martedì DOCUFILM 


ciclo di documentari dedicati ai grandi fotografi

 

 

 
 Martedì DOCUFILM

 

tutti i martedì di ottobre dalle 21.00 all'auditorium
del conservatorio di Riva del Garda

Siamo lieti di annunciarvi una nuova collaborazione tra il Centro Culturale La Firma e il Fotogramma.
Durante i martedì di ottobre proietteremo quattro documentari dedicati ad altrettanti fotografi famosi. Si comincia martedì 4 ottobre con un omaggio ad una grandissima fotografa italiana da poco scomparsa, Letizia Battaglia. Proseguiremo poi con Robert Frank, Annie Leibovitz e Robert Mapplethorpe.

 

Letizia Battaglia - Shooting the MafiaVita e carriera di Letizia Battaglia, fotografa palermitana e fotoreporter per il quotidiano L’Ora, raccontata con taglio intimo e privato, a partire dalla sua turbolenta giovinezza. Dal lavoro sulle strade per documentare i morti di mafia, all’impegno in politica con i Verdi e la Rete, Battaglia è stata una figura fondamentale nella Palermo tra gli anni Settanta e Novanta.

“Sono sempre stata una donna in lotta, senza saperlo”. Così dice di sé la siciliana Letizia Battaglia, 84 anni e la testa lucidissima, nel documentario rivelatorio che le dedica Kim Longinotto, regista dal curriculum militante, figlia di un fotografo italiano.
Realizzato montando interviste recenti con spezzoni di film, filmini amatoriali e foto realizzate da Battaglia nel corso della sua lunghissima carriera, Longinotto innesca il racconto portando subito lo spettatore al cuore della donna che domina lo schermo - fisico possente, caschetto tra il rosso e il rosa, sguardo vivace - dipingendo il ritratto esplosivo, in pieno post #metoo, di una gigantessa dell’emancipazione femminile.

Sposata prestissimo, a 16 anni, Battaglia tradisce e lascia il marito, dal quale rischia di farsi sparare addosso (“La sua storia la sapeva tutta Palermo”), e approda alla fotografia solo dopo aver compiuto quarant’anni. Sono gli anni Settanta, quelli della Palermo in cui “capitavano anche cinque omicidi al giorno”, e lei riesce a farsi assumere, prima donna in Italia, come fotoreporter al giornale L’Ora. Le sue foto, rigorosamente in bianco e nero, ritraggono i morti della mafia ma anche i mafiosi in pieno volto, spesso umiliati dai suoi scatti negli attimi successivi all’arresto.
Quel che interessa a Longinotto - ben consapevole della fascinazione che ancora oggi i padrini corleonesi esercitano all’estero - è l’approccio di Battaglia ai suoi soggetti. Il fatto, cioè, che vedesse (e ritraesse) la mafia per quel che era: “gente sciatta e vestita male”, lontana dall’epica moderna del gangster-chic, di cui era inevitabile avere paura. “La mafia a Palermo è ovunque - avverte apocalittico un giornalista inglese in una delle corrispondenze montate all’interno del film - anche al cimitero”.
(da: Mymovies.it)


 

Robert Frank - Don't BlinkRobert Frank ha rivoluzionato la fotografia e il cinema indipendente. Ha documentato miniere e minatori gallesi, indiani, peruviani, banchieri di Londra e americani. Ha rivelato con onestà, senza batter ciglio la discesa nelle profondità del suo io più solitario e nascosto.

Irriverente, ironico, iconoclasta, l’artista è raccontato nel film documentario di Laura Israel. Robert Frank inizia la sua carriera con la fotografia di moda, a cui affianca una prolifica attività di reporter che lo porta a viaggiare in Perù, Bolivia, Europa. Nel 1955 è il primo fotografo europeo a ricevere la borsa di studio della Fondazione Solomon R. Guggenheim di New York grazie alla quale intraprende un lunghissimo viaggio negli Stati Uniti scattando, in un solo anno, oltre 24.000 fotografie.

