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Romanzi a colazione

Torna l'appuntamento in biblioteca con i ROMANZI A COLAZIONE!
Cinque sabati mattina con cinque libri e cinque autori, con caffè, brioches e biscotti.

Modera gli incontri Ludovic Maillet


Romanzi a colazione 2019

Questi gli appuntamenti


Gabriele Biancardi presenta “Il respiro dei ricordi”

 


Gabriele Biancardi “Il respiro dei ricordi”


        
Minerva

 

È un film da leggere, così si può iniziare a raccontare «Il respiro dei ricordi», l’ultimo libro di Gabriele Biancardi, voce di Radio Dolomiti. (...) Fresco di stampa (edizioni Minerva), arriva oggi nelle librerie dopo l’incredibile successo del suo primo romanzo «Il mio nome è Aida».
Lo spunto per quella che può essere definita una saga familiare, accade per caso nel 2016. «Radames Lattari, amatissimo coach della Trentino Volley di qualche anno fa — racconta l’autore — mi ha rivelato una parte delle vicissitudini della sua famiglia che agli inizi del secolo scorso è emigrata dalla Calabria al Brasile. Mentre ascoltavo, in testa hanno cominciato a prendere vita i vari personaggi . Uomini di un tempo, donne che sapevano affrontare con coraggio tutte le avversità, anche quelle più crudeli. “Il respiro dei ricordi” è un romanzo forte, vivo, ricco di sentimenti ed emozioni. I tanti personaggi in maniera spontanea si sono incastrarti con le informazioni che mi aveva rivelato e regalato in modo così umano Radames». Da un caffè, dall’incontro di chi sa ascoltare e chi ha qualcosa da raccontare, è nato «Il respiro dei ricordi», «una storia, anzi, diverse storie — dice l’autore — che si intrecciano tra loro, coinvolgendo l’Italia, il Brasile, la Francia e anche gli Stati Uniti». Un romanzo a cui Biancardi ha voluto dare due finali. «Uno mio, inventato — rivela — e poi quello vero, ancora più sorprendente. Un colpo di scena, un finale con la realtà che supera la fantasia. Quando Radames ha letto il libro si è commosso e con lui le sue sorelle».
I legami, in fondo, sono indissolubili e questa storia non riguarda solo la famiglia di Radames Lattari, ma coinvolge tantissimi italiani che sono emigrati per cercare fortuna. «E’ un libro d’amore per la famiglia, per la propria terra, per la vita».
(
Corriere del Trentino 15 Marzo 2018 - L.P.)

Gabriele Biancardi. Nato nel 1965, desidera fin da piccolo fare radio e comincia a 14 anni per Radio Dolomiti.
Oggi è ancora allo stesso posto. Autore di spettacoli teatrali come Avete mai provato ad essere donne e Diversi da chi?. Per diletto suona e aiuta in casa.
Il respiro dei ricordi è il suo secondo romanzo.

 

 

  


Franco Stelzer presenta “Cosa diremo agli angeli”
                Franco Stelzer “Cosa diremo agli angeli” 



Einaudi
 

 

«Che cosa racconteremo agli angeli quando ci accoglieranno alle porte del cielo? Balbetteremo confusi. Ricercheremo una qualche formula che possa racchiuderci. Diremo che, per trovare noi stessi, abbiamo percorso strade contorte? Che abbiamo sentito più vita in un attimo di pausa dal lavoro che in tanti momenti solenni? Che ci siamo commossi nel fissare una macchia sull'asfalto e abbiamo snobbato le cerimonie piú importanti? Diremo così? Che la vita ci è pulsata dentro in modo strano? E questo ci salverà?»

