LunedìCinema 2021 | 2022
  

LA LEGGEREZZA DI ERNST LUBITSCH
Partita a quattro (USA 1933)

 

Indecisa fra il commediografo spiantato Tom (Fredric March) e il pittore fallito George (Gary Cooper), la disinibita Gilda (Miriam Hopkins) propone ai due una convivenza priva di rapporti sessuali. Gli uomini ottengono finalmente l'agognato successo professionale, ma il patto tra i tre non regge. Gilda decide quindi di sposare il suo capo, l'imprenditore Plunkett (Edward Everett Horton), ma George e Tom non sono disposti a lasciarsi sfuggire la ragazza.

Adattamento di un testo teatrale di Noël Coward, l'ultimo film girato da Lubitsch prima dell'entrata in vigore del Codice Hays. Un film audace, sia per il tema trattato, sia per come sfrutta abilmente tutte le potenzialità del mezzo cinematografico: parte come un film muto in cui la narrazione è cadenzata dagli sguardi, valorizza poi la brillantezza dei dialoghi e infine ottimizza il campionario di immagini allusive e di non detti pregni di significato drammaturgico (come la battuta conclusiva, intuibile ma negata). Lubitsch non si erige mai a giudice, ma si limita a mostrare con la consueta sagacia questi personaggi emotivamente insicuri e a tratti infantili, ma sinceri, imperfetti e pieni di vita, disposti a volersi bene anche sfidando gli standard morali dell'epoca. Il regista, quindi, da spirito libero e anticonvenzionale quale è, tratteggia i tre protagonisti con affetto, mentre riserva le stoccate più sferzanti alla borghesia e ai suoi discutibili codici etici, perfettamente incarnati dall'esoso Max Plunkett. Brillante prova di tutto il cast, con una menzione speciale per l'ottimo Horton.

da: longtake.it

 

 

   Scheda 

     
     
 
    • Regia: 
      Ernst Lubitsch
    • Attori: 
      Fredric March
       - Tom Chambers
      Gary Cooper
       - George Curtis
      Miriam Hopkins
       - Gilda Farrell
      Edward Everett Horton
       - Max Plunkett
      Franklin Pangborn
       - Mr. Douglas, il produttore teatrale
      Isabel Jewell
       - La stenografa di Plunkett
      Jane Darwell
       - La cameriera di Curtis
      Wyndham Standing
       - Il maggiordomo di Max
      Vernon Steele
       - Manager di Douglas (non accreditato)
      Adrienne D'Ambricourt
       - Proprietaria del caffè (non accreditata)
      Lionel Belmore
       - Proprietario del teatro (non accreditato)
      Nora Cecil
       - Segretaria di Tom (non accreditata)
      Emile Chautard
       - Conducente del treno (non accreditato)
    • Soggetto: Noël Coward - (commedia)
    • Sceneggiatura: Ben Hecht
    • Fotografia: Victor Milner
    • Musiche: John Leipold - (non accreditato) - Le musiche sono dirette da Nathaniel Finston.
    • Montaggio: Frances Marsh - (non accreditata)
    • Scenografia: Hans Dreier - (non accreditato)
    • Costumi: Travis Banton - (non accreditato)
    • Altri titoli: 
      Sérénade à trois
    • Durata: 90'
    • Colore: B/N
    • Genere: COMMEDIA
    • Specifiche tecniche: 35 MM SFERICO
    • Tratto da: commedia "Quartetto d'archi" di Noel Coward
    • Produzione: ErRNST LUBITSCH PER PARAMOUNT PICTURES

 



 Partita a quattro
       


 

 
 
 

 

 LunedìCinema 2021 | 2022
  

LA LEGGEREZZA DI ERNST LUBITSCH
Ninotchka (USA 1939)

 

"Garbo Laughs!”, La Garbo ride!, così recitavano i claim pubblicitari all’uscita di Ninotchka di Ernst Lubitsch, mostrando, sin dai manifesti pubblicitari, il volto della divina attraversato da un ampio sorriso. Un corpo divino, appunto, come quello di Greta Garbo che ride, che si mostra all’improvviso in un gesto assolutamente, totalmente umano. Siamo nel 1939, nubi di guerra si addensano sull’Europa, Renoir in quel momento sta girando uno dei suoi capolavori, quella Regola del gioco capace di mostrare, sotto forma di gioco del desiderio, l’abisso tra un mondo che sta precipitando e gli eventi di una guerra imminente. Eppure Ninotchcka non sembra essere un film che si allontana dal proprio tempo, che lo vuole dimenticare, anzi. Lubitsch non si allontana dalla vita.

