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- Categoria: Cinema
- Pubblicato Martedì, 14 Febbraio 2012 14:34
La grande abbuffata
«La grande Abbuffata», con cui Marco Ferreri e un cast d'eccezione (Ugo Tognazzi, Michel Piccoli, Marcello Mastroianni, Philippe Noiret, Andréa Ferréol) propongono una feroce critica alla società dei consumi e del benessere, è la quarta proposta del ciclo tematico «Italia mani di forbice» (dedicato ai grandi film censurati) che apre il nuovo cineforum «Lunedìcinema», organizzato da AltoGardaCultura (il servizio attività culturali intercomunale di Arco e Riva del Garda) assieme all’associazione ARCI Altogarda «Francesco Monti» e al centro culturale «La Firma». La durata è di 135 minuti: produzione Italia e Francia, 1973. La proiezione è lunedì 6 febbraio all’auditorium del Conservatorio di Riva del Garda con inizio alle ore 21. L'ingresso è libero ma si consiglia la visione ad un pubblico adulto (il film all'uscita era vietato ai minori di 14 anni).
Girato a Prigi in una villa di rue Boileau nel febbraio 1973, «La grande bouffe» (il titolo originale) è stato stroncato dalla maggioranza dei critici e platealmente fischiato al Festival di Cannes. Criticata l'abbondante presenza di scene di sesso, oltre che di alcune scene definite volgari. Ciò nonostante la pellicola riscosse un enorme successo di pubblico. Pier Paolo Pasolini lo definì «corpi colti in una sintesi di gesti abitudinari e quotidiani che nel momento in cui li caratterizzano li tolgono per sempre alla nostra comprensione, fissandoli nella ontologicità allucinatoria dell'esistenza corporea».
Il film narra di quattro uomini stanchi della vita noiosa e inappagante – un giudice (Noiret), un pilota di linea (Mastroianni), un ristoratore (Tognazzi), un produttore televisivo (Piccoli) – che si riuniscono in una villa di Neuilly, fuori Parigi, dove seguendo un quadruplice rito gastronomico-erotico, e accompagnati da un'insaziabile e materna maestra (Ferréol), si tolgono la vita. Per Marco Ferreri i bisogni e gli istinti primordiali, filtrati e normalizzati nel loro raggiungimento, divengono noiosi e abbisognano di continue unicità per essere graditi. Ma la ricerca della difficoltà fine a se stessa comporta l'abbandono dell'utilità e sfocia inevitabilmente nella depressione e nel senso di inutilità. L'unica salvezza è il genere femminile, legato alla vita per missione biologica.
Riva del Garda, 3 febbraio 2012
Ufficio Stampa Comune di Riva del Garda