La storia di Robert Frank è segnata da una storica collaborazione con la Beat Generation, dirigendo nel 1959 il suo primo film, Pull My Daisy, e realizzando successivamente documentari con i Rolling Stones, Tom Waits, Joe Strummer e Patti Smith. Dalla metà degli anni Settanta la sua fotografia si allontana dai reportage, a cui si sostituiscono collage, vecchie fotografie, fotogrammi, polaroid su cui Frank scrive, graffia e incide. Nel 1994 dona gran parte del suo materiale artistico alla National Gallery of Art di Washington che crea la Robert Frank Collection: è la prima volta che accade per un artista vivente.
Ad oggi Robert Frank è uno degli esponenti più osannati ed importanti della fotografia americana soprattutto grazie a The Americans, un ritratto cupo e disordinato dell’identità di una nazione difficile da sondare, caratterizzata da forti contrasti, vitalità, ipocrisie ed una vera ossessione per i suoi stessi simboli.
(da: Mymovies.it e Pistoiamusei.it)


 

Annie Leibovitz - LIfe through a lensBarbara Leibovitz, sorella di Annie Leibovitz, fornisce un ritratto di quella che è ritenuta da molti la più grande fotografa del nostro tempo ripercorrendo la sua brillante carriera, dalle foto realizzate nelle Filippine durante la guerra del Vietnam alla lunga collaborazione con Rolling Stone, per il quale ha realizzato alcuni tra i servizi fotografici più celebri e inconfondibili di tutti i tempi, per arrivare ai numerosi ritratti di alcuni dei personaggi più famosi dell'epoca. Il tutto integrato con una raccolta di interviste ai conoscenti, ai familiari e ai personaggi da lei immortalati. 

l documentario diretto dalla sorella Barbara nel 2006 è un ritratto di 90 minuti di colei che molti ritengono la più grande fotografa del nostro tempo e ripercorre la carriera della fotografa americana di origini ebraiche, dalle sue prime foto scattate nella base americana delle Filippine durante la guerra del Vietnam alla sua collaborazione decennale con Rolling Stone, di cui ha contribuito a creare lo stile inconfondibile. Celebre la copertina con John Lennon nudo abbracciato a Yoko Ono vestita, o quella con i Fletwood Mac stesi su un letto. Nel 1991 la sua copertina per Vanity Fair che ritraeva Demi Moore nuda e incinta suscitò grande scandalo. Nel 1993, su invito di Susan Sontag (con cui ebbe una relazione sentimentale fino alla morte di quest’ultima, nel 2004) fotografò gli orrori della guerra a Sarajevo.

Il documentario alterna immagini d’archivio, riprese della fotografa al lavoro sui set fotografici e interviste a colleghi, familiari e celebrità che sono state immortalate dal suo obiettivo, tra cui i Rolling Stones, Whoopi Goldberg, Yoko Ono, Demi Moore, Hillary Clinton, Arnold Schwarzenegger, Patti Smith, Mikhail Baryshnikov.
(da: Mymovies.it e Rai.it)


 

Robert Mapplethorpe - Look at the picturesSettembre 1989. Al congresso degli Stati Uniti vengono accusati di oscenità gli scatti di nudo maschile, già esposti con reazioni molto controverse, di Robert Mapplethorpe, morto di AIDS a marzo dello stesso anno. Oggi, con accesso totale all'archivio del fotografo, i due autori indagano le motivazioni alla base della sua opera.
Un artista demonizzato in vita, da umanizzare post mortem. Un uomo sospeso tra dimensione angelica e diabolica. Non ci sono sfumature in Mapplethorpe, documentario che sfrutta pienamente e dà una nuova vita all'opera di uno dei fotografi più importanti della seconda metà del Novecento. Merito della Fondazione, istituita in vita dallo stesso autore, per la ricerca sull'AIDS e la fotografia d'arte, che nel 2011 ha donato l'opera omnia al Getty Museum e al Lacma (Los Angeles County Museum of Art). Comprese le registrazioni audio e i (rari) appunti del fotografo, fonti preziosissime della sua ispirazione.
Finché i registi si attengono al documento, Mapplethorpe è una visione molto istruttiva: seguiamo il ragazzo del Queens che si iscrive alla scuola d'arte di Brooklyn e la presa di consapevolezza graduale che avviene in lui, alla ricerca di una propria cifra espressiva. Prima l'arte figurativa, il collage, l'assemblaggio, sperimentati febbrilmente tra le insicurezze psicologiche ed economiche del periodo bohemien anche al leggendario Chelsea Hotel con la prima musa e coetanea Patti Smith, poi i primi esperimenti con la Polaroid fino alla sua riconoscibile Hasselblad. In transito continuo verso la scoperta di sé, vero fine e strumento della ricerca di un artista, anche tramite la frequentazione dei club sadomaso di New York. Per arrivare alla progressiva affermazione nel mondo delle gallerie, favorita da una rete di buone relazioni con il jet set internazionale. Senza mai interessarsi troppo alle questioni tecniche quanto piuttosto a sorpassare i limiti del rappresentabile. Supportato da molte voci - celebrità, giornalisti, conoscenti e amanti - si delinea il profilo di un artista ambizioso, disilluso, perfezionista, instancabile, egocentrico ma spietatamente onesto con sé e con gli altri.
Assodati i traguardi raggiunti da Mapplethorpe: aver portato la fotografia ad essere considerata forma d'arte, e di pari passo aver fatto avanzare la voce della comunità omosessuale, e quindi, più in generale, la libertà sessuale di tutto il Paese. Bailey e Barbato lo sottolineano a più riprese, dando il giusto spazio alle immagini, soprattutto quelle, meno esposte e censurate dalla politica conservatrice, del Portfolio X (tredici scatti di erotismo esplicito).
(da: Mymovies.it)

