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IL MONDO DI JACQUES TATI
Playtime - Tempo di divertimento (FRANCIA 1967)



In una Parigi distante anni luce dalla Ville Lumière della tradizione Monsieur Hulot cerca di incontrare una persona e nel frattempo si ritrova in luoghi in cui la modernità ha imposto la propria concezione di stile di vita e di lavoro. In parallelo un gruppo di turiste visita la città.
Con Playtime Jacques Tati realizza la produzione più costosa della sua filmografia ma anche della cinematografia francese dell'epoca. Il suo sforzo sul piano economico non verrà gratificato dall'accoglienza del pubblico mentre otterrà pressoché universali favori critici. Il motivo risiede nelle aspettative che gli spettatori si erano create sulla base dei film precedenti del regista/attore. Il pubblico voleva una 'storia' e qui Tati invece gliela nega; il pubblico voleva un protagonista e in questa occasione Monsieur Hulot è 'uno' dei personaggi (si vedano la sua ritardata entrata in scena e, alla fine, la sua uscita quasi di soppiatto). Lo studioso Noël Burch lo definì"un film che va visto non solo più volte ma da più distanze diverse". Il senso di questa valutazione risiede nel fatto che Tati lo gira nell'inusuale (tranne che per Kubrick in 2001 Odissea nello spazio) formato del 70 mm, prediligendo l'utilizzo della profondità di campo e cercando di ridurre al minimo i movimenti di macchina. Tutto ciò comporta una molteplicità di azioni all'interno della stessa inquadratura e richiede allo spettatore di non essere passivo (come accade con il montaggio accentuato) ma di 'andarsi a cercare' i punti di forza dell'azione. La quale si situa in un mondo in cui i segnali di allarme presenti in Mio zio non hanno più ragion d'essere in quanto una modernità asettica ha invaso e pervaso il vivere sociale nella grande città.
Playtime - Tempo di divertimento - Jacques Tati 1967)Se nella casa dei signori Arpel ci si poteva trovare a mangiare in uno spazio che assomigliava a un ambulatorio ora (vedasi l'inizio del film) si deve cercare di capire dove ci si trova: in un ospedale o in un aeroporto? I due luoghi sono diventati intercambiabili in una Parigi in cui i nuovi palazzoni vetro e cemento nascondono i monumenti del passato. Se nella casa di Hulot nel film precedente il movimento di una finestra poteva, con il suo riflesso, far cantare un uccellino in gabbia ora i vetri possono continuare a riflettere, ma solo di sfuggita, la Parigi del tempo che fu. A proposito di animali: se i cani aprivano e chiudevano significativamente Mio zio in questa Parigi gli animali sembrano essere quasi totalmente scomparsi. Con una sola eccezione che lo spettatore potrà scoprire.
Tati lavora, facendo ancora una volta e più che nel passato leva sugli elementi del sonoro, su un livello di concreta astrazione. L'ossimoro è solo apparente perché di fatto ciò che appare come poco realistico si rivela come rivelatore di uno sguardo quasi entomologico la cui lente si piega verso una società che ha ormai perso il senso delle relazioni interpersonali anche se, in modo talvolta inconscio e spesso comunque confuso, ne è alla ricerca.

da: https://www.mymovies.it


Monsieur Hulot alle prese con un gruppo di turisti americani in visita a Parigi. Una serie di incidenti trasforma la serata dell'inaugurazione di un locale nella demolizione di un cantiere. È, anche per l'alto costo, il film più ambizioso di J. Tati (1908-82), quello in cui spinge alle estreme conseguenze la sua comicità di osservazione e la capacità di chiudere in una sola inquadratura una grande molteplicità di informazioni. È il film - girato in 70 mm - in cui Tati ha più sopravvalutato l'intelligenza del pubblico e la capacità di attenzione dello spettatore. Una sconfitta che gli fa onore, ma che gli tribolò gli ultimi 15 anni. Inadatto al piccolo schermo. Restaurato nella sua versione integrale (152') nel 2002 e ridistribuito in Francia. Rivisto con il senno di poi, acquista un valore profetico come satira della globalizzazione a tutti i livelli: Tati ha messo in immagini la crisi spirituale del suo secolo.

da: il Morandini

 

 

 

   Scheda 

     
     
   

  • Durata: 129'
  • Colore: C
  • Genere: COMICO
  • Specifiche tecniche: PANORAMICA, 70 MM (1:2.20) - TECHNICOLOR, EASTMANCOLOR
  • Produzione: SPECTA FILMS (PARIS) JOLLY FILM (ROMA)
  • Distribuzione: UNIDIS (1967); RIPLEY'S FILM IN COLLABORAZIONE CON VIGGO (2016) - SAN PAOLO AUDIOVISIVI
  • Riedizione 2016
  • Data uscita 14 Giugno 2016
  • Regia: Jacques Tati
  • Attori: 
    Jacques Tati - Monsieur Hulot
    Barbara Dennek - Barbara
    Rita Maiden - Amica di Schultz
    France Rumilly - Venditrice di occhiali
    France Delahalle - Compratrice
    Valerie Camille - Segretaria di M. Luce
    Erika Dentzler - Madame Giffard
    Nicole Ray - Cantante
    Yvette Ducreux - Ragazza
    Jacqueline Lecomte - Amica di Barbara
    Billy Kearns - Monsieur Schultz
    Tony Andal - Ragazzo
    Yves Barsacq - Amico di Hulot
    André Fouché - Direttore ristorante
    Georges Montant - Monsieur Giffard
    John Abbey - Monsieur Lacs
    Léon Doyen - Il portiere
    Jack Gauthier - La guida
    Reinhard Kolldehoff - Direttore tedesco
    Henri Piccoli - Signore importante
    Gilbert Reeb - Cameriere sfortunato
    Nathalie Jem
  • Soggetto: Jacques Tati
  • Sceneggiatura: Jacques Tati, Jacques Lagrange
  • Fotografia: Jean Badal, Andréas Winding
  • Musiche: Francis Lemarque, James Campbell - (tema africano) - Il tema "Take My Hand" è di David Stein.
  • Montaggio: Gérard Pollicand
  • Scenografia: Eugène Roman
  • Costumi: Jacques Cottin
 


Playtime - Tempo di divertimento