealista Roma città aperta (1945) di Roberto Rossellini (col quale ebbe una burrascosa ma intensa relazione affettiva). In questo film la Magnani si rivelò una straordinaria attrice drammatica, nella parte di Pina, popolana Romana che viene uccisa mentre tenta di raggiungere il camion sul quale il suo uomo, un tipografo impegnato nella resistenza, sta per essere deportato. Accanto ad uno straordinario Aldo Fabrizi, la Magnani rappresentò la redenzione di un popolo, attraverso le sue grandi qualità umane e morali, tanto che la sua interpretazione le fece meritare il primo dei suoi cinque Nastri d'argento.

Nel trionfo neorealistico, era d'obbligo tratteggiare per lei la figura della popolana sfacciata, volitiva, sempre sicura e persino violenta nella difesa dei giusti valori, attraverso la sua bonaria veemenza. L'apoteosi di questa caratterizzazione fu L'onorevole Angelina (1947) di Luigi Zampa, nel quale interpretava una donna di borgata " chiamata " a far politica, per rappresentare gli interessi della povera gente come lei. Nel 1948 Rossellini la chiamò per interpretare l'episodio " La voce umana " (tratto dall'atto unico di Jean Cocteau) del film L'amore (1948), nel quale la Magnani si cimentò in un appassionato ed angoscioso soliloquio, un grande pezzo di bravura interpretativa, la telefonata di una donna abbandonata dall'amante.

Nel 1951 un altro grande ruolo: quello della donna frustrata che trasmette le sue illusioni ed i suoi sogni infranti nell'impossibile carriera cinematografica della figlia, a costo anche di mettere in crisi il suo matrimonio, in Bellissima (1951), di Luchino Visconti. Anche questo film le valse un meritatissimo Nastro d'argento. Il 1955 è l'anno in cui vinse il premio Oscar per l'interpretazione nel film di Daniel Mann The Rose Tatoo (La rosa tatuata, 1955), con Burt Lancaster, tratto dal Romanzo di Tennessee Williams. In seguito fu interprete di stupende pellicole, come Suor Letizia (1956), Nella città dell'inferno (1958) e Risate di gioia (1960), il primo e unico film che la vede accanto al suo vecchio compagno di palcoscenico Totò.

Anna MagnaniNel 1962 prese parte al film Mamma Roma di Pier Paolo Pasolini, un film non riuscito, che la costrinse entro i termini di una trasognata e brechtiana rappresentazione da guitto esasperato. Gli anni '60 non le offrirono quindi un granché a livello cinematografico, così la Magnani si rituffò nel teatro, interpretando La lupa di Verga, diretta da Franco Zeffirelli e Medea di Anhouil, diretta da Giancarlo Menotti, che la videro trionfare su tutti i più grandi palcoscenici d'Europa. Tra il 1971 e il '73 interpretò quattro stupendi film per la televisione scritti e diretti da Alfredo Giannetti: La sciantosa,1943: un incontro, L'automobile e ...correva l'anno di grazia 1870.

L'attrice romana aveva avuto un figlio dall'attore Massimo Serato. Il ragazzo fu colpito dalla poliomielite, e l'attrice dedicò il resto della sua vita ad occuparsi di lui. La sua ultima, breve, apparizione sugli schermi è stata nel film Roma (1972), di Federico Fellini. I personaggi caratterizzati dal suo temperamento focoso e passionale, ma capaci anche di toccanti e imprevedibili dolcezze, le si addicevano in modo perfetto, anche se le sue ottime doti interpretative fecero sì che potesse cimentarsi con successo anche in altri ruoli. Morì di cancro a Roma il 26 settembre 1973, assistita fino all'ultimo dall'adorato figlio Luca.  

