Riva del Garda 20 maggio > 07 giugno 2017

Armin Rifesser 
«Nella semplicità sta la forza»

 

Mostre 2017

 
Lo scultore di Ortisei Armin Rifesser inaugura la stagione espositiva del Centro Culturale
"La Firma"

Armin Rifesser "Nella semplicità sta la forza"

La mostra rimarrà aperta dal 20 maggio al 7 giugno presso la Sala Civica “G. Craffonara”  di Riva del Garda.
Inaugurazione sabato 20 maggio ore 18.00

Si apre all'insegna della scultura regionale la stagione espositiva del Centro Culturale “La Firma” di Riva del Garda. Se si parla di scultura regionale il pensiero va subito alla Val Gardena, terra dove questa bellissima forma di arte figurativa scorre nelle vene di gran parte dei suoi abitanti. Alcuni di questi emergono dalla massa diventando un punto di riferimento. È il caso di Armin Rifesser “Grunt”, scultore della nuova generazione di artisti gardenesi.  Armin Rifesser "Nella semplicità sta la forza"

Armin Rifesser è infatti, tra gli artisti presenti oggi in Val Gardena, colui che meglio esprime, dopo un lungo e proficuo lavoro di ricerca e sperimentazione, un originale, personale ed immediatamente riconoscibile, mondo narrativo e figurativo.
Pur profondamente legato alla tradizione della scultura gardenese, Armin "Grunt" da anni ricerca infatti nuove modalità espressive ben visibili nel percorso espositivo che propone. In un muto, ma intenso dialogo tra sacro e profano, si possono ammirare circa venti opere di recente realizzazione.

«Nella semplicità sta la forza. Dare maggior risalto alle mie opere attraverso la spontaneità e l´uso di pochi dettagli: questo il mio obiettivo». 

Armin Rifesser dopo aver concluso il triennio presso la Scuola d’Arte di Ortisei ha frequentato la Scuola Professionale Artistica di Selva di Gardena.
Dal 1991 ha aperto il suo atelier nel centro di Ortisei pur svolgendo anche un'altra attività professionale. Nel 19964 aderisce con entusiasmo ad Unika, sodalizio di più di 40 artisti, scultori e artigiani della Val Gardena nato con l'intento di valorizzare e promuovere la tradizione, la professionalità e l'incredibile forza creativa della Valle ladina.
Proposte con successo le sue creazioni in alcune personali Armin Rifesser ha partecipato a numerosissime collettive d'arte in Italia e all'estero, distinguendosi durante la partecipazione a vari simposi e concorsi anche oltreoceano per il suo linguaggio asciutto ed essenziale con cui delinea il proprio modo poetico e figurativo.

   

  Armin Rifesser "Nella semplicità sta la forza"  Sala Civica «G. Craffonara» Giardini di Porta Orientale
Riva del Garda (TN)
Tutti i giorni 10.00 > 13.30 e 17.00 > 20.30
Ingresso libero


Allestimento a cura di Livio Tasin e Romeo Galletti
Presentazione di Nicoletta Tamanini


Inaugurazione sabato 20 maggio ore 18.00
presso la Sala Civica «G. Craffonara»
    

Alcune immagini della mostra e dell'inaugurazione

  

 

L'efficace forza di Armin Rifesser "Grunt"


Per ogni figlio d’arte intraprendere una via professionale ed artistica autonoma e convincente è particolarmente difficile. Lo è ancora di più per chi, come Armin Rifesser, non si pone come ingrato e ribelle nei confronti di chi lo ha cresciuto ed ispirato, ma come figlio devoto e rispettoso legato ad un’antica tradizione, l’arte del legno, che ha reso celebre la splendida valle in cui è nato, la Val Gardena, nel mondo. Un’arte che, oscillando da sempre tra artigianato artistico e pura espressione creativa, pone a chi voglia trovare nuove, più attuali ed efficaci modalità espressive, un travaglio interiore e creativo di non facile soluzione.

Armin RifesserRifesser fin da giovane, pur legato ad un linguaggio classico di tipo figurativo, ha intrapreso con coraggio vie nuove pur consapevole di quanto sia difficile definire uno stile artistico personale ed originale offrendo al pubblico un’interpretazione attuale, esteticamente accettabile ed immediatamente comprensibile, della scultura lignea. Il suo osare lo ha premiato come testimonia il suo percorso di scultore apprezzato dal pubblico e dalla critica.
Un linguaggio asciutto, essenziale, privo di compiacimenti e leziosità, "semplice ma efficace" come lo stesso artista definisce i propri stilemi, per scavare nelle complessità dell'animo umano in eterna lotta con dubbi, ancestrali paure, irrisolte o convulse pulsioni.

