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- Categoria: Cinema
- Pubblicato Lunedì, 14 Settembre 2015 16:58
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Quarto potere (1941) di Orson Welles |
Un "giallo metafisico" che ha come oggetto un'indagine psicologica e allegorica degli aspetti più intimi e nascosti della personalità di un uomo, attraverso le testimonianze di coloro che lo conobbero.
Nel film il protagonista viene demolito e ricomposto attraverso i racconti di cinque personaggi, dopo la ricostruzione dell'immagine pubblica a cura del cinegiornale. Essi vedono in lui, rispettivamente, un ragazzo ribelle, un direttore straordinario, un amico megalomane, un marito arido di sentimenti, un padrone eccentrico, forse matto. Senza precedenti è quindi la struttura narrativa a incastro e il fatto che il protagonista appaia in maniera diretta solo nei pochi secondi all'inizio del film, mentre sta morendo, infrangendo la regola fondamentale dell'illusione di realtà del cinema classico.
da https://it.wikipedia.org
Si narra la vicenda di Charles Foster Kane, magnate dell'editoria. Il film inizia con un flash-back. Kane è morto, si cerca di interpretare la sua incredibile personalità, le sue speranze e le sue azioni. L'uomo è morto pronunciando la parola "Rosebud".
Un giornalista si assume l'incarico di venire a capo del mistero andando a parlare con le persone che furono più vicine al magnate. Comincia dal suo più grande amico, Leland (Cotten), che sostenne Kane fin dall'inizio, quando il grand'uomo sembrava animato da irresistibile spinta di onestà e fu da questi licenziato quando non si schierò dalla sua parte in una vicenda di scarsa importanza. Appare un assistente di Kane, che conosce alcuni fatti, appare la seconda moglie, una cantante con le virgolette, come venne definita per il suo poco talento. Kane tentò anche la via politica, ma venne fermato con un ricatto. Conobbe tutti i grandi uomini del suo tempo. Raccolse in un incredibile castello milioni di cimeli e di cianfrusaglie. (....)
Titolo santificato dal cinema. Da molti ritenuto degno leader di una classifica ideale di film.
Fu girato nella seconda parte del 1940 quando Welles aveva appena venticinque anni. Welles fece un film allarmante, incredibilmente pensato, nei contenuti e nella tecnica. Era il trionfo del cinema per il cinema, dove niente è reale e naturale, dove le luci arrivano da fonti impossibili (celebre la sequenza delle ballerine alla festa, che vengono illuminate dal pavimento).
Il regista usò obiettivi particolari per dare significati espressivi a seconda di ciò che voleva comunicare: il soffitto a opprimere appena sopra la testa, il grandangolo che isola, piccolissimo, il soggetto. I giochi di ombre che indicano precarietà e una fine che non sarà certamente lieta.
Welles, che aveva già stupito gli americani coi suoi geniali interventi radiofonici (famoso quello dell'invasione della terra da parte dei marziani, tanto realistico da sconvolgere il paese), li stupì con un film che rappresentava l'esatto opposto del sogno americano raccontando la vicenda di un eroe che finisce male. Welles si ispirò alla vera storia dell'editore William Hearst e introdusse per primo nel cinema la pratica, seppur popolare, freudiana, alla quale avrebbe presto attinto un grande maestro come Hitchcock. Il film esce dal quadro del suo tempo, rimane un manifesto ancora valido.
da http://www.mymovies.it
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- Pubblicato Lunedì, 14 Settembre 2015 15:58
L'orgoglio degli Amberson (1942) di Orson Welles |
La storia ricopre un arco temporale di circa venti anni, a cavallo tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, quando la nascente industrializzazione stravolse abitudini consolidate. Il film racconta l’ascesa e il declino degli Amberson, una ricca famiglia di Indianapolis, incapace di accettare e adeguarsi al cambiamento dei tempi e schiacciata, appunto, dal proprio orgoglio.
Tratto dal romanzo omonimo di Booth Tarkington, il film fu disconosciuto da Orson Welles per via del rimontaggio del film operato dalla RKO durante l’assenza del regista, partito per il Brasile per curare i sopralluoghi preparativi del documentario It’s all true. Nonostante i tagli e gli interventi posticci di montaggio, L’orgoglio degli Amberson rimane un saggio magistrale e modernissimo nell’uso del tempo e dello spazio cinematografico.
Una storia tutta wellesiana: un’infanzia che si radica in sé stessa e che resiste alle evoluzioni della vita, dominandola integralmente e drammaticamente; una sola frase, pronunciata da George Minafer Amberson, l’ultimo rampollo della dinastia degli Amberson, interpretato da Tim Holt, esprime la radice di una maledizione che è il cuore della vicenda e che non è soltanto lo slogan storico di una classe arrogante e destinata ad essere superata: “L’unico vantaggio di essere qualcuno dovrebbe essere quello di fare il proprio comodo”.
