LunedìCinema - Cineforum 2017 | 2018
    

IL CINEMA E' DONNA: GRANDI REGISTE PER GRANDI FILM
Senza tetto né legge (1985)

 

Durante la stagione invernale, una giovane hippy viene trovata morta per assideramento. Siamo nel cuore della Francia profonda.

Attraverso una serie di flash-back che ne segnano le tappe, il film ricostruisce l'ultimo inverno della protagonista, interpretata alla perfezione da Sandrine Bonnaire. Lei ha lasciato un lavoro in ufficio per sposare la libertà, senza tetto né legge. Certo, la storia si muove sul crinale dell'allegoria. Quello di Simone-Monà è un vero e proprio calvario della solitudine quale risvolto necessario della scelta di libertà: la parabola della fanciulla passa attraverso una serie di rimandi evangelici (il pastore e le pecorelle, il dono gratuito del sangue, le ferite simili a stigmate dopo il lavoro nei campi, la fustigazione, seppur in chiave farsesca, nel finale; il sacrificio).

La regia è di Agnès Varda, nota fra gli appassionati dei Doors per essere stata fra i partecipanti più illustri ai funerali di Jim Morrison (che aveva conosciuto a Parigi), ma soprattutto autrice di un altro gioiello, “Cleo dalle 5 alle 7”, la cui protagonista veniva fotografata nelle due ore precedenti il ritiro di alcuni esami sanitari molto delicati. In “Sans toit ni loi” la Varda è molto attenta anche a impostare l'asse del linguaggio, intriso di gergalismi e calembours. Attraverso i calembours si evoca l'assoluta impotenza e autoreferenzialità della parola di fronte alla forza delle cose; con i diversi livelli linguistici, l'intersecarsi dei vari piani sociali posti in correlazione, come in un reportage sull'ipocrisia trasversale di tutto un mondo, intorno alla figura della testimone-vittima.

Senza tenno né leggeCiascuno degli altri personaggi, posto di fronte all'unicità assoluta di Monà, matura verso di lei una colpa: il camionista del primo autostop la scarica avendone visto l'impermeabilità alle avances; la platanologa (Madame Landier, interpretata da Macha Méril, la Renée di “Belle de jour”) la abbandona per poi, tardivamente, tornare sulle sue tracce; il buon vignaiolo la caccia per non dispiacere ai confratelli musulmani; la domestica Yvonne dopo averla ospitata la ripudia perché con il cognac ha fatto praticamente risorgere - altro tratto evangelico - la vecchia di cui lei si occupa; l'ex fidanzato dopo averla ritrovata le incendia ogni cosa intorno.

Forse il personaggio di contorno più significativo è quello del pastore. Sviluppando la sola analisi articolata, egli dice che la ragazza, proprio nel momento in cui dimostra una totale inutilità, attesta la forza del Sistema, il quale non viene in alcun modo messo alla prova, perché lei non è autonoma e vive di carità; Monà aberra, non erra, in quanto non ha progetti, né prospettive; è “sporca” e per l'assoluta mancanza di regole e d'igiene rende sporco ciò che la circonda. Tuttavia, il tema della sporcizia esteriore contrapposta all'ipocrisia, cioè a quella interiore, è centrale in tutto il film e in questo caso suggerisce il conformarsi, da parte del pastore, all'approccio borghese nell'intendere il reale e l'umanità; né biasimando l'inutilità della vagabonda egli si pone all'esterno dell'ottica utilitaristica dominante; a sua volta la professoressa, che lotta per la difesa dei platani, sembra latrice di una visione più costruttiva, ma dove sono gli altri esseri umani, per lei? La ragazza, priva di vincoli e di morale, ha costituito per la studiosa un semplice oggetto di divertimento, l'ennesimo focus di quelle che la compagna d'un suo ex allievo chiama le sue trances intellettuali. E il giovane studioso se ne dirà impaurito perché disgustato. Nessuno comprende fino in fondo colei che, al termine del proprio vagabondare, pagherà per tutti, restituendo l'iniziale stabilità alla società che ha solcato come un'inquietante meteora.

Che una figura cristica immersa nei nostri tempi come quella di Monà, con la propria radicale ribellione e la scelta della marginalità, possa rappresentare il solo modo di vivere senza compromessi? E che la sua morte ne dimostri, infine, la totale impossibilità? Agnès Varda sembra lasciare libera la risposta.

  da: www.debaser.it/agnes-varda/senza-tetto-ne-legge/recensione


 
 

 

   Scheda film  

         Senza tetto né legge
     
TITOLO ORIGINALE Sans toit ni loi  
PRODUZIONE Francia  
ANNO 1985  
DURATA 105'   
COLORE Colore  
AUDIO Mono  
RAPPORTO 1,66 : 1  
GENERE Drammatico  
REGIA Agnès Varda    


INTERPRETI E PERSONAGGI

 
  • Sandrine Bonnaire: Mona Bergeronf
  • Setti Ramdane: le marocaine qui la trouve
  • Francis Balchère: un gendarme
  • Jean-Louis Perletti: un autre
  • Urbain Causse: un paysan interrogé
  • Christophe Alcazar: un autre, brûleyrr de fossé
  • Dominique Durand: le premier motard
  • Macha Méril: la platonologne Mme Landier
 


DOPPIATORI
ITALIANI
 
  • Claudia Balboni: Mona Bergeronf
 
     
SOGGETTO Agnès Varda  
SCENEGGIATURA Agnès Varda  
FOTOGRAFIA Patrick Blossier  
MONTAGGIO Patricia Mazuy e Agnès Varda  
MUSICHE Joanna Bruzdowicz