LunedìCinema Cineforum 2022 | 2023
  

100 TOGNAZZI 100
La marcia su Roma (Italia 1962)
 

Il 28 ottobre 1922 le sorti politiche e civili dell’Italia cambiarono drasticamente a causa della cosiddetta Marcia su Roma, l’insurrezione organizzata dal Partito Nazionale Fascista al fine di ottenere il potere con la forza. Obiettivo che Benito Mussolini, capo del partito, riuscirà ufficialmente a raggiungere il 30 ottobre, quando il re Vittorio Emanuele III incaricò il Duce di formare un nuovo governo.

Dino Risi, uno dei maggiori esponenti dell’intramontabile commedia all’italiana, nel 1962 realizzò un film dal titolo La marcia su Roma, nel quale il regista de Il sorpasso e I mostri raccontava in modo ironico e satirico l’avvenimento citato poc’anzi. Il lungometraggio in questione vede come protagonisti Domenico e Umberto, due ex commilitoni, interpretati rispettivamente da Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi, che vengono assoldati per far parte delle cosiddette Camicie nere. I due appaiono da subito come individui ignoranti e oziosi molto facili al plagio.

Domenico (Gassman) è un romano indolente e qualunquista che vive di espedienti mentre Umberto (Tognazzi) è un ingenuo contadino disoccupato che vive a carico del cognato. Insieme ad altri squadristi cominciano questa improbabile marcia su Roma durante la quale si alternernano sequenze comiche ad altre drammatiche come nella migliore tradizione del nostro cinema.

Dino Risi scandaglia il fascismo e lo ridicolizza mettendo in evidenza il fatto che la maggior parte degli aderenti a questa corrente politica erano persone analfabete e facilmente influenzabili. Pertinente a tal proposito risulta il seguente aforisma del noto filosofo britannico Bertrand Russell“Il passo successivo (in un movimento fascista) è quello di affascinare gli sciocchi e mettere la museruola agli intelligenti, con l’eccitazione emotiva da un lato e il terrorismo dall’altra.”

Da antologia risultano le sequenze in cui Umberto, il quale durante la pellicola tiene costantemente tra le mani il programma elettorale del partito, sbarra progressivamente i punti che non vengono rispettati. La premiata coppia Gassman/ Tognazzi come sempre fa faville; la romanità spaccona e al contempo generosa del primo ben si sposa con il candore e la vigliaccheria del secondo. Domenico e Umberto sono due antieroi che cercano goffamente di destreggiarsi in una società improntata all’ottusità e all’imbarbarimento.

Risulta doveroso menzionare altri componenti del cast come Mario Brega e Liù Bosisio tra i tanti.

Come asserì il compianto drammaturgo italiano Pier Paolo Pasolini a proposito di quegli anni: “L’Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è ora, il fascismo.”

La marcia su Roma è un’opera figlia de La Grande Guerra di Mario Monicelli e Tutti a casa di Luigi Comencini, due lungometraggi divenuti cult in cui si analizzavano in forma di commedia all’italiana la prima e la seconda guerra mondiale. Dino Risi ancora una volta ci offre magistralmente lo spaccato di un periodo storico decisivo nella storia del nostro paese.

https://derzweifel.com

 

   Scheda 

     
     
   
Paese di produzione Italia
Anno 1962
Durata 94 min
Dati tecnici B/N
Genere commedia
Regia Dino Risi
Soggetto Age, Furio Scarpelli, Ruggero Maccari, Ettore Scola, Sandro Continenza, Ghigo De Chiara
Sceneggiatura Age, Furio Scarpelli, Ruggero Maccari, Ettore Scola, Sandro Continenza, Ghigo De Chiara
Produttore Mario Cecchi Gori per Fair Film (Roma), Orsay Film (Parigi)
Distribuzione in italiano Dino De Laurentiis Cinematografica
Fotografia Alfio Contini
Montaggio Alberto Gallitti
Musiche Marcello Giombini
Scenografia Ugo Pericoli
Costumi Ugo Pericoli
Interpreti e personaggi
  • Vittorio Gassman: Domenico Rocchetti
  • Ugo Tognazzi: Umberto Gavazza
  • Roger Hanin: Capitano Paolinelli
  • Mario Brega: Marcacci "Mitraglia"
  • Angela Luce: Contadina
  • Giampiero Albertini: Cristoforo
  • Antonio Cannas: Zofreghin
  • Nino Di Napoli: "Mezzacartuccia"
  • Gérard Landry: il capitano del Regio Esercito
  • Alberto Vecchietti: Molinello
  • Liù Bosisio: Adelina
  • Howard Rubiens: il giudice Prof. Milziade Bellinzoni
  • Daniele Vargas: "Sua Eccellenza"
  • Antonio Acqua: direttore del carcere
  • Carlo Kechler: marchese Veniero Bellotti
  • Edda Ferronao: proprietaria dell'osteria