Lui non ha nome, e vive immaginando le vite degli altri per mettere insieme i pezzi della sua stessa vita. Il suo racconto ci commuoverà.Per lui, che lavora come addetto ai controlli di un aeroporto, il mondo è fatto delle vite che gli corrono sotto gli occhi. Vite immaginate. E immaginate con tale furia da diventare racconto. C’è un uomo, in particolare, che arriva ogni domenica e riparte ogni venerdì: «Magro, lo sguardo aperto. Sembra una di quelle persone nate per rendere gli altri contenti». Quell'uomo resterà al centro della narrazione fino alla fine. E la sua scomparsa – quando, una domenica come tutte le altre, non si farà più vedere – genererà un altro racconto ancora, in un continuo gioco di specchi. Perché tutte le vicende umane sembrano essere sotto gli occhi di angeli un po’ partecipi e un po’ lontani: «Sono così, gli angeli. Si danno il piglio degli esseri perfetti. Fanno un po’ di scena, ma darebbero chissà cosa per potersi mescolare, per entrare nelle nostre piccole cose grigie. Faticano a staccarsi da noi». Con un passo poetico e un’attenzione al dettaglio corporeo colto da pupille sgranate, la voce di questo romanzo dice tutta la forza delle nostre vite difettose. Perché coglie la vita proprio come si coglie un fiore selvatico, piano, guardandolo in ogni sua più piccola parte. È con questa voce unica, commossa, filosofica, che Franco Stelzer è diventato un autore di culto per molti lettori e scrittori italiani.

 

Franco Stelzer (Trento 1956) ha studiato filosofia a Bologna, è traduttore dal tedesco e insegna lettere a Trento. Ha pubblicato per Einaudi Ano di volpi argentate (2000) e Il nostro primo, solenne, stranissimo Natale senza di lei (2003). Matematici nel sole (2009) è edito da Il Maestrale. Sempre per Einaudi, ha pubblicato Cosa diremo agli angeli (2018).

 

  

 


Giorgio Salomon presenta “Laghi. Paesaggi umani e coscienze naturali del Trentino”

  Giorgio Salomon “Laghi. Paesaggi umani e coscienze naturali del Trentino”





Publistampa

 

Il suo obbiettivo ha immortalato il Movimento studentesco e operaio di Trento; ha documentato guerre note e guerre dimenticate; ha catturato paesaggi e volti di un mondo lontano. Nella carriera da reporter, il fotografo trentino Giorgio Salomon ha «rincorso le notizie» con la macchina fotografica; nel suo ultimo lavoro, il libro fotografico «Laghi. Paesaggi umani e coscienze naturali del Trentino» (Publistampa, 32 euro), vuole invece «creare» lui stesso, «una volta scattata la foto, la notizia». «Questa volta il cronista sono io».
Dietro a quello che potrebbe sembrare un omaggio a un luogo familiare, il Trentino, o la ricerca della quiete nelle acque dei laghi, Salomon cela una trama ben più complessa. Il suo è uno studio sul rapporto che nasce tra il lago e chi lo vive. In una ricerca che è sì tecnica, nel tentativo di raggiungere l’armonia dell’immagine, ma al tempo stesso antropologica. Mesi di lavoro, da gennaio a ottobre, sveglie presto e camminate per raggiungere molti dei 300 laghi del Trentino, hanno portato Salomon a capire che osservando il lago emerge la percezione che le persone ne hanno. «In un certo senso, dalle foto alle acque dei laghi del Trentino ho scoperto gli esseri umani», racconta. Così si è stupito quando ha notato che nei giorni di pioggia alle persone piace cercare le rive del lago; o nel vedere svelato il lato più divertente del paesaggio del lago di Garda, quando si trova a fare da spettatore a «una coppia di turisti stranieri che, mentre si baciano, cercano di scattare un selfie». Una ricerca lunga, costruita lentamente, dalle acque del lago di Tovel, in cui Salomon si è immerso insieme a un esperto che doveva valutare il livello d’inquinamento del fondale, a Caldonazzo, al lago di Garda, ai laghi di alta quota. È un influenzarsi reciproco, quello tra uomo e ambiente, coscienze e paesaggi. «A seconda di ciò che porta l’uomo a contatto col lago, che sia svago o lavoro, escursione o preghiera, il paesaggio assume una coscienza diversa», spiega Alessandro Miorelli, curatore del volume che verrà presentato martedì 18 alla Biblioteca comunale di Trento. «Il rapporto tra essere umano e paesaggio — continua — è approfondito affiancando le fotografie agli scritti di 12 esperti di filosofia, antropologia, poesia, scienze naturali, arte, ristorazione».
(Corriere del Trentino · 16 dicembre 2018 - Margherita Montanari)

