LunedìCinema 2021 | 2022
  

LA DISSACRANTE IRONIA DEI FRATELLI COEN
Il grande Lebowsky (USA 1998)



Due sicari inviati dal pornografo Treehorn irrompono nell'appartamento di Jeff Lebowski, detto Drugo, giocatore di bowling disoccupato e nostalgicamente legato agli anni Settanta. Quando capiscono di aver commesso un errore perché il Jeff Lebowski che hanno davanti non è il miliardario di Pasadena che cercano, vanno via dopo aver sporcato il tappeto dell'ingresso. Deciso a ottenerne uno nuovo, Drugo piomba in casa del suo omonimo, ma entra in un gioco più grande di lui: Bunny, la moglie del miliardario, è stata rapita, e ora tocca a lui consegnare i soldi del riscatto. Insieme ai suoi amici, parte per un'avventura che si rivelerà più complicata e pericolosa di quanto sembra...

NOTE
- PRESENTATO AL FESTIVAL DI BERLINO 1998.

CRITICA
"Un quarantenne che non riesce ad adattarsi all'evolversi dei tempi e vive in maniera un po' stordita e ingenua i problemi della vita quotidiana è al centro della storia, che si propone come la radiografia di un luogo, la California, visto come il centro di destini e di emozioni più generali. Drugo è un disadattato che non diventa perdente ed anzi si pone come punto di riferimento intorno al quale si sviluppa una precisa denuncia delle molte amarezze dell''american way of life'. Raccontato con tono di ballata sincera e triste, cadenzato da ironiche parodie dei 'generi' del cinema americano (il musical, la commedia...), il film assume toni via via più marcatamente grotteschi, che lo rendono originale e interessante." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 126, 1998)

"Un buon compleanno coi fiocchi quasi natalizi. È quanto il distributore/esercente The Space Movies ha deciso di regalare a Joel Coen in occasione del suo 60 compleanno avvenuto a fine novembre. Ecco dunque tornare 'in grande' 'The Big Lebowski', capolavoro di scorrettezza e black humour, divenuto subito 'cult' indiscusso del 1998, specie grazie all'irresistibile personaggio Jeffrey 'Drugo' Lebowski, interpretato da un formidabile Jeff Bridges." (Anna Maria Pasetti, 'Il Fatto Quotidiano', 11 dicembre 2014)


da: Cinematografo.it Fondazione Ente dello spettacolo

    

 

 

 

 

 

   Scheda 

           
 
  • Durata: 117'
  • Colore: Colore
  • Genere: GROTTESCO
  • Produzione: ETHAN COEN, TIM BEVAN, ERIC FELLNER PER WORKING TITLE, POLYGRAM FILMED ENTERTAINMENT
  • Distribuzione: CECCHI GORI DISTRIBUZIONE (1998), THE SPACE CINEMA (2014) - DVD E BLU-RAY: CG HOME VIDEO (2002, 2010)
  • Riedizione 2014
  • Data uscita 15 Dicembre 2014
  • Regia: Joel Coen, Ethan Coen - (non accreditato)
  • Attori:
    • Jeff Bridges - Jeff Lebowski
    • John Goodman - Walter Sobchak
    • Julianne Moore - Maude Lebowski
    • Steve Buscemi - Donny
    • David Huddleston - Jeffrey Lebowski, il miliardario
    • Philip Seymour Hoffman - Brandt
    • Tara Reid - Bunny Lebowski
    • John Turturro - Jesus Quintana
    • Jimmie Dale Gilmore - Smokey
    • Ben Gazzara - Jackie Treehorn
    • Mark Pellegrino - Blond Treehorn Thug
    • Sam Elliott - Lo straniero
    • Philip Moon - Scagnozzo di Treehorn
    • David Thewlis - Knox Harrington
    • Peter Stormare - Nichilista
    • Torsten Voges - Nichilista
    • Flea - Nichilista
    • Jon Polito - Da Fino
    • Jerry Haleva - Saddam Hussein
  • Soggetto: Joel Coen, Ethan Coen
  • Sceneggiatura: Joel Coen, Ethan Coen
  • Fotografia: Roger Deakins
  • Musiche: Carter Burwell - "Requiem" di Mozart e "Quadri per una esibizione" di Mussorgsky
  • Montaggio: Tricia Cooke, Roderick Jaynes (Ethan Coen) - (non accreditato), Roderick Jaynes (Joel Coen) - (non accreditato)
  • Scenografia: Rich Heinrichs
  • Arredamento: Chris L. Spellman
  • Costumi: Mary Zophres
  • Effetti: Jenek Sirrs
 Il grande Lebowsky  
       