Nasce così, in sculture anche di grandi dimensioni, un mondo di affascinanti creature in cui femminino e mascolino convivono, dialogano, lottano e si scontrano offrendo all’uomo contemporaneo inevitabili moti dell'animo e profondi spunti di riflessione.
Di particolare intensità le opere in cui Rifesser affronta in modo davvero toccante ed efficace il tema del Crocifisso, da sempre raffigurato nella scultura gardenese tradizionale ma trattato dallo scultore di Ortisei con l'essenzialità dell'arte espressionista e con la delicatezza di un uomo che, pur devoto alla spiritualità e sensibilità dei padri, scava nella sofferenza del Cristo evidenziandone in modo davvero unico l’essenzialità ed importanza del supremo dono.

Con la mostra personale “Nella semplicità sta la forza” Armin Rifesser “Grunt” propone al pubblico, in un affascinante percorso in cui sacro e profano indagano complessità e conflitti dell'animo umano, una ventina di recenti opere in legno di cirmolo.

Nicoletta Tamanini, maggio 2017

 

 

 

 

8 > 26 ottobre 2016 | Riva del Garda

Il viaggio 


Alex
Cattoi  >  Mattia Maldonado
Matthias Sieff  >  Alberto Palasgo
Annamaria Targher  > Gianluigi Zeni

 

Mostre 2016


Il viaggio


I diversi modi di intendere e vedere il viaggio vengono presentati dagli artisti protagonisti di questo evento espositivo tutto da scoprire e da vedere.
Pittura e scultura si incontrano, con varie tecniche, lungo un percorso immaginario.

Gli artisti di questo evento sono:

Alex Cattoi -  Vescovo delle lucertole (2012 - 2013)

 
Il link al sito internet dell’artista:
 
www.alexcattoi.com
  Alex Cattoi

Dopo aver conseguito nel 2004 il diploma in arti grafiche all'istituto d'arte "F. Depero" di Rovereto, la mia ricerca trova la sua ispirazione nelle forme della natura, della terra, dell'immaginario legato alle civiltà antiche e a mondi ormai scomparsi, sperimentando diverse tecniche artistiche e diversi tipi di materiali.
Sconfinando tra le due e le tre dimensioni, cioè tra la pittura, il segno grafico e la plasticità, creo il mio presente.
Le forme ieratiche che rappresento sintetizzano e aggregano le etnie archetipiche dei popoli contemporanei e del passato, traendo spunto da usi e tradizioni di comunità lontane e dei nostri antenati.
Rifacendomi non solo a civiltà terresti, ma immaginando creature e forme di altri pianeti, sconosciuti alla mente dell'uomo, desidero porre ancora una volta la fatidica domanda che tanto angosciò gli artisti del passato: "Da dove veniamo?".
I miei colori, sbiaditi e graffiati, alludono all'inesorabile trascorrere del tempo, al perpetuo moto del mondo, che  rimanda all'unità del tutto, la quale si dispiega tuttavia nella molteplicità delle trasformazioni cicliche, per tornare sempre in se stessa. L'evoluzione e il cambiamento sono rappresentati dal logorio della materia, che assume connotazioni simili al bronzo, un materiale che in fase d'ossidazione vira verso tonalità verdastre.
Sperimentando diversi metodi di finitura, mi oriento in particolare verso il bitume di Giudea, un composto chimico che nell'Ottocento (1826) fu utilizzato come supporto per lo sviluppo della prima fotografia eliografica. Questo composto liquido venne anche
adoperato nel restauro e nella liuteria come colorante.
Le figure arcane che rappresento evocano il mondo enigmatico dell'archeologia, ove forme ricorrenti cercano risposte al mistero della vita. 

 

Mattia Maldonado

(...) Giovane artista, con all'attivo una notevole formazione scientifica, che dal confronto con il mondo della materia trae il vero alimento ispiratore per la sua sagace ricerca. L’artista si rivela un effettivo sperimentatore che saggia la potenzialità di diversi materiali di ricupero, di varia conformazione con i quali crea le sue fantasiose forme.
Assai pertinenti a riguardo le riflessioni sul pittore espresse dal critico Marlene Kostner: “...C’ è una forte armonia nella densa manipolazione degli elementi materici. La carica emozionale che muove con dinamicità il gesto istintivo dell’artista nel momento dell’azione, è il continuo desiderio di nuovo stupore. Maldonado impasta il colore direttamente sul supporto lavorativo, intervenendo molto spesso con materiali di scarto, ai quali da un valore scultoreo”.
Nella pittura di Maldonado la materiacolore è il tutto, è l’eterno movimento che l’artista deve interpretare e riportare alla luce senza mediazioni, allusioni prestabilite. Quindi una pittura che in primo luogo emerge, risale e quindi si mostra come realtà visibile e percepibile ai sensi.
Il suo processo è più importante della sua conclusione, del resto sempre apparente e in divenire. Lo spettacolo della materia, dei suoi processi generativi e nucleari stimola Maldonado, lo convince che per queste strade passa una singolare sfida alla pittura, non più chiusa entro i limiti della sociologia, come del racconto o del rivestimento geometrico, ma aperta alla continua evoluzione che nel micro come nel macro rivela inaspettate e meravigliose assonanze. (da: Artecultura 02/2015)
    Mattia Maldonado - Senza titolo (2013)