Dall’età di vent’anni Giorgio Salomon va dando conto, con macchina fotografica e telecamera, degli eventi del tempo e delle forme del mondo. Dai servizi sulla diga del  Vajont (1963) a quelli sul movimento studentesco alla facoltà di sociologia di Trento (1966-1977), dalle spedizioni alpinistiche sulle Ande peruviane a quelle sull'Himalaya o in Alaska, Salomon ha messo a fuoco l’Italia e il mondo per raccontare paesi, montagne, culture e popoli. Ed anche guerre: nel 1983 il reportage sulla guerra russo-afghana e la resistenza armata dei Mujahiddin, nel 1990 dopo essere stato nominato inviato speciale alla Rai (TG1) di Roma, viene sequestrato in Uganda dal movimento rivoluzionario mentre  documentava la situazione politica di quel paese, e poi negli anni novanta la prima guerra del Golfo e le guerre nella ex-Jugoslavia. Premiato più volte per le sue fotografie ed i  filmati, nel 2003 è stato insignito dall'Archivio del Disarmo del premio giornalistico Colombe d’oro per la Pace.
Dal 2000 opera come giornalista freelance, ha proposto numerose mostre fotografiche tra cui La realtà dell’immagine, Reportage sociologia (1962-2002), Obiettivo Trento, Pace per Israele a San Marino, Guerre dimenticate a Scurelle e  Altre montagne, altre genti a Fiera di Primiero. In questi ultimi anni è stato in India, Kazakhistan, Argentina, Cile, Egitto e Siria e sul “confine” israelo-palestinese continuando a realizzare reportage e a proporre il suo sguardo sul mondo e sull’umanità. Nell’ambito di  Manifesta 7 2008 ha partecipato alla mostra Capolinea Underground realizzata a Trento e  l’anno precedente ha realizzato per il Festival dell’Economia di Trento la mostra Quando a  Trento c’era la Michelin.
Nel 2009 ha realizzato sul tema dei confini una videoinstallazione fotografica per il Convegno annuale dell’Associazione per gli Studi di Teoria e Storia  Comparata della Letteratura organizzato dall’Università di Cagliari. Tra 2010 e 2011 ha documentato la regione del Choco in Colombia e ha realizzato reportage su Sri Lanka, India meridionale, Corea del Sud e Bangladesh. Dal 2012 e 2014 ha realizzato video reportage in Brasile, Sud Africa e Perù e una mostra fotografica sui fotografi di tutti i generi e latitudini presentata a Faedo e al "Forte Alto" di Nago. Nel 2014 a Santa Giulia (Brescia) le immagini di Giorgio Salomon assieme a quelle di grandi fotografi nella mostra Anni Settanta e dintorni. Nel 2015 presso a Wavegallery di Brescia presenta la mostra Storie italiane con immagini che documentano gli anni '60 e '70. Nel 2016 presenta il progetto Tutti in piazza! con una mostra alla Galleria civica di Trento su Piazza Duomo, luogo simbolo della vita trentina. Prosegue anche  l'impegno dei reportage con i profughi siriani sulla rotta balcanica che sfocia nella mostra Ombre presentata nell'aprile 2016 a Trento. 
E’ membro dell’associazione Formato Arte composta da operatori nel campo delle arti visive  al fine di approfondire il dibattito estetico contemporaneo
dal sito http://giorgiosalomon.weebly.com/bio.html

          

   


Carmine Abate presenta “Le rughe del sorriso”

  Carmine Abate “Le rughe del sorriso”

Mondadori

 