 

 
 
 

 

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LA DISSACRANTE IRONIA DEI FRATELLI COEN
Ave, Cesare (USA 1987)


Il lavoro di Eddie Mannix come "fixer" dello studio inizia ancor prima dell'alba, quando deve arrivare prima della polizia per scongiurare l'arresto di una delle stelle della Capitol Pictures fermata per comportamenti poco ortodossi. Un lavoro mai noioso e senza orari. Ogni film prodotto dallo studio porta grane e Mannix ha il gravoso compito di trovare una soluzione per tutto. È l'uomo capace di far ottenere al prossimo film ispirato alle pagine delle Bibbia la benedizione delle autorità religiose, come la persona giusta per convincere e trattenere lo scontento regista Laurence Laurentz che vuole sbarazzarsi della star del western Hobie Doyle per il suo prossimo sofisticato lavoro prodotto dalla Capitol. Mentre corre dall'emergenza di un divo al dramma di un altro, Mannix deve fare i conti con i problemi personali della sensazionale DeeAnna Moran o trovare una spiegazione plausibile sugli ultimi sospetti comportamenti della superstar Burt Gurney. Come se le paturnie di questi enormi ego non fossero abbastanza per iniziare la giornata, Mannix deve confrontarsi con la più difficile crisi della sua carriera: uno degli attori più amati al botteghino, Baird Whitlock, è stato rapito proprio nel bel mezzo della produzione del peplum, "Ave, Cesare! - Hail, Caesar!", e un misterioso gruppo che si fa chiamare "Il Futuro" ha rivendicato il rapimento: o lo studio è pronto a sborsare oltre 100.000 dollari o possono scordarsi la loro gallina dalle uova d'oro. Passando da un problema all'altro, Mannix deve necessariamente evitare ogni possibile fuga di notizie, soprattutto per scongiurare la presenza dei nomi delle star dello studio sulle colonne di gossip scritte da due ostili sorelle, Thora e Thessaly Thacker. In realtà, si tratta solo dei nomi che non provengono dalle storie inventate che ogni tanto lascia uscire per una facile promozione con le lettrici delle due giornaliste. Per quest'uomo si tratta solo della solita giornata di lavoro.

RECENSIONE di Simone Porrovecchio
Ave, Cesare!
 
dei fratelli Coen è un appassionato divertissement dall’ironia tagliente e tecnicamente perfetto. Una dichiarazione d’amore per il cinema, e Hollywood. Una pellicola che non pretende di dire tutto a tutti, ma che dirà molto a tanti: fan di Hollywood, marxisti, scienziati delle religioni e amanti di musical e noir. Joel e Ethan Coen, che Ave, Cesare! l’hanno scritto e girato, lanciano i talenti del loro grande ensemble nel loro mondo immaginario simile a un grande negozio di giocattoli, come un elicottero da combattimento lancia la sua truppa d’elite in territorio nemico.
Tilda Swinton è una doppia giornalista gemella; Scarlett Johansson è la sirenetta di musical acquatici, casto sogno erotico dei pudici anni 50; Alden Ehrenreich è un cowboy (il riferimento a John Wayne è quasi sentimentale) ignorante e bravissimo; Channing Tatum è una specie di divo à la Gene Kelly maestro del tip tap; George Clooney il divo di Hollywood da epos biblico, e maschera di se stesso. Questa complessa scultura cinematografica viene tenuta insieme dal boss produttore Josh Brolin, che salva, cura, rimedia, tiene duro e vince. L’associazione teologica è evidente: Brolin è un uomo che attraversa, e supera, la pesante crisi esistenziale di metà vita grazie alla fede. All’inizio e alla fine della storia si confessa. Ma non lo fa per chiedere pulizia morale e solidità di spirito, bensí per confermarle, per aprire gli occhi sulla bontà di un’anima. Brolin è Eddie Mannix, il responsabile delle star per gli studi della Capitol. Un manager genitore punto di riferimento imprescindibile per le schiere di dive e divi dalle anime in crisi. Il progetto più importante in cantiere è Ave, Cesare – Un Racconto del cristo. Protagonista Clooney legionario romano, improvvisamente rapito da un gruppo di fantomatici marxisti.
Un classico one-man noir che poco mette in discussione e tanto ci ricorda di quanto un’intrattenimento di qualità è, e resta, una delle virtùdecisive dell’arte cinematografica. La serietà della prova di coscienza cui è sottoposto l’eroe Brolin è l’amalgama più convincente di tutta la storia. Un grande film dei fratelli Coen, attestato di un talento liberato senza sforzi, leggero e autentico.