Garbo ride, o meglio, a ridere non è Greta Garbo, ma è Ninotchka, il commissario sovietico giunto a Parigi a controllare i tre emissari governativi che, anziché vendere i gioielli confiscati ad una nobildonna russa passano il loro tempo a godere delle bellezze, delle raffinatezze, dei divertimenti della capitale francese. Ninotchka ride di un capitombolo, di un uomo che cade a terra in un ristorante. Quell’uomo è Melvyn Douglas, Léon, seduttore impenitente, donnaiolo  francese, che conquista la donna, le fa perdere l’auratica resistenza proprio cadendo, perdendo (anche lui) il controllo di sé, delle proprie strategie seduttive. È in quel momento che la donna, il commissario, il volto quasi astratto, al di là dell’umano di Greta Garbo si piega in una stupenda, meravigliosa risata.

Ridendo, Ninotchka si libera e si perde al tempo stesso, lasciandosi andare ad un umano desiderio, lieve, di superficie, quasi danzante. Lubitsch costruisce con Ninotchka una magnifica elegia in cui la critica antisovietica che costituisce la trama narrativa del film risulta alla fine la cosa più esile, più fragile, meno importante. Non esiste, nel mondo chiuso del film, fatto di vetrine, di oggetti di consumo, scarpe e cibi raffinati, spazio per il mondo esterno (come non esiste – ma è sempre evocato in un fuori campo inquietante – in La regola del gioco di Renoir). La commedia di Lubitsch è il più umano dell’umano, tutto è riconducibile, deve essere ricondotto a ciò che corrisponde ai desideri di ognuno. Non seguire il proprio desiderio è a condanna più grave, più insostenibile per un uomo. Il percorso di Ninotchka è quello di una dea che ridiventa umana, senza perdere nessuno dei suoi connotati eterei, niente di quel volto senza tempo. È il potere del desiderio, grande movente delle questioni umane, tanto che in Lubitsch tutto può essere ricondotto ad una grande fenomenologia del desiderio, tanto più potente quanto più sottoposto alle leggi dell’ellisse e del mascheramento, dello slittamento e della deviazione. Lo sguardo del regista ne segue i percorsi attraverso i minimi scarti dei personaggi, Greta Garbo in primis, attraverso la differenza tra gli sguardi di Ninotchka all’inizio del film e e alla fine, tra i movimenti controllati del suo corpo al suo arrivo a Parigi e stanchi, quasi affranti, al suo ritorno a Mosca.

NinotsckaLa dinamica del desiderio è anzitutto una dinamica della parola. Nella Fenomenologia messa in atto da Lubitsch, la parola è lo spazio e il veicolo del desiderio, ciò che in un certo senso determina anche la posizione dei personaggi, nel mondo come nella storia che viene raccontata. Al tempo stesso è l’immagine, il movimento e il gesto dei corpi a determinare ciò che spesso passa sotto il nome di “Lubitsch touch”, quella capacità appunto di rivelare l’umano attraverso le forme del nascondimento e del gesto, dello sguardo e del discorso, purché essi siano pronti a cedere, a collassare, a mostrare anche i momenti vuoti, i travestimenti, le maschere.

Un corpo che cade da una sedia mentre cerca di far ridere una donna raccontando delle barzellette, ecco. Qui il riso esplode, la parola rivela i suoi vuoti: qui tutto si rovescia, qui il desiderio può farsi strada e i corpi, finalmente danzare. Ma verso dove? Lubitsch non è ingenuo, abbracciare il desiderio non è lo stesso per tutti. I tre emissari si ritroveranno a combattere con le astuzie del capitalismo, mentre per Ninotchka e Léon si tratta di abbandonare ogni mondo, ogni appartenenza, e vivere semplicemente il proprio desiderio. È forse questo che aveva compreso Mamoulian quando realizzerà alcuni anni dopo il remake del film di Lubitsch con Fred Astaire e Cyd Charisse (La bella di Mosca). La trasformazione di Ninotchka in Lubitsch è una esplosione, una sonora liberazione, una negazione del volto divino della Garbo; in Mamoulian è attraverso la danza che il corpo di Cyd Charisse si libera al desiderio, una danza particolare, fatta indossando delle calze di seta (Silk Stockings è il titolo originale), facendo del proprio corpo il luogo di consumo delle merci e diventando però grazie a questo il corpo desiderato da Fred Astaire. Ciò che Mamoulian fa (trasformare il film in un musical) è ciò che in Lubitsch rimane implicito, perché il “tocco di Lubitsch” è appunto una danza che non ha bisogno di esprimersi come tale, perché è la vita stessa.

