- Dettagli
- Categoria: Cinema
- Pubblicato Sabato, 30 Settembre 2017 14:00
|
ENTRA LA CORTE... IL DRAMMA GIUDIZIARIO AMERICANO Anatomia di un omicidio (1959) |
In una cittadina del Michigan, nell'imminenza di un processo per omicidio, la moglie dell'accusato chiede di difendere il marito, tenente reduce dalla guerra di Corea, all'avvocato Paul Biegler, che cerca di dimenticare la delusione per la recente perdita del posto di pubblico accusatore impegnandosi solo in piccole cause e dedicando gran parte del tempo alla pesca.
La donna, che ama il divertimento e la provocazione, afferma di essere stata violentata dal gestore di un bar, successivamente affrontato e ucciso a colpi di pistola di fronte alla clientela da suo marito che si è poi costituito. L'avvocato, spinto ad accettare la causa da un amico, ex valente giudice alcolizzato, e anche per spirito di rivincita sulle disavventure professionali, dopo aver interrogato l'imputato accetta di assumerne la difesa ritenendo che l'unica strategia possibile debba riguardare le sue condizioni mentali nel momento del delitto. Condurrà le indagini e le ricerche giuridiche per la preparazione del processo con l'aiuto della fedele segretaria e dell'amico giurista, che troverà un'occasione per redimersi dall'alcolismo, mentre la pubblica accusa locale sarà coadiuvata da un pubblico ministero giunto appositamente dalla città.
In tribunale, in un dibattimento serrato e fra testimonianze a volte reticenti, anche in rapporto ad alcuni particolari ritenuti scabrosi da un'America ancora puritana, si scaverà e si analizzerà il delitto sotto molteplici aspetti evidenziando e approfondendo, anche attraverso le altre scene, i risvolti psicologici dei vari personaggi.
Assieme a La parola ai giurati di Sidney Lumet, Anatomia di un omicidio è considerato uno dei primi e migliori legal drama.
All'epoca della sua uscita nelle sale cinematografiche americane, suscitò un vero scandalo in quanto era la prima volta che si usavano parole come "mutandine" e per questo la pellicola subì un attacco da parte dei puritani che consideravano il film "sporco".
Otto Preminger dovette difendere il suo film dai tagli che le televisioni volevano apportare per la messa in onda.
Joseph N. Welch, che interpreta il giudice, era stato un vero magistrato, famoso per aver rappresentato i vertici dell'esercito in una serie di audizioni presso il comitato presieduto dal senatore McCarthy negli anni cinquanta. Il film fu il suo esordio sullo schermo.
In una delle scene è possibile vedere Duke Ellington (autore della colonna sonora) che duetta al piano con James Stewart.
da: https://it.wikipedia.org
- Dettagli
- Categoria: Cinema
- Pubblicato Sabato, 30 Settembre 2017 13:00
|
ENTRA LA CORTE... IL DRAMMA GIUDIZIARIO AMERICANO Music Box - Prova d'accusa (1989) |
Mike Laszlo (Armin Mueller-Stahl), cittadino ungherese naturalizzato americano, padre e cittadino esemplare viene accusato di essere un criminale di guerra nazista dal governo degli Stati Uniti che minaccia di rimandarlo nell’allora Ungheria comunista dove verrebbe senza dubbio giustiziato. Ne assumerà la difesa in ambito processuale la figlia Ann Talbot (Jessica Lange), affermato avvocato di Chicago.
Ispirato ad un fatto realmente accaduto ovvero il processo a John Demjanuk, immigrato ucraino che dopo aver lavorato per diversi anni nella città di Cleveland come operaio in una fabbrica d’auto venne accusato di essere il famigerato «boia di Sobibor» complice del massacro di 28.000 ebrei durante il secondo conflitto mondiale, Music Box di Costa-Gavras unisce magistralmente dramma giudiziario, thriller e melodramma familiare in un film dal profondo significato politico. Il regista greco già noto per pellicole di forte denuncia sociale come Z – L’orgia del potere (1969) basato sulla storia dell’omicidio di Grigoris Lambrakis, parlamentare della Sinistra Democratica Unita (EDA), da parte di gruppi parastatali di destra legati ad ambienti militari nella Grecia degli anni sessanta, L’Amerikano (1973) che parla del sequestro e dell’uccisione dell’agente CIA e consigliere di varie dittature sudamericane Dan Mitrione da parte del gruppo guerrigliero uruguayano Tupamaros e Missing (1982) ambientato nel Cile all’indomani del golpe del Generale Pinochet vuole mettere in luce una scomoda verità cioè il fatto che dopo la Seconda Guerra Mondiale l’Occidente e gli Stati Uniti in particolare si servirono di esponenti del defunto regime nazista nella loro crociata contro l’Unione Sovietica e il comunismo. Autentici criminali di guerra come il «boia di Lione» Klaus Barbie o Reinhard Gehlen ricevettero protezione da parte dei servizi segreti americani come riconoscimento al contributo dato nella lotta contro il bolscevismo. (...)
