19 giugno  > 2 luglio 2023

Guidi, il poeta della luce
Omaggio a Virgilio Giuidi

 

 

 Guidi, il poeta della ljce

 Inaugurazione sabato 24 giugno 2023, ore 18.00.  
Presentazione di Nicoletta Tamanini 

Con questo omaggio a Virgilio Guidi il Centro culturale "La Firma" di Riva del Garda, associazione che dal 1991 opera nel territorio dell'Alto Garda promuovendo la creatività artistica nelle sue molteplici forme, si conferma vero centro di eccellenza per iniziative di particolare lungimiranza, spessore e pregio. 
E' importante ricordare infatti che alla mostra "Geometrìe di luce" proposta da "La Firma" in Galleria Civica Craffonara durante l'estate 2021 e interamente dedicata ad una della personalità più schive e complesse dell'astrazione a Venezia negli anni '50, Saverio Rampin, ha fatto seguito la più completa e curata retrospettiva a lui dedicata "Tempo, spazio, luce opere 1955 - 1991" ospitata presso il Museo degli Eremitani di Padova a fine 2023. Nell'autunno 2022 l'Associazione rivana ha poi organizzato un'ampia collettiva dedicata a grandi interpreti dello Spazialismo veneziano tra cui Virgilio Guidi, Bruna Gasparini, Ennio Finzi, Luciano Gaspari, Saverio Rampin, Gino Morandis, Vinicio Vianello, Tancredi e Edmondo Bacci, artista, quest'ultimo, a cui la celebre Collezione Peggy Guggenheim presenta in questo periodo, e fino al 18 settembre 2023, nella città lagunare "L'energia della luce", la prima e più esaustiva personale dedicata all'artista veneziano.
Virgilio GuidiLa mostra rivana dedicata al grande Virgilio Guidi allestita presso gli spazi espositivi della Galleria Craffonara segue invece l'ampia, apprezzata e visitata esposizione "Omaggio a Virgilio Guidi, con uno sguardo alla Collezione Sonino" tenutasi da settembre 2021 a gennaio 2022 in alcuni luoghi simbolo dell'arte veneziana, la Fondazione Bevilacqua La Masa San Marco, Palazzo Tito e la Galleria Giorgio Franchetti alla Ca' d'Oro e curata dai più importanti studiosi di Guidi ossia Stefano Cecchetto, Giovanni Granzotto e Dino Marangon in collaborazione con molti altri critici d'arte.
Un legame quindi che tramite la luce, l'acqua e l'arte unisce in un virtuale abbraccio la terra veneta, in specifico la splendida città di San Marco, con l'antico centro lacustre trentino.
Di Virgilio Guidi, divenuto il pittore di Venezia per eccellenza del Novecento, l'esposizione rivana propone, in un percorso di particolare fascino e suggestione, circa una trentina di opere. I dipinti, oli su tela e tempere su carta, sono stati accuratamente selezionati per delineare un determinato periodo creativo, dalla seconda metà degli anni '50 in poi, dello straordinario, curioso e originale percorso dell'artista, nato a Roma nel 1891, ma veneziano d'animo e d'adozione.
Interprete con le sue indimenticabili marine della sottile, ineffabile poesia sottesa alla dialettica spazio - luce - colore, Guidi realizzò opere in cui la tavolozza, alleggerendosi e schiarendosi sempre più fino a far scomparire le ombre dal dipinto, dà corpo a percezioni visive oniriche e trasfigurate in cui figure e contorni, divenendo sempre più evanescenti, si dissolvono nelle nebbie lagunari. L'artista indagò a lungo e profondamente il tema dell'articolato rapporto tra spazio, luce e colore giungendo a soluzioni pittorico-estetiche del tutto originali e innovative mediante un linguaggio astratto, inizialmente espressionista, poi geometrico, che lo indussero ad avvicinarsi e di seguito aderire, al Movimento Spaziale di Lucio Fontana di cui Virgilio Guidi firmò, negli anni '50, anche i vari Manifesti.
Pittore, ma anche poeta e saggista, Guidi affrontò nella sua lunga vita artistica (attivo fin all'ultimo, scomparve a Venezia nel 1984 a quasi 93 anni), pur riprendendo più volte la tematica delle Marine in chiave astratta, anche altri cicli tematici tra cui le Architetture cosmiche, i Grandi Occhi, i Grandi Alberi e le varie tipologie di Figure di cui in mostra sono presenti alcuni significativi dipinti.
Nicoletta Tamanini

