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- Pubblicato Domenica, 19 Giugno 2016 16:41
FROZEN NORTH Frozen North - Il nord ghiacciato
Un "cowboy" arriva in una landa ghiacciata del Nord America, improvvisa una rapina a un saloon aiutandosi con una sagoma di cartone, ma viene scoperto e cacciato dal locale. Giunto a casa, scopre la moglie con un altro e li uccide entrambi, ma ha sbagliato abitazione. Torna così in quella vera, litiga con la moglie, si reca dalla bella vicina di casa. Dopo varie disavventure, l'uomo si sveglia: era tutto un sogno ed egli si trova in un cinematografo. Girato a Truckee, in California, e in parte sul Donner Lake ghiacciato, è un'esplicita e dichiarata parodia dei melodrammi western interpretati all'epoca da uno dei divi più in voga, William S. Hart (che, infuriato per la presa in giro, dopo il film non parlò più con Keaton per un paio d'anni). Keaton si cimenta con repertorio di gag in cui fa il verso al classico eroe popolare di Hart, in particolare quando questi piange (e lo fa almeno una volta a film, dopo il 1918, in modo falso e plateale, con evidenti "lacrime di glicerina"). The Balloonatic - Il matto sul pallone In un luna park, un giovane è nella casa degli orrori: ne esce con difficoltà e per strada tenta di far colpo su una ragazza, che lo snobba. Tenta quindi di abbordarne un'altra, ma anche con questa gli va male: sale con lei su una giostra e rimedia un pugno ad un occhio. Bighellonando, finisce in un parco dove si sta preparando il lancio di una mongolfiera, vi sale sopra e il pallone parte. Riesce ad entrare nella cabina, che trasforma in una casa, prima di bucarla sparando ad un uccello che vi si era posato. Precipita vicino ad un torrente e qui di nuovo cerca di sistemarsi: trova una canoa e si mette a pescare. Risale addirittura il torrente, in cerca di salmoni e ritrova la ragazza che gli aveva mollato un pugno, mentre si appresta a fare un bagno. Dopo un'altra serie di peripezie, i due si trovano in pericolo con un orso, ma riescono a fuggire, finendo però nelle cascate. Ma la canoa era ancorata ad un nuovo pallone aerostatico (miracolosamente apparso) e i due si librano in volo, mentre lui le suona una serenata. "La successione immagine falsa-immagine rivelatrice ripete che le cose non sono mai quel che sembrano(...) Il cinema parla della vita ma parla di sé stesso, delle sue capacità ingannatrici e rivelatrici al tempo stesso" (Giorgio Cremonini, Buster Keaton, Milano, Il Castoro cinema, 1996) da: https://it.wikipedia.org |
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titolo originale | The Frozen North | ||||
regia | Buster Keaton, Edward F. Cline | ||||
interpreti | Buster Keaton, Joe Roberts, Sybil Seely, Bonnie Hill, Freeman Wood, Edward F. Cline |
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genere | Comico | ||||
durata | 17 minuti | ||||
produzione | USA | ||||
anno | 1922 | ||||
titolo originale | The Balloonatic | |
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regia | Buster Keaton, Edward F. Cline | ||||
interpreti | Buster Keaton, Phyllis Haver, Babe London | ||||
genere | Comico | ||||
durata | 22 minuti | ||||
produzione | USA | ||||
anno | 1923 | ||||
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- Categoria: Esposizioni
- Pubblicato Lunedì, 21 Marzo 2016 00:00
Riva del Garda 02 > 20 aprile 2016 Escursioni nell'opera e nel paesaggio |
In collaborazione tra il Centro culturale La firma, il MAG Museo Alto Garda e il Premio Mario Rigoni Stern
La mostra, in collaborazione tra il Centro culturale La firma, il MAG Museo Alto Garda e il Premio Mario Rigoni Stern, ci fa conoscere Loïc Séron, con un lavoro che si propone di evocare temi universali in cui tutti possono identificarsi e che è sia studio fotografico dell'Altipiano di Asiago sia escursione poetica in un paesaggio segnato dall'uomo.
Le foto mostrano l'eterna bellezza della natura, la sua forza e la sua dolcezza, con sempre, tra le righe del paesaggio, un'evocazione, una meditazione sull'uomo, a scala locale o globale.
