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Brevi amori a Palma di Maiorca (1959) di Giorgio Bianchi |
Classicissimo film balneare di quelli che tanto andavano di moda tra la fine dei Cinquanta e i primi Sessanta (tradizione ripresa dai valorosi figli di Steno, i fratelli Vanzina di Sapore di Mare e Vacanze di Natale). In realtà film come questi erano spesso unicamente un veicolo promozionale per cantanti di buone speranze (che si esibivano nella riproposizione del loro repertorio) o per attori più o meno comici.
Tra questi ultimi spicca, in Brevi amori a Palma di Maiorca, il grande Alberto Sordi che, nella parte del commerciante di dolciumi Anselmo Pandolfini, tratteggia con inimitabile verve un personaggio destinato a rimanere nei ricordi dei molti ammiratori dell'attore romano. La sua camminata da zoppetto inarrestabile, la sua invulnerabilità morale, la simpatia travolgente, trasformano un uomo apparentemente destinato al fallimento in un vincente totale, che arriva perfino a conquistare le grazie della megadiva Mary Moore (la splendida Belinda Lee) nonostante il vistoso handicap fisico.
Tipico prodotto dell'iperattività sordiana, Pandolfini di guadagna un posto nella galleria delle migliori macchiette italiane grazie ad una comicità dirompente e mai scontata.
Rimangono relegati sullo sfondo sia le bellezze naturali dell'isola spagnola che il resto del cast, con Belinda Lee e Dorian Gray spocchiose straniere e Gino Cervi omonimo dello scrittore francese André Breton.
Merita un applauso a scena aperta Dorian Gray nei panni di una mantenuta, grazie ad un'interpretazione effervescente, straripante e autocriticamente ridondante.
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