L'uomo che verrà


L'eccidio di Marzabotto ripercorso con gli occhi della piccola Martina che da quando ha visto morire il fratello neonato fra le sue braccia, ha smesso di parlare e vive unicamente nell'attesa che arrivi un nuovo fratellino. Il film di Giorgio Diritti «L'uomo che verrà» - presentato in concorso al Festival internazionale del film di Roma 2009, ha vinto il Marc'Aurelio d'Oro del pubblico al miglior film e il Gran Premio della Giuria Marc'Aurelio d'Argento, ha ottenuto sedici candidature ai David di Donatello 2010, vincendo tre premi, fra cui quello per miglior film, e sette candidature ai Nastri d'argento 2010, vincendo tre premi - racconta quella strage degli ultimi giorni del nazifascismo, nella quale furono uccisi circa 770 paesani radunati nelle case, nei cimiteri e sui sagrati delle chiese. Il film (durata 117 minuti, produzione Italia 2009, con Alba Rohrwacher, Maya Sansa, Claudio Casadio, Greta Zuccheri Montanari, Stefano Bicocchi) è proiettato lunedì 2 luglio nel cortile interno della Rocca a Riva del Garda, nell'àmbito delle celebrazioni dell'eccidio avvenuto il 28 giugno 1944 nel Basso Sarca e in Trentino. La proiezione inizia alle ore 20.30, con presentazione di Ludovic Maillet; l'ingresso è libero (in caso di pioggia nella sala conferenze).

L'uomo che verrà - La locandinaNell'inverno 1943-1944 sull'appennino emiliano la piccola Martina, di otto anni, vive con i genitori e con la numerosa famiglia contadina, che fatica ogni giorno per sopravvivere. Dalla morte del fratello più piccolo Martina ha smesso di parlare e questo la rende oggetto di scherno da parte dei coetanei; tuttavia il suo sguardo sul mondo che la circonda è molto profondo. La seconda guerra mondiale arriva anche sulle sue colline ricoperte di neve, con la presenza sempre più invadente di soldati tedeschi e squadre di partigiani. Lena, la madre della bambina, resta nuovamente incinta e Martina segue con attenzione i nove mesi della gestazione, mentre le complesse vicende della guerra si intersecano con la quotidianità della vita contadina: il bucato, le ceste intrecciate nella stalla, la macellazione del maiale, gli amoreggiamenti dei giovani, la Prima Comunione.

Il fratellino di Martina nasce in casa, a fine settembre del 1944. Allo spuntar del giorno le SS, appoggiati da reparti di soldati dell'esercito, arrivano nelle campagne bolognesi, mettendo in atto un feroce rastrellamento, che verrà ricordato come strage di Marzabotto: vecchi, donne e bambini vengono trucidati, dopo esser stati raccolti nei cimiteri, nelle chiese e nei casolari. Martina, che era riuscita a fuggire, viene scoperta e rinchiusa in una piccola chiesa insieme a decine di altre persone e, dopo avere chiuso le porte, attraverso le finestre i soldati lanciano all'interno delle granate che fanno strage. La bambina resta miracolosamente illesa e torna a casa, trovando solo stanze vuote e silenzio: prende la cesta con il fratellino e si rifugia nella canonica di don Fornasini, uno dei parroci della zona, e, dopo che la strage si è compiuta, fa ritorno al casolare di famiglia, dove si prende cura del fratellino intonando per lui una ninna nanna, e riacquistando l'uso della parola.

 Riva del Garda, 29 giugno 2012

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Lunedì cinema: il successo e la conferma



Un successo superiore alle migliori aspettative. Le 18 proiezioni di film d’autore di Lunedìcinema, che da gennaio a maggio alternativamente all'auditorium di Palazzo dei Panni ad Arco e al Conservatorio di Riva del Garda hanno abbracciato un arco di tempo compreso fra il 1952 e il 2011, sul filo dei due grandi àmbiti d'indagine del diritto di esprimersi e della narrazione della vita, gli spettatori sono stati ben 1.487. Alla chiusura dell'iniziativa (l'ultima proiezione è stata lunedì 21 maggio), per il nuovo cineforum organizzato da AltoGardaCultura (il servizio attività culturali intercomunale di Arco e Riva del Garda) assieme all’associazione ARCI Altogarda «Francesco Monti» e al centro culturale «La Firma», un bilancio particolarmente lusinghiero. Con un'anticipazione: il prossimo autunno Lunedìcinema tornerà.

Lunedì cinema: il successo e la confermaUn'immagine di «Totò e Carolina» di Mario Monicelli,
il primo film proposto da  Lunedìcinema

Ad essere proiettati alcuni dei più interessanti (e in qualche caso controversi) film di tutti i tempi: ovvero, «Totò e Carolina» di Mario Monicelli (1954, Italia), «Il Decameron» di Pier Paolo Pasolini (1971, Italia), «Ultimo tango a Parigi» di Bernardo Bertolucci (1972, Italia), «La grande abbuffata» di Marco Ferreri (1973, Italia), «Totò che visse due volte» di Daniele Ciprì e Franco Maresco (1998, Italia), «Una storia vera» di David Lynch (1999, USA), «Vivere» di Akira Kurosawa (1952, Giappone), «Stalker» di Andrej Tarkowskij (1979, URSS), «The tree of Life» di Terrence Malick (2011, USA), «Biutiful» di Alejandro Gonzalez Inarritu (2010, Spagna). Ancora, «Caravaggio» Di Derek Jarman (1968, Gran Bretagna), «Van Gogh» di Maurice Pialat (1991, Francia), «Klimt» di Raul Ruiz (2006, Italia), «L'ultimo inquisitore» di Milo Forman (2006, Spagna), «Il nastro bianco» di Michael Haneke (2009, Austria), «Viridiana» di Luis Bunuel (1961, Spagna), «Habemus papam» di Nanni Moretti (2011, Italia) e «Il corpo celeste» di Alice Rohrwacher (2011, Italia).