La marcia su Roma
 
       


 

 
 
 

 

 LunedìCinema Cineforum 2022 | 2023
  

LUIGI COMENCINI, IL REGISTA DELL'INFANZIA
Voltati Eugenio (Italia Francia 1980)
 

Eugenio ha 10 anni, ed è maturato prima del tempo a causa dell'immaturità degli adulti che lo circondano: i genitori, sessantottini di fatto irresponsabili ed inetti, con un padre di famiglia borghese viziato e irrisolto, ed una madre femminista che non riesce a vivere col consorte e si lancia in avventure di vita tutte più o meno fallimentari.
Sballottato come un pacco difficile da gestire, di fatto non ignorato, ma nemmeno agognato da due genitori insensibili, freddi, e decisamente immaturi, il giovane ma tenace Eugenio decide di togliere il disturbo, approfittando del fatto che, di ritorno da un soggiorno in Spagna con la sciroccata, bellissima madre (Dalila Di Lazzaro), il padre (Saverio Marconi), impegnato nei suoi lavori saltuari, incarica un suo amico giornalista di satira di sinistra, Baffo (Memè Perlini) di andare a prenderlo in aeroporto.
La fuga del ragazzo presso una campagna schietta e brulicante di vita, segnerà il passo di Eugenio verso una vita adulta precoce, che il piccolo uomo rincorrerà senza mai voltarsi, come invece gli domandano insistentemente gli stolti adulti che gli stanno dietro.
Da quella fuga, in grado di metterei in agitazione un po' tutti - in particolare gli assennati (gli unici ad esserlo) nonni materni (tra cui Bernard Blier), si giocano le sorti del film, con cui Luigi Comencini dimostra ancora una volta di saper addentrarsi con finezza ed intensità d'introspezione, nel mondo adolescente, fornendoci un ritratto puntuale e credibile di bambino troppo cresciuto a causa delle aride circostanze e della immaturità che lo circonda.
Nel ruolo di Eugenio, il giovane Francesco Bonelli, nipote del regista e ancor oggi attivo tra televisione e cinema come sceneggiatore ed interprete, risulta davvero molto bravo e convincente. 
  
https://www.filmtv.it/ù

 

   Scheda 

             
 
Titolo originale Voltati Eugenio  
Paese di produzione Italia, Francia  
Anno 1980  
Durata 105 min  
Genere drammatico  
Regia Luigi Comencini  
Casa di produzione Les Films du Losange  
Distribuzione in italiano   Gaumont  
Fotografia Carlo Carlini  
Montaggio Nino Baragli  
Musiche Fiorenzo Carpi (dirette da Bruno Nicolai)  
Scenografia Paola Comencini  
Interpreti e personaggi
  • Carole André: Milena
  • Bernard Blier: nonno Eugenio
  • Francesco Bonelli: Eugenio
  • Alessandro Bruzzese: Guerrino
  • Dalila Di Lazzaro: Fernanda
  • Saverio Marconi: Giancarlo
  • Memè Perlini: Baffo
  • Dina Sassoli: nonna Anna
  • Gisella Sofio: nonna Edvige
  • José Luis de Vilallonga: Tristano
  • Bruno Gambarotta: il maresciallo dei carabinieri

Voltati Eugenio


 
         


 

 

 