 

 

  

   

Riva del Garda - Auditorium del Conservatorio
Largo G. Marconi 5 - Riva del Garda (TN)
Inizio proiezioni ore 21.00 - Ingresso libero

Per informazioni:
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Cinema Estate
Dal 5 al 19 agosto 2022

Tre serate con film muti accompagnati da musica eseguita dal vivo da Marco Dalpane e  Gerardo Chimini.



Cinema Estate - 2022


Cinema Estate è la rassegna che propone un salto indietro nel tempo agli albori del Novecento, quando il cinema muoveva i primi, straordinari passi. L’appuntamento è per i primi tre venerdì di agosto all'auditorium del Conservatorio (per la prima data) e nel cortile della Rocca (per le altre due). Tutte le proiezioni sono a ingresso libero con inizio alle 21.30 (in caso di maltempo si svolgono all'auditorium del Conservatorio). 

 

Buster Keaton - The Eletric HouseSaranno tre comiche del grande Buster Keaton ad aprire la rassegna, con la colonna sonora scritta ed eseguita da Marco Dalpane, che per dieci anni, dal 2007 al 2017, ha lavorato alla realizzazione di nuovi accompagnamenti musicali per i film muti di Buster Keaton, considerato da Orson Welles il più geniale tra i registi del cinema comico e “il più grande clown della storia del cinema”. A oltre mezzo secolo dalla sua morte, l’arte di Keaton merita di essere ricordata per la genialità con cui ha saputo rappresentare l’uomo che da solo si batte contro una società caotica, meccanicistica, sempre più massificata. In ogni suo film il corpo e la macchina intrattengono un rapporto complesso ma sempre segnato da una visione ottimistica, tipicamente americana, della possibilità dell’essere umano di confrontarsi con le nuove frontiere della modernità.
Si inizia con «Cops», un cortometraggio comico che si può definire assolutamente perfetto: niente è di troppo, il ritmo è impeccabile, e le gag si innestano con folle precisione. Keaton appare dapprima come cocchiere e autista maldestro, finché non si scatena contro di lui una caccia assurda di dozzine e dozzine di poliziotti (cops) fitti come le mosche, che egli naturalmente riesce a giocare.
La seconda comica si intitola «Day Dreams». Un giovane fa un patto col padre della ragazza che ama: se il primo non lavorerà sodo o non riuscirà in questo, il secondo gli presterà la pistola per uccidersi. Allora il giovane inizia a lavorare e scrive alla donna i lavori che fa: capo di ospedale, affarista, attore di professione. In realtà egli non è niente di tutto ciò: è solo lavoratore in una clinica di animali, spazzino e attoruncolo incapace. Inoltre bisogna rispettare il patto col padre, cioè deve suicidarsi...
La serata si chiuderà con «The Eletric House». Questa volta nel mirino del genio keatoniano c’è il progresso tecnologico, la casa tutta americana dotata di ogni comfort: un sistema idraulico all’avanguardia, elettricità in tutte le stanze, una cucina moderna superaccessoriata. Ma anche scale mobili, vivande trasportate da carrelli elettrici, uno svuota-piscina e altre amenità. Presto il sistema s’inceppa, lo spazio domestico apparentemente docile e funzionale si ribella, trasformando il sogno piccolo-borghese in un groviglio di meccanismi impazziti che sfuggono al controllo umano.