Al di la del contenuto politico la pellicola di Costa-Gavras si configura come un’indagine sul significato del bene e del male e del rapporto fra genitori e figli. Può infatti una persona come l’imputato Mike Laszlo, impersonato dall’attore tedesco Armin Mueller-Stahl, onesto lavoratore che ha cresciuto da solo due figli, uno dei quali reduce del Vietnam, essere nel contempo uno spietato assassino? Quanto possiamo dire di sapere in realtà dei nostri genitori? Fino a che punto siamo disposti ad arrivare per proteggere coloro che amiamo?
La figlia Ann, interpretata da una magistrale Jessica Lange che per questo ruolo ha ricevuto il Golden Globe e una nomination all’Oscar, crede di conoscere perfettamente l’uomo che l’ha allevata tuttavia le sue certezze iniziano a vacillare mano a mano che il dibattito processuale va avanti. D’altra parte il padre si rende conto che il mondo che aveva creato intorno a se sta crollando e che anche sua figlia pensa che egli sia colpevole.
Il colpo di scena finale spiazza definitivamente lo spettatore che vede infrangersi in un sol colpo, nella stessa maniera della protagonista, tutti i suoi convincimenti.
da: http://www.storiadeifilm.it/
|
|||
Scheda film |
|||
TITOLO ORIGINALE | Music Box | ||
PRODUZIONE | USA | ||
ANNO | 1989 | ||
DURATA | 124' | ||
COLORE | Colore | ||
AUDIO | Dolby | ||
RAPPORTO | 2,35 : 1 | ||
GENERE | Drammatico | ||
REGIA | Costa-Gavras | ||
INTERPRETI E PERSONAGGI |
|
||
DOPPIATORI ITALIANI |
|
||
SOGGETTO | Joe Eszterhas | ||
SCENEGGIATURA | Joe Eszterhas | ||
FOTOGRAFIA | Patrick Blossier | ||
MONTAGGIO | Joële Van Effenterre | ||
MUSICHE | Philippe Sarde | ||
SCENOGRAFIA | Jeannine Claudia Oppewall, Erica Rogalla | ||
- Dettagli
- Categoria: Cinema
- Pubblicato Sabato, 30 Settembre 2017 12:00
|
CINEMA E ARCHITETTURA La fonte meravigliosa (1949) |
Dopo il romanzo di Ayn Rand non poteva mancare la trasposizione cinematografica di King Vidor.
Nove anni separano le due opere con la Rand coinvolta direttamente nel progetto come sceneggiatrice.
La trama è la medesima del libro, Howard Roark il protagonista è un giovane architetto dalle idee innovative e dal talento sconfinato, arroganza solo apparente quando è il lucido pensiero e la ferrea volontà a dettare un volere che non accetta compromessi o condizionamenti. Sarà contrastato dalla mediocrità di un potere flaccido ma ben organizzato e la battaglia sarà più ideologica che pratica.
E’ anche la storia di Gail Wynand, ricco magnate della carta stampata, potente ma non abbastanza, del subdolo collettivista Ellsworth Toohey per il quale la massa è carne da calpestare e certo è la storia di Dominique Francon, donna ideale ed idealizzata che conquista ed è conquistata da Roark.
La fedeltà al romanzo è impressionante e d’altro canto la Rand pose il veto che nessuna variazione sarebbe stata fatta a sua insaputa sulla sceneggiatura.
Le modifiche del resto sono funzionali e non mutano di una virgola i concetti di base.