NOTE
- FILM D'APERTURA AL 66. FESTIVAL DI BERLINO (2016).
- CANDIDATO ALL'OSCAR 2017 PER LA MIGLIOR SCENOGRAFIA.

CRITICA
"(...) perfettissimo James Brolin (...) bravissimo Alden Ehrenreich (...) due perfide Swinton al prezzo di una (...) Johansson copia conforme di Esther Williams (...) strepitoso Channing Tatum (...). Nell'incastro di cinema e vita, delizia cinefila, i Coen non scelgono la nostalgia né il mito ma follia e manipolazione (la montatrice Frances McDormand Coen si strangola con la pellicola) e il Cristo sandalone (riferimento forse non così casual) si specchia negli occhi magistralmente inespressivi del centurione Clooney nel circo di nani e ballerine, dove ognuno è l'uomo che non c'era: tutto virtuale, digitale. Divertentissimo, cinico, senza speranza se non nel business." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 10 marzo 2016)

"(...) forse non sarà un risultato all'altezza dei più memorabili messi a segno dagli impareggiabili fratelli (...), ma di sicuro è un gran divertimento. Tanto riuscito da essere in grado di dare soddisfazione al comune spettatore in cerca di evasione come al più sofisticato conoscitore dell'epoca e dell'epopea cinematografica evocata. (...) Mentre la storia centrale vede sparire dai radar il protagonista della più importante produzione in corso (...) (si tratta di George Clooney, stoico nell'immolarsi nella parte del fesso), tutto intorno si agita un piccolo mondo di ridicoli drammi che il vecchio Eddie Mannix deve governare. Quello, il cinema di Hollywood ancora (e non per molto) all'apice della sua potenza, la cui pochezza si stenta a credere tanto influente, ancora custode del segreto della propria magia incantatrice dietro la quale si cela un'umanità dalle risorse culturali e dal quoziente intellettivo più che limitati. 'Bestiame', attori e attrici segnatamente, come con cattiveria ebbe a dire Alfred Hitchcock. Ogni risvolto si richiama a uno dei 'generi' che all'epoca trascinavano legioni di fan a riempire le sale e ad ammirare i loro beniamini dello schermo. (...) Leggerezza da manuale. Compiaciuta immersione vintage che forse non lascerà il segno ma che porta comunque il segno di uno stile d'impareggiabile brillantezza." (Paolo D'Agostini, 'La Repubblica', 10 marzo 2016)

da: Cinematografo.it Fondazione Ente dello spettacolo

    

 

 

 

 

 

   Scheda 

           
 
  • Durata: 106'
  • Colore: Colore
  • Genere: COMMEDIA
  • Specifiche tecniche: ARRIFLEX 535B, 35 MM
  • Produzione: JOEL E ETHAN COEN, ERIC FELLNER E TIM BEVAN PER WORKING TITLE FILMS, MIKE ZOSS PRODUCTIONS
  • Distribuzione: UNIVERSAL PICTURES INTERNATIONAL ITALY
  • Data uscita 10 Marzo 2016
  •  
  • Regia: Ethan Coen, Joel Coen
Attori: 
  • Josh Brolin - Eddie Mannix
  • George Clooney - Baird Whitlock
  • Alden Ehrenreich - Hobie Doyle
  • Ralph Fiennes - Laurence Laurentz
  • Jonah Hill - Joe Silverman
  • Scarlett Johansson - DeeAnna Moran
  • Frances McDormand - C.C. Calhoun
  • Tilda Swinton - Thora Thacker/Thessaly Thacker
  • Channing Tatum - Burt Gurney
  • Veronica Osorio - Carlotta Valdez
  • Michael Gambon - Narratore
  • Heather Goldenhersh - Natalie
  • Alison Pill - Sig.ra Mannix
  • Clancy Brown - Gracchus
  • John Bluthal - Professor Marcuse
  • Alex Karpovsky - Sig. Smitrovich
  • Geoffrey Cantor - Sid Siegelstein
  • Christopher Lambert - Arne Slessum
  • Basil Hoffman - Stu Schwartz
  • Natasha Bassett - Gloria DeLamour
  • Fred Melamed - Fred
  • Mather Zickel - Chunk Mulligan
  • Clement von Franckenstein - Senatore Sestimus Amydias
  • Jacob Witkin - Saul of Tarsus
  • Emily Beecham - Dierdre
  • Dolph Lundgren - Comandante sottomarino (non accreditato)
  • Soggetto: Ethan Coen, Joel Coen
  • Sceneggiatura: Ethan Coen, Joel Coen
  • Fotografia: Roger Deakins
  • Musiche: Carter Burwell
  • Montaggio: Roderick Jaynes (Joel Coen), Roderick Jaynes (Ethan Coen)
  • Scenografia: Jess Gonchor
  • Arredamento: Nancy Haigh
  • Costumi: Mary Zophres
  • Effetti: Dan Schrecker
 Ave, Cesare  
       


