LunedìCinema Cineforum 2019 - 2020
  
MARLENE DIETRICH E IL SUO PIGMALIONE
L'imperatrice Caterina (1934)



L'innocente Sofia Federica (Marlene Dietrich), figlia di un principe prussiano, sposa il granduca Pietro III (Sam Jaffe), futuro zar infantile, mentecatto e cagionevole. Sofia, in breve tempo, si trasforma in una fredda e spregiudicata calcolatrice assetata di potere, si innamora del conte Alessio (John Lodge), fa uccidere il marito e si fa proclamare imperatrice di tutte le Russie con il nome di Caterina II, detta la Grande.

Il film in cui il barocchismo di von Sternberg raggiunge livelli decisamente radicali e diventa mezzo espressivo attraverso cui descrivere la potenza dell'erotismo come strumento di manipolazione e di esercizio dell'autorità. Il potere sessuale e quello politico sono quindi strettamente legati tra loro, Caterina usa la propria carica sensuale per affermarsi e rivendicare il proprio ruolo in un mondo crudele e corrotto, mentre la narrazione è permeata da simbolismi arditi e piuttosto espliciti che manifestano il ruolo preponderante dell'eros e ne mettono in evidenza gli aspetti più seducenti e ambigui. Le scenografie eccessive ed espressioniste, la stilizzazione estrema, la cura maniacale dell'illuminazione, la messa in scena visivamente magniloquente e caratterizzata da complessi (e insoliti per l'epoca) movimenti di macchina permettono a von Sternberg di confezionare un'opera astratta e sperimentale, delirante e vagamente onirica, riflessione sulla ferocia della natura umana, predisposta alla prevaricazione e a nascondere tale inclinazione dietro una facciata di pomposa artificiosità. Memorabili la scena del matrimonio di Caterina, il successivo banchetto nuziale e la sequenza dell'assalto al palazzo. Von Sternberg curò personalmente il montaggio, compose alcune delle musiche presenti nel film e diresse l'orchestra che le eseguì. Il film della coppia Sternberg-Dietrich più estremo e meno fortunato dal punto di vista commerciale.

da: https://www.longtake.it

 

L'imperatrice Caterina (1934) di Josef von SternbergMagnifica la prima parte che introduce nello scenario barocco della corte di Russia: un debordante, indimenticabile profilmico di statue mostruose (quella del trono ad aquila, quelle “assorte” della sala del consiglio, i porta-candele e l’organizzazione spaziale del luogo della cerimonia nuziale) e locali al lume di candela.
Poi c’è il fascino di personaggi perversi (l’autoritaria imperatrice-madre, suo figlio dal sorriso malefico) e, più in generale, dello spirito russo dipinto come rude, spartano e incolto. Un universo delirante che accoglie nelle sue braccia macabre il candore di una fanciulla romantica usata come animale da riproduzione, e lo corrompe trasformandola in maliarda mangiauomini assetata di potere.

Le premesse per un film maledetto e di culto ci sono tutte, compresa la maestria del regista nel dare corpo nell’espressionismo ad una favola nera e malefica con le scenografie, le musiche (l’opera è ancora molto legata agli stilemi del cinema muto, fra didascalie storiche e predilezione del figurativo sul dialogo), il ricorrente uso di sovrimpressioni che, in apertura, regalano un incubo materializzato in torture agghiaccianti. Purtroppo, invece che mantenere le posizioni o crescere, il film si appiattisce sempre più nel tipico, epidermico melodramma sternberghiano, le deformazioni del racconto non sono più riscattate dal piano onirico e allucinato ma si adagiano su semplicistici intrighi sentimentali e grossolane enfasi.
Si spezza l’incanto e ciò che ammaliava arriva a stuccare, dalle infinite variazioni sulla wagneriana “cavalcata della Valchirie” al tipo di recitazione di Marlene Dietrich, più adatto ad intrattenitrice da night club che a nobile di classe per quanto corrotta (sorprende, invece, nei panni dell’ingenua sentimentale), dalla drammaturgia che, dopo aver imbastito un lungo prologo, pare non approdare mai al nucleo dell’intreccio, alla regia che non chiude in modo soddisfacente le premesse romantiche e decadenti, e s’arrende ad un finale tanto “estraneo” quanto difettoso (un’incoronazione che non corona nulla di quanto visionato fin lì). 

da: https://www.spietati.it/limperatrice-caterina 

    

 

 

 

 

 

   Scheda 

         L'imperatrice Caterina (1934)
     
TITOLO ORIGINALE The Scarlet Empress  
LINGUA ORIGINALE Inglese   
PRODUZIONE Stati Uniti d'America  
ANNO 1934  
DURATA 104'  
COLORE Black and White  
RAPPORTO 1.37 : 1  
GENERE Storicobiograficodrammatico  
REGIA Josef von Sternberg


   
INTERPRETI E PERSONAGGI

  • Marlene Dietrich: principessa Sofia Federica / Caterina II
  • John Lodge: conte Alessio
  • Sam Jaffe: granduca Pietro
  • Louise Dresser: imperatrice Elisabetta
  • C. Aubrey Smith: principe Augusto
  • Gavin Gordon: Grigorij Orlov
  • Olive Tell: principessa Johanna
  • Ruthelma Stevens: contessa Elisabetta
  • Davison Clark: archimandrita Simeon
  • Erville Alderson: cancelliere Bestuscev
  • Philip Sleeman: conte Lestocq
  • Marie Wells: Marie
  • Hans Heinrich von Twardowski: Ivan Sciuvolov
  • Gerlad Fielding: tenente Dimitri
  • Maria Riva: Sofia Federica da bambina
  • Eric Alden: lacchè
  • John B. Davidson: marchese
  • Jane Darwell: madre di Sofia
  • Elinor Fair: dama di compagnia
  • Julanne Johnston: dama di compagnia
  • Edward Von Sloan: herr Wagner
  • Akim Tamiroff:
  • Leo White:
  • Jameson Thomas: tenente Ovtsyn
  • Harry Woods: il dottore
 
DOPPIATORI ITALIANI

  • Paola Bacci: Caterina
  • Michele Kalamera: conte Alessio
  • Paola Mannoni: imperatrice Elisabetta
 
SOGGETTO Caterina II di Russia (diari)

 
CASA DI PRODUZIONE Paramount Pictures

 
SCENEGGIATURA Manuel Komroff  
FOTOGRAFIA Bert Glennon  
MONTAGGIO Josef von Sternberg e Sam Winston (non accreditati)  
SCENOGRAFIA Hans Dreier (non accreditato)  
COSTUMI Travis Banton (non accreditato)
Eugene Joseff (gioielli, non accreditato)