Giancarlo Caporicci

Luci-colori, Parigi-Riva del Garda

1  >  18 giugno 2013

Luci-colori, Parigi-Riva del Garda


É Giancarlo Caporicci il protagonista della nuova mostra organizzata dal centro culturale La Firma dal primo al 18 giugno nella sala civica «Giuseppe Craffonara» di Riva del Garda. La mostra è aperta tutti i giorni dalle 10.30 alle 14 e dalle 15 alle 18.30 con ingresso libero.


Napoletano di origine, parigino d'adozione, Caporicci è un artista che gioca sulla tridimensionalità delle sue opere. Tensioni dinamiche applicate a pitture e sculture. Lavori che sono completamente regolabili e mobili, offrendo all'immaginazione di ogni spettatore una vasta gamma di possibilità visive. Caporicci è riuscito a integrare pienamente lo spirito e le limitazioni della scultura murale. Ciò mette in evidenza il rigore e la potenza visiva del suo stile, abbracciando e sfruttando una tecnica scelta con successo infallibile. Forme spaziali che sono determinate dalla elasticità del materiale, dalla tensione dei punti di ancoraggio, dalla variazione delle dimensioni e degli effetti. Giancarlo Caporicci è nato nel 1946 a Napoli.

Dopo la laurea presso la Scuola di Belle Arti di Napoli, ha iniziato la sua carriera di insegnamento di storia dell'arte e della moda in Italia. Allo stesso tempo ha organizzato progetti di produzione architettonica, decorazione in Francia dove vive da tempo. Nel 2000 ha curato un progetto educativo che coinvolge scuole materne ed elementari in una città nella regione di Parigi. Questo lavoro ha permesso ai bambini di costruire e recuperare il loro ambiente urbano. Centinaia le mostre personali in Italia, Francia, Spagna e Stati Uniti. Giancarlo Caporicci è autore di numerose opere d'arte e di scultura contemporanea.

Ufficio Stampa
Comune di Riva del Garda

 

 


Micrós Kósmos- Mostra collettiva

11 > 28 maggio 2013
 

Micrós Kósmos


S’intitola «Micrós kósmos» la mostra collettiva di Adriano Cecco, Fernanda Fedi, Gino Gini, Giampaolo Manega, Giampaolo Mazzara, Puccio Pucci e Annalisa Ramondino che si svolge nella galleria civica Craffonara dall’11 al 28 maggio. L’organizzazione è a cura del centro culturale «La Firma». L’inaugurazione si svolge sabato 11 maggio con inizio alle ore 18.

Una delle caratteristiche dell’arte moderna, soprattutto contemporanea, è l’invenzione e l’uso di materiali non convenzionali per fare arte. Gli oggetti vengono scelti dagli artisti per le loro qualità estetiche o per la loro capacità di evocazione.

Un oggetto trovato indica l’uso di un oggetto che non è stato progettato per uno scopo artistico, magari si tratta di una pietra insolita, di un vecchio legno, di un pezzo di metallo che plasmato dagli artisti acquista nuova vita e nuovi significati poetici ed estetici. Sono opere che ci comunicano delle scoperte, un insegnamento a guardare oltre.

Comune di Riva del Garda
Ufficio Stampa

 

Rassegna stampa: 

«Micrós Kósmos» non convenzionale (Il Trentino 13 maggio 2013)
 

  


Andreina Robotti - La vita in un quadro

24 novembre - 9 dicembre 2012
 

Andreina Robotti - La vita in un quadro


Dal 24 novembre nelle sale della galleria civica «Giuseppe Craffonara» una mostra curata dal centro culturale «La firma» e dal titolo «La vita in un quadro» rende omaggio all'artista che ha trasformato in arte le lotte femministe: Andreina Robotti (1913-1996). L'esposizione è inaugurata sabato 24 novembre alle ore 18; quindi prosegue fino al 9 dicembre tutti i giorni dalle 10.30 alle 14 e dalle 15 alle 18.30 con ingresso libero.

Nata nel 1913 ad Iseo, toscana per vocazione, veronese d'adozione, Andreina Robotti è stata un'artista che ha avuto il consenso della critica più attenta (da Buzzati a Marchiori, da Mozzambani a Mussa, a Neri Pozza) e negli anni roventi dell'azione politica femminista, ha stretto un sodalizio con figure come Gina Pane, Ketty La Rocca, Marina Abramovich, Rebecca Horn. Con il nome di Andreina Antonioli, ha passato l’infanzia e la gioventù a Siena, dove ha frequentato l’Accademia di Belle Arti e ha imparato a conoscere Duccio, Simone Martini, Lorenzetti e dove ha conosciuto e sposato Pietro Robotti diventando per tutti Andreina Robotti.