Per ovvie ragioni il romanzo non poteva essere sviluppato integralmente per il grande schermo quindi la storia più che essere adattata, è stata ampiamente sforbiciata e in questo penalizzata, perché a tratti i salti sono davvero ampi e senza il testo d’origine forse di difficile interpretazione.
Si verifica anche una compressione temporale che aiuta la scelta dei tagli ma ciò che si svolge in circa vent’anni, qui pare ridotto a 4 o 5, indubbiamente pratico ma il respiro si accorcia non poco.
Gary Cooper incarna alla perfezione Roark, fisicamente e nel fiero portamento per quanto, quasi cinquantenne, è un po’ oltre il tempo massimo per un ruolo da trentenne.
Vidor ha dalla sua l’incomparabile esperienza per un bianco e nero formidabile, dalla fotografia straordinaria per una architettura modernista e di modernisti, con fortissimi legami a Frank Lloyd Wright che nella pratica quindi e non solo nella suggestione, diviene a sua volta protagonista.
Precisissimi movimenti di camera e idee interessanti per l’epoca, penalizzato il montaggio ma questo non è il film adatto per soluzioni veloci e del resto nemmeno il periodo lo era.
da: https://ultimavisione.wordpress.com
|
|||
Scheda film |
|||
TITOLO ORIGINALE | The Fountainhead | ||
PRODUZIONE | USA | ||
ANNO | 1949 | ||
DURATA | 114' | ||
COLORE | B/N | ||
AUDIO | Mono |
||
RAPPORTO | 1,37 : 1 | ||
GENERE | Drammatico | ||
REGIA | King Vidor | ||
INTERPRETI E PERSONAGGI |
|
||
DOPPIATORI ITALIANI |
|
||
SOGGETTO | Ayn Rand | ||
FOTOGRAFIA | Robert Burks | ||
MONTAGGIO | David Weisbart | ||
MUSICHE | Max Steiner | ||
SCENOGRAFIA | Edward Carrere | ||
- Dettagli
- Categoria: Cinema
- Pubblicato Sabato, 30 Settembre 2017 11:00
|
CINEMA E ARCHITETTURA Gattaca - La porta dell'universo (1997) |
In un futuro non molto lontano il mondo è governato dall'ingegneria genetica che divide gli esseri umani in Validi (concepiti in provetta col DNA manipolato) e Non Validi (nati col “vecchio” sistema naturale), considerati degli emarginati, con pochi diritti e costretti ai lavori più miseri.
Vincent, nato dall’amore e concepito tradizionalmente, si scontra con i limiti della sua situazione e cerca di realizzare il suo più grande sogno: volare tra le stelle. Per farlo deve passare per la “Gattaca Corporation”, centro dove si forma la società di domani e si decide il futuro di molta gente. Un omicidio, però, sembra limitare la sua missione. Le indagini, infatti, si spostano verso chi non è stato programmato geneticamente e quindi più esposto ai rischi di una violenza incontrollata. A questo punto l’unica scelta diventa quella di cambiare identità, diventare un altro, nel nome, nel comportamento ma soprattutto nel sangue, trasformarsi in un altro uomo pur di non rinunciare ai sogni.
Uno dei film fantascientifici più interessanti degli ultimi anni dove vengono affrontati grandi temi attuali, sempre più discussi negli ultimi tempi: la possibilità di determinare geneticamente l’uomo, ancor prima della sua nascita, definendo per sempre il suo destino. Si tratta di razzismo genetico, di emarginazione sociale legalizzata che rende impossibile scalare i gradini sociali. Non ci sono i “Replicanti” di Philip Dick, ma uomini semplicemente più potenti, più intelligenti, più belli che ne schiavizzano altri. Niccol però, intelligentemente, pone una serie di dubbi su cui vale la pena riflettere: se si è già programmati riusciremo a cambiare per scompensi naturali? O moriremo incapaci di evolverci, di adattarci? E ancora, una dettagliata specializzazione non porta alla morte della creatività umana? E poi, si può impedire all’uomo di avere paura? Di sognare? Di sperare in un cambiamento?