«È un piacere constatare che sia il pubblico, sia le due associazioni che hanno organizzato la manifestazione insieme al Servizio intercomunale, La Firma di Riva del Garda e l'ARCI Alto Garda, sono particolarmente giovani – dice l'assessore alla cultura di Arco Massimiliano Floriani – un bell’esempio di collaborazione dove anche i giovani hanno potuto esprimersi e contribuire in prima persona all’attività di promozione culturale. In più, di rilievo che le rassegne sian nate per dare spazio al cinema come forma d’arte e per proporre un percorso di ricerca che ha abbracciato un arco di tempo molto ampio».

L'assessore alla cultura di Riva del Garda Flavia Brunelli aggiunge che «un sentito ringraziamento va a chi ha reso possibile questa esperienza e a chi, con la partecipazione alle serate, ha confermato la bontà della proposta. La soddisfazione è venuta infatti dal poter vedere quanti mostrano di gradire la scelta del cineforum del lunedì, incentivando dunque le amministrazioni ad appoggiare anche in futuro l'iniziativa, che ha dimostrato di completare un'offerta culturale sul territorio altogardesano con intelligenza e competenza».

 

Riva del Garda, 24 maggio 2012
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La regista Marina Spada e il suo film su Antonia Pozzi


Presentato alla Mostra di Venezia approda a Riva il film “ Poesia che mi guardi" della  regista Marina Spada. Un lavoro che parte dall'analisi della figura di Antonia Pozzi per contestualizzare il ruolo del poeta nella società contemporanea all'autrice e in quella odierna.

Il film sarà proiettato oggi alle ore 18 alla Sala Civica “G. Craffonara” nell'ambito della mostra “Antonia Pozzi: soltanto in sogno” organizzata dal Centro Culturale “La Firma".

Poesia che mi guardi
La poetessa protagonista del documentario è nata nel 1912 in una famiglia benestante di Milano; dotata di un'innata sensibilità, comprese in breve tempo i limiti culturali della propria condizione e, nonostante la frequenza della Regia Università di Milano, si sentì profondamente incompresa dall'ambiente che la circondava. Incapace di esprimere in modo sereno i propri sentimenti e la propria creatività, Antonia Pozzi liberò la sua estenuante angoscia nel disperato suicidio avvenuto nell'inverno del 1938.

Accanto alla ricca quantità di materiale riguardante la poetessa, tra cui inediti filmati e molte fotografie realizzati dalla stessa compositrice, si sviluppa la storia di Maria, giovane cineasta innamorata dell'opera della Pozzi. La ricerca della ragazza subisce un notevole cambiamento grazie all'incontro con un particolare gruppo di studenti universitari milanesi, gli H5N1, famoso collettivo che diffonde le proprie poesie attaccandole sui muri della città. Il "sodalizio poetico” sancito fra Maria e i ragazzi comporterà la scoperta da parte di questi ultimi dell'opera di Antonia Pozzi e, in un secondo momento, la divulgazione dei suoi versi sulle pareti degli edifici di Milano.

Grazie ad un efficace montaggio e al pregevole impiego di filmati di repertorio, Marina Spada delinea con spassionata lucidità la tormentata avventura di Antonia Pozzi. Alla proiezione di oggi organizzata sarà presente la regista. L'ingresso è libero.

Pubblicato da Il Trentino il 12 maggio 2012



Cineclandestino.it - Scheda del film


"Poesia che mi guardi" il film/documentario su Antonia Pozzi: il trailer

 

Lunedìcinema: «L'ultimo inquisitore»


Spagna, 1792: Francisco Goya è ormai non solo un importante pittore, ma il pittore ufficiale di corte, e sta dipingendo i ritratti della regina Maria Luisa di Borbone-Parma. Oltre che dalla famiglia reale, accetta di ritrarre, tra gli altri, anche l'inquisitore Lorenzo Casamares e Inés Bilbatúa, giovane e bella figlia del ricco mercante Tomás Bilbatúa, che per l'artista rappresenta una sorta di musa ispiratrice. Nonostante la sua grande celebrità però, i vertici della Chiesa di Spagna cominciano a preoccuparsi e a vedere con forte sospetto ciò che Goya raffigura nelle sue famose incisioni, che si stanno diffondendo da Roma fino al Messico, ritenendole opere malvagie.

Lo schermo dipinto

Inizia così «L'ultimo 
inquisitore», film del 2006 di Milos Forman con Javier Bardem, Natalie Portman, Stellan Skarsgård, Randy Quaid, Michael Lonsdale (genere drammatico, durata 117 minuti, produzione Spagna 2006) che lunedì 23 aprile all’auditorium del Conservatorio di Riva del Garda conclude il ciclo «Lo schermo dipinto» (dedicato all'arte pittorica dal Barocco al Novecento) di «Lunedìcinema», il cineforum organizzato da AltoGardaCultura (il servizio attività culturali intercomunale di Arco e Riva del Garda) assieme all’associazione ARCI Altogarda «Francesco Monti» e al centro culturale «La Firma». L'inizio è alle ore 21, l'ingresso libero.


Siamo nei secoli in cui l'Inquisizione spagnola reprime e perseguita con durezza qualsiasi idea e comportamento che ritiene pericolosi per il popolo, per l'ordine costituito