LunedìCinemaCineforum 2018 -2019
    

LA STORIA D'ITALIA IN PELLICOLA
C'eravamo tanto amati  (1974)


Due film hanno raccontato il dopoguerra coprendo un arco narrativo di decenni e tentando un bilancio della ricostruzione post-bellica. Sono due commedie: Una vita difficile (Dino Risi, 1961) e C’eravamo tanto amati (Ettore Scola, 1974). Partono dalla Resistenza, scegliendo come protagonisti dei partigiani, e arrivano al proprio presente: il boom degli incipienti anni Sessanta, le tensioni degli anni Settanta. Alla faccia di chi ha sempre considerato la commedia all’italiana un cinema escapista, d’evasione, sono film nei quali la politica è in primo piano. Di nuovo: alla faccia di chi ha sempre considerato la commedia all’italiana un cinema semplice e semplicistico, sono film dalla struttura narrativa complessa e fortemente metacinematografici. Entrambi riflettono sulla natura del mezzo espressivo: in modo ironico quello di Risi, scavando nelle pieghe del linguaggio quello di Scola. (...)
C'eravamo tanto amati (1974) di Ettore ScolaC’eravamo tanto amati è un film corale, più complesso. Gli ex partigiani sono tre: Antonio (Nino Manfredi), Nicola (Stefano Satta Flores) e Gianni (Vittorio Gassman). Il primo rimane un compagno duro e puro, uno di quei comunisti ortodossi che hanno costituito la spina dorsale del Pci dal ’45 alla Bolognina; il secondo è nato outsider e attaccabrighe, incarna la coscienza critica ma anche autodistruttiva di tutto ciò che si muove a sinistra del Pci; il terzo è il personaggio più problematico e in ultima analisi più interessante, un idealista che si vende al capitale, sposa la figlia di un palazzinaro fascista e annega i sogni di gioventù nella ricchezza.
Se c’è un difetto che si può rimproverare a C’eravamo tanto amati – film per molti versi magnifico, con una narrazione fluviale e personaggi ben scritti e benissimo interpretati – è il suo essere un teorema, in cui i tre personaggi simboleggiano tre anime della sinistra italiana e Luciana (Stefania Sandrelli), la donna di cui tutti e tre si innamorano in momenti e modi diversi, è l’Italia. Se però, nel teorema, Gianni è il Psi pronto a compromettersi con il potere nell’Italia del centro-sinistra, va dato atto a Scola e ai suoi sceneggiatori Age & Scarpelli di aver azzeccato una profezia. Anche se Gianni si arricchisce non «con» la politica, ma tradendo la politica: nel 1974 il Psi di Craxi e De Michelis non era ancora immaginabile. (...)

Sono tanti i tasselli storici, in 
C’eravamo tanto amati. Dall’iniziale montaggio di cinegiornali (la fine della guerra, il referendum, De Gasperi che prende i soldi da Truman e caccia Togliatti dal governo...) alle adunate nei bar per vedere Lascia o raddoppia? in televisione, fino a una delle scene più belle del film, la ricostruzione del set di La dolce vita a Fontana di Trevi dove Antonio e Luciana si ritrovano dopo molto tempo, e dove Federico Fellini e Marcello Mastroianni fanno i se stessi di quindici anni prima (in Una vita difficile, invece, ci sono apparizioni di Alessandro Blasetti, Vittorio Gassman e Silvana Mangano). Nella scena c’è un momento meraviglioso, quando un assistente va da Fellini e gli chiede di ricevere un ufficiale del Sifar, «ce po’ fa’ comodo per i permessi». Il tizio avanza, stringe la mano al regista e gli dice «sono onorato di conoscere il grande Rossellini». Fellini scoppia a ridere e la sua reazione è genuina, nessuno l’aveva avvisato che l’ufficiale avrebbe pronunciato quella battuta. 

Lo scorrere della storia si fa cinema, racconto orale, musica: «Se tentassi di immaginare che cosa avremmo fatto di tutto il materiale scritto nel caso in cui non fosse stato inventato il cinematografo, non mi sentirei di rispondere: nulla. Ne avremmo fatto teatro, racconti, canzoni o favole da raccontare a veglia» (Furio Scarpelli in Faldini-Fofi 3, p. 203). Alla fine cosa rimane, oltre a un gigantesco «boh»? Lasciamolo dire a Scola: «C’è l’idea che in Italia la collettività sia migliore dei suoi governanti e di quelli che parlano a suo nome... non mi pare un film pessimista, se non nel senso gramsciano del ‘pessimismo della ragione’» (Faldini-Fofi 3, p. 204). 

     Storia D'italia In 15 Film di Alberto Crespi (Editori Laterza 2018)


da: 
Storia D'italia In 15 Film di Alberto Crespi (Editori Laterza 2018)

 
 

 

   Scheda 

      C'eravamo tanto amati (1974) di Ettore Scola   
     
PRODUZIONE Italia  
ANNO 1974  
DURATA 120'   
COLORE B/N e Colore  
RAPPORTO 1,85:1  
GENERE Commedia  
REGIA Ettore Scola    

INTERPRETI E PERSONAGGI


  • Nino Manfredi: Antonio
  • Vittorio Gassman: Gianni Perego
  • Stefania Sandrelli: Luciana Zanon
  • Stefano Satta Flores: Nicola Palumbo
  • Giovanna Ralli: Elide Catenacci, moglie di Gianni
  • Aldo Fabrizi: Romolo Catenacci
  • Marcella Michelangeli: Gabriella, moglie di Nicola
  • Elena Fabrizi: moglie di Romolo Catenacci
  • Fiammetta Baralla: Maria, figlia minore di Catenacci
  • Luciano Bonanni: Torquato, un malato
  • Mike Bongiorno: se stesso
  • Dino Curcio: farmacista di Nocera Inferiore
  • Ugo Gregoretti: presentatore
  • Isa Barzizza: la proprietaria della pensione
  • Marcello Mastroianni: se stesso
  • Federico Fellini: se stesso
  • Vittorio De Sica: se stesso
  • Nello Meniconi: se stesso
  • Carla Mancini: Lena
  • Livia Cerini: Rosa, ragazza al ristorante
  • Armando Curcio: Palumbo padre
  • Lorenzo Piani: Enrico
 

DOPPIATORI ORIGINALI

  • Fiorenzo Fiorentini: il re della mezza porzione
 
SOGGETTO Age & ScarpelliEttore Scola  
CASA DI PRODUZIONE Deantir  
SCENEGGIATURA Age & ScarpelliEttore Scola  
FOTOGRAFIA Claudio Cirillo  
MONTAGGIO Raimondo Crociani  
MUSICHE Armando Trovajoli  
SCENOGRAFIA Luciano Ricceri  
COSTUMI Luciano Ricceri  
TRUCCO Goffredo Rocchetti, Giulio Natalucci