Rivedere Ninotchka in sala è allora un’esperienza particolare, un’esperienza di godimento, anzitutto. Godimento di un tempo e uno spazio cinematografici dove corpo, gesto e parola disegnano un mondo, in un continuo cambiamento di stato, in un continuo gioco del travestimento e del nascondimento, in un continuo flusso che per Lubitsch era al tempo stesso il cinema e la vita.

 da: sentieriselvaggi.it

    

 

 

 

 

 

   Scheda 

     
     
   
    • Regia: 
      Ernst Lubitsch
    • Attori: 
      Greta Garbo
       - Ninotchka
      Melvyn Douglas
       - Leon
      Ina Claire
       - Swana
      Bela Lugosi
       - Razinin
      Sig Rumann (Sig Ruman)
       - Iranoff
      Felix Bressart
       - Buljanoff
      Alexander Granach
       - Kopalski
      Gregory Gaye
       - Rakonin
      Rolfe Sedan
       - Manager dell'hotel
      Edwin Maxwell
       - Mercier
      Richard Carle
       - Gaston
      Dorothy Adams
       - Jacqueline (non accreditata)
      George Tobias
       - Ispettore dell'ufficio visti (non accreditato)
    • Soggetto: Melchior Lengyel
    • Sceneggiatura: Charles Brackett, Billy Wilder, Walter Reisch
    • Fotografia: William Daniels (William H. Daniels)
    • Musiche: Werner R. Heymann
    • Montaggio: Gene Ruggiero
    • Scenografia: Cedric Gibbons
    • Arredamento: Edwin B. Willis
    • Costumi: Adrian
    • Altri titoli: 
      Ninocska
    • Durata: 111'
    • Colore: B/N
    • Genere: COMMEDIA, ROMANTICO
    • Specifiche tecniche: 35 MM
    • Produzione: ERNST LUBITSCH PER LOEW'S INC.
    • Distribuzione: MGM; CINETECA DI BOLOGNA, IN COLLABORAZIONE CON CIRCUITO CINEMA (2013) - MGM HOME ENTERTAINMENT, MONDADORI VIDEO, M&R, SKEMA, RICORDI VIDEO, AVO FILM, SIRIO HOME VIDEO, CDE HOME VIDEO (GLI SCUDI)
    • Riedizione 2013
    • Data uscita 6 Gennaio 2014
 


Ninotchka
 
       


 

 
 
 

 

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LA LEGGEREZZA DI ERNST LUBITSCH
Vogliamo vivere! (USA 1942)

 

È sin dal titolo originale (To Be or Not to Be) che la guerra è dichiarata, che le armi sono schierate, che il cinema si mette in gioco (non) come teatro. Dopo la commedia rovesciata in tragico destino di L’uomo che ho ucciso del 1937, lucido e disperato appello contro una guerra percepita imminente, Lubitsch torna nel ’42, in piena guerra, a incrociare il suo tocco (lieve e preciso, feroce e irridente, eppure raffinato e inimitabile) con la tragedia contemporanea, operando un rovesciamento delle forme straordinario.

Di fronte alla pura follia della guerra, alla sua assoluta mancanza di logica, alla ferocia dello sterminio, all’Olocausto che si palesa di fronte a tutti, l’ebreo tedesco Lubitsch risponde con le armi del cinema, di un cinema che crede in se stesso, a cui credere con tutte le sue forze. Non si tratta di costruire un film di propaganda, di realizzare storie e personaggi stereotipati e convenzionali. Si tratta di pensare che l’unica logica contro la guerra è la logica della finzione. I personaggi del film (da Jack Benny nella sua unica apparizione cinematografica a Carole Lombard nella sua ultima) sono attori che recitano molteplici parti, che utilizzano Shakespeare per contrastare la follia di un bombardamento o di un genocidio (il monologo di Shylock ne Il mercante di Venezia che diventa un atto d’accusa contro l’olocausto); che si insinuano travestiti sino dentro i palazzi del potere nazista, travestendosi, diventando essi stessi maschere mimetiche del nemico, moltiplicando spazi e luoghi teatrali, luoghi della messa in scena e della finzione, come un virus inarrestabile. 