Sahra si muove nel mondo con eleganza e fierezza ed è accesa, sotto il velo, da un sorriso enigmatico, luminoso. È una giovane somala che vive con la cognata Faaduma e la nipotina Maryan nel centro di seconda accoglienza di un paese in Calabria. Finché un giorno sparisce, lasciando tutti sgomenti e increduli. A mettersi sulle sue tracce, "come un investigatore innamorato", è il suo insegnante di italiano, Antonio Cerasa, che mentre la cerca ne ricostruisce la storia segreta e avvincente, drammatica e attualissima: da un villaggio di orfani alla violenza di Mogadiscio, dall'inferno del deserto e delle carceri libiche fino all'accoglienza in Calabria.
Anche quando tutti, amici compresi, sembrano voltargli le spalle, Antonio continua con una determinazione incrollabile la sua ricerca di Sahra e di Hassan, il fratello di lei, geologo misteriosamente scomparso.
Dopo aver raccontato l'emigrazione italiana in Europa e nel mondo, Carmine Abate affronta di petto la drammatica migrazione dall'Africa verso l'Italia e lo fa con un romanzo corale e potente.
Sahra, la giovane somala che anima il romanzo con la sua presenza (non meno che con la sua assenza), è un personaggio memorabile, destinato a rimanere definitivamente nella galleria dei grandi personaggi letterari femminili.
Con naturalezza e autorevolezza, come accade solo con i grandi scrittori, Carmine Abate sa portarci nel cuore della Storia dei nostri giorni, là dove si decide il destino di tutti. E sa coinvolgerci senza artifici ideologici, moralismi o compiacimenti letterari, restituendoci un sentimento del mondo che - malgrado tutto - si apre alla meraviglia di esistere.


Nato a Carfizzi, in provincia di Crotone, da una famiglia arbëreshë, dopo essersi laureato in Lettere all'Università di Bari si trasferisce ad Amburgo, in Germania, presso il padre emigrato. Qui insegna in una scuola per figli di emigranti e inizia a scrivere i primi racconti. Nel 1984 appare la prima raccolta di racconti Den Koffer und weg, a cui segue nel 1984 un saggio in lingua tedesca, scritto in collaborazione con Meike Behrmann, Die Germanesi, tradotto due anni dopo in lingua italiana col titolo I Germanesi, storia e vita di una comunità calabrese e dei suoi emigranti. Successivamente, ritornato in Italia, si stabilisce a Besenello, nel Trentino, dove continua l'attività di scrittore e insegnante. È autore di numerosi romanzi e racconti di successo. Nel 2007 ha tenuto una conferenza al liceo scientifico "Michelangelo Buonarroti" di Monfalcone sulla multiculturalità.
Nel luglio del 2009, con il suo romanzo "Gli anni veloci", vince la terza edizione del "Premio Letterario Nazionale Tropea - Una regione per leggere", organizzato dall'Accademia degli Affaticati, imponendosi su Mario Desiati e Paolo Di Stefano[1]. Il risultato plebiscitario della giuria, composta da un comitato popolare di varia estrazione culturale e da tutti i sindaci calabresi, ha confermato l'affetto e l'attenzione per questo autore della sua regione d'origine.

I temi prevalenti nelle opere di narrativa di Abate sono il ricordo delle tradizioni culturali di origine, soprattutto delle piccole comunità arbëreshë, e l'incontro con le popolazioni che risiedono laddove più forte è l'emigrazione del Meridione. I racconti di Abate, emigrato da giovane in Germania per motivi di lavoro, sono frutto dell'esperienza diretta dell'autore in Germania e nell'Italia settentrionale. In alcune opere di Carmine Abate, specialmente nella raccolta di racconti intitolata "Il Muro dei Muri", viene dato rilievo a quello che è il vero nemico della società, il razzismo, la barriera più grande che esiste al mondo e che cerca di dividere gli uomini, motivo d'incomprensione e d'incomunicabilità tra questi ultimi. I temi dell'odio e dell'intolleranza, nell'opera di Carmine Abate, sono trattati in una lingua personale costituita da termini nelle lingue italiana, di arbëreshë e tedesca, con uno stile apparentemente semplice, scorrevole e facilmente comprensibile, ma soprattutto che richiama con piacere alla lettura.
Abate è autore con Cataldo Perri dello spettacolo teatrale Vivere per addizione nelle terre d'andata tratto da Terre di andata e Vivere per addizione, presentato il 19 agosto 2011 nel I festival dei luoghi a Soveria Mannelli.
Il 1º settembre 2012 vince la 50ª edizione del Premio Campiello con il romanzo La collina del vento. Nel 2016 vince il premio Stresa con il romanzo «La felicità dell’attesa».

 

  

 

 

Stefano Zangrando con Gabriele di Luca - Dialoghi sugli autori altoatesini

Alcuni de testi citati nell'incontro.