Matthias Sieff - Orso rosso (2009)










I
Il link al sito internet dell’artista:
www.sieffmatthias.it
   

Matthias Sieff

Nato a Cavalese il 22 aprile 1982 e residente a Mazzin (TN) tra le Dolomiti della Val di Fassa.
Ha conseguito il diploma di Maestro d’Arte, di Scultore del legno e la Laurea in Arti Applicate.Dal 1996 al 1999 frequenta L’Istituto d’Arte a Pozza di Fassa, dal 1999 al 2002 la Scuola per aspiranti scultori a Selva di Val Gardena seguendo anche i corsi serali di plastica e disegno col Prof Tone Da Cudan. Dal 2002 al 2006 è studente all’Università di Arti Applicate di Vienna sezione scultura, è seguito dalla Prof.ssa Gerda Fassel con la quale si laurea il 30 giugno 2006 con ottimi voti.
E’ cresciuto e vive nelle Dolomiti. La monumentalità e il carattere di questo ambiente montuoso lo ha sempre affascinato dandogli una forte impronta fin dall'infanzia. Le Dolomiti hanno un carattere ben preciso, un’imponenza, una dominanza su ciò che le circonda: sembrano quasi fendere l’aria e farsi spazio in essa. Questi elementi si ritrovano nelle sue sculture.
Spesso Matthias si ispira ai Moai dell’Isola di Pasqua. Tali colossi hanno lo stesso carattere e freddezza delle Dolomiti, così come la sfinge egizia che si trova innanzi alle Piramidi. Consapevolmente egli rappresenta le sue figure in una posizione statica, in modo che la monumentalità sia ancora più marcata.
La problematica delle forme corporee è importante per l’artista poiché la raffigurazione del corpo deve oltrepassare le proporzioni ma le forme devono comunque essere sempre in simbiosi tra loro e basarsi sulla natura umana. Le forme sono semplificate e geometrizzate ma rimangono sempre ancora organiche. Un passo per trovare nelle figure la giusta tensione.
Utilizza sempre materiali che al contrario di tante forme d’arte attuali, diano una spiccata durabilità nel tempo.
Le opere vengono sempre cromate con colori molto coprenti e brillanti, in modo che anche la superficie esterna assuma la sua importanza, quasi fosse un abito.

 


Alberto Palasgo

Alberto Palasgo nasce a Noale il 31 Luglio 1989 e sin da piccolo frequenta l’ambiente dell’arte seguendo il padre pittore, Diego Palasgo, nelle sue collaborazioni con prestigiose gallerie e fiere nazionali ed internazionali. Inizialmente affascinato dalla potenza dell’arte informale ne fu poi, crescendo, influenzato prima che nella produzione artistica nella vita stessa. Infatti, ciò che sempre più suscitava interesse nel giovane ragazzo, non erano tanto i risultati estetici ottenuti dai processi artistici informali, quindi l’espresso, ma l’atteggiamento ri-creativo che si muove al di là della volontà di espressione e di rappresentazione.
Forse è proprio questo il filo conduttore di tutti i suoi lavori e ciò che gli ha permesso nei primi anni della sua ancora giovane carriera (2009 -2012), di ottenere riconoscimenti in diversi concorsi nazionali.

Le opere di Alberto Palasgo sono oggi esposte presso la prestigiosa galleria “Luce” a Venezia e, come segno del destino, proprio al fianco di quei grandi artisti che hanno determinato la direzione della sua ricerca artistica e con i quali le sue opere sembrano dialogare ( tra i quali Guidi,  Afro, Saetti, Santomaso, Vedova e Music).



  Alberto Palasgo (2015)


I
Il link al sito internet dell’artista: 
www.albertopalasgo.it

Annamaria Targher - Obsession mit dem Berg: persönlichen kulturellen Horizont, 1° (2016)






I
Il link al sito internet dell’artista: 
www.annamariatargher.it

 

 
Annamaria Targher

Nasce a Trento nel 1974. Nel ’93 si diploma all’Istituto d’Arte “A. Vittoria” di Trento, sezione Decorazione Pittorica. 
Nella stessa città, frequenta per un biennio la Facoltà di Sociologia, per iscriversi nel ’95 all’Accademia di Belle Arti “G. B. Cignaroli” di Verona dove nel 2000, dopo aver ottenuto borse di studio presso l'Università di Augsburg (1997) e l'Autònoma di Barcelona (1998), si diploma con lode discutendo una tesi su Hermann Nitsch ed il gruppo Wiener Aktionismus.
A Verona, nel 2005, si laurea con il massimo del punteggio in Scienze dei Beni Culturali, con una tesi in Botanica Generale inerente la presenza di una collezione di piante succulente in una struttura pubblica trentina.