 

 
 
 

 

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LA COMMEDIA DEMENZIALE DI MEL BROOKS
Per favore non toccate le vecchiette! (USA 1968)


Il suo ultimo spettacolo è stato per Max Bialystock, anziano impresario teatrale, un fiasco enorme: per colmo della sfortuna è venuto a rovistare nei libri contabili un impiegato delle imposte, Léon Bloom, timido e impacciato, ma egualmente deciso a compiere il proprio dovere. Non fino in fondo, però: dotato di una insospettabile prontezza d'idee, Léon scopre che, fra tanti, il modo più sicuro di frodare fisco e finanziatori è proprio quello di mettere in scena un'opera destinata un sicuro, colossale insuccesso. Max, che può contare su alcune vecchiette che, trovandolo affascinante, non gli lesinano i soldi, coglie al volo il suggerimento di Léon, lo convince a diventare suo socio e, dopo aver frugato tra centinaia di copioni, si convince di aver messo finalmente le mani sul più orrendo: "La primavera di Hitler". Per costruitre un fiasco come si deve
e risarcire le sue vecchiette, Max affida quell'infelice parto letterario al più diffamato regista che trova sulla piazza e scrittura, come protagonista, un aspirante attore-cantante davvero impensabile. Ma, se la più brutta commedia della storia si trasformasse in un successo clamoroso?

NOTE
- NELLA VERSIONE ORIGINALE, LA VOCE DEL CANTANTE CHE SI ESIBISCE IN "SPRINGTIME FOR HITLER" E' DI MEL BROOKS.
- OSCAR 1968 A MEL BROOKS PER LA MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE.
- COREOGRAFIA: ALAN JOHNSON.
- NEL 2005 IL REGISTA MEL BROOKS NE HA DIRETTO UN REMAKE, "THE PRODUCERS - UNA GAIA COMMEDIA NEONAZISTA".

CRITICA
"Una originale satira, ottimamente sceneggiata, del pubblico moderno - che dallo spettacolo si attende non idee, ma solo 'evasione' - e, al tempo stesso, di quel teatro che gliela procura, assecondandone l'opacità intellettuale e spirituale. Eccellente l'interpretazione". ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 69, 1970)

"Nonostante l'attribuzione al film dell'Oscar per la migliore sceneggiatura, questa prima opera cinematografica di Mel Brooks non ha ottenuto a suo tempo l'attenzione che avrebbe meritato su diversi piani: come modello di una certa comicità sorniona e corrosiva della commedia americana; come lettera di presentazione di un autore personale e destinato a crescere; come satira del rapporto tra operatori dello spettacolo e i recettori; come presenza del cinema ebraico (e del teatro da cui deriva) nello spettacolo moderno. Da tenere presenti, comunque, tutte le qualità del film: le ottime interpretazioni, la caustica comicità, l'originalità dell'impostazione." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 87, 1979)

da: Cinematografo.it Fondazione Ente dello spettacolo

    

 

 

 

 

 

   Scheda 

           
 