Ufficio Stampa
Comune di Riva del Garda



Alcune immagini della mostra

  


Sentieri di pace

Abdallah Khaled e Tobia Ravà

22 giugno  > 9 luglio 2013

Sentieri di pace

 

Il nuovo evento espositivo organizzato dal Centro Culturale “La Firma” di Riva del Garda, in programma dal 22 giugno al 9 luglio prossimi presso la Sala Civica “G. Craffonara” di Riva del Garda propone opere dell’artista veneziano di cultura ebraica Tobia Ravà e dell’artista algerino di cultura islamica Abdallah Khaled e si riallaccia alla grande esposizione allestita presso la Mole Vanvitelliana di Ancona nel 2002 ed all’esposizione Fondamenta di pace, allestita nel 2003 a Villa Benzi - Zecchini a Caerano San Marco (TV) in cui erano presenti anche l’artista israeliana Hana Silberstein e l’artista iraniano Nader Khaleghpour.

Le opere eseguite a quattro mani da Ravà e Khaled hanno per tema la pace, argomento di scottante attualità politica, vista la situazione internazionale e il difficile rapporto tra ebrei e musulmani. 

All’interno delle opere - scrive Maria Luisa Trevisan - sono presenti le parole “salam” e “shalom”, “pace” in arabo ed ebraico. “Salam” e “salom” nelle lingue semitiche araba ed ebraica, hanno radici comuni, nascono da una stessa matrice semantica. I due artisti intendono dimostrare che attraverso un confronto culturale e artistico, non solo il dialogo è possibile, ma si può anche realizzare la convivenza e addirittura la collaborazione per un fine comune. Se la religione sembra dividere, con l’arte si vogliono gettare le fondamenta per costruire su nuove basi una pace durevole, affinché di questo sentimento sia permeato ogni gesto e ogni discorso. 

La collaborazione tra Tobia Ravà, veneziano di cultura ebraica, e l’artista algerino Abdallah Khaled risale al 2002, allorquando l’agenzia pubblicitaria americana DDB invita i due artisti a eseguire un’opera grafica a quattro mani che poi è stata donata a tutti i loro clienti e ad organizzazioni internazionali come l’ONU e l’UNESCO. Nacque così l’opera Scoppio di Pace, quale evento deflagrante in positivo, quanto mai auspicabile in un mondo che si definisce civile.

Da questa felice esperienza sono quindi nate in rapida successione altre opere sul medesimo tema che sono state esposte recentemente - accogliendo numerosi consensi dalla critica e dal pubblico - alla mostra personale di Tobia Ravà Memoria del Futuro (promossa dalla Comunità Ebraica di Verona, allestita presso la Fondazione Museo Miniscalchi Erizzo di Verona in occasione della IV Giornata Europea della Cultura Ebraica, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, il Ministero dei Beni Culturali, Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, con il Patrocinio della Regione Veneto, Provincia e Comune di Verona, alla mostra tuttora in corso presso la Galleria L’Occhio di Venezia) e alla mostra collettiva Halom Ha Shalom - Sogno di Pace (allestita al Kurhaus di Merano promossa e organizzata dal Centro Culturale “Anna Frank” della Comunità Ebraica di Merano in collaborazione con Concerto d’Arte Contemporanea, con il patrocinio del Comune di Merano e Provincia Autonoma di Bolzano e al museo della Repubblica di San Marino.

Tobia Ravà riporta elementi archetipali della cultura ebraica riferiti ad un linguaggio cosmologico universale, poiché attraverso i concetti base della kabbalah, si può arrivare ad un percorso etico-filosofico moderno e antichissimo al contempo. Attraverso esse l’artista esprime l’idea che il patrimonio culturale dell’umanità possa essere trasmesso al futuro in forma di opera sintetica.

Abdallah Khaled, algerino di cultura berbera esprime il sapore della sua terra d’origine (la piccola Kabilia), il suo intervento sembra emanare il profumo del deserto e avere i colori dell’Atlante.

La mostra presenterà alcune opere dei due artisti e opere eseguite a quattro mani che permettono di cogliere il messaggio di fratellanza e di unione che gli artisti lanciano attraverso la loro personale ricerca spirituale ed artistica affinché l’armonia che essi trovano nelle forme e nei colori sia estesa all’umanità intera, un invito al “metissage”, un inno alla bellezza della mescolanza.

 

Rassegna stampa: 

Via della pace, stessa tela per ebrei e islamici   (L'Adige 26 giugno 2013)