Totò che visse due volte

 
Lunedì CinemaFinanziato con un miliardo e 178 milioni di lire di contributi pubblici in quanto «di interesse culturale nazionale», alla vigilia dell’uscita nelle sale fu dichiarato «vietato a tutti» dalla censura italiana. La Commissione di revisione cinematografica giudicò il film degradante per «la dignità del popolo siciliano, del mondo italiano e dell'umanità», offensivo del buon costume, con esplicito «disprezzo verso il sentimento religioso» e contenente scene «blasfeme e sacrileghe, intrise di degrado morale».


«Totò che visse due volte», film in tre episodi (numerati e senza titolo) del 1998 di Daniele Ciprì e Franco Maresco, è la quarta proposta del ciclo tematico «Italia mani di forbice» (dedicato ai grandi film censurati) del nuovo cineforum «Lunedìcinema», organizzato da AltoGardaCultura (il servizio attività culturali intercomunale di Arco e Riva del Garda) assieme all’associazione ARCI Altogarda «Francesco Monti» e al centro culturale «La Firma». La proiezione è lunedì 13 febbraio all’auditorium del Conservatorio di Riva del Garda con inizio alle ore 21. La durata è di 95 minuti; l'ingresso è libero ma si consiglia la visione ad un pubblico adulto (il film all'uscita era vietato ai minori di 18 anni).


Con appena 6.422 spettatori e un incasso di 68 milioni di lire nei primi tre giorni di programmazione cinematografica, il film non ebbe grande successo, ma sollevò un ampio dibattito sulla moderna funzione e utilità della censura, che portò all'approvazione di un disegno di legge volto ad abolire la censura preventiva imposta a un pubblico maggiorenne. Il film è ambientato in una Palermo mostruosa e apocalittica abitata da personaggi grotteschi, blasfemi, vittime di un mondo dove Dio è stato ucciso portandosi dietro tutti i valori di una umanità ormai al tramonto. Nel cast Salvatore Gattuso (Don Totò), Carlo Giordano (Fefè), Pietro Arcidiacono (Pitrinu), Antonino Crollo (Don Nenè), Camillo Conti (Tremmotori). 

Totò che visse due volteIl film vive in un contrasto tra materialismo, nichilismo nietzschiano e forte connotazione escatologica, non mancando nemmeno di messaggi morali che uno spettatore attento può cogliere in un contesto di apparente contraddizione. Il tema che unisce i tre episodi è appunto la morte di Dio, ed il pessimismo nei confronti di un futuro in cui il genere umano sembra non nutrire speranza occupato com'è nel soddisfare solamente i propri bisogni e istinti animaleschi. Tuttavia è possibile «udire» un grido disperato di aiuto, che tra l'altro sembra cadere nel vuoto soffocato dagli stessi esseri umani. Nel terzo episodio, in particolare, la contrapposizione tra Totò (una sorta di Messia molto umanizzato) e il boss mafioso Don Totò, entrambi interpretati da Salvatore Gattuso, simboleggia il contrasto tra il male e il bene insiti nell'essere umano con l'inevitabile prevalere del male e della violenza.

Riva del Garda, 10 febbraio 2012
Ufficio stampa Comune di Riva del Garda