  • Altri titoli: 
    • Les producteurs
    • Springtime for Hitler
    • Frühling für Hitler
  • Durata: 92'
  • Colore: C
  • Genere: COMMEDIA, MUSICALE
  • Specifiche tecniche: 35 MM, PATHECOLOR
  • Produzione: SIDNEY GLAZER PER CROSSBOW PRODUCTIONS, EMBASSY PICTURES CORPORATION, SPRINGTIME PRODUCTIONS
  • Distribuzione: EURO (1969) - CINERIZ (1979) - DOMOVIDEO, RICORDI VIDEO, BMG VIDEO (PARADE) - DVD: UNIVERSAL PICTURES INTERNATIONAL ENTERTAINMENT (2010)
  • Riedizione 1979
  • Regia: Mel Brooks
  • Attori: 
    Zero (Zero Mostel) - Max Bialystock
    Gene Wilder - Leo Bloom
    Dick Shawn - 'L.S.D.' - Lorenzo St. DuBois
    Kenneth Mars - Franz Liebkind
    Lee Meredith - Ulla
    Christopher Hewett - Roger De Bris
    Andreas Voutsinas (Andréas Voutsinas) - Carmen Ghia
    Estelle Winwood - Vecchietta
    Renee Taylor (Renée Taylor) - Eva Braun
    David Patch - Goebbels
    Bill Hickey (William Hickey) - L'ubriaco
    Barney Martin - Göring
    Shimen Ruskin - Il padrone di casa
    Frank Campanella - Il barista
    Josip Elic - Il violinista
    Madlyn Cates (Madelyn Cates) - La portinaia
    John Zoller - Critico teatrale
    Brutus Peck - Venditore di hot dog
    Anna Ives - Vecchietta
    Amelie Barleon - Vecchietta
    Elsie Kirk (Lisa Kirk) - Vecchietta
    Nell Harrison - Vecchietta
    Mary Love - Vecchietta
    Anthony Gardell - Aspirante Hitler (non accreditato)
    Arthur Rubin - Aspirante Hitler (non accreditato)
    Zale Kessler - Jason Green (non accreditato)
    Trent Gough - Aspirante Hitler (non accreditato)
    Robert Paget - Aspirante Hitler (non accreditato)
    Rusty Blitz - Aspirante Hitler (non accreditato)
    Bernie Allen - Aspirante Hitler (non accreditato)
    Ron Charles - Aspirante Hitler (non accreditato)

  • Soggetto: Mel Brooks
  • Sceneggiatura: Mel Brooks
  • Fotografia: Joseph Coffey
  • Musiche: John Morris - Musiche dirette da John Morris. I testi delle canzoni "We're Prisoners of Love" e "Springtime for Hitler" sono di Mel Brooks.
  • Montaggio: Ralph Rosenblum
  • Scenografia: Charles Rosen
  • Arredamento: James Dalton
  • Costumi: Gene Coffin
  • Effetti: Creative Opticals Inc.
 Per favore, non toccate le vecchiette!  
       


 

 
 
 

 

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LA COMMEDIA DEMENZIALE DI MEL BROOKS
Mezzogiorno e mezzo di fuoco (USA 1974)

Colorado, 1874. Rock Ridge piange la morte violenta dello sceriffo, mentre il malvagio governatore Hedley trama la più atroce delle beffe per quella operosa comunità di W.A.S.P. tutti di un pezzo: la nomina di uno sceriffo di colore. A dispetto del colore della pelle che gli attira immeritata ostilità, il prode Bart riuscirà a conquistarsi la fiducia e l'ammirazione dei concittadini riportando la legge nel piccolo paesino. Il tutto grazie all'aiuto di Waco Kid, un ex pistolero dal cuore tenero e dal grilletto isterico.

NOTE
- PER LA PRIMA EDIZIONE VEDI SEGNALAZIONI CINEMATOGRAFICHE VOL. 78.
- COREOGRAFIA: ALAN JOHNSON.
- LUNGHEZZA: 8,336 PIEDI.
- CANDIDATO ALL'OSCAR 1975 PER: MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA (MADELINE KAHN), MONTAGGIO E CANZONE ORIGINALE ("BLAZING SADDLES").

CRITICA
"Si tratta di un western caricaturale e buffonesco, dalle mille trovate, ma non del tutto originale e non perfettamente calibrato. La mancanza di originalità è forse voluta poiché innumerevoli sono le citazioni di film precedenti sino al punto che per gli amatori lo spettacolo può servire da test commemorativo. La mancanza di equilibrio, viceversa, è di danno sotto ogni punto di vista. Il passaggio continuo da buone trovate a sequenze tirate avanti alla buona fa calare di molto l'interesse di uno spettacolo ove certi arguti sottintesi e certe saporite allusioni sfuggono per il farsesco tono di scene che precedono e che seguono. Gli stessi temi di fondo, sui quali fa spicco l'antirazzismo, sono gravemente offuscati da dialoghi assai crudi e licenziosi che abbondano di allusioni salaci e di espressioni molto volgari. Un tale miscuglio di intelligenza e di banalità è davvero deplorevole." ('Segnalazioni cinematografiche', vol.78, 1975)
"Il ritorno di questo film, gradito come esempio di una comicità tipicamente americana (da 'Hellzapoppin' a 'Cat Ballou') è, nonostante la relativa vicinanza della prima edizione, molto interessante per una più approfondita conoscenza di Mel Brooks (qui anche come interprete di due personaggi diversissimi: il capo indiano e il governatore pazzo, libidinoso e del tutto incapace) del quale, tra l'altro, è recentemente riapparso anche il primo film: 'Per favore non toccate le vecchiette'. Mel Brooks si dimostra stravagante, dissacratore, nemico delle regole che pur conosce a fondo (il film è colmo di citazioni d'altre opere cinematografiche e di personaggi o di 'formule usuali', il tutto allegramente trasformato in burletta). La labilità del presupposto narrativo e il capriccioso passare da una trovata ad un'altra, possono dare l'impressione di disordine e di mancanza di idee di fondo. I temi, invece, ci sono ed emergono soprattutto da alcuni personaggi chiave (il famoso pistolero in disarmo, sottilissimamente interpretato da Gene Wilder; lo sceriffo negro; la Lilli von Shtupp che fa la caricatura di Marlène Dietrich) o da alcune scene emblematiche (la banda degli assalitori, composta da Arabi, da motociclisti teppisti, da nazisti, e così via; gli operai della ferrovia, negri o cinesi; la popolazione del villaggio, eccetera). Per quanto questa riedizione disti pochi anni dalla prima (...), le volgarità di alcune battute o la meschinità di talune situazioni appaiono meno urtanti che nel passato e si ravvisano più facilmente nel loro intento di mettere alla berlina certi modi di vivere o di fare del cinema." ('Segnalazioni cinematografiche', vol. 89, 1980)

