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- Pubblicato Lunedì, 14 Settembre 2015 20:58
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Mogli pericolose (1958) di Luigi Comencini |
Quattro coppie trascorrono un weekend in campagna. Mentre i loro mariti vanno a caccia, le mogli parlano di uomini. La giovane Ornella non è d'accordo che gli uomini siano tutti frivoli: lei sa che può fidarsi di suo marito. La sua amica Tosca scommette che lei riuscirà a sedurlo. Tornata a Roma, mette in pratica il suo piano...
Scritto e diretto da Luigi Comencini, Mogli Pericolose è una commedia leggera sulle relazioni tra uomini e donne all'interno della coppia e in particolare sui pericoli di una gelosia eccessiva. Come molte commedie italiane del tempo, Mogli Pericolose è un ritratto della classe media, quella che esce trionfante dalla ricostruzione, abbastanza agiata da dimenticare i problemi materiali e concentrarsi sui rapporti umani. Il contenuto è un po 'meno superficiale di quello può sembrare, anche se la descrizione non è molto approfondita.
Senza troppo esagerare o scadere nella caricatura, Comencini utilizza le quattro coppie per mostrare quattro situazioni molto diverse (fiducia, squilibrio, sospetto, conflitti aperti). L’umorismo è suscitato dalle tensioni e dai drammi che si intrecciano. L’insieme è molto divertente, supportato da un ottimo cast d’attori.
A proposito di umorismo, Comencini dice:
"Una cosa è certa: per fare un film divertente, si deve inventare delle storie davvero tragiche. (...) La risata è una conseguenza della cattiveria umana. Charlot ha sempre e solo fatto ridere con le sue disgrazie. Quando finalmente le cose funzionano per lui, sullo schermo appare la parola "fine". Molto più modestamente, Mogli Pericolose propone di far ridere la gente, mostrando i pericoli e disastri che fanno capolino in qualsiasi casa. Nel film, questi pericoli e questi disastri non solo fanno capolino ma traboccano con tutta la loro forza, la loro insistenza cieca e persistente, facendo così divertire.
(Intervista pubblicata da Tempo il 25//11/1958, citata nel libro di Jean A. Gili Luigi Comencini).
da: http://films.blog.lemonde.fr/
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- Pubblicato Lunedì, 14 Settembre 2015 19:58
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Gli anni spezzati (1991) di Peter Weir |
Australia 1914. Archie (Mark Lee) e Frank (Mel Gibson) intraprenderanno un viaggio che li porterà, nella primavera del 1915, prima in Egitto, presso il campo di addestramento inglese, e poi sullo Stretto dei Dardanelli, nei pressi di Gallipoli, città che dà il titolo originale al film. Ed è là che la guerra mostrerà loro il proprio aspetto cinico e spietato, nonché privo di qualsiasi possibile idealismo.
Sesta opera del maestro australiano Peter Weir, all’epoca non ancora quarantenne e quarto film per Mel Gibson, poco più che ventenne. Il primo aveva mostrato le sue eccezionali doti di regista con l’inquietante e spettacolare Picnic at Hanging Rock, il secondo era reduce da Interceptor, lungometraggio a bassissimo budget destinato a diventare un cult. Dall’incontro fra i due, connubio che si confermerà vincente anche per il toccante Un anno vissuto pericolosamente, nasce uno dei più incisivi film antimilitaristi mai realizzati. Gran parte di questa forza espressiva proviene dall’intenzione di non cedere mai alla retorica, ma di raccontare semplicemente i fatti, e su quest’aspetto lo stile immediato e netto dell’australiano Weir, coautore anche della sceneggiatura, si fa decisamente sentire.
Gli avvenimenti narrati, e realmente successi, rappresentano il disgraziato episodio della Battaglia del Nek, combattuta da due reggimenti della 3a Brigata di Cavalleria Leggera australiana e neozelandese svoltasi nell’agosto del 1915 nei pressi dello stretto dei Dardanelli. Si trattò di una serie di assalti fallimentari volti a conquistare una trincea turca. Fu una delle innumerevoli carneficine che caratterizzarono il primo conflitto mondiale.