I dipinti di Annamaria Targher possono essere paragonati a delle speciali tavole delle ansietà e dei desideri: nel groviglio di linee si intravedono figure più o meno consistenti, che in qualche modo ci danno la misura della precarietà e insieme dell'inesauribile ricchezza del nostro universo interiore. Ci troviamo di fronte ad una pittura che è maturata all'ombra di un impegno culturale notevole e di un confronto continuo con le ricerche artistiche contemporanee. Non è certo questa una pittura improvvisata, ma nemmeno una pittura che vuole “posare” per essere ammirata nella sua ricercatezza: è un vero e proprio laboratorio conoscitivo nel quale non mancano suggestioni coinvolgenti. (Mario Cossali, Scacco Matto, Novembre 2006)



Gianluigi Zeni

… lavoro il legno con passione, ed è questa passione che si trasforma in arte.

Seppur diplomato alla scuola d’arte di Pozza di Fassa, decido di continuare a seguire le impronte di mio padre lavorando insieme a lui in bottega e continuando così a perfezionare la mia tecnica. Maturata la giusta padronanza di questo materiale, decido di allontanarmi dalla linea classica di mio padre e di inoltrarmi in un sentiero di ricerca della mia personalità artistica. È così che, spinto da questo spirito innovativo, decido di esprimere con la mia scultura delle tematiche di attualità.
Con una rinnovata visione artistica e con tanta sete di imparare, decido di affinare ulteriormente tecniche e conoscenza frequentando l’Accademia di Belle Arti a Verona. Qui imparo in maniera più approfondita la storia dell’arte, l’utilizzo dei colori e la lavorazione di altri materiali.
Durante gli anni di apprendimento accademico, rimango particolarmente colpito dalla forza espressiva dei graffiti dai quali trovo ispirazione e ne utilizzo la particolare semplicità e forza che riescono a trasmettere per farne uso proprio nelle mie sculture. Al centro della mia corrente artistica prende così forma una linea di forte critica verso il dilagante inquinamento sociale e naturale e ai problemi ad esso correlati.
Attualmente vivo e lavoro a Mezzano di Primiero dove, avvolto da natura e montagne, vivo il lento trascorrere dei giorni con la passione per il mio lavoro.
È dal quieto vivere tra le montagne, amiche di gioco e severe maestre, che trovo una sempre nuova spinta per creare, crescere e divertirmi con questa mia grande passione.

  Gianluigi Zeni - Fragili amori

Il link al sito internet dell’artista: 
www.gianluigizeni.com

 

Il Viaggio    Riva del Garda
Sala Civica «G. Craffonara» Giardini di Porta Orientale
8 > 26 ottobre 2016
tutti i giorni 10.00 > 13.30 e 15.00 > 18.30
Ingresso libero


Inaugurazione sabato 8 ottobre ore 18.00
presso la Sala Civica «G. Craffonara»

 

Alcune immagini della mostra e dell'inaugurazione...

  

 

 

 

 

Riva del Garda 17 settembre > 05 ottobre 2016

Gerald Moroder 
Sculture

 

Mostre 2016

Saranno le sculture del gardenese Gerald Moroder le protagoniste del nuovo evento espositivo nella sala civica «Giuseppe Craffonara» di Riva del Garda. 
 

Gerald Moroder - Sculture

La mostra rimane aperta da sabato 17 settembre fino al 5 ottobre. Ingresso libero.
Inaugurazione sabato 17 settembre ore 18.00

Le sculture sottili e smaterializzate di Gerald Moroder sono costituite della stessa roccia rossa di porfido del Monte Rasciesa, alle cui pendici sorge Ortisei.
Gerald MoroderIn questa sua ricerca sono i materiali di terra a essere posti in primo piano, quasi privilegiati per la loro intatta forza d’urto con l’immagine della realtà e dell’uomo contemporaneo. Con la terra, la pietra, l’impasto di legno lo scultore vuole fare un’esperienza ogni volta diversa, pervaso dagli umori che si possono raccogliere dentro la natura produttiva del suo esistere.

Attraverso queste materie antiche egli si ostina a cercare una configurazione che corrisponda al senso di una frattura con il mondo, o di una ferita, o di una lacerazione con l’esistente da colmare con un abbraccio. Per lo scultore l’importante è non sentirsi escluso dal desiderio di appartenere alla terra madre, di entrare nel suo magma e di risalire fino al cielo, portando l’opera dall’impurità terrestre alla purezza celeste, e viceversa dalla purezza dell’idea all’impurità del linguaggio.