 

Virgilio Guidi nasce a Roma nel 1891. Nel 1911, dopo aver fatto pratica di pittura dal restauratore Giovanni Capranesi, si iscrive all’Accademia di Belle Arti seguendo i corsi di Aristide Sartorio. Nel 1915 è invitato alla mostra della Secessione Romana e ad altre esposizioni; fa la conoscenza di Armando Spadini del quale, nel 1925, prenderà lo studio “L’Uccelliera” a Villa Borghese.
Dal 1920 inizia a d esporre alla Biennale veneziana e a quella del 1924 ottiene un grande successo con l’opera II tram. Sette anni più tardi ottiene la cattedra di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Qui ha occasione di frequentare il poeta Vincenzo Caldarelli. L’ambiente veneziano gli si rivela però subito ostile e la persistenza di tale atteggiamento lo indurrà a trasferirsi a Bologna nel 1935. Nel 1948 partecipa alla XXIV Biennale di Venezia esponendo un’importante serie di “Figure nello spazio”. Nel 1954 lo stesso Ente gli dedica una mostra antologica. Su invito dell’Assessorato alla Cultura e delle Belle Arti di Venezia, nel 1962, allestisce una “personale” nella sala Napoleonica. Nel 1964 è presente alla XXXII Biennale veneziana. Nel 1976 tiene una mostra antologica a Villa Malpensata a Lugano. Nel 1980 presenta un’antologica alla Casa Da Noal a Treviso, curata da Giovanni Carandente.
Dona al Comune di Venezia 80 (attualmente ridotte a 69) dipinti, compresi tra il 1950 e il 1975. Con questa raccolta di opere sceltissime si inaugura a Palazzo Fortuny il Museo Guidi. L’anno successivo a Firenze gli viene attribuito il prestigioso riconoscimento del Premio San Luca. Celebra a Venezia i novant’anni con un convegno della Fondazione Cini, all’isola di San Giorgio. Nel 1982 una delegazione del consiglio regionale della Lombardia gli consegna una targa di riconoscimento per la donazione alla Pinacoteca di San Donato Milanese. Inizia, sotto la direzione di Giuseppe Mazzariol, la ricerca sui Corpus dell’opera pittorica guidiana. Il Maestro collabora all’impostazione dell’archivio e alla catalogazione dei propri dipinti. Muore nel 1984 a Venezia.

 

  

   
Sala Civica «G. Craffonara» Giardini di Porta Orientale
Riva del Garda (TN)


19 giugno  > 2 luglio 2023
Tutti i giorni 09.00 > 12.30  -  13.30 > 18.30

Ingresso libero



Inaugurazione sabato 24 giugno 2023 ore 18.00

  Virgilio Guidi 
   
   
 

 

Alcune immagini delle opere esposte e dell'inaugurazione

  

 

 

 

 

3 settembre  > 4 ottobre 2022


Il Centro Culturale "La Firma" è lieto di invitarvi all'inaugurazione della mostra Spazialisti a Venezia 

 

 

 
 Spazialisti a Venezia - 3 settembre > 4 ottobre 2022

 

Saranno in mostra le opere di Virgilio Guidi, Bruna Gasparini, Ennio Finzi, Luciano Gaspari, Saverio Rampin, Edmondo Bacci, Gino Morandis, Vinicio Vianello e Tancredi.  

Sarà dedicata agli Spazialisti veneziani la nuova mostra che verrà inaugurata sabato 3 settembre alle 18 presso la Sala Civica “G. Craffonara” di Riva del Garda organizzata dal Centro Culturale La Firma nell'ambito della propria stagione espositiva. Saranno in mostra le opere di Virgilio Guidi, Bruna Gasparini, Ennio Finzi, Luciano Gaspari, Saverio Rampin, Edmondo Bacci, Gino Morandis, Vinicio Vianello e Tancredi.

