- Dettagli
- Categoria: Cinema
- Pubblicato Sabato, 08 Settembre 2018 06:00
|
LA STORIA D'ITALIA IN PELLICOLA Diaz (2012) |
Titolo in prima pagina sul «Corriere della Sera» dell’8 aprile 2015: «La condanna europea: alla Diaz fu tortura, punizioni inadeguate». La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo condanna l’Italia per le violenze avvenute a Genova nel 2001, nei giorni del G8, e per l’assenza nel nostro Paese di una legislazione adeguata a punire il reato di tortura. Scrive Michele Ainis sullo stesso numero del «Corriere»: «Dal 1999 la Corte europea ci bastona, perfino con 24 sentenze di condanna pronunciate in un solo giorno (16 gennaio 2001)» (Ainis, p. 28). E passa a elencare i motivi per cui Strasburgo ha condannato l’Italia nel corso del XXI secolo: i respingimenti in mare verso la Libia, le insufficienti garanzie per i rifugiati, il mancato diritto di attribuire ai figli il cognome della madre, gli sfratti decretati e mai eseguiti, l’eccessiva durata dei processi, il sovraffollamento delle carceri.
Tutte inadempienze – per usare un eufemismo – di fronte alle quali risuona il giudizio di Daniele Vicari, autore del film Diaz uscito in Italia quasi undici anni dopo i fatti, nell'aprile del 2012 (un paio di mesi prima viene presentato, con grande emozione, al festival di Berlino): «Quella notte, in Italia, c’è stata la sospensione dello Stato di diritto».
La Corte di Strasburgo si pronuncia in seguito al ricorso di Arnaldo Cestaro, sessantaduenne all’epoca dei fatti: si era recato a Genova per partecipare a una manifestazione che sperava pacifica e fu indirizzato alla scuola Diaz-Pertini, per passare la notte, da una professoressa conosciuta nel corteo. Nel pestaggio di quella notte Cestaro (che nel film di Vicari è riconoscibile nel personaggio, dal nome diverso, interpretato da Renato Scarpa) subì numerose fratture e danni fisici permanenti, come altri manifestanti vittime del brutale assalto della polizia.
Dopo la sentenza di Strasburgo i giornali ricordano le importanti carriere godute, negli anni successivi, da personaggi che avrebbero invece meritato punizioni esemplari. La più paradossale è quella di Filippo Ferri, figlio dell’ex ministro Enrico Ferri (Psdi, poi Forza Italia e Udeur), all’epoca capo della Squadra mobile di La Spezia: espulso dalla polizia, è assunto come responsabile della sicurezza dalla società calcistica del Milan e per mesi è «l’angelo custode» del calciatore Mario Balotelli (Preve, p. 4). Il proprietario del Milan Silvio Berlusconi, nel 2001 presidente del Consiglio, non si è dimenticato di lui.
Ma naturalmente il cursus honorum sul quale tutti si concentrano è quello di Gianni De Gennaro, all'epoca capo della polizia (carica che ricopre fino al 2007), successivamente commissario straordinario per l’emergenza rifiuti in Campania (gennaio-maggio 2008), direttore del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (2008-2012), sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con la cruciale delega ai servizi segreti nel governo Monti (maggio 2012-aprile 2013) e infine presidente di Finmeccanica, nominato dal presidente del Consiglio Letta con placet del presidente della Repubblica Napolitano. Una carriera bipartisan nemmeno scalfita dal G8. Il reato di tortura – nella primavera del 2016 – in Italia ancora non c’è, arenato da mesi in Commissione di giustizia al Senato dopo le promesse d el premier Renzi seguite alla sentenza di Strasburgo. Quello stesso 7 aprile del 2015 Marco Pannella dichiara il proprio scetticismo: «L’Italia non si è dotata e non si dota del reato di tortura perché, essendo un Paese che pratica la tortura ogni giorno nelle carceri come riconosciuto dalla Cedu [Commissione europea dei diritti dell’uomo], la pur grave sanzione ricevuta oggi per la vicenda Diaz sarebbe elevata all’ennesima potenza». È stato, per ora, facile profeta. | |
|
|
|||
Scheda |
|||
PRODUZIONE | Italia, Francia, Romania | ||
ANNO | 2012 | ||
DURATA | 127' | ||
COLORE | Colore | ||
RAPPORTO | 2,35:1 | ||
GENERE | Drammatico | ||
REGIA | Daniele Vicari | ||
INTERPRETI E PERSONAGGI |
|
||
SOGGETTO | Daniele Vicari | ||
CASA DI PRODUZIONE | Fandango, Le Pacte, Mandragora Movie |
||
SCENEGGIATURA | Daniele Vicari, Laura Paolucci | ||
FOTOGRAFIA | Gherardo Gossi | ||
MONTAGGIO | Benni Atria | ||
MUSICHE | Teho Teardo | ||
SCENOGRAFIA | Marta Maffucci | ||
COSTUMI | Roberta Vecchi, Francesca Vecchi | ||