Sala Civica «G. Craffonara» Giardini di Porta Orientale
lunedì > venerdì 15.00 > 18.00
sabato e domenica 10.00 > 12.30 | 14.30 > 18.00
Ingresso libero
Museo di Riva del Garda
martedì > domenica 10.00 > 18.00
Inaugurazione sabato 2 aprile ore 16.00 presso la Sala Civica «G. Craffonara»
Alcune immagini della mostra
E la Storia continua, naturalmente, e anche l'uomo contemporaneo lascia la sua impronta.
Si presentano così all'obiettivo, come eco di destini vicini o lontani, le tracce, tenui o evidenti, armoniose o dolorose, di quelle innumerevoli storie. Il genio creatore della natura, dal canto suo, offre in ogni circostanza spettacoli prodigiosi, sempre nuovi. L'alternanza, e talora la simultaneità, di queste tracce e di questi spettacoli è la caratteristica propria dell'Altopiano.
La coesistenza intima di paesaggi naturali e paesaggi segnati dall’uomo evoca un sentimento di universalità che è al cuore dell’opera di Mario Rigoni Stern. Si cammina per i sentieri, e si pensa alla vita, alla morte... si pensa a ciò che cambia, e a ciò che non cambierà mai... sì pensa al passato, al presente, al tempo che passa, a tutto ciò che resta da vivere... Si pensa a tutto; non si può non pensare a niente. E se i ricordi sono dolorosi, sono addolciti dalla bellezza maestosa di una natura benevola che riaffermerà sempre i propri diritti.
Non è esagerato dire che l’Altopiano ha salvato Mario Rigoni Stern: durante le mille prove della guerra, oltre alle inestimabili competenze che la sua giovinezza in montagna gli aveva dato, trasse molta forza dall’evocazione mentale del suo adorato paese; di ritorno a Asiago nel 1945, vivo ma straziato dall’orrore della guerra, si curò al contatto con la foresta e con gli elementi naturali. Passò poi una buona parte della sua vita a esaltare la relazione davvero armoniosa che può esistere tra l’uomo e la natura, una relazione in cui ciascuno arricchisce l’altro e viceversa.
Il cammino che ci mostra, e di cui ha dato tante illustrazioni nelle sue opere e nella sua vita, lo possiamo ritrovare nel suo paesaggio; è anche questo elemento, in sé inafferrabile, che ho cercato di fotografare mentre percorrevo in lungo e in largo l’Altopiano, un territorio incantatore che invita al rispetto e alla giustezza.
In questi tempi diffìcili, in cui i punti di riferimento vengono meno e l'andatura del mondo si fa incespicante, ma in cui anche, per fortuna, molte persone di buona volontà cercano nuovi modi di pensare la vita, fa bene leggere Rigoni Stern, e leggere nei paesaggi, nelle cose della natura e della vita, i segni di un possibile accordo universale.
Perché se l'uomo riesce a vivere sulla terra in armonia con il suo ambiente, come un semplice elemento naturale tra gli altri, è anche con gli altri esseri umani che gli sarà più facile coesistere.
Spero che queste fotografie vi diranno tutto ciò meglio delle mie parole... e altro, naturalmente! Perché è soprattutto al vostro immaginario che affido questi scatti realizzati con tanta gioia sull’Altopiano di Asiago...
Loïc Seron (trad. Sara Arena)
Alla memoria di Mario Rigoni Stern
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- Pubblicato Sabato, 19 Settembre 2015 08:35
Alla riscoperta dei «buoni film»
Carissimi,
eccoci giunti al nostro tradizionale appuntamento con il cineforum che ci accompagnerà per diversi mesi. Iniziamo una stagione ricca di film che speriamo sia di vostro gradimento. Ci rendiamo sempre più conto che da qualche anno l'aria in Italia sta cambiando in meglio (se non altro dal punto di vista cinematografico!): si intensificano le uscite nei circuiti cinematografici «normali» di film del nostro passato più o meno recente. Si comincia a capire che il patrimonio cinematografico italiano - e non solo - è una ricchezza importantissima la cui memoria merita di essere valorizzata, diffusa e conosciuta. Sento sempre meno dire in giro: «non vado a vedere quel film, perché è vecchio!» ...e magari è della stagione precedente! Questo ci conferma nella nostra ipotesi (ma oserei dire «certezza») che non esistono «vecchi film» ma solamente «buoni film».
Devo dire che la Cineteca di Bologna in questo ha avuto un ruolo fondamentale restaurando, mettendo a disposizione e diffondendo film altrimenti introvabili. E noi nel nostro piccolo siamo sempre stati su questa linea e abbiamo sempre cercato insieme a voi di tenere viva la memoria di un arte straordinaria che è stata definita non a caso «l'arte del XX secolo» e che speriamo abbia ancora lunga vita.