Nel clima di fervore che si respirava a Venezia nel secondo dopo guerra si sviluppano molteplici entusiasmi creativi che danno fiato a una generazione di artisti affascinanti della ricerca spaziale di Lucio fontana. Negli anni 50 un gruppo di artisti porta avanti una personale sperimentazione visiva sotto l’egida e l’impegno di un grande gallerista e collezionista veneziano: Carlo Cardazzo. In questo clima e con queste prerogative gli Spazialisti veneziani aprono la strada a una ricerca estetica che intende sviluppare nella sperimentazione di uno spazio visivo una differente poetica del segno e del colore. Si tratta di un’evoluzione del pensiero e del gesto dove il segno diventa traccia di un percorso, fino ad ora in edito, ed entro il quale la ricerca indaga i moduli di un’iconografia mirata ad approfondire il concetto filosofico di un tempo sospeso nello spazio. L’idea di questo spazio tangibile, diventa concreta attraverso le tecnologie che rendono visibili le nuove esplorazioni lunari.
Gli Spazialisti veneziani sono dunque partecipi dell’entusiasmo che avvolge le scoperte scientifiche, ed è in questo entusiasmo che i veneziani tramutano il segno in una sorta di mistica ammirazione per questa nuova realtà oggettiva. A Riva del Garda, attraverso le opere della collezione Colleoni, viene raccontata questa convergenza di energie positive con l’auspicio che la storia possa ricomporsi e garantire agli artisti veneziani di mantenere viva la prestigiosa eredità del passato e quella costante tradizione del nuovo che ha caratterizzato i dinamici assetti culturali e sociali del nostro secondo dopo guerra.
(Stefano Cecchetto)

Gino MorandisDopo l'interessante e apprezzata esposizione dedicata, durante l'estate 2021, all'artista Saverio Rampin scomparso nel 1992, una tra le figure più complesse e interessanti del panorama artistico italiano e, in particolare, veneziano, del dopoguerra, il Centro culturale "La Firma" di Riva del Garda, realtà associativa che dal 1991 opera nel territorio dell'Alto Garda promuovendo l'espressione artistica in ogni sua forma, propone al pubblico un nuovo percorso espositivo dedicato ad altri protagonisti del movimento spazialista attivi, soprattutto negli anni cinquanta, in ambito lagunare.
Accuratamente selezionate dal critico d'arte Stefano Cecchetto e provenienti dalla prestigiosa collezione Colleoni, una trentina di opere di nove artisti ben delineano la singolare evoluzione in ambito veneziano, fino quasi a costituirne un filone autonomo e originale, di queil'innovativo, complesso e ancora poco conosciuto movimento artistico definito spazialismo fondato nel 1946 in Argentina da Lucio Fontana in collegamento con la Galleria del Cavallino di Venezia e la Galleria Apollinaire di Milano.
Accomunati da una visione unitaria in cui lo spazio è creato dalla materia stessa della pittura, concezione questa in netto contrasto con quella del fondatore del movimento, chiaramente e rigidamente ispirato a posizioni di matrice empirica e tecnologica, gli spazialisti veneziani attuarono una sperimentazione puramente ideativa e immaginativa, dando vita a un fervore artistico - culturale di ampio respiro che attraversò in quel periodo la città di Venezia e tutto il territorio artistico lagunare. Pur affascinati anch'essi dagli aspetti più innovativi della realtà scientifica e tecnologica ed entusiastici partecipi di un'avanguardia eterodossa, questi artisti, stimolando senza preconcetti il percorso creativo personale di ognuno, diedero vita ad una delle correnti artistiche più significative del Novecento. Un movimento che va oggi riscoperto e meglio indagato anche dalle nuove generazioni in quanto la seduzione verso un mondo ipertecnologico, il mondo in cui oggi ci troviamo a vivere, intuito in modo quasi profetico dagli spazialisti veneziani molti decenni fa e, con le loro opere, a noi anticipato, mostra come ogni prospettiva di futuro non possa nascere che da un'accurata conoscenza del suo passato.
(Nicoletta Tamanini)

La mostra, curata da Stefano Cecchetto e presentata da Nicoletta Tamanini, sarà inaugurata sabato 3 settembre alle ore 18. Ingresso libero.
Coordinatore: Romeo Galletti. Un ringraziamento particolare all'Archivio Gino Morandis, Venezia.