da: Cinematografo.it Fondazione Ente dello spettacolo

    

 

 

 

 

 

   Scheda 

           
 
  • Altri titoli: 
Le shérif est en prison
Der wilde wilde Westen
Sillas de montar calientes
  • Durata: 95'
  • Colore: C
  • Genere: COMICO, WESTERN
  • Specifiche tecniche: PANAVISION, 35 MM (1:2.35) - TECHNICOLOR
  • Produzione: MICHAEL HERTZSBERG PER CROSSBOW PRODUCTIONS, WARNER BROS.
  • Distribuzione: P.I.C. (1975) - WARNER HOME VIDEO (MINI SCUDI) - DVD: WARNER HOME VIDEO
  • Riedizione 1980
  • Regia: Mel Brooks
  • Attori: 

Cleavon Little - Bart,
Gene Wilder - Jim,
Slim Pickens - Taggart,
David Huddleston - Olson Johnson,
Liam Dunn - Reverendo Johnson,
Harvey Korman - Hedley Lamarr,
Madeline Kahn - Lili Von Shtupp,
Mel Brooks - Governatore William J. Lepetomane/Capo Indiano,
Burton Gilliam - Lyle,
Alex Karras - Mongo,
John Hillerman - Howard Johnson,George Furth - Van Johnson,
Claude Ennis Starrett Jr. (Jack Starrett) - Gabby Johnson,
Carol Arthur - Harriet Johnson,
Richard Collier - Dottor Sam Johnson,
Charles McGregor - Charlie,
Robyn Hilton - Miss Stein,
Count Badie - Se stesso,
Dom DeLuise,
Karl Lucas (Karl Lukas),
Anne Bancroft - (non accreditata)

  • Soggetto: Andrew Bergman
  • Sceneggiatura: Alan Uger, Norman Steinberg, Richard Pryor, Mel Brooks, Andrew Bergman
  • Fotografia: Joseph F. Biroc
  • Musiche: John Morris - La canzone "Blazing Saddles" (musica: John Morris; testo: Mel Brooks) è interpretata da Frankie Laine.
  • Montaggio: John C. Howard, Danford B. Greene
  • Scenografia: Peter Wooley
  • Arredamento: Morey Hoffman
  • Costumi: Nino Novarese (Vittorio Nino Novarese), Tom Dawson (Thomas S. Dawson)
  • Effetti: Douglas Pettibone
 Mezzogiorno e mezzo di fuoco  
       


 

 
 
 

 

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LA COMMEDIA DEMENZIALE DI MEL BROOKS
L'ultima follia di Mel Brooks (USA 2003)

 

In originale s’intitola Silent Movie, ovvero film muto, ma L’ultima follia di Mel Brooks non è un film muto. Anzi, è perfino nel Guinness dei primati per il film sonoro con il minor numero di parole: una. Nella gag forse più celebre del film, infatti il celebre mimo Marcel Marceau dice la prima e unica parola della sua carriera: “NO!”.

Ma lo sappiamo che dei paradossi Mel Brooks ha fatto un’arte e infatti nella sua parodia dei film muti il regista utilizza anche la musica come una gag, quando sulla didascalia di New York l’orchestra suona San Francisco per poi interrompersi e attaccare I’ll Take Manhattan. E paradossale è anche la trama del film, satira del mondo di Hollywood che tra anni Venti e anni Settanta forse non è cambiato molto: il protagonista è lo stesso Brooks che, assieme a due improbabili soci (Marty Feldman e Dom DeLuise) cerca di convincere gli studios a produrre il più grande film muto mai fatto dalla fine del muto. E per riuscirci e impedire agli studios di fallire, deve convincere anche le più grandi star dell’epoca (da Paul Newman a Burt Reynolds, da James Caan a Liza Minnelli fino ad Anne Bancroft) ad accettare un ruolo.