E anche il metodo, l’approccio al cinema o, meglio, alla tecnica cinematografica sono sempre tipicamente wellesiani: la trama è secondaria e il cinema, propriamente, è lo strumento di un exemplum, la cui grandezza lo supera e lo scuote, e al cui servizio cooperano sempre sinergicamente la voce del regista-narratore-dio, la forza della fotografia e dei chiaroscuri, l’alternarsi dei punti vista. Welles non realizza, in poche parole, la tragedia classica, ma è un vero maestro della letteratura apologetica, e qui sta, ancora una volta, la sua effettiva grandezza.
da: http://fulviocortese.it
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- Pubblicato Lunedì, 14 Settembre 2015 14:58
Rapporto confidenziale (1955) di Orson Welles |
Film dalla storia tormentata come la vita e la carriera del regista. Girato in giro per l'Europa nel 1954, in modo frammentario e sofferto, a causa di un budget ridotto, Welles si accontenta di sceneggiatura, trucco, e costumi approssimati, ma esaspera le tendenze barocche e kafkiane, complica la trama fino a renderla incomprensibile, rendendo ancora più cupi i suoi temi del "potere negativo", dell'ambiguità, dell'auto-distruzione, scardinando ancor più a fondo i modelli del poliziesco, del melodramma, del thriller.
Tratto dall'omonimo romanzo, scritto dallo stesso regista è forse il film meno amato da Welles; sosteneva che gli era stato sottratto e massacrato da un montaggio che considerava lontano anni luce da quello che lui aveva in testa; il titolo originale è Mr. Arkadin, ma è anche conosciuto con il titolo alternativo di Confidential Report.
Spesso paragonato a Quarto Potere, questo film è stato definito la versione europea di "Citizen Kane"; Arkadin, miliardario dall'aspetto e dai modi mefistofelici è anch'egli, come il Charles F. Kane di Quarto Potere, vittima di un'autoreclusione in un castello di sua proprietà. Trascorre le sue giornate in compagnia della figlia - interpretata da Paola Mori, la futura e reale moglie del regista - e degli invitati ai suoi party, passando di festa in festa ed allietando gli ospiti con aneddoti a sfondo predicatorio. Uno su tutti, la storiella dello scorpione e la rana quale metafora della natura del carattere che risulta impossibile da mutare anche se causa disastrose conseguenze.
Come in Quarto potere, la storia ruota attorno alla ricerca del passato di un uomo ma in realtà Mr. Arkadin è completamente diverso da Kane nel genere e nello spessore del personaggio. In Mr. Arkadin il carattere che subisce l'investigazione è anche quello che l'ha iniziata volontariamente - mentre Kane, era morto e il giornalista voleva sapere di più sulla sua vita, qui Arkadin partecipa attivamente all'indagine, seguendo Van Strattren, raccogliendo informazioni e confondendo le acque.
da .mymovies.it
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- Pubblicato Lunedì, 14 Settembre 2015 13:58
L'infernale Quinlan (1958) di Orson Welles |
Mike Vargas, questo il nome del poliziotto, deve quindi interrompere l’idillio e collaborare con l’arrogante e corpulento detective locale Quinlan (Welles), per poter risolvere il caso. Sebbene il colpevole venga incastrato in maniera quasi istantanea da Quinlan, Vargas è assolutamente convinto della falsità delle prove reperite da quest’ultimo. La sua nuova missione diventa quindi quella di riuscire a svelare l’inganno del detective, e al tempo salvare la moglie da un complotto ordito da un signore della droga del luogo, desideroso di vendetta nei confronti di Vargas per l’arresto del fratello.
Descritta così può sembrare la trama di un qualsiasi poliziesco, ma Welles riesce a trasformarla in un “tour de force”, portandoci all’interno dei peggiori strip clubs, bordelli, e vicoli oscuri di Los Robles. Le scene sono talmente intense che è quasi possibile percepire odori e sensazioni come se ci si trovasse davvero al loro interno. Ogni angolo della città permea di sensualità e perversione, persino una telefonata carica d’affetto come quella che Vargas fa alla sua mogliettina viene corrotta dall’attenzione morbosa di una negoziante cieca, che sorride maliziosamente ad ogni parola.
da: https://argonautilazzatesi.wordpress.com/
Tutto questo anche grazie all’ ambiguo personaggio interpretato dal regista, un poliziotto disonesto e tormentato dal passato che manifesta un briciolo di umanità solo quando va a trovare la prostituta-chiromante Tanya (una bruna Marlene Dietrich che fu inserita nel film in un momento successivo) che profetizza a Quinlan: “tu non hai futuro”.
Chiunque ami il cinema non deve perdere questo concentrato di virtuosismo e di esasperato barocchismo wellessiano: distorsione delle immagini , primissimi piani, montaggio alternato, uso frequente della profondità di campo ed efficacissimi movimenti di camera che culminano nell’ubriacante piano-sequenza iniziale di 3'e 20" in cui Welles introduce la storia e alcuni dei principali protagonisti.
da: http://www.cinemecum.it/
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