Charlie Chaplin - A Dog's LifeSecondo appuntamento, venerdì 12 agosto, con Cinema Estate, che nel cortile della Rocca propone tre cortometraggi di Charlie Chaplin.
I tre corti sono  «Pay Day» (Giorno di paga) del 1922. Un abile muratore (Charlie Chaplin) intasca lo stipendio ed esce a festeggiare alle spalle della tirannica consorte (Phyllis Allen), che vorrebbe tutti i soldi per sé.
Seguirà «A Dog's Life» (
Una vita da cani) del 1918. Chaplin, il vagabondo, vive in un rudere pieno di spifferi, è braccato dalla polizia per i suoi piccoli furti e non riesce a trovare lavoro perché è troppo lento agli sportelli. Un giorno salva il piccolo Scraps da un branco inferocito di altri cani randagi e inizia a portarselo dietro nei suoi vagabondaggi. In un locale di quart’ordine incontra una giovane cantante timida e squattrinata, ma vengono buttati fuori entrambi. Nel frattempo, due ladri rubano il portafogli a un riccone ubriaco e lo nascondono proprio nella catapecchia dove dorme il vagabondo. Scraps, scavando nel terreno lo trova e l’omino torna tutto trionfante nel locale da dove era stato buttato fuori, dove ritrova la cantante. Dopo una serie di peripezie, i due, in possesso del denaro sottratto ai ladri, riusciranno a comprarsi un piccolo podere e a trovare la felicità.
Per chiudere la serata «The Rink» (Charlot al pattinaggio) del 1916, in cui Chaplin durante la pausa di lavoro, va di solito a pattinare. Dopo essersi esibito in un balletto sui pattini, Chaplin, viene invitato in un party a casa di Edna.
La proiezione è accompagnata alla musica dal vivo al pianoforte del Maestro Gerardo Chimini.

«Nosferatu» (Norsferatu il vampiro) di Friedrich Wilhelm Murnau. Girato nel primo dopoguerra, l'obiettivo del regista sembra la rappresentazione dei tiranni e non quello di inoculare le masse dell'epoca con simboli eticamente malsani di ottimale preservazione dal dissolvimento della carne. Questa prima versione del conte Dracula sullo schermo è indimenticabile, con la sua figura rigidamente contorta e scheletrica, le lunghe unghie artigliate, le occhiaie incavate.
La collocazione sociale nel mondo dei vivi è molto precisa: è la borghesia commerciale tedesca del secolo scorso. Per Murnau il Nosferatu, il non morto, era il simbolo dell'irruzione violenta di un elemento irrazionale nel tessuto della realtà borghese ottocentesca, un qualcosa da opporre alla buona educazione e alla facciata ipocrita del mondo circostante, una forza eversiva e incontenibile. Come uno specchio diabolico e metafisico il vampiro, nel capolavoro del muto tedesco, rifletteva l'immagine impietosa della crisi in cui versava tutta la middle-class europea consapevole ormai del fatto che la propria funzione storica si stava esaurendo. Contrariamente alle posteriori pellicole aventi per protagonista la figura del vampiro, quella di Nosferatu, lontana dal premere sull'eros, predilige la cieca forza maligna del non morto.

 




     
5 agosto 2022
BUSTER KEATON

COPS (I poliziotti)
USA 1922, 18'
DAY DREAMS (Sogni ad occhi aperti)
USA 1922, 18'
ELETRIC HOUSE (La casa elettrica)
USA 1922, 23'


Commento musicale dal vivo
composto ed eseguito da Marco Dalpane
  Buster Keaton - Eletric House
 

Charlie Chaplin - A Dog's Life
 

12 agosto 2022
CHARLIE CHAPLIN

PAY DAY (Giorno di paga)
USA 1922, 28'
DOG'S LIFE (Vita da cani)
USA 1918, 35'
THE RINK (Charlot al pattinaggio)
USA 1916, 30'

Commento musicale dal vivo eseguito da Gerardo Chimini

 
19 agosto 2022
NOSFERATU
(Germania 1922, 94')
Regia di Friedrich Wilhelm Murnau

Commento musicale dal vivo
eseguito da Gerardo Chimini

 
 
Wilhelm Murnau - Nosferatu


     
     


   


Cortile interno della Rocca
 





Ore 21.30 - Ingresso libero

Cortile interno della Rocca

Piazza Cesare Battisti 2
Riva del Garda (TN)

In caso di maltempo le proiezioni si svolgono all'Auditorium del Conservatorio




     

  

 

Alcuni momenti della rassegna