Il futuro di "Gattaca" è diverso dalla maggior parte degli scenari futuri rappresentati nelle varie pellicole: niente società post atomica e niente futuro ipertecnologico, nonostante i viaggi nello spazio siano all'ordine del giorno. Lo stile degli abiti, le pettinature, le auto e i locali rimandano alla fine degli anni cinquanta, inizio sessanta. Le auto sono dotate di dispositivi tecnologici ma dall'esterno appaiono come delle semplici auto d'epoca. L'edificio in cui lavorano Vincent e Irene appare abbastanza futuristico ma anch'esso risale agli anni cinquanta, fu costruito nel 1957, si trova in California e fu progettato da Frank Lloyd Wright.
da: http://www.cinetecadibologna.it/
http://www.filmscoop.it/
|
|||
Scheda film |
|||
TITOLO ORIGINALE | Gattaca | ||
PRODUZIONE | USA | ||
ANNO | 1997 | ||
DURATA | 107' | ||
COLORE | Colore (Technicolor) | ||
AUDIO | Dolby Digital | ||
RAPPORTO | 2,35 : 1 | ||
GENERE | Fantascienza, Drammatico, Thriller | ||
REGIA | Andrew Niccol | ||
INTERPRETI E PERSONAGGI |
|
||
DOPPIATORI ITALIANI |
|
||
SOGGETTO | Andrew Niccol | ||
SCENEGGIATURA | Andrew Niccol | ||
PRODUTTORE | Danny De Vito | ||
FOTOGRAFIA | Sławomir Idziak | ||
MONTAGGIO | Lisa Zeno Churgin | ||
EFFETTI SPECIALI | Gary D'Amico | ||
MUSICHE | Michael Nyman | ||
SCENOGRAFIA | Jan Roelfs | ||
- Dettagli
- Categoria: Cinema
- Pubblicato Sabato, 30 Settembre 2017 10:00
|
CINEMA E ARCHITETTURA Twilight (1998) |
Harry (Paul Newman), vecchio detective privato ed ex poliziotto, è ormai prossimo alla pensione e a godersi gli ultimi anni della sua vita in compagnia dell'amico Jack (Gene Hackman), da tempo sofferente di cancro, e della moglie di quest'ultimo, Catherine (Susan Sarandon). Quando Jack sospetta di essere ricattato, ingaggia Harry affinché faccia chiarezza sulla faccenda, che si rivelerà più contorta del previsto.
Scritto da Robert Benton e dallo scrittore Richard Russo, questo thriller con punte noir, avvolto dalle calde e vorticose musiche di Elmer Bernstein, dimostra di funzionare molto più sulla carta che sulla pellicola: lo script, infatti, è impeccabile e descrive perfettamente le dinamiche dei tre protagonisti, donando loro un fascino a dir poco irresistibile.
D'altro canto la regia, benché sfrutti abilmente il carisma e i corpi di Paul Newman, Gene Hackman e Susan Sarandon, s'inceppa più volte a esaltare l'aspetto meramente attoriale, dimenticando il resto: poco spazio è affidato alla notturna Los Angeles, che da sola è già un irresistibile espediente narrativo, così come all'intreccio, risolto un po' troppo precipitosamente, anche per l'ingresso di un numero di personaggi secondari che non lasciano il segno come dovrebbero. Fotografia di Piotr Sobocinski.
Compare nel film il complesso denominato Eaglefeather, situato sulle colline di Malibu in un'area di 120 acri progettato da Wright. La costruzione del complesso -caratterizzato dall'uso della pietra locale e del legno- era cominciata nel 1940 ma subì un brusco arresto nel 1946. La casa principale non venne quindi mai realizzata ma vennero comunque completate la casa del guardiano, l'ala dedicata ai bambini e lo studio. Oltre all'edificio di Wright, sono presenti altre interessanti architetture fra cui la casa che Cedric Gibbons disegnò per sé e Delores Del Rio a Santa Monica nel 1929 e una casa progettata da John Lautner –già collaboratore di Wright- sulle colline di Hollywood, affacciata sulla San Fernando Valley.