L'ultima follia di Mel BrooksUna raccolta di gag, come molti dei film di Brooks e come moltissimi dei lungometraggi comici del muto, in cui la costruzione visiva dell’umorismo è anche un modo per riflettere sul mondo, in questo caso meta-linguisticamente per lanciare qualche frecciata all’industria del cinema, al suo timore di rinnovarsi − anche se bisogna guardarsi alle spalle − e alla sua feroce avidità; una sorta di Cantando sotto la pioggia al contrario, in cui si immagina cosa potrebbe succedere allo star system e al cinema se il sonoro si spegnesse, se a contare fossero di nuovo solo i volti e i corpi. Non rinuncia alle sue celeberrime intemperanze vocali Mel Brooks, ma la sua ultima follia è un tripudio di circa un’ora e mezza di gag intese in senso classico, di corse, inseguimenti, scivoloni, capitomboli e torte in faccia, di precisione cronometrica nella costruzione del movimento degli attori e del montaggio, di utilizzo inventivo e buffo di codici e schemi consolidati, come a ripercorre e omaggiare l’epopea della comica finale, da Roach a Sennett, da Arbuckle ai mostri sacri Keaton e Chaplin. Una sorta di piccolo saggio sul suono e la sua assenza come veicolo di risata, un salto indietro che sembra anche anticipare le tendenze revisioniste del futuro (su tutte il The Artist di Hazanavicius).

da: mediacritica.it

    

 

 

 

 

 

   Scheda 

     
     
   
  • Durata: 86'
  • Colore: C
  • Genere: COMMEDIA
  • Specifiche tecniche: NORMALE DE LUXE COLORI
  • Produzione: CROSSBOW PRODUCTIONS
  • Distribuzione: FOX - 20TH CENTURY FOX HOME ENTERTAINMENT
  • Attori: 
    Mel Brooks  - Mel Spass
    Marty Feldman  - Bellocchio
    Dom DeLuise  - Trippa
    Sid Caesar  - Capo Dello Studio
    Harold Gould  - Trangugia
    Lee Delano  - Dirigente
    Liza Minnelli  - Se Stessa
    Liam Dunn  - Giornalaio
    Ron Carey  - Divora
    Burt Reynold  - Se Stessa
    Howard Hesseman  - Dirigente
    Al Hopson  - Dirigente
    Barry Levinson  - Dirigente
    Robert Lussier  - Proiezionista
    Marcel Marceau  - Se Stesso
    Chuck McCann  - Guardia
    Erica Hagen  - Bionda
    Henry Youngman  - Uomo
    Rudy De Luca - Dirigente
    Valerie Curtin  - Infermiera
    Patrick Campbell  - Fattorino
    Charlie Callas - Cieco
    James Caan - Se Stessa
    Anne Bancroft - Se Stessa
    Carol Arthur - Donna Incinta
    Inga Neilsen - Bionda
    Bernadette Peters  - Vilma Kaplan
    Yvonne Wilder  - Segretaria
    Arnold Soboloff  - Uomo Agopuntura
    Eddie Ryder - Uff. Inglese
    Harry Ritz  - Uomo Della Sartoria
    Jack Riley  - Dirigente
    Fritz Feld  - Maitre Al Rio Bomba
    Sivi Aberg  - Bionda
  • Soggetto: Ron Clark
  • Sceneggiatura: Barry Levinson, Ron Clark, Mel Brooks, Rudy De Luca
  • Fotografia: Paul Lohmann
  • Musiche: John Morris
  • Montaggio: John C. Howard, Stanford C. Allen
  • Scenografia: Albert Brenner
  • Costumi: Patricia Norris
  • Effetti: Ira Anderson Jr.
 