 

  

   
Sala Civica «G. Craffonara» Giardini di Porta Orientale
Riva del Garda (TN)


3 settembre  > 4 ottobre 2022
Tutti i giorni 09.00 > 12.30  -  15.00 > 20.00

Ingresso libero



Inaugurazione sabato 3 settembre ore 18.00

  Bruna Gasparini 
   
   
 

Alcune immagini delle opere esposte e dell'inaugurazione

  

 

 

 

2  > 20 luglio 2022


Il Centro Culturale "La Firma" è lieto di invitarvi all'inaugurazione della mostra aQua di Matteo Boato 

 

 

  Matteo Boato - aQua

 

 INAUGURAZIONE DELLA STAGIONE ESPOSITIVA DEL CENTRO CULTURALE “LA FIRMA”

 

Sono esposte dal 2 al 20 luglio alla galleria civica «Craffonara» più di quaranta opere di Matteo Boato sul tema dell'acqua come elemento, ambiente, spazio interiore e luogo urbano.

 

La mostra, che inaugura la stagione espositiva del centro culturale «La firma» di Riva del Garda, propone, su tele di vario formato, scorci di barche, di città quali Venezia, Trento, Riga, Milano, Roma e Bolzano. Un percorso intimo, questo del pittore trentino, che si racconta attraverso il contrasto tra segno e colore, velature e materia. Un modo per uscire con il vento in poppa dalla pandemia dei pensieri e delle relazioni sociali, affaticate di questi ultimi anni. Tre le sezioni chiave dell'esposizione, intitolata «aQua», un fluire liquido e circolare dai colori più svariati al quasi bicromatismo (bianco e nero), dalla materia abbondante e spessa al segno progettuale, allo schizzo.

Nella prima parte della mostra barche veneziane che portano a tuffarsi nelle origini paterne dell'artista. Una confessione intima attraverso immagini marine e lagunari che avvolgono il visitatore raccontando di acqua e di terra, di musica, di amori, di vita e fatiche, raccontando del mare che abbiamo dentro. Una serie che traghetta, almeno psicologicamente, Matteo Boato fuori dalle enormi difficoltà che l'ambiente culturale trentino (italiano e mondiale) ha vissuto negli ultimi due anni di pandemia. Una serie che vuole dare speranza e nuova vita.

Nella seconda parte, la casa e la piazza come fondamento della socialità, ambiente intimo e allo stesso tempo aperto al dialogo e al confronto. Questi due temi sono il fulcro concettuale di molti lavori pittorici di Boato, che toccano alcuni centri come Venezia, Trento, Roma, Milano, Bolzano e Riga. La mostra raccoglie 44 olii su tela che rappresentano gli ultimi anni di una ricerca iniziata nel 1999 su nuclei antichi, che ha dato vita a serie titolate «Le case danzanti» e «Cielo di tetti». Sono case in cammino che vorrebbero volare, danzare la loro storia; aggrappate alla roccia e al tempo, come tessere di un raffinato mosaico. I lavori, originariamente molto colorati, hanno con gli anni abbracciato la bicromia. Intraprendendo un racconto pittorico più intimo, attraverso l’accostamento di grafite e colore a olio materico, in bilico funambolico tra disegno e pittura, tra bi e tridimensionalità.

La mostra, curata da Nicoletta Tamanini, sarà inaugurata sabato 2 luglio alle ore 11 alla presenza dell'artista. Ingresso libero

 

  

   
Sala Civica «G. Craffonara» Giardini di Porta Orientale
Riva del Garda (TN)


2  > 20 luglio 2022
Tutti i giorni 09.00 > 12.30  -  13.30 > 18.30

Ingresso libero



Inaugurazione sabato 2 luglio ore 11.00

  Matteo Boato 
   
   
 

 

 


In occasione della festa della Donna, dedicheremo una serata a Chiara Samugheo, una delle più importanti fotografe italiane.

Chiamata "la fotografa delle Dive", ha dedicato gran parte della sua carriera a fotografare le più famose attrici italiane e internazionali.