da: http://www.longtake.it
|
|||
Scheda film |
|||
TITOLO ORIGINALE | Twilight | ||
PRODUZIONE | USA | ||
ANNO | 1998 | ||
DURATA | 94' | ||
COLORE | Colore | ||
AUDIO | Dolby Digital | ||
RAPPORTO | 1,85 : 1 | ||
GENERE | Thriller, Noir | ||
REGIA | Robert Benton | ||
INTERPRETI E PERSONAGGI |
|
||
DOPPIATORI ITALIANI |
|
||
SCENEGGIATURA | Robert Benton, Richard Russo | ||
FOTOGRAFIA | Piotr Sobocinski | ||
MONTAGGIO | Carol Littleton | ||
MUSICHE | Elmer Bernstein | ||
SCENOGRAFIA | David Gropman | ||
- Dettagli
- Categoria: Cinema
- Pubblicato Sabato, 30 Settembre 2017 09:00
|
CINEMA E ARCHITETTURA La notte (1960) |
Nei lunghi piani dove l’interesse si sposta dall’azione a corpi e ambienti il tempo assume una gravità che spesso sembra opprimere lo spettatore. Una sensazione apparentemente negativa che è invece una delle peculiarità dell’innovativo linguaggio cinematografico di Antonioni: trasmettere attraverso l’immagine la psicologia dei personaggi delineandone il lato emotivo che si trasferisce dallo schermo allo spettatore. Definito il film dell’”incomunicabilità”, La Notte riesce a farci percepire la stessa gabbia invisibile che attanaglia i suoi protagonisti, la parziale incapacità di comprenderla e quindi di rifuggirla.
L’intero film diventa una sorta di vetrina dove i corpi si dispongono come automi, ignari della loro esistenza, incapaci di carpire la realtà di un mondo che basandosi sulla falsità e la precarietà dei rapporti si fa di giorno in giorno più fittizio; le mura che s’ innalzano tra i personaggi, nella società come nella coppia, si rivelano spesso nei piani dove la cinepresa si allontana tanto da creare un vuoto fisico che mima quello psicologico e il quadro si compone tra grandi pareti bianche e i soggetti che vicini ad esse diventano sempre più piccoli, inutili all'occhio della macchina come alla loro stessa vita. Dalla forma di dramma psicologico non trapela insofferenza verso la società ma immobilità, la noia di chi non riesce a ribellarsi all'ambiente, solo apparentemente vitale, che lo circonda. Siamo nella dolce vita milanese dei primi anni sessanta, dominata da imprenditori bramosi di vivere un eterno presente dove gli intellettuali privi di coscienza e amanti della mondanità altro non sono che orpelli per miliardari annoiati.
La Notte del titolo fa riferimento al centro narrativo del film, la festa in villa in onore di un cavallo da corsa. L’intera sequenza che ricorda insieme sia La Dolce Vita (girato nello stesso periodo) che La Règle du Jeu di Jean Renoir è un lungo delinearsi di quest’ambiente borghese sull'orlo del collasso. (...)
Questo gioco tra noia e vitalità, verità e menzogna sembra incidersi fin dai titoli di testa dove la lunga panoramica su una Milano in fermento si chiude dissolvendosi sul volto di un uomo in fin di vita. La morte, reale, rispecchia la morte inconsapevole di una società che muove i suoi primi passi. Tommaso, amico di Lidia e Giovanni avverte solo alla fine dei suoi giorni quello che i personaggi ancora non riescono a comprendere, la vita così vissuta è una menzogna che inviluppa gli uomini senza che questi se ne accorgano. “E’ incredibile come non si ha voglia di fingere ad un certo momento” sono le parole di Tommaso che sembrano non sfiorare Giovanni ma che nel profondo toccano Lidia.
La donna è spesso nei film di Antonioni l’unica in grado di cogliere un senso di malessere della società riflesso però dallo schermo del microcosmo della crisi coniugale; in questo caso l’unica a percepire qualcosa è proprio Lidia, interpretata da un’imperturbabile Jeanne Moreau, la sua crisi esistenziale cerca da un lato di smuoverla, di riportarla all'azione ma dall'altro la blocca all'interno della coppia. Se ne Il Deserto Rosso, la crisi della protagonista sarà compresa, elaborata e manifestata nella nevrosi, quella di Lidia si risolverà solo nell'esteriorità, nella ricerca di un nuovo sentimento d’amore per il marito.L’incipit de La notte ci mostra l’angolo curvilineo dello storico palazzo di piazza IV Novembre prospetticamente affiancato al Pirellone; segue una carrellata di Milano dall'alto, verso la Stazione Centrale, ripresa da un ascensore che scende dal Pirellone stesso. Antonioni propone frammentate e fredde inquadrature di capolavori dell’architettura moderna che rafforzano la distaccata inquietudine e crisi dei personaggi.