Quest'anno abbiamo riscoperto e dedicato una mostra ad una meravigliosa diva pressoché dimenticata: Dorian Gray (al secolo Maria Luisa Mangini). Dorian Gray ha vissuto per quasi quarant'anni in Trentino dove è morta nel 2011. Nella sua estrema riservatezza aveva fatto perdere le tracce di sé e pochissimi sapevano ormai dove abitava e cosa faceva. Dopo averle dedicato una mostra a Riva del Garda - omaggio che proseguirà a Torcegno, paese dove risiedeva - ci sembrava naturale dedicarle un ciclo di film nel quale poter ammirare tutta la sua bravura e bellezza. Iniziamo con il suo ruolo forse più famoso e cioè quello della «malafemmina» nel classico di Camillo Mastrocinque «Totò, Peppino e la... malafemmina» per proseguire poi con altre commedie e con il ruolo drammatico interpretato ne «Il grido» di Michelangelo Antonioni.
Ci sposteremo poi ad Arco dove continueremo a scavare nella memoria della Grande Guerra con un breve ciclo di film dedicato ai «fronti altri», film cioè che non siano ambientati sulla linea austro-ungarica come siamo abituati a vedere ma abbraccino altre terre e continenti come è avvenuto nella realtà di una guerra, per l'appunto, «mondiale».
Dedichiamo poi un ciclo ai 100 anni di Orson Welles che quest'anno è stato celebrato un po' ovunque come quel genio cinematografico che era. Vi mostreremo cinque dei suoi capolavori hollywoodiani della prima parte della sua carriera, lasciando fuori, magari per un altro anno, i suoi meravigliosi adattamenti shakespeariani .
Ritorneremo ad Arco per uno splendido ciclo dedicato ad un maestro della commedia sofisticata americana nel momento del suo tramonto. Il regista Stanley Donen, in una serie di film spesso interpretati dall'inossidabile Cary Grant, ha dato gli ultimi sublimi colpi d'ala ad un genere tra i più belli creati dal cinema americano classico.
Chiuderemo a marzo con un ciclo dedicato al «giallo all'italiana»: a partire dagli anni '60 e soprattutto nel decennio successivo i film gialli italiani sono stati presi ad esempio ed imitati in tutto il mondo dai registi più disparati. Segno questo che la vitalità dei generi così detti «popolari» ha irrigato moltissimo cinema «alto» in uno scambio fecondo e produttivo.
Felice di iniziare con voi questa nuova avventura, vi auguriamo felici visioni!
Ludovico Maillet
lunedìcinemacineforum
PROGRAMMA 2015 | 2016
CHIAMATEMI DIVINA (DORIAN GRAY) | ||||
RIVA DEL GARDA | 19 ottobre | Totò Peppino e la... malafemmina (1956) di Camillo Mastrocinque | ||
26 ottobre | Brevi amori a Palma di Maiorca (1959) di Giorgio Bianchi | |||
02 novembre | Il grido (1957) di Michelangelo Antonioni | |||
09 novembre | Mogli pericolose (1958) di Luigi Comencini | |||
ALTRI FRONTI | ||||
ARCO | 17 novembre (*) | Gli anni spezzati (1981) di Peter Weir | ||
23 novembre | Joyeux Noël (2005) di Christian Carion | |||
30 novembre | La regina d'Africa (1951) di John Huston | |||
100 ANNI CON ORSON WELLS | ||||
RIVA DEL GARDA | 11 gennaio | Quarto potere (1941) di Orson Welles | ||
18 gennaio | L'orgoglio degli Amberson (1942) di Orson Welles | |||
26 gennaio (*) | Rapporto confidenziale (1955) di Orson Welles | |||
01 febbraio | L'infernale Quinlan (1958) di Orson Welles | |
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STANLEY DONEN O DELLA LEGGEREZZA | ||||
ARCO | 08 febbraio | Sciarada (1963) di Stanley Donen | ||
15 febbraio | L’erba del vicino è sempre più verde (1960) di Stanley Donen | |
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23 febbraio (*) | Due per la strada (1967) di Stanley Donen | |||
29 febbraio | Indiscreto (1958) di Stanley Donen | |
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GIALLO ITALIANO | ||||
RIVA DEL GARDA | 07 marzo | Sei donne per l'assassino (1964) di Mario Bava | ||
15 marzo (*) | L'uccello dalle piume di cristallo (1970) di Dario Argento | |
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21 marzo | Sette note in nero (1977) di Lucio Fulci | |||
04 aprile | La casa dalle finestre che ridono (1976) di Pupi Avati | |||
(*) martedì | ||||
Comune di Riva del Garda |
Comune di Arco |