 LunedìCinema Cineforum 2022 | 2023
  

LUIGI COMENCINI, IL REGISTA DELL'INFANZIA
Incompreso (Italia 1966)
 

Un classico del melodramma strappalacrime, diretto con molto pudore e garbo da un Comencini in ottima forma. Il film è tratto da un romanzo della scrittrice inglese Florence Montgomery che lessi anch’io durante la mia infanzia, e pur con vari accorgimenti legati al cambio di ambientazione (la storia originale si svolgeva in Inghilterra nel XIX secolo), le dinamiche della trama sono rimaste le stesse.
Al centro della vicenda un console inglese a Firenze rimasto prematuramente vedovo con due figli a carico, di cui trascura il primo, in realtà molto bisognoso delle sue attenzioni e del suo affetto, e vizia un po’ troppo il secondo, una piccola peste capace di combinare solo guai a catena, anche se il padre tende a prendersela, puntualmente, con il primogenito. Una delle migliori qualità del film è quella di aver posto al centro della scena due bambini credibili, osservati dall’occhio della cinepresa nei loro rituali quotidiani, nei loro giochi, ma per quanto riguarda Andrea anche nel suo disperato tentativo di stabilire una comunicazione autentica col padre, tentativo destinato continuamente a fallire, tranne nel tragico finale. La figura del padre, dal canto suo, funziona perché non è mai caratterizzata come un classico “cattivo”, ma semplicemente come un uomo sofferente per la morte della moglie che si trova impreparato a gestire la responsabilità di crescere da solo due figli e commette una serie di errori, più per superficialità che per cattiveria. Il contributo degli attori risulta importante, così come l’attenta direzione del regista: Anthony Quayle è assai misurato e convincente nel ruolo del console, i due bambini sono bravi, in particolare Stefano Colagrande nel ruolo di Andrea, un’interpretazione sensibile e ricca di sfumature da annoverare fra le migliori interpretazioni di un attore bambino del cinema italiano (in seguito Colagrande ha abbandonato completamente lo schermo per dedicarsi alla professione di medico).
Certo, soprattutto nell’ultima parte è inevitabile che lo spettatore si sciolga in lacrime, ma mi sembra che Comencini abbia sempre rispettato i limiti del buon gusto e della sensibilità di un autentico “cinema popolare” che oggi non esiste più; rispetto ad altri film analoghi di quegli anni che puntarono sul patetismo come “Love story”, “Incompreso” ne esce vincente. Da menzionare la fotografia di Armando Nannuzzi vincitrice di un Nastro d’Argento e la colonna sonora di Fiorenzo Carpi, con un ricorrente tema musicale impregnato di malinconia che contribuisce molto all’atmosfera piuttosto triste di diverse sequenze; per contrasto, però, la scena della gita in bicicletta a Firenze per comprare il regalo di compleanno al padre è commentata da una musica molto allegra e vivace, sempre perfettamente funzionale.
Insieme a “Le avventure di Pinocchio” resta il più bel film sull’infanzia del regista, bravo quasi come Truffaut a descriverci gioie e dolori di quel periodo fondamentale della vita di una persona.


 
https://www.filmtv.it/ù

 

   Scheda 

     
     
   
Lingua originale Italiano
Paese di produzione Italia
Anno 1966
Durata 105 min
Rapporto 1,77:1
Genere drammatico
Regia Luigi Comencini
Soggetto Florence Montgomery (romanzo)
Sceneggiatura Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, Giuseppe Mangione, Lucia Drudi Demby
Produttore Angelo Rizzoli
Casa di produzione Rizzoli Film, Istituto Luce
Distribuzione in italiano Cineriz
Fotografia Armando Nannuzzi
Montaggio Nino Baragli
Musiche Fiorenzo Carpi (dirette da Bruno Nicolai)
Scenografia Ranieri Cochetti
Interpreti e personaggi
  • Anthony Quayle: console John E. Duncombe
  • Stefano Colagrande: Andrea
  • Simone Giannozzi: Milo
  • Adriana Facchetti: Luisa
  • Silla Bettini: maestro di judo
  • Rino Benini: Casimiro
  • Giorgia Moll: Nina
  • Graziella Granata: Dora
  • John Sharp: zio Will
  • Franco Fantoni: Frank
  • Anna Maria Nardini: bambina nel teatro