La clinica presso la quale è ricoverato Tommaso, l’amico di Giovanni/Mastroianni e della moglie Lidia/Moreau, è in realtà l’innovativo Condominio XXI aprile di Mario Asnago e Claudio Vender del 1950. Il regista riprende il fronte esterno del volume basso su via Lanzone verso Palazzo Visconti, l’ingresso principale lungo il prospetto est del volume interno maggiore e altri scorci delle fronti interne. Il paesaggio urbano che si osserva dalle finestre della clinica non corrisponde all'esterno del condominio. L’itinerario prosegue in corso Europa – si riconosce l’edificio per uffici di Ludovico Magistretti del 1955-57 – in corso di Porta Vittoria e nel controcampo di via Respighi con un primo accenno alla casa albergo di Luigi Moretti, poi in via Senato verso piazza Cavour.
I percorsi di Giovanni e Lidia si incrociano nel montaggio filmico. Giovanni torna a casa: vediamo il citato edificio per uffici di Soncini e Pestalozza e il Pirellone. L’ingresso dell’abitazione, in un basamento comune ad alcuni edifici a torre, corrisponde all'edificio in angolo tra via Pirelli e via Fara. Giovanni si affaccia dal prospetto minore, interamente loggiato, verso via Pirelli e scambia qualche parola con una vicina, osserva gli edifici di fronte e un uomo affacciato a una finestra del palazzo limitrofo contraddistinto da vani scala semicilindrici vetrati. Lidia cammina lungo via Copernico a fianco della casa dei Salesiani; la torre Galfa svetta sullo sfondo.
Inizia il frammentato e metafisico omaggio a Luigi Moretti ritmato da salti spazio-temporali. Il complesso per abitazioni e uffici in corso Italia del 1949-56: il primo piano di una fronte minore cieca che incombe su Lidia minuscola nell'angolo in basso a sinistra; frammenti di un prospetto; la fascia vetrata del volume basso nel vicolo interno; un ingresso. La casa albergo in via Corridoni del 1947-50: Lidia osserva in fondo a via Conservatorio il fianco dello stretto e alto volume maggiore tagliato dalla fenditura verticale; un particolare della sommità dei due volumi; da via Respighi, angolo via Chiesa, la base del volume minore con l’aggetto del balcone e il sottostante bovindo; un particolare dell’incastro tra il volume del balcone e la lama lungo via Respighi.
Lidia si reca in seguito nella periferia di Sesto San Giovanni vicino alla fabbrica Breda.
La coppia trascorre la notte in un “tabarin” e a una festa nella villa dei Gherardini in Brianza costruita “dal Cesarino Vietti”; all'alba cammina nella campagna verso il nulla.
da:
http://riflessocinefilo.blogspot.it
Architettura moderna e cinema a Milano di Vittorio Prina (http://magazine.larchitetto.it)
|
|||
Scheda film |
|||
PRODUZIONE | Italia | ||
ANNO | 1961 | ||
DURATA | 122' | ||
COLORE | B/N | ||
AUDIO | Mono | ||
RAPPORTO | 1,66 : 1 | ||
GENERE | Drammatico | ||
REGIA | Michelangelo Antonioni | ||
INTERPRETI E PERSONAGGI |
|
||
DOPPIATORI ORIGINALI |
|
||
SOGGETTO |
Michelangelo Antonioni, Ennio Flaiano, Tonino Guerra |
||
SCENEGGIATURA | Michelangelo Antonioni, Ennio Flaiano, Tonino Guerra | ||
FOTOGRAFIA | Gianni Di Venanzo | ||
MONTAGGIO | Eraldo Da Roma | ||
MUSICHE | Giorgio Gaslini | ||
SCENOGRAFIA | Piero Zuffi | ||
Altri articoli...
- Lezioni di piano
- The Hurt Locker
- Anteprima Cineforum 2017|2018
- La palla n. 13
- Come vinsi la guerra
- L'uomo che prende gli schiaffi
- Cinema Estate 2017
- Cineforum Scambi
- Lunedì cinema - Cineforum 2016 2017
- Fahrenheit 451
- Al centro dell'uragano
- Delitto per delitto
- Delitto in pieno sole
- Il ritorno di Mr. Ripley
- Il gioco di Ripley
- I pugni in tasca
- Gioventù, amore e rabbia
- Il maschio e la femmina
- Le meraviglie
- Sacro GRA