In un ideale vortice circolare, le figure magre e longilinee modellate dall’artista sono dei fotogrammi dello stesso uomo colto in fasi successive di smaterializzazione corporea che vuole approdare a una forma di levità, di dissolvenza, di intangibilità dell’essere. La frantumazione della materia si oppone alle leggi della gravità, la torsione del corpo si riflette in un fremito verso l’alto, traducendo l’anelito verso un’entità superiore

Formatosi all'Istituto Statale d'arte di Ortisei, alla Scuola professionale a Selva Gardena e dopo aver trascorso un periodo di apprendistato presso vari maestri scultori, oggi Gerald Moroder è uno scultore affermato che è stato protagonista di numerose mostre e ha ottenuto numerosi premi a livello nazionale e internazionale.

 

 

  Gerald Moroder  Sala Civica «G. Craffonara» Giardini di Porta Orientale
tutti i giorni 10.00 > 13.30 e 15.00 > 17.30
Ingresso libero

Inaugurazione sabato 17 settembre ore 18.00
presso la Sala Civica «G.
Craffonara»

   

 

Alcune immagini della mostra e dell'inaugurazione

  

 

 

 

Riva del Garda 16 luglio > 4 agosto 2016

Giovanni Cerri 
«Suburbia. Storie di periferia»

 

Mostre 2016


Proseguono con una mostra di Giovanni Cerri le esposizioni a cura del Centro culturale "La Firma" di Riva del Garda

 

Giovanni Cerri

Mostra a cura del Centro culturale "La Firma" di Riva del Garda, con il patrocinio del Comune di Riva del Garda.
16 luglio - 4 agosto 2016. Inaugurazione sabato 16 luglio ore 18

La mostra dell’artista milanese Giovanni Cerri, allestita dal 16 luglio al 4 agosto nella sala civica «Craffonara» ai giardini di Porta Orientale, presenta una selezione di opere degli ultimi dieci anni incentrata sul tema della periferia, tratte dai cicli Città fantasma, Impero e Suburbia. A cura del centro culturale La Firma.

Si tratta di un tema che il pittore ha trasformato, nei lavori più recenti, passando da uno sguardo del paesaggio urbano alla raffigurazione di scenari periferici più simbolici e quasi metafisici.
La presenza dei volti classici in territori “archeologici” desolati e in lande sperdute propone ora una riflessione esistenziale sui nostri tempi di precarietà, incuria, abbandono della nostra stessa memoria storica.

Giovanni CerriGiovanni Cerri è nato nel 1969 a Milano, dove vive e lavora. Ha iniziato a esporre nel 1987 e da allora ha tenuto mostre in Italia e all'estero. Parallelamente all'attività artistica, ha svolto il ruolo di promotore, organizzatore e curatore di mostre in spazi pubblici e gallerie private, collaborando tuttora con riviste, siti web e blog che si occupano di arte moderna e contemporanea.

Da sempre attratto dal territorio urbano di periferia, la sua ricerca si è sviluppata nell'indagine tematica dell’archeologia industriale, con raffigurazioni di fabbriche dismesse, aree abbandonate e relitti di edifici al confine tra città e hinterland.
Dal 2001 al 2009, con il ciclo delle «città fantasma», ha lavorato dipingendo sulla carta di quotidiano. Un supporto che – attraverso alcuni frammenti di scritte – raccontava la nostra contemporaneità, come una sorta di cronaca affiorante dalla materia pittorica.
Nel 2006, con questa tecnica, ha rivisitato in sedici quadri alcuni celebri volti della Cappella Sistina e del Giudizio Universale di Michelangelo per una mostra alla Galleria Blanchaert di Milano e successivamente è stato invitato dal curatore Philippe Daverio al Premio Michetti a Francavilla al Mare.
Nel 2008 espone con il padre Giancarlo al Museo della Permanente a Milano nella mostra «I Cerri, Giancarlo e Giovanni. La pittura di generazione in generazione».
Nel 2009 realizza il grande trittico dal titolo «Gomorra, l’altro Eden», ispirato al best-seller di Roberto Saviano.


In questi anni, diversi suoi cataloghi sono stati accompagnati dai testi dell’amico scrittore Raul Montanari.
Nel 2010 è tornato alla pittura su tela, presentando nell'ambito del Premio «Riprogettare l’archeologia», un altro grande trittico dal titolo «Habitat» alla Triennale Design Museum di Milano. Nel 2011, invitato dal curatore Vittorio Sgarbi, espone al Padiglione Italia Regione Lombardia alla 54° Biennale di Venezia, e successivamente alla mostra «Artisti per Noto. L’ombra del divino nell'arte contemporanea» a Palazzo Grimani a Venezia.
Una sua opera è presente nella collezione del Museo della Permanente a Milano.