Incompreso
 
       


 

 

 

 LunedìCinema Cineforum 2022 | 2023
  

LUIGI COMENCINI, IL REGISTA DELL'INFANZIA
Infanzia, vocazione e prime esperienze di Giacomo Casanova, veneziano (Italia 1969)
 

Sul Casanova, il seduttore veneziano, si son girati almeno una dozzina di film. Il più celebre è, lecitamente, quello di Federico Fellini, datato 1976 e con Donald Sutherland nei panni di Giacomo, ma curiosa è anche l’operazione di Steno del 1955 con Gabriele Ferzetti protagonista. Questa di Luigi Comencini è una delle sue opere più ingiustamente sottovalutate, un ritratto del giovanissimo Casanova, come recita il wertmulliano titolo. L’infanzia è raccontata con dovizia di particolari, interesse e partecipazione dal regista che più di ogni altri riusciva ad entrare nell’animo dei bambini e a guardare con i loro occhi le contraddizioni e gli accadimenti che avvengono nel mondo circostante. La parabola del piccolo Casanova, cresciuto con la nonna e trascurato dalla superficiale madre, lo vede passare dai canali della Serenissima decadente e sfarzosa alla Padova universitaria e pedagogica, e ha come figura fondamentale quella del maestro che se lo piglia a cuore e lo indirizza verso una carriera ecclesiastica, l’unica che un poveraccio come lui può intraprendere se vuole farsi una posizione invidiabile. E già si presentano i primi segni di una certa tendenza carnale e passionale.

Infanzia, vocazione e prime esperienze di Giacomo Casanova, venezianoLa prima parte del racconto si chiude così e ritroviamo il non più piccolo Giacomo inviato a Venezia come abatino da un burbero prete. La vocazione, inizialmente pensiamo sia più che altro cristiana. Viene quindi incaricato di assistere un vecchio nobiluomo sporcaccione e inizia a frequentare il jet set veneziano. Saranno l’incontro, piuttosto carnale, con una nobildonna annoiata e assai frivola e con una novizia monachella a far emergere in lui i bollenti spiriti del sesso, ancora affrontato come un gioco, finché non diventerà una debolezza che lo porterà ad abbandonare l’abito talare per dedicarsi alla più libera carriera di libertino. Eccola la vera vocazione, e le conseguenti prime esperienze (anche congressi carnali a tre). Infanzia, vocazione e prime esperienze di Giacomo Casanova, veneziano è un racconto di formazione pudico e sincero, spiritoso e non privo di ironia pungente e quasi dissacrante. C’è tutto Comencini in questo film poco conosciuto e poco visto che andrebbe veramente rispolverato e rivalutato: c’è il Comencini regista dei bambini (da La finestra sul Luna Park a Incompreso), ispirato e appassionato; c’è quello più “commedia all’italiana” (la lotta di classe de Lo scopone scientifico); c’è quello delle “prime esperienze” e dei primi turbamenti (il carabinierino di Pane, amore e fantasia); c’è il tono fiabesco nel disegno di certi personaggi (da Le avventure di Pinocchio); e c’è quella sagace ironia parodistica che il maestro di Salò infondeva in ogni sua commedia (come Mio Dio come sono caduta in basso!).

È un film completo, forse non perfetto, ma certamente tra i migliori di Comencini. Scritto dalla sempre fida Suso Cecchi D’Amico, l’opera può anche vantare una splendida cornice artistica che ha come principale artefice il costumista e scenografo Piero Gherardi, ma pure le musiche pimpanti e decadenti di Fiorenzo Carpi meritano un applauso. Leonard Whiting, il Romeo del film di Zeffirelli, che salta di qualche secolo rispetto alla tragedia degli amanti di Verona, ma si ferma nella stessa regione, si diverte non poco e ha il giusto fascino per impersonare il giovane seduttore. Un variegato e vasto cast di comprimari, nel quale spiccano il bonario Lionel Stander, le belle e brave Maria Grazia Buccella, Senta Berger e Tina Aumont, il pacato Raoul Grasselli e la nonna Clara Colosimo.
https://www.taxidrivers.it/