Inizio proiezioni ore 21.00 Riva del Garda - Auditorium del Conservatorio Arco - Palazzo dei Panni Il programma può subire variazioni |
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Ingresso con tessera FIC euro 12.00 valida per l'intera stagione euro 5.00 per gli studenti fino a 25 anni Il tesseramento è possibile anche la sera delle proiezioni prima dell'ingresso in sala |
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Per informazioni: Servizio AltoGardaCultura sede di Arco | 0464 583619 sede di Riva del Garda | 0464 573918 www.lafirmariva.it www.altogardacultura.it |
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- Pubblicato Lunedì, 14 Settembre 2015 23:58
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Totò Peppino e la... malafemmina (1956) di Camillo Mastrocinque |
Se Totò Peppino e la... malafemmina fosse uscito ai giorni nostri avrebbe incassato, in un solo anno, oltre venti milioni di euro. Nel 1956 la pellicola diretta da Camillo Mastrocinque riuscì infatti a convogliare nelle sale qualcosa come quattro milioni e mezzo di spettatori. Un vero record. Siamo certi, in virtù di questi numeri, che anche voi abbiate visto almeno una volta questo film. Siamo altrettanto certi che vi sarà capitato più volte di ricordare, magari di citare, una sequenza o una frase tratta da questa pellicola. Ad esempio quel «e ho detto tutto», intercalare pronunciato da Peppino De Filippo alias Peppino Caponi per terminare una frase appena iniziata. Oppure, per prendere in giro un amico alle prese con una lingua straniera gli avete mai (affettuosamente) sbattuto in faccia un bel «noio volevan, volevon, savuar, l’indiriss, ia?». E subito dopo: «...per andare dove dobbiamo andare... per dove dobbiamo andare?».
Non solo. Questo è anche il film dell’arrivo alla stazione di Milano dei fratelli Caponi intabarrati come neanche in Siberia. Ed è il film, infine, della celeberrima lettera (“Veniamo noi con questa mia addirvi... addirvi, una parola”). Un vero e proprio scrigno di gag, battute e trovate immortali.
Nato da quello che è l’unico soggetto mai scritto da Nicola Manzari, Totò, Peppino e la... malafemmina racconta una tormentata storia d’amore tra Gianni, nipote dei Caponi in trasferta nel capoluogo lombardo, interpretato da Teddy Reno, e Marisa, avvenente ballerina dal cuore d’oro cui dà il volto (e non solo) la splendida Dorian Gray, al secolo Maria Luisa Mangini. Parallelamente, come sempre nei film di Totò e Peppino, si svolge un altro film, legato alla stretta interazione tra i due personaggi. Uno avaro e oculato che subisce le angherie e le truffe dell’altro, scaltro, donnaiolo e spendaccione. Inutile specificare chi interpreta chi.
«Non è che con Totò mo trovassi proprio a mio agio però lui aveva una grande stima per me. Ci ho lavorato sempre bene. il primo esperimento fu Totò Peppino e la... malafemmina. Questo tipo di film andò avanti sempre su questo binario: ci incontravamo a casa di un produttore e si combinava tutto ma non il copione, che benché io lo chiedessi non esisteva mai! Ogni film con Totò era per me una lotta, una lotta disperata». (Peppino De Filippo)
«Di sana pianta, mentre lo seguivo con la macchina e Peppino ordinava dello champagne al cameriere che gli suggeriva il Moët & Chandon, Totò inventò uno sketch straordinario svisando Moët & Chandon in "Mo' esce Antonio" e andando avanti sull'equivoco per diversi minuti. Tutti della troupe schiattavamo dal ridere, in quei casi spesso i macchinisti e gli elettricisti finivano con l'applaudirlo». (Sergio Corbucci)
«Dovettero rifare la scena della lettera due volte, perché verso la fine del primo ciak, perfetto, uno dei macchinisti scoppiò a ridere facendo cadere una luce. Peppino e Totò erano furibondi e il poveretto venne licenziato. Non era giusto. Tutti noi poveri mortali ci rifiutammo di proseguire le riprese se la produzione non avesse reintegrato l'operaio: rischiammo ma ci andò bene, fu riassunto dopo pochi giorni». (Teddy Reno)
Alessandro Boschi da: I 100 colpi di “Hollywood Party” Rai-Eri editore
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