Del suo lavoro hanno scritto, tra gli altri: Vera Agosti, Simona Bartolena, Rolando Bellini, Luisa Bergomi, Felice Bonalumi, Cinzia Bossi, Chiara Canali, Gemma Clerici, Mauro Corradini, Stefano Cortina, Stefano Crespi, Antonio D’Amico, Andrea B. Del Guercio, Mimmo Di Marzio, Gianfelice Facchetti, Alberto Figliolia, Lorenza Fragomeni, Flaminio Gualdoni, Cristina Guerra, Franco Migliaccio, Bruno Milone, Raul Montanari, Elisabetta Muritti, Luca Pietro Nicoletti, Carlo Perini, Dimitri Plescan, Veronica Riva, Claudio Rizzi, Steve Rockwell, Gabi Scardi, Giorgio Seveso, Gian Marco Walch. 

[da: http://www.giocerri.com]

 

Giovanni Cerri   Sala Civica «G. Craffonara» Giardini di Porta Orientale
tutti i giorni 10.00 > 13.30 e 17.00 > 20.30
Ingresso libero
   
   
   
          Inaugurazione sabato 16 luglio ore 18.00 presso la Sala Civica «G. Craffonara»

 


Alcune immagini della mostra

 

 

 

 

 

Riva del Garda 25 giugno > 14 luglio 2016

Pino De Luca
Giardino Geometrico

 

Mostre 2016

A cura del Centro culturale "La Firma", Riva del Garda, in collaborazione con Anna Canali di Arte Struktura, Desenzano.

 Pino De Luca - Giardino Geometrico


Mostra personale a cura del Centro culturale "La Firma", Riva del Garda, in collaborazione con Anna Canali di Arte Struktura, Desenzano.
25 giugno - 14 luglio 2016. Inaugurazione sabato 25 giugno ore 18

Pino De Luca nasce a Lecce nel 1939. Vive e lavora a Genova. Studia alla Accademia di Belle Arti di Roma con Franco Gentilini e Mino Maccari. Si dedica allo studio delle varie tecniche artistiche e alla musica. Conosce Leonardo Sinisgalli, Bruno Munari ed altri. Si interessa al clima dell’arte Cinetica e Programmata, è notevolmente coinvolto nelle vicende del costruttivismo e del concretismo internazionali. Il suo percorso pittorico si svolge all'insegna di un aniconismo geometrizzante scandito dapprima per quadrati e losanghe interferenti, poi per trame lineari, con effetti di intensa vibrazione. A partire dagli anni Ottanta, il suo lavoro evolve verso articolazioni morfologiche e cromatiche in sequenze segniche fluide, dove il gioco dei tasselli cromatici si giova di equilibri instabili, strutturalmente e dinamicamente composti. Carlo Belloli lo definisce “tessitore di luci interferite nel colore inventato".

Dal 1973 fa parte del Gruppo Sincron di Brescia, a cui collabora Bruno Munari, presso la omonima galleria diretta da Armando Nizzi. Nel 1974 fonda insieme a Borella, Pizzo Greco, Stirane e altri, il Centro Ricerche Estetiche “La Meridiana” di Genova. Nel 1985 è tra i firmatari del Manifesto della Nuova Visualità 1985, ideato da Carlo Belloli a Milano, promosso e divulgato da Anna Canali con esposizioni ad Arte Struktura in Milano e in altre sedi. Nel 1991 presso il Museo del Palazzo della Permanente in Milano, Riccardo Barletta presenta il lavoro di Pino De Luca con il tema "Incontro con il colore". Nel 1996 è tra i vincitori al 1° Premio Trevi Flash Art Museum. Dal 1970 allestisce esposizioni personali e partecipa a importanti rassegne collettive in Italia e all'estero. 

Sequenze di segni caoticiGiardino geometrico / Pino De Luca
"La luce equivale alla vita e la vita è ritmo, movimento, colore, gioco, spazio, segno, gioia, trasformazione continua, ma anche inquietudine, tensioni, contrasti e mille altre cose.

Il senso delle mie configurazioni e dei miei segni è profondamente legato a questi significati, con l’interesse per le esperienze sensibili e le relazioni che si percepiscono dalla realtà quotidiana, complessa e spesso confusa. Si aggiunga, poi, la mia predilezione da sempre, per una visione geometrica della forma, per la combinatoria, per le serie, il tempo, i flussi, le proporzioni numeriche, per i colori dello spettro solare e per i loro effetti mutevoli e cangianti.