 

   Scheda 

     
     
   
Paese di produzione Italia
Anno 1969
Durata 123 min
Genere commedia
Regia Luigi Comencini
Soggetto Luigi Comencini e Suso Cecchi D'Amico
Sceneggiatura Suso Cecchi D'Amico e Luigi Comencini
Casa di produzione Mega Film
Distribuzione in italiano Panta Cinematografica
Fotografia Aiace Parolin
Montaggio Nino Baragli
Musiche Fiorenzo Carpi (dirette da Bruno Nicolai)
Scenografia Piero Gherardi
Costumi Maria Baronj
Trucco Otello Fava, Alvaro Rossi
Interpreti e personaggi
  • Leonard Whiting: Giacomo Casanova
  • Maria Grazia Buccella: Zanetta
  • Lionel Stander: don Tosello
  • Raoul Grassilli: don Gozzi
  • Wilfrid Brambell: Malipiero
  • Tina Aumont: Marcella
  • Mario Scaccia: dottor Zambelli
  • Claudio De Kunert: Giacomo Casanova da bambino
  • Senta Berger: Giulietta Cavamacchia
  • Silvia Dionisio: Mariolina
  • Sofia Dionisio: Bettina
  • Sara Franchetti: suor Lucia
  • Isabella Savona: Teresa
  • Linda Sini: madre di Teresa
  • Cristina Comencini: Angela Rosalba Mocenigo
  • Loredana Martinez: Margherita
  • Clara Colosimo: nonna di Giacomo Casanova
  • Gigi Reder: Salvatore

Infanzia, vocazione e prime esperienze di Giacomo Casanova, veneziano
 
       


 

 
 

 

 LunedìCinema Cineforum 2022 | 2023
  

60 ANNI SENZA MARILYN
Gli spostati (USA 1961)
 

È innegabile. Gli spostati di John Huston del 1961, sembra venuto per consacrare una serie di verità che vanno dalla condizione dell’America di quei tempi, conseguenza di una non più controllabile e radicale mutazione epocale, fino alle raggiunte alte qualità di attrice di Marilyn Monroe.
I bellissimi e astratti titoli di testa riflettono la nettezza del bianco e nero nel quale il film è girato e rimandano ad una chiara iconografia grafica anni 60, quella che letteralmente, molti anni dopo, avremmo considerato, confinante con forme d’arte in rapida evoluzione.
The misfits, il titolo originale, rimanda, invece, alla condizione in cui i protagonisti si trovano e se in italiano Gli spostati rimane un titolo, tutto sommato, accettabile, il più aderente disadatti, tradurrebbe ancora meglio quella inquietudine che non trova baricentro stabile e che tutti i personaggi della piece di Arthur Miller, compresa l’anziana e svagata Isabelle, vivono e il cui malessere sembra doversi riconoscere in tutto il Paese.

Il racconto è fondato su un triangolo e poi quadrilatero amoroso con al centro la bella Roslyn, una ancora giovane, ma consapevolmente matura Marilyn Monroe, all’apice della sua luminosa avvenenza. Lei è appena divorziata, conosce del tutto incidentalmente Guido, Eli Wallach anche qui ambiguo e quindi mutevole, e il suo amico Gay, un roccioso Clark Gable, che di mestiere fa il cow boy. Isabel (Thelma Ritter) la vicina di casa di Roslyn pluridivorziata non sa resistere al fascino maschile e spinge Roslyn ad accettare un breve soggiorno nella casa in montagna di Guido. Questi suggerisce la possibilità di catturare cavalli per fare un po’ di soldi. Viene arruolato al gruppo anche Pierce (Montgomery Clift) e anche lui, come gli altri, si innamorerà di Roslyn. In un finale concitato che profila una incipiente venatura ecologica, Gay e Roslyn proveranno a vivere la loro storia d’amore.

https://www.sentieriselvaggi.it/

 

   Scheda 

     
     