Come e più del Chaplin de Il grande dittatore, Lubitsch fa della finzione e del rovesciamento uno strumento di scardinamento delle logiche belliche (che sono pura follia, ripetiamolo). Le avventure di un gruppo di scalcinati attori teatrali dell’est, che finiscono per sconfiggere le armate tedesche infiltrandosi al loro interno e travestendosi, recitando corpi e personaggi finzionali, diventa per il regista il meccanismo stesso della finzione cinematografica, dell’immagine che scardina la realtà proprio affermando con forza la sua finzione, il suo essere una moltiplicazione delle possibilità del cinema, della sua fantasia, della sua potenza.

da: sentieriselvaggi.it 

    

 

 

 

 

 

   Scheda 

     
     
   
  • Regia: 
    Ernst Lubitsch
  • Attori: 
    Carole Lombard
     - Maria Tura
    Jack Benny
     - Joseph Tura
    Robert Stack
     - Tenente Stanislas Sobinski
    Felix Bressart
     - Greenberg
    Lionel Atwill
     - Rawitch
    Stanley Ridges
     - Professor Siletsky
    Sig Ruman
     - Colonnello Ehrhardt
    Tom Dugan
     - Bronski
    Charles Halton
     - Dobosh
    George Lynn
     - L'attore
    Henry Victor
     - Capitano Schultz
    Maude Eburne
     - Anna
    Halliwell Hobbes
     - Generale Armstrong
    Miles Mander
     - Maggiore Cunningham
    Alec Craig
     - Contadino scozzese (non accreditato)
    Maurice Murphy
     - Pilota polacco (non accreditato)
    Olaf Hytten
     - Polacco a Varsavia (non accreditato)
    John Kellogg
     - Ufficiale della RAF (non accreditato)
    Otto Reichow
     - Pilota (non accreditato)
    Gene Rizzi
     - Pilota polacco (non accreditato)
    Robert Varno
     - Pilota (non accreditato)
    Ernö Verebes
     - Direttore di scena (non accreditato)
    Wolfgang Zilzer
     - Libraio (non accreditato)
    Helmut Dantine
     - Pilota tedesco (non accreditato)
    Edgar Licho
     - Suggeritore (non accreditato)
    Armand 'Curly' Wright
     - Truccatore (non accreditato)
  • Soggetto: Melchior Lengyel, Ernst Lubitsch - (non accreditato)
  • Sceneggiatura: Edwin Justus Mayer
  • Fotografia: Rudolph Maté
  • Musiche: Werner R. Heymann - Brani di Chopin.
  • Montaggio: Dorothy Spencer
  • Scenografia: Vincent Korda
  • Arredamento: Julia Heron
  • Costumi: Irene - (per Carole Lombard)
  • Effetti: Lawrence Butler (Lawrence W. Butler)
  • Durata: 99'
  • Colore: B/N
  • Genere: COMMEDIA
  • Produzione: ERNST LUBITSCH PER ROMAINE FILM CORPORATION
  • Distribuzione: ENIC (1942), TEODORA FILM (2013) - FONIT CETRA VIDEO, M & R, SKEMA, MONDADORI VIDEO, CDE HOME VIDEO, GRUPPO EDITORIALE BRAMANTE
  • Riedizione 2013
  • Data uscita 30 Maggio 2013
 


Vogliamo vivere!
 
       


 

 
 
 

 

 LunedìCinema 2021 | 2022
  

L'OTTIMISMO DI FRANK CAPRA
Accadde una notte (USA )

Ellie Andrews (Claudette Colbert), una giovane ereditiera, è innamorata di un aitante aviatore (Jameson Thomas) che suo padre (Walter Connolly) non può sopportare. Decisa a fare di testa sua, Ellie scappa dallo yacht paterno per raggiungere il suo amato a New York. Sulla strada incontra un giornalista (Clark Gable) da poco rimasto senza lavoro: quest'ultimo la riconosce e si offre di accompagnarla a destinazione se, in cambio, potrà avere uno scoop esclusivo sulla vicenda.