Lavoro che si sviluppa in una continua ricerca espressiva sperimentale, con un approccio a processi di carattere logico, concetti ed esperienze concrete, con le tecniche e il linguaggio della pittura. Sono immagini mentali, astrazioni geometriche, insiemi di segni decostruiti e strutturati numericamente, progettati e articolati in percorsi a scansione multipla. Segni fluttuanti che interagiscono nel gioco dell’espressione dei ritmi, degli spazi, nella continua mutazione dei colori, in una sequenza dialettica in divenire, con molte valenze espressive differenti e complesse.

E' un viaggio mentale, che sempre ricomincia, con molta curiosità e ragion d’essere, attraverso un semplice gioco di forma e colore, per una sorta di necessità interiore, con l’intento di condividere con gli altri un senso di piacere e di gioia dall'esistenza delle mie opere."

 

 

Pino De LucaSala Civica «G. Craffonara» Giardini di Porta Orientale
tutti i giorni 10.00 > 13.30 e 17.00 > 20.30
Ingresso libero





Inaugurazione sabato 25 giugno ore 18.00 presso la Sala Civica «G. Craffonara»

 

 

 

 

Riva del Garda 02 > 20 aprile 2016

Escursioni nell'opera e nel paesaggio
di Mario Rigoni Stern

Fotografie di Loïc Seron

 

Mostre 2016

In collaborazione tra il Centro culturale La firma, il MAG Museo Alto Garda e il Premio Mario Rigoni Stern

 Loïc Seron - Altipiano


La mostra, in collaborazione tra il Centro culturale La firma, il MAG Museo Alto Garda e il Premio Mario Rigoni Stern, ci fa conoscere Loïc Séron, con un lavoro che si propone di evocare temi universali in cui tutti possono identificarsi e che è sia studio fotografico dell'Altipiano di Asiago sia escursione poetica in un paesaggio segnato dall'uomo.

Guidato dalle opere del grande scrittore Mario Rigoni Stern, Seron ha voluto, nelle quattro stagioni, “dare a vedere”, tutti i segni di una possibile armonia tra uomo e natura. Questa armonia è davvero esistita nel corso dei secoli sull'Altipiano e rimane ancora in molti modi. Lo scrittore ne aveva fatto il cuore della sua opera, direttamente o indirettamente: era per lui l'unica via per la felicità individuale e collettiva degli uomini.

Le foto mostrano l'eterna bellezza della natura, la sua forza e la sua dolcezza, con sempre, tra le righe del paesaggio, un'evocazione, una meditazione sull'uomo, a scala locale o globale. 

La mostra viene presentata in anteprima a Riva del Garda, in occasione del Premio Letterario Mario Rigoni Stern. Poi sarà esposta nel Museo Le Carceri della Città di Asiago, al Palazzo della Regione a Venezia e successivamente sarà presentata in Francia.
 

 

Loïc Seron - Altipiano
Sala Civica «G. Craffonara» Giardini di Porta Orientale

lunedì > venerdì 15.00 > 18.00
sabato e domenica 10.00 > 12.30 | 14.30 > 18.00
Ingresso libero


Museo di Riva del Garda 

martedì > domenica 10.00 > 18.00



Inaugurazione sabato 2 aprile ore 16.00 presso la Sala Civica «G. Craffonara»

 


Alcune immagini della mostra

 

  

ALTIPIANO - Escursioni nell'opera e nel paesaggio di Mario Rigoni Stern

È un grande onore, e un immenso piacere, presentare queste fotografie a Riva del Garda in occasione del Premio Letterario Mario Rigoni Stern e come anteprima della mostra che si terrà a Asiago il prossimo ottobre.
Un onore che prolunga quello che mi fu accordato, per qualche ora, nel giugno del 2007, quando ebbi la possibilità di incontrare e fotografare a casa sua questo scrittore tanto caro al mio cuore. Chi lo ha conosciuto capirà senz’altro il ricordo che conservo di quell’incontro: fu un momento calmo e sereno, quasi banale, con poche parole pronunciate, durante il quale la forza vitale del vecchio uomo instillò in me un'emozione formidabile, che conti­nua a irraggiarsi ancora oggi, benefica, stimolante.

Sì, fu davvero una trasmissione, misteriosa e pudica, impercettibile sul momento, che si dispiegò gradualmente in seguito: la trasmissione di un potente messaggio umanista e naturalista. Insieme alla lettura incessante della sua opera, quel messaggio mi ha condotto, alcuni anni dopo, a immaginare questo progetto fotografico sull'Altopiano, e poi a realizzarlo tra la primavera del 2014 e l'autunno del 2015.