   
Titolo originale The Misfits
Paese di produzione Stati Uniti d'America
Anno 1961
Durata 124 min
Dati tecnici B/N
rapporto: 1,66:1
Genere drammatico
Regia John Huston
Soggetto Arthur Miller
Sceneggiatura Arthur Miller
Produttore Frank E. Taylor per Seven Arts Production
Distribuzione in italiano Dear
Fotografia Russell Metty
Montaggio George Tomasini
Musiche Alex North
Scenografia Stephen B. Grimes, Bill Newberry

Frank R. McKelvy (arredatore)

Costumi Jean Louis guardaroba Miss Monroe

Dorothy Jeakins costumista: Marilyn Monroe (non accreditato)

Interpreti e personaggi
  • Marilyn Monroe: Roslyn Tabor
  • Clark Gable: Gaylord Langland
  • Montgomery Clift: Perce Howland
  • Eli Wallach: Guido
  • Estelle Winwood: Mrs. Murphy
  • Thelma Ritter: Isabelle
  • Kevin McCarthy: Raymond Tabor

Gli spostati
 
       


 

 
 
 

 

 LunedìCinema Cineforum 2022 | 2023
  

60 ANNI SENZA MARILYN
Fermata d'autobus (USA 1956)
 

Un cowboy arriva in città per partecipare a un rodeo, lo accompagna un vecchio amico. In un locale vede cantare Marilyn e cade letteralmente innamorato. La corteggia alla sua maniera, rude e infantile, e lei ne è spaventata. La mette a viva forza su un torpedone per portarsela al suo ranch. A nulla valgono le prediche del vecchio saggio. Il torpedone si ferma per i rifornimenti e l'autista, che ha assistito alla vicenda, dà una sonora lezione al cowboy, che alla fine si convince che non si può costringere la gente a fare una cosa che non vuole fare. Ma proprio allora la ragazza si rende conto che a suo modo il cowboy le vuole bene e che lei stessa prova qualcosa di particolare. I due, innamoratissimi, salgono sull'autobus per il ranch. Il vecchio amico, a quel punto, preferisce lasciarli soli.

Film perfetto, fondamentale nel suo genere, senza contare che è la più completa ed efficace rappresentazione di Marilyn Monroe. In nessun altro film infatti la diva, trentenne, esprimeva meglio se stessa. In 
Quando la moglie è in vacanza forse era più bella, in A qualcuno piace caldo più brava, ma qui era ironica, attrice vera, e magnetica, e non erano casuali certi riferimenti alla sua vita privata e certe precise battute: "Gli uomini si sono interessati a me da quando avevo tredici anni", dice alla sua amica e sappiamo che per Norma Jean era stato proprio così. Il film è un insieme felice di tanti ingredienti che compongono, appunto, il capolavoro del genere col valore aggiunto della vedibilità perpetua. Anche la voglia matta di "Cherie", la protagonista, di andare a Hollywood e avere successo era semplicemente quella di Marilyn, che aveva avuto successo dolorosamente, arrivando a compromettere tanti equilibri. Autobiografica è anche la paura di essere amata. Per il resto tutto funziona, dall'esordiente Don Murray al bravo caratterista Arthur O'Connell, alla regia del "teatrale" Logan.

https://www.mymovies.it


 

   Scheda 

     
     
   
Titolo originale Bus Stop
Paese di produzione Stati Uniti d'America
Anno 1956
Durata 96 min
Genere commedia
Regia Joshua Logan
Sceneggiatura George Axelrod
William Inge
Fotografia Milton Krasner
Musiche Alfred Newman, Cyril J. Mockridge
Interpreti e personaggi
  • Marilyn Monroe: Chérie
  • Don Murray: Beauregard "Bo" Ducker
  • Arthur O'Connell: Virgilio Blessing
  • Betty Field: Grace
  • Eileen Heckart: Vera
  • Robert Bray: Carl
  • Hope Lange: Elma
  • Hans Conried: fotografo di "Life"
  • Casey Adams: reporter di "Life"
  • Henry Slate: manager del "Drago Blu"

Fermata d'autobus