Maurizio Ferrandi, Gabriele Di Luca (Hrsg.)
Pensare l’Alto Adige

Frammenti del dibattito italiano su una terra di frontiera. Un antologia – Volume 1° – 1950-1972
L’antologia nasce come contributo al dibattito sulla storia dell’Alto Adige nel ’900 e in particolare, come testimonianza del dibattito che il dipanarsi delle vicende politiche altoatesine ha prodotto nel corpo politico e intellettuale italiano dall’inizio degli anni ’50 in poi.
Le pagine selezionate provengono in egual misura da saggi di tipo prettamente politico e da opere a carattere storico. Gli autori sono personaggi di estrazione locale e osservatori esterni. Il ventaglio delle opinioni rappresentate copre, o così almeno sperano i curatori, tutto l’arco delle opinioni espresse nell’ambito di un dibattito spesso concitato ed aspro.
Il confronto tra le opinioni di ieri e la realtà di oggi può essere utile anche per interpretare il futuro di una terra così singolare come l’Alto Adige.

Maurizio Ferrandi, Gabriele Di Luca (Hrsg.)
Pensare l’Alto Adige - Volume 2

Frammenti del dibattito italiano su una terra di frontiera Un antologia – Volume secondo – 1973-2018
L’antologia nasce come contributo al dibattito sulla storia dell’Alto Adige nel ‘900 e intende proporre una testimonianza del dibattito che il dipanarsi delle vicende politiche altoatesine ha prodotto nel corpo politico e intellettuale italiano dall’inizio degli anni 50 in poi.
Le pagine selezionate dai curatori provengono in egual modo da saggi di tipo prettamente politico e da opere di carattere storico.
Dopo il primo volume (1950-1972) sull’animato dibattito che ha accompagnato la profonda crisi della prima autonomia, questo secondo volume (1973-2018) offre un momento di riflessione sugli anni relativi alla “nuova” autonomia e riporta anche la discussione sul presente e sul futuro della realtà altoatesina, che inizia dopo la chiusura della vertenza internazionale e che prosegue ancora oggi.
Contributi di Sabino Acquaviva, Piero Agostino, Jadel Andreetto, Alcide Berloffa, Wolf Bukowski, Riccardo Dello Sbarba, Andrea Di Michele, Stefano Fait, Lucio Giudiceandrea, Aldo Gorfer, Fabio Levo, Bruno Luverà, Aldo Mazza, Claudio Noltet, Flavio Pintarelli, Flavia Pristinger, Ilaria Riccioni, Daniele Rielli, Sebastiano Vassalli, Toni Visentini

Astrid Kofler (Traduzione dal tedesco di Giuliano Geri)
Il volo dell’altalena 

Nell’autunno del 1935 la giovanissima maestra Ada Torelli, originaria della Ciociaria, viene destinata a una scuola elementare in provincia di Bolzano, al culmine del processo di italianizzazione del Sudtirolo.
Si ritrova così in uno sperduto villaggio di montagna, tra una popolazione rurale oppressa da un’antica miseria e dall’imposizione di una lingua e di una cultura del tutto estranee.
Insieme allo zelo e al rispetto dei dettami pedagogici fascisti, sviluppa via via un sentimento di empatia con i luoghi e le persone, in particolare con i bambini. Gli eventi politici che seguiranno di lì a breve, però, incideranno profondamente sulla sua stessa esistenza, rendendo vana la sua missione.
L’accordo tra Mussolini e Hitler sulle “Opzioni” sconvolgerà infatti i già precari equilibri di questa terra di confine, lacerando il tessuto sociale e familiare di un’intera comunità, obbligata a scelte dolorose, cui nemmeno Ada potrà sottrarsi.
A metà tra romanzo documentario e biografia epistolare, Il volo dell’altalena ripercorre alcuni capitoli complessi e drammatici di storia del Novecento attraverso una vicenda privata che intreccia realtà e finzione. Ne viene fuori un ritratto a tinte vivide dell’Italia prima e dopo la Seconda guerra mondiale.