AltipianoHo voluto percorrere a lungo, a piedi e in ogni stagione, questo territorio dalla fisionomia così particolare, questa straordinaria isola sulla terraferma sospesa al di sopra della pianura di Vene­zia. Per scoprire, per capire, per mettere delle immagini sulle mie emozioni. Quelle camminate in primavera, in estate, in au­tunno, in inverno, e poi di nuovo in primavera e in autunno, furono assolutamente deliziose. Con una cartina, le mie macchine fotografiche, un taccuino per prendere appunti e la testa piena delle mille e una pagina che il Sergente ha dedicato al suo ama­to altopiano, ho vissuto giorni meravigliosi sui sentieri, negli avvallamenti dalle delicate ondulazioni, tra le foreste e gli in­cantevoli alpeggi, sull'orlo dei precipizi, sulle creste e sulle cime - felice di constatare insieme a lui che, quando si raggiunge la vetta di una montagna, "i sensi si beano"... (Mario Rigoni Stern, L'ultima partita a carte Einaudi, 2002, p.26)

Sono convinto che con uno sguardo nuovo, curioso, si possa trovare bellezza ovunque, ma l'Altopiano è un luogo particolar­mente bello, e di forti contrasti. Per di più, la sua storia umana è straordinariamente ricca: questo fa la sua particolarità. È un luogo con una personalità unica. Lo si percorre come se si fa­cesse una camminata con un amico appassionante, entusiasta, eloquente, mai avaro di un aneddoto o di un insegnamento es­senziale.

È raro che un paesaggio di montagna, così naturale e selvag­gio in apparenza, sia tanto profondamente segnato dagli uomini che ha accolto, nella buona e nella cattiva sorte, lungo i secoli. Lassù ogni singolo metro quadrato racconta una storia, spesso e volentieri più storie. Storie di pace, di organizzazione umana e sociale, di solidarietà, di intelligenza collettiva, di lavoro e di tenacia di fronte alle avversità della vita; storie di guerra, di vite sacrificate o risparmiate, di amicizia, di paura, di inutili massacri, di distruzioni e poi di ricostruzioni...

E la Storia continua, naturalmente, e anche l'uomo contempo­raneo lascia la sua impronta.

Si presentano così all'obiettivo, come eco di destini vicini o lon­tani, le tracce, tenui o evidenti, armoniose o dolorose, di quelle innumerevoli storie. Il genio creatore della natura, dal canto suo, offre in ogni circostanza spettacoli prodigiosi, sempre nuo­vi. L'alternanza, e talora la simultaneità, di queste tracce e di questi spettacoli è la caratteristica propria dell'Altopiano.

La coesistenza intima di paesaggi naturali e paesaggi segnati dall’uomo evoca un sentimento di universalità che è al cuore dell’opera di Mario Rigoni Stern. Si cammina per i sentieri, e si pensa alla vita, alla morte... si pensa a ciò che cambia, e a ciò che non cambierà mai... sì pensa al passato, al presente, al tem­po che passa, a tutto ciò che resta da vivere... Si pensa a tutto; non si può non pensare a niente. E se i ricordi sono dolorosi, sono addolciti dalla bellezza maestosa di una natura benevola che riaffermerà sempre i propri diritti.

Altipiano .  Escursioni nell'opera e nel paesaggio di Mario Rigoni SternNon è esagerato dire che l’Altopiano ha salvato Mario Rigoni Stern: durante le mille prove della guerra, oltre alle inestima­bili competenze che la sua giovinezza in montagna gli aveva dato, trasse molta forza dall’evocazione mentale del suo adora­to paese; di ritorno a Asiago nel 1945, vivo ma straziato dall’or­rore della guerra, si curò al contatto con la foresta e con gli elementi naturali. Passò poi una buona parte della sua vita a esaltare la relazione davvero armoniosa che può esistere tra l’uomo e la natura, una relazione in cui ciascuno arricchisce l’altro e viceversa.

Il cammino che ci mostra, e di cui ha dato tante illustrazioni nelle sue opere e nella sua vita, lo possiamo ritrovare nel suo paesaggio; è anche questo elemento, in sé inafferrabile, che ho cercato di fotografare mentre percorrevo in lungo e in largo l’Al­topiano, un territorio incantatore che invita al rispetto e alla giustezza.

In questi tempi diffìcili, in cui i punti di riferimento vengono meno e l'andatura del mondo si fa incespicante, ma in cui anche, per fortuna, molte persone di buona volontà cercano nuovi modi di pensare la vita, fa bene leggere Rigoni Stern, e leggere nei paesaggi, nelle cose della natura e della vita, i segni di un possi­bile accordo universale.

Perché se l'uomo riesce a vivere sulla terra in armonia con il suo ambiente, come un semplice elemento naturale tra gli altri, è anche con gli altri esseri umani che gli sarà più facile coesis­tere.

Spero che queste fotografie vi diranno tutto ciò meglio delle mie parole... e altro, naturalmente! Perché è soprattutto al vostro immaginario che affido questi scatti realizzati con tanta gioia sull’Altopiano di Asiago...

Loïc Seron (trad. Sara Arena)
Alla memoria di Mario Rigoni Stern