Insieme al coevo Ventesimo secolo (1934) di Howard Hawks, è il film che diede il via alla cosiddetta screwball comedy, sottogenere fondamentale del cinema hollywoodiano degli anni Trenta di cui Accadde una notte possiede tutte le caratteristiche principali: al centro c'è una coppia di personaggi eccentrici (ritratti spesso coi toni della commedia slapstick tipica del cinema muto) inizialmente “distanti” che finiranno poi per innamorarsi. La trama ruota così attorno a una vera e propria “guerra tra i sessi” (i continui battibecchi tra Colbert e Gable, “costretti” a fingersi sposati per viaggiare insieme) che, allo stesso tempo, è anche uno scontro tra due classi sociali differenti: lei è ricca, viziata e decisa a sposare un superficiale playboy; lui un reporter pragmatico che tenta in tutti i modi di riguadagnarsi il lavoro che gli hanno tolto. Straordinaria, e coraggiosa per l'epoca, la caratterizzazione del personaggio di Ellie Andrews, ragazza indipendente che, durante il suo viaggio per raggiungere New York, conoscerà per la prima volta gli effetti di quella Depressione che non l'aveva mai toccata in precedenza. Se il regista Frank Capra punta su un registro leggero e sentimentale, non mancano diverse punte drammatiche e toccanti (una donna sviene a causa della fame). A colpire ancora oggi, però, è soprattutto il brio dato alla vicenda: le trovate creative si susseguono una dopo l'altra, e le sequenze memorabili non si contano. Dalla celebre scena dell'autostop alla notevole metafora delle “mura di Gerico”, le soluzioni che hanno fatto scuola sono innumerevoli. Oltre ad aver influenzato praticamente tutte le commedie americane degli anni successivi, il soggetto del film è stato ripreso anche da Autostop (1956) di Dick Powell, che ne è un remake dichiarato. Fu la prima pellicola della storia del cinema a vincere i 5 premi Oscar principali: miglior film, miglior regista, miglior attore protagonista, miglior attrice protagonista e miglior sceneggiatura non originale (Robert Riskin).

 da: ongtake.it

    

 

 

 

 

 

   Scheda 

     
     
   
    • Regia: 
      Frank Capra
    • Attori: 
      Clark Gable
       - Peter Warne
      Claudette Colbert
       - Ellie Andrews
      Walter Connolly
       - Alexander Andrews
      Roscoe Karns
       - Oscar Shapeley
      Jameson Thomas
       - King Westley
      Alan Hale
       - Danker
      Arthur Hoyt
       - Zeke
      Blanche Friderici
       - Moglie di Zeke,  
       Charles C. Wilson
       - Joe Gordon
      Wallis Clark
       - Lovington
      Ward Bond
       - Conducente Autobus
    • Soggetto: Samuel Hopkins Adams
    • Sceneggiatura: Robert Riskin
    • Fotografia: Joseph Walker
    • Musiche: Louis Silvers, Howard Jackson
    • Montaggio: Gene Havlick
    • Scenografia: Stephen Goosson
    • Costumi: Robert Kalloch
    • Aiuto regia: Charles C. Coleman
    • Altri titoli: 
      Night Bus
    • Durata: 105'
    • Colore: B/N
    • Genere: COMMEDIA, AVVENTURA, ROMANTICO
    • Tratto da: Racconto 'Night Bus' di Samuel Hopkins Adams
    • Produzione: COLUMBIA PICTURES CORPORATION
    • Distribuzione: COLUMBIA - DVD: COLUMBIA CLASSICS
 





Accadde una notte





 
       


 

 
 
 

 

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L'OTTIMISMO DI FRANK CAPRA
E' arrivata la felicità (USA 1936)


Uno schietto e semplice ragazzo americano si reca nella capitale per prendere possesso di un'ingente eredità. Una giornalista, fingendosi povera e bisognosa d'aiuto, lo avvicina per descrivere sul giornale, che così va a ruba, il suo comportamento da sempliciotto. Finirà per innamorarsi di lui e lo aiuterà a difendersi dagli avvoltoi che tentano di dimostrare la sua pazzia (si è messo a regalare soldi ai poveri) per strappargli il patrimonio. È probabilmente il più significativo lavoro di Capra e uno degli indiscussi capolavori del cinema americano. Mr. Deed rappresenta l'americano buono e semplice ma capace di farsi rispettare, colui che da solo combatte contro un sistema palesemente ingiusto, lontano da tutti i valori umani. Memorabile l'interpretazione di Gary Cooper. 

da: https://www.mymovies.it



Dal racconto Opera Hat di Clarence Budington Kelland. Un giovanotto di provincia eredita venti milioni di dollari, si trasferisce in città, decide di distribuirli ai poveri. I parenti cercano di farlo passare per matto. Una delle più classiche commedie di Capra, quella che gli fece vincere il 2° Oscar per la regia e l'unica in cui la lieta fine sembra completamente logica. Grazie a un'impeccabile sceneggiatura di Robert Riskin, questa favola da boy-scout non diventa una predica e non perde mai il suo swing. Una delle più divertenti scene di tribunale di tutto il cinema americano con un Cooper perfetto. Fece diventare di uso comune il termine "picchiatello" 

da: il Morandini

 