«Appassionata di uno stile gotico e al contempo di uno spirito coloristico – scrive il critico d'arte Luigi Meneghelli – amante di un disegno nitido, primitivo, quasi interno alla forma stessa, e insieme di uno sciogliersi della linea in colori fauves con pennellate liquide, ariose.
Il mondo figurativo di AndreinaRobotti, tra gli anni Cinquanta e Sessanta sembra dividersi in due distinte categorie espressive: da una parte, i modi linguistici di ascendenza medievale, in cui fissa sul bianco dello spazio un accalcarsi di figure fatte di inchiostro che risultano invariabilmente senza espressione, come retrocedessero in se stesse, mostrandosi spesso come dei semplici stampini, dei ricalchi, delle sagome schematiche iterate: veri “omini” in cui il margine del gioco pittorico si fa esiguo, frettoloso, ridotto all'anonimia dello stereotipo. Dall'altra forme dirompenti, che conoscono tutta la fermentazione incantata e ironica di una materia fluida come l'acquarello con la sua capacità di sfaldare l'immagine in tanti piccoli segni. Ma se ci si fa caso, anche in questo versante operativo di Andreina Robotti le figure non hanno identità precisa, sembrano appena abbozzate, attraverso una tecnica scarna e semplificata che arriva confonderle con la natura stessa.
Così, se l'operazione della stampigliatura crea l'idea della folla, del volto plurimo, dell'uomo massa, anche gli acquarelli finiscono per disegnare un essere indistinto, la presenza incompiuta, irrealizzata, o ancora solo in potenza. Con gli anni la composizione si fa sempre più espansa e le stampigliature si accalcano fino agli orli del foglio. Si tratta di un'umanità dagli occhi sbarrati, che dà l'idea di fare muro, mucchio, moltitudine confusa: un'umanità che, come in un corteo, alza cartelli di protesta con su scritto “Non vogliamo più sultani”».

«Intorno agli anni Ottanta – prosegue il critico – Andreina fa ritorno alle sue nature, ai suoi boschi: recupera alla superficie, i limiti tradizionali della pittura. Anche se bisogna dire che la sua operatività mantiene sempre qualcosa di performativo. Lei non si mette semplicemente di fronte al soggetto, ma si distende accanto, ne coglie gli odori, i sapori, il variare della luce. E intanto i quadri si fanno sempre più grandi, ma non perché si dilata il campo del visibile, ma perché si allarga la riflessione su ciò che l'artista vede».

Andreina Robotti è morta a Verona il 31 dicembre 1996.


«...nel laboratorio segreto di Andreina Robotti si danno la mano Pisanello e Kandinsky». Avanti e indietro nel tempo, avanti e indietro nello spazio.

Riva del Garda, 20 novembre 2012
Uff.st.


Alcune immagini della mostra



Rassegna stampa: 

La Firma di Robotti (l'Adige 2 dicembre 2012)

Omaggio ad Andreina Robotti il femminismo tradotto in arte (Il Trentino il 24 novembre 2012
)

 

 


Hermnn Josef Runggaldier - Sculture

6-21 ottobre 2012



Sculture - Hermnn Josef Runggaldier

È un artista sudtirolese il primo ospite d'autunno del centro culturale La Firma di Riva del Garda: sabato 6 ottobre nella galleria civica «Craffonara» ai giardini di Porta Orientale apre la mostra dello scultore gardenese Hermann Josef RunggaldierL'esposizione, organizzata in collaborazione con il Comune di Riva del Garda, prosegue fino al 21 ottobre con apertura tutti i giorni dalle 10.30 alle 14 e dalle 15 alle 18.30 e ingresso libero.

Hermann Josef Runggaldier vive la scultura come evento classico, di quieta contemplazione di rapporti, di misure, di volumi e di contenuti indissolubilmente connessi alla figura umana, alla sua piena evidenza nello spazio e nella luce che lo spazio definisce: una scultura come racconto del corpo dove - prevalentemente - le forme modulano l’emergere di emozioni, risentono delle scansioni interne del pneuma, che dà corpo alle sensazioni e ai sentimenti, tendendo, o meglio estroflettendo i tessuti esterni. La tendenza ad una stilizzazione totemica resta esperienza che ritorna nella ricerca di Runggaldier, il quale - in questi ultimi tempi - ha materializzato lo spazio di accadimento e ridotto la figura ad una sorta di larva che spacca la scorza, si apre uno spiraglio o si costruisce un teatrino o riconquista la superficie come delicatissimo rilievo plastico che quasi non frange la luce ma cattura la dimensione del tempo, del racconto trascritto sulla materia. In queste molteplici direzioni, si propongono il sicuro senso plastico e la tensione narrativa di Runggaldier.

Uomini e donne, asciugati nella fisicità levigata di materiali diversi (legno, bronzo, terracotta, vetroresina) utilizzati con sapienza, domati fino a raggiungere una sorprendente armonia, che ne rende quasi impercettibile la differente consistenza, sono colti, fermati nell’istante che fissa nel tempo un pensiero, un atteggiamento, ne rende manifesta la storia interiore. Figure in scala diversa, dalla medesima forza interiore, raccontano con la loro calibrata gestualità, il susseguirsi di una silenziosa, affascinante Commedia umana, con cui interagire, in cui talora riconoscersi. I titoli, suggerimenti non pensati in origine, appaiono talora limitativi rispetto al drammatico proporsi dell’insieme, specchio di un mondo senza tempo, in cui l’uomo è l’unico attore in dialogo con il mondo.

Hermann Josef Runggaldier è nato nel 1948 a Ortisei. Dopo aver frequentato il corso di scultura e disegno all’istituto d’Arte di Ortisei apprende e perfeziona la tecnica della scultura in varie botteghe artigiane. Negli anni 1969-1972 intraprende viaggi di studio a Vienna, Berlino, Londra e negli Stati Uniti d’America. Durante questo periodo mostra un’intensa attività grafica. Nel 1975 consegue il titolo di “Maestro scultore”, partecipa a diverse mostre collettive e inaugura numerose mostre personali: risulta spesso vincitore di concorsi e premi per le sue sculture realizzate prevalentemente in bronzo, legno e pietra.

Riva del Garda, 2 ottobre 2012
Uff.st.

Alcune immagini della mostra