L'ultima follia di Mel Brooks
 
       


 

 
 
 

 

 LunedìCinema 2021 | 2022
  

LA LEGGEREZZA DI ERNST LUBITSCH
Mancia competente (USA 1932)

Venezia. In un lussuoso hotel, dove è stato da poco commesso un furto ai danni di un cliente, Gaston Monescu (Herbert Marshall) e Lily (Miriam Hopkins), fanno conoscenza nel corso di una cena galante, dismettendo le vesti di barone e contessa, rivelandosi, derubandosi a vicenda, entrambi abili ladri. Certamente fatti l’uno per l’altra, i due, ormai coppia fissa tanto nella vita che nella “professione”, organizzano il colpo decisivo, quello che potrà garantirgli la definitiva sistemazione, recarsi a Parigi ed appropriarsi delle ingenti sostanze dell’affascinante vedova Mariette Colet (Kay Francis), proprietaria di una fabbrica di profumi…

Mancia competente, poco indovinato titolo italiano rispetto all’originale Trouble In Paradise (“problema in paradiso”), può considerarsi il vero e proprio archetipo della sophisticated comedy e certamente in tal genere tra le opere più riuscite del regista berlinese Ernst Lubitsch, con una sceneggiatura esemplare (Samson Raphaelson, dalla commedia The Honest Finder di Laszlo Aladar), che ancora oggi sfida il tempo: dialoghi serrati, estremamente brillanti, allusioni sessuali non poi tanto sottointese, ma con i “sani limiti” del buon gusto a dargli sapida sostanza, senza alcuna imposizione esterna, considerando che il “Codice Hays” , per quanto già approvato, avrà definitiva applicazione due anni più tardi; il celebre “tocco”, marchio di fabbrica dell’autore rende poi estremamente gradevole la visualizzazione, grazie ad un’ottima direzione degli attori, tutti perfettamente in parte nelle loro caratterizzazioni, Marshall in testa, con una velocità  della macchina da presa nel riprenderne le varie entrate ed uscite, tra il vaudeville e l’ operetta viennese, che sembra anticipare il loro movimento, connotando il tutto come una sostenuta partitura musicale, visto che, al riguardo, la colonna sonora (Frank Harling) scandisce più o meno ogni scena, dai titoli di testa a quelli di coda.
Se a risaltare è l’estrema cura dell’ambientazione, quasi tutta in interni, con grande rilievo dato all’elegante arredamento e ai singoli oggetti, che si rivelano funzionali alla narrazione (lo scorrere del tempo sottolineato dalle inquadrature degli orologi, gli specchi, il letto e le ombre che si stagliano su di esso a metaforizzare il desiderio represso), non da meno è la sagacia di Lubitsch, mista a malizia, mitigata da una sottile, beffarda, ironia, nel rappresentare l’agiato “paradiso” della nobiltà europea, esattamente come gli spettatori del tempo immaginavano che fosse, lusso e frivolezze, sesso e denaro, ma anche nella sua illusorietà, giocando sulla specularità del contrasto vero/falso: Gaston e Lily, gli intrusi, il “problema”, mantengono sempre la loro identità pur fingendo di essere ciò che non sono, mentre i componenti originari fingono di essere se stessi, ciò che il loro mondo richiede, ma si rivelano essere altro, proprio in virtù di tale intromissione. Unica soluzione possibile, resistendo dall’ addentare la mela, tornare ognuno nel proprio Eden, dove dar libero sfogo alla naturalità della propria essenza, ponendo fine al gioco del rimpiattino tra la realtà dell’ immaginazione e l’immaginazione della realtà.

 

da: mediacritica.it

    

 

 

 

 

 

   Scheda 

     
     
   
  • Regia: 
    Ernst Lubitsch
  • Attori: 
    Miriam Hopkins
     - Lily
    Kay Francis
     - Mariette Colet
    Herbert Marshall
     - Gaston Monescu
    Charlie Ruggles (Charles Ruggles)
     - Il sindaco
    Edward Everett Horton
     - François Filiba
    C. Aubrey Smith
     - Adolph J. Giron
    Robert Greig
     - Jacques, il maggiordomo di Mariette
    Leonid Kinskey
     - Il comunista
    George Humbert
     - Il cameriere
  • Soggetto: Laszlo Aladar (Aladar Laszlo) - (commedia)
  • Sceneggiatura: Grover Jones - (adattamento), Samson Raphaelson
  • Fotografia: Victor Milner
  • Musiche: W. Franke Harling - (non accreditato)
  • Scenografia: Hans Dreier - (non accreditato)
  • Costumi: Travis Banton
  • Altri titoli: 
    Haute pègre
  • Durata: 84'
  • Colore: B/N
  • Genere: COMMEDIA
  • Specifiche tecniche: 35 MM
  • Tratto da: commedia "The Honest Finder" di Aladar Laszlo
  • Produzione: ERNST LUBITSCH PER PARAMOUNT PUBLIX CORPORATION
  • Distribuzione: MONDADORI VIDEO

 



 Mancia competente