Enrico De Zordo
Divertimenti tristi - Racconti

Divertimenti tristi è un’opera in prosa appartenente al genere letterario del «racconto rotto».
Raccoglie un centinaio di prose minime tenute insieme con lo scotch. Sotto le strisce tras-lucide del nastro adesivo si vedono le linee di rottura di un racconto che non si aggiusta più.
Per fare un racconto rotto bisogna procurarsi un racconto intero, salire le scale fino al settimo piano e gettarlo da una finestra del sottotetto. Poi si scende per strada e si raccolgono i pezzi: poemetti in prosa, messaggini, aforismi dilatati, apologhi, sequenze interrotte, onirigrammi, romanzi compressi, divagazioni, miniature esatte in uno spazio indeterminato.
I pezzi spaccati a metà si buttano via. Si tengono solo i frammenti riconoscibili e non troppo rovinati, che vengono ripuliti lungo i bordi e incollati tra loro senza un disegno preciso.
Il libro di Enrico De Zordo colma una lacuna incredibile: incredibile infatti che uno dei più validi scrittori altoatesini non avesse ancora trovato il modo di depositare le sue intuizioni in un volume compiuto, segnando così sulla mappa della produzione locale un punto di raggiunta consapevolezza e di ulteriore sconfinamento.
Dopo la lunga stagione caratterizzata dal recupero della memorialistica, cioè dal sentimento di una comunità alla ricerca del radicamento, qui si compie il passaggio stilistico che fa evaporare il riferimento al luogo “dal quale si scrive” o “del quale si scrive” in qualcosa che ambisce a pieno titolo a collocarsi nella cornice letteraria nazionale. Una prova di maturità non solo individuale, non solo legata alla particolare biografia dell’autore, bensì l’esempio di come la marginalità può essere superata solo dalla qualità.

Toni Colleselli (a cura di)
Narrare l’Alto Adige

25 anni di racconti intorno alla provincia meno italiana d’Italia. Un’antologia
Quest’antologia raccoglie testi scritti, letterari in senso lato, che narrano l’Alto Adige: la sua storia, la sua gente, i suoi luoghi, il suo immaginario. Si tratta di memorie, reportage, racconti, estratti o parti di romanzi tratti da opere pubblicate negli ultimi 25 anni, dal 1990 al 2014, in lingua italiana.
con una postfazione di Paolo Mazzucato
I testi raccolti in Narrare l’Alto Adige propongono testimonianze e racconti storici, presentano personaggi reali e immaginari, ci introducono in paesaggi naturali e umani, espongono biografie, destini, ma anche semplici situazioni di vita quotidiana, tutti influenzati in modo più o meno esplicito dal territorio in questione. Raccontano la storia, le storie e la vita, le vite in Alto Adige, così come appaiono ai diversi autori, come si esprimono nelle diverse situazioni, come vengono immaginate da chi le vive, da chi le guarda e da chi le narra. Creano un mondo, il mondo altoatesino, con mille sfaccettature, con infinite contraddizioni, con ammiccamenti e rifiuti, eppure inconfondibile, se non unico, comunque diverso da altri mondi.
Sono sguardo, specchio, immagine: sono letteratura.
Sono il mondo altoatesino di oggi, moderno, attuale, di questi ultimi 25 anni.

Norbert C. Kaser
Rancore mi cresce nel ventre

Poesia & prosa 1968-1978. Un’antologia, testo originale a fronte, traduzione dal tedesco di Werner Menapace
a cura di Toni Colleselli, Introduzione di Lorenza Rega
“basta un urlo all’inizio uno alla fine”
Nuova antologia e nuova traduzione di poesie e testi in prosa di norbert c. kaser, padre della letteratura sudtirolese e uno dei maggiori poeti tedeschi del dopoguerra.
La sua poetica sensibile e combattiva e la sua lingua rigorosa e tagliente fanno di kaser uno scrittore unico nel panorama letterario nazionale ed europeo.

 

Gabriele di Luca. Nato a Livorno, si è laureato in Filosofia all'Università di Bologna e risiede da quasi vent’anni in provincia di Bolzano, dove esercita le professioni d'insegnante, traduttore e giornalista. Editorialistadel quotidiano «Corriere dell’Alto Adige», collabora con il portale d'informazione bilingue «salto.bz».

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