Accolto con entusiasmo in patria, Gli anni spezzati (Gallipoli) ha conosciuto minor fortuna in Europa e in USA, sebbene con ogni probabilità sia stato d’ispirazione per molti film successivi e incentrati sullo stesso tema. Eppure è un piccolo gioiello di stile registico, a cominciare dalla maestria con la quale Weir dimostra di essere, anche agli esordi della carriera, uno dei migliori nella composizione e distribuzione degli spazi sui campi lunghi e lunghissimi. Memorabili sono le inquadrature nel deserto australiano, i grandi sfondi egiziani e la scena del bagno subacqueo dei soldati, delicato preludio al loro destino. L’adagio di Albinoni si alterna al capolavoro elettronico Oxygene di Jean Michel Jarre. Una scelta, quest’ultima, che risulta particolarmente efficace nel descrivere il contrasto fra l’umanità dei protagonisti e la loro riduzione a puri strumenti funzionali al meccanismo cieco della guerra.
Raffaele Castagna
win.sentieridelcinema.it
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- Pubblicato Lunedì, 14 Settembre 2015 18:58
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Joyeux Noël - Una verità dimenticata dalla storia (2005) di Christian Carion |
Christian Carion, ispirandosi a un fatto realmente accaduto durante la Prima Guerra Mondiale, racconta la storia di due cantanti lirici (lei è Diane Kruger) che si recano sul fronte tedesco la vigilia di Natale per allietare con il loro canto le truppe. Ma dopo la prima strofa di Stille Nacht, il "nemico" scozzese risponde accompagnando la canzone con la cornamusa.
Basta poco perché i soldati escano dalle trincee per incontrarsi su quello che, fino ad allora, era il terreno di guerra. Anche il reggimento francese si unisce per festeggiare. Champagne, sigarette, cioccolato, foto e ricordi vengono condivisi fra abbracci e sorrisi. Il prete scozzese che aveva suonato la cornamusa celebra la messa. All'Ave Maria intonato dalla cantante, i soldati non riescono a trattenere le lacrime: una sequenza che, anche per la costruzione sui primi piani, sembra un omaggio al finale di Orizzonti di gloria. Ma la guerra è una macchina inarrestabile, che non può perdonare la "disobbedienza"...
Il film, pur non del tutto libero da una certa retorica, racconta con semplicità e ironia un commovente esempio di umanità e di pacifismo che colpisce per la sua universalità e fa riflettere, ancora una volta, sull'assurdità del conflitto armato
da http://www.mymovies.it
Il regista adotta uno stile semplice e naif come i personaggi di cui racconta le vite: fornai, operai, contadini, gente normale che si ritrova a dover subire le atrocità della guerra, scaraventata lontano da un mondo fatto di cose semplici, un mondo lontano anni luce da quello dei generali che hanno deciso del loro destino.
Un film bello in lingua originale, ma pesantemente compromesso da un doppiaggio che fa parlare tutti i personaggi in italiano, creando scene surreali e paradossali, con soldati di fazioni opposte che si domandano vicendevolmente se qualcuno capisce la loro lingua e tutti parlano italiano…
http://filmup.leonardo.it
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- Pubblicato Lunedì, 14 Settembre 2015 17:58
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La regina d'Africa (1951) di John Huston |
Prodotto dalla Horizon Pictures, il film è il primo girato in Technicolor da Humphrey Bogart e Katharine Hepburn, due dei più affermati divi di Hollywood. La colonna sonora del film, composta da Allan Gray, è suonata dalla Royal Philharmonic Orchestra sotto la direzione di Norman Del Mar. Da notare comunque l’assenza di musica per gran parte del film, a partire dai titoli di testa che scorrono sullo sfondo dei paesaggi africani sostenuti solo dai suoni della natura.
Sorprendente mix di commedia e avventura, con indimenticabili duetti Bogart-Hepburn. Il grande critico James Agee è co-sceneggiatore, Bogart vinse l'Oscar. L'avventuruosa lavorazione del film ha ispirato il romanzo "Cacciatore bianco cuore nero" e il film che ne ha tratto Clint Eastwood.
da: it.wikipedia.org
Si può pensare che il pezzo forte sia l'interpretazione dei due protagonisti (che tra l'altro sono quasi sempre soli in scena), la loro psicologia finemente disegnata ed i loro incredibili duetti, ma poi si guarda al resto e ci si accorge che così non è; c'è una magnifica ambientazione africana, che ci viene mostrata come una terra avventurosa, pericolosa e nemica dell'uomo più dei nemici tedeschi, una tensione che non allenta mai la presa ed un ritmo sfrenato che mozza il fiato.
Nonostante sia ambientato nella Prima Guerra Mondiale, la vera guerra che ci viene narrata in questo film è quella tra l'uomo e la Natura e mai come qui si vede la grandezza del regista John Huston.
da http://www.filmtv.it
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