  Chiara Samugheo

 

“Il FOTOGRAMMA” ASSOCIAZIONE FOTOGRAFICA con il CENTRO CULTURALE “LA FIRMA" Presentano CHIARA SAMUGHEO: donna e fotografa professionista - fotografia e cinema s’incontrano.
Durante la serata verrà proiettata una videointervista inedita.
Conducono la serata Ludovico Maillet e 
Luca Chistè - Phf Photoforma - per l'aspetto critico/antropologico della fotografia dell'autrice.

Chiara Samugheo nata a Bari nel 1925 e scomparsa lo scorso 13 gennaio, è stata una figura cardine nella storia della fotografa italiana. Donna di grande personalità e fotografa di fama internazionale che ha fatto dell’emancipazione e delle sue passioni una bandiera di vita, tanto da lasciare molto giovane la sua città natale per inseguire i suoi sogni. Giunge a Milano nel 1953 dove inizia a frequentare il mondo della cultura, diventando amica di grandi personalità quali Enzo Biagi, Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini e Giorgio Strehler. Conosce quindi Pasquale Prunas, grafico e giornalista, fondatore della rivista Sud, che la coinvolge nella creazione di una nuova rivista che si occupava di fotogiornalismo internazionale “Le Ore”. Prunas intuisce le capacità della giovane Chiara e dopo un breve apprendistato come assistente di Federico Patellani, le affida una serie di reportages che denunciano gli aspetti negativi e inquietanti dell’Italia meridionale. Tra i suoi reportages di denuncia sociale in chiave neorealista spiccano le inchieste sulle baraccopoli di Napoli, le Tarantolate di Galatina, le zingare in carcere, gli scugnizzi napoletani.

Alla fine degli anni Cinquanta, con la crisi dell’editoria di settore, abbandona il foto reportage per dedicarsi allo star system, immortalando gli artisti e le stelle del cinema. Le sue fotografie sono una viva testimonianza del periodo d’oro del cinema italiano. Firma centinaia di copertine delle riviste più prestigiose al mondo. Con le sue fotografie riesce a restituire al corpo-oggetto delle dive una femminilità e una personalità reali, qualcosa di intimo, in contrapposizione all’ambiente effimero costruito attorno ai loro corpi.

Il suo archivio, ora depositato presso lo CSAC dell’Università di Parma, consta di oltre 165.000 fotografie.

  
   
Auditorium del Conservatorio
Largo Marconi 6
Riva del Garda (TN)


4 marzo 2022 ore 20:45

Ingresso libero


Chi lo desiderasse può prenotarsi attraverso Eventbrite
   Chiara Samugheo
   
   
 

Articolo pubblicato da L'Adige

  

 

 

 

25 novembre  > 9 dicembre 2021


Il Centro Culturale "La Firma" è lieto di invitarvi all'inaugurazione della mostra di

Michele Morando  - L'inattuale

 

 

  Michele Morando - L'inattuale

 

 NUOVO EVENTO ESPOSITIVO DEL CENTRO CULTURALE “LA FIRMA”

La mostra rimarrà aperta dal 25 novembre al 9 dicembre 2021 presso la Sala Civica “G. Craffonara”.

 

La solitudine del fare: sull’opera pittorica di Michele Morando
testo critico di Jara Bombano

“L’Inattuale” di Michele Morando è un percorso filologico attorno al lavoro dell’artista dall’inizio della pandemia ad oggi, nel tentativo di costruire un dialogo sull’attualità del fare artistico e della pittura nello specifico, come possibile mezzo espressivo contemporaneo.

Michele Morando è nato a Verona il 2 settembre 1978 e vive in Francia dal 2010. Trasferitosi nel 2011 a Mulhouse, dove risiede tuttora, si consacra alla pittura ad olio lavorando su soggetti come l'architettura, l'essere umano e l'immaginario.
Nell’ultimo periodo il lavoro di Morando si è concentrato sulla riflessione implicita attorno al ruolo del pittore, evidenziandone l’aspetto artigiano del fare e concentrandosi sulle questioni centrali della tela, della fatica esistenziale, della solitudine, del rapporto con il non finito.
Durante la pandemia sono nati i quadri in mostra: opere di dimensioni molto simili, sviluppati attorno a tematiche e cromie ricorrenti quali paesaggi rocciosi rarefatti, boschi, personaggi che sembrano cristallizzati in mondi privi di spazio e tempo, silhouette metafisiche, solitarie e sospese.