 

   Scheda 

     
     
   
  • Durata: 115'
  • Colore: B/N
  • Genere: COMMEDIA
  • Tratto da: BASATO SUL TESTO "OPERA HAT" DI CLARENCE BUDINGTON KELLAND
  • Produzione: COLUMBIA PICTURES CORPORATION, FRANK CAPRA PRODUCTIONS INC.
  • Distribuzione: COLUMBIA - COLUMBIA TRI STAR HOME VIDEO
  • Regia: Frank Capra
  • Attori: 
    Gary Cooper - Longfellow Deeds
    Jean Arthur - Babe Bennett
    George Bancroft - Mac Wade
    Lionel Stander - Cornelius Cobb
    Douglass Dumbrille - John Cedar
    Raymond Walburn - Walter
    H.B. Warner - Giudice Walker
    Ruth Donnelly - Mabel Dawson
    Walter Catlett - Morrow
    Margaret Seddon - Sorelle Faulkner
    Mayo Methot - Semple
    Franklin Pangborn - Il sarto
    Irving Bacon - Fotografo
    Margaret McWade - Sorelle Faulkner
  • Soggetto: Clarence Budington Kelland
  • Sceneggiatura: Robert Riskin
  • Fotografia: Joseph Walker
  • Musiche: Howard Jackson
  • Montaggio: Gene Havlick
  • Scenografia: Stephen Goosson
  • Costumi: Samuel Lange
  • Effetti: Roy Davidson
 


E' arrivata la felicità
 
       


 

 
 
 

 

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L'OTTIMISMO DI FRANK CAPRA
Arsenico e vecchi merletti (USA 1944)


Due anziane sorelle sembrano le persone più dolci e tranquille del mondo, ma in realtà sono due pazze che assassinano la gente in nome di un malissimo inteso senso umanitario. Un nipote savio scopre la faccenda e dopo molti guai riesce a farle rinchiudere in manicomio. Il savio scopre, per fortuna sua, di non avere legami di sangue con le assassine e scopre anche l'amore. Un film perfetto; una combinazione di umorismo, di interpretazione e di sceneggiatura che ne fanno un vero capolavoro della cinematografia.

da: https://www.mymovies.it

Due vecchie pazzerelle fanno opere caritatevoli con vino di sambuco all'arsenico. Un fratello demente le aiuta a seppellire i cadaveri. Un classico della commedia nera. Come un testo teatrale (di Joseph Kesselring, 1941) riesce a diventare un film di irresistibile dinamismo e di buffoneria scatenata. Le vecchiette e Grant sono super, ma il coro dei caratteristi (Massey, Lorre, Alexander) non è da meno. L'uscita del film fu ritardata di quasi 2 anni per non danneggiare lo spettacolo teatrale, che nel frattempo aveva resistito in cartellone contro ogni previsione.

da: il Morandini

 

 

 

   Scheda 

     
     
   
  • Durata: 118'
  • Colore: B/N
  • Genere: COMMEDIA
  • Tratto da: testo teatrale di Joseph Kesselring
  • Produzione: F. CAPRA PER LA F. CAPRA PRODUCTIONS
  • Distribuzione: WARNER BROTHERS - WARNER HOME VIDEO, RICORDI VIDEO (GLI SCUDI)
  • Regia: Frank Capra
  • Attori: 
    Gary Owen - Conducente Taxi
    Grant Mitchell - Reverendo Harper
    Raymond Massey - Jonathan Brewster
    Peter Lorre - Dottor Einstein
    Priscilla Lane - Elaine Harper
    Josephine Hull - Abby Brewster
    Cary Grant - Mortimer Brewster
    James Gleason - Tenente Rooney
    Edward Everett Horton - Mr. Witherspoon
    John Alexander - "Roosevelt" Brewster
    Jean Adair - Martha Brewster
  • Soggetto: Joseph Kesserling
  • Sceneggiatura: Philip G. Epstein, Julius J. Epstein
  • Fotografia: Sol Polito
  • Musiche: Max Steiner
  • Montaggio: Daniel Mandell
  • Scenografia: Max Parker
  • Costumi: Orry-Kelly
  • Effetti: Robert Burks, Byron Haskin
 


Arsenico e vecchi merletti