Quello che emerge da queste opere è, infatti, una concreta e solida solitudine esistenziale.
«Davanti alla tela io trovo una dimensione di cura rispetto al vivere quotidiano, ma anche in quel frangente provo un certo tipo di malessere: quello del processo che sostiene la responsabilità creativa, al punto che non so se rovinare, ingessare, abbellire (e quindi potenzialmente abbruttire) quella tela, continuando a dipingerci sopra oppure lasciarla ad un punto sospeso, nel quale lo sguardo possa ancora creare ciò che manca». Questo dice Morando per raccontare il rapporto con il quadro e l’esperienza di un artista di fronte alla sua tela, a volte inerme o addirittura vinto dal suo candore e dalle sue immense possibilità.
Come Van Gogh, che in una lettera al fratello Theo raccontava delle interminabili ore passate dinnanzi ad una tela bianca che diventava beffarda e che lo inibiva a tal punto da renderlo immobile.
Ed ecco che questa infinita gamma di possibilità su cui si apre il mondo reale e quello più intimistico della vicenda personale di uomo obbliga l’artista a continui interrogativi sulle scelte da operare per raccontare quella solitudine esistenziale che avvolge ogni cosa, e soprattutto su quale sia il momento più adatto in cui fermarsi, in cui decidere che un’opera è finita, conclusa nel suo significato più profondo.

«Uno dei miei Maestri, Federico Bellomi, diceva: il non-finito è infinito», ricorda Morando. L’infinito che è raccontato in molte delle sue opere, insieme alla solitudine; l’infinito che si annuncia dietro le rocce di Sentiero, (2020) o Senza titolo (2020); un infinito che travalica la dimensione naturale delle cose e diventa malessere esistenziale, angoscia liquida, Zio (2020). Ma è anche un infinito che l’artista tenta di costringere nei recinti degli spazi chiusi: in Siesta, Mise en Abyme (2020) sfonda la parete di una casa e ci lascia immaginare un universo di stelle, come il personaggio di spalle in primo piano.
In Chez Nenè (2020) la solitudine intreccia i ricordi dell’infanzia: un interno desolato definito dalle linee degli oggetti che compongono lo spazio, una quinta di sapore ibseniano in cui le figure diventano quasi spettatori secondari di un racconto straniante.

L’ultima opera in mostra, in ordine di realizzazione, è Persona (2021): qui l’immaginario di Morando abbandona le tematiche più tipiche del suo lavoro per consegnarci una monumentale suggestione erotica, che fin dal titolo ci ricorda l’omaggio a Bergman e alla sua opera - Persona, appunto -, forse tra le più sperimentali e surrealiste.

Michele Morando (Poco Moderno)

  

   
Sala Civica «G. Craffonara» Giardini di Porta Orientale
Riva del Garda (TN)


25 novembre > 9 dicembre 2021
Tutti i giorni 09.00 > 12.30  -  13.30 > 18.30

Ingresso libero



Inaugurazione giovedì 25 novembre ore 18.00

  MIchele Morando - Autoportrait 
   
   
 

 

 

 

 

 

30 ottobre  > 22 novembre 2021


Il Centro Culturale "La Firma" è lieto di invitarvi all'inaugurazione della mostra 
di Elio Lazzari  - L'ultimo vedustista veneziano

 

 

  Elio Lazzari

 

 NUOVO EVENTO ESPOSITIVO DEL CENTRO CULTURALE “LA FIRMA”
Presenta Nicoletta Tamanini

La mostra rimarrà aperta dal 23 ottobre al 22 novembre presso la Sala Civica “G. Craffonara”.

  

Elio Lazzari nasce il 6 giugno 1942 a Venezia, città ove tuttora vive e si trova, in zona Dorsoduro-Campiello Barbaro, il suo celebre atelier.
L'artista, nel corso della sua lunga attività creativa, ha esposto in numerose mostre personali e collettive in Italia e all'estero riscuotendo sempre grande successo di pubblico e critica.
Da sottolineare in particolare le mostre tenutesi in tutte le principali città italiane, alla Galleria Marly in Lussemburgo, presso il Lincoln Center di New York, alla "Marin - Prince Galleries” Chevy Chase nel Maryland e all'"Italian Cultural Institute" di Washington DC.
Molteplici le positive recensioni di importanti critici tra cui, da ricordare, in occasione della grande mostra "Vitalità dell'Arte" allestita presso la Galleria Lazzaro by Corsi di Milano, quella di Ezio Danesini che sul quotidiano "La Repubblica" ha definito Elio Lazzari come "uno degli ultimi grandi vedutisti veneziani".

L'ultimo vedutista veneziano
Da sempre Venezia, città di mare e di luce, di arte e di colori ha stimolato la fantasia e il pennello di artisti locali e non, bramosi di fissarne sulla tela le piazze scenografiche, gli scorci vivaci e suggestivi, gli antichi campielli e gli angusti canali. Non a caso, il vedutismo, affermatosi in pittura come "genere" autonomo solo nel corso del XVII secolo, ebbe il suo più significativo sviluppo e la sua maggiore affermazione e successo, proprio a Venezia nel corso del Settecento donandoci opere entrate nell'immaginario collettivo come i celebri dipinti di Canaletto e del Bellotto, del Marieschi e del Guardi. Tuttavia, se la stagione del vero e proprio vedutismo si può considerare conclusa con i primi decenni del XIX secolo, il tema della veduta urbana, ed in particolare della magica Venezia, continua ad essere ricercata fonte di ispirazione per gli artisti di tutto il mondo appartenenti alle più diverse correnti pittoriche, dagli impressionisti ai futuristi fino all'arte contemporanea.

In questa grande tradizione pittorica ben si inserisce il lungo ed apprezzato percorso creativo di Elio Lazzari che Gian Pietro Rabuffi, nell'ampia monografia dedicata all'artista lagunare inserita nella collana "L'arte nei 
secoli" e datata 2006, definisce "solitario e squisito cantore impegnato a rinnovare una poesia antica, rispettoso dell'insegnamento dei grandi Maestri che lo hanno preceduto eppure capace di raccontare con tecnica affinata e raffinato gusto piccole vicende e segreti diuna Venezia colta nel suo tempo ma splendidamente fuori dal tempo... "Con pochi rapidi tratti del suo inseparabile pennarello e dell'inchiostro nero a pennello o mediante l'impiego della tempera grassa su cartoncino, Lazzari delinea infatti piccoli poemetti visivi in cui le luci, i colori, le atmosfere materializzano la città dei Dogi davanti ai nostri occhi curiosi e stupiti trascinandoci in una dimensione onirica sospesa nel tempo e nello spazio. Artista dotato di particolare sensibilità e grande amore per Venezia ma anche per la sua gente e la sua laguna, egli immortala con occhio contemporaneo anche la Venezia dei più, quella dei pescatori, dei barcaioli, dei venditori di pesci, dei gondolieri, dei bagnanti e del Carnevale o, al contrario, la struggente malia degli arenili deserti e silenziosi, suggerendoci un mondo "altro", più vero, naturale ed operoso della città lagunare.
Di estremo significato quindi, in occasione dei 1600 anni della fondazione della Serenissima, l'omaggio, con un'ampia mostra personale, che il Centro Culturale "La Firma" di Riva del Garda dedica ad Elio Lazzari, artista quasi ottantenne a ragione definito uno degli ultimi, veri cantori delle atmosfere veneziane.
Nicoletta Tamanini


Approfondimento di Nicoletta Tamanini pubblicato il 10/11/2021 da TrentinoMTrentino Meseese
Elio Lazzari, l'ultimo vedutista veneziano

 

   
Sala Civica «G. Craffonara» Giardini di Porta Orientale
Riva del Garda (TN)


23 ottobre > 22 novembre 2021
Tutti i giorni 09.00 > 12.30  -  13.30 > 18.30

Ingresso libero



Inaugurazione sabato 30 ottobre ore 18.00

   Elio Lazzari
   
   
 

 

Alcune immagini delle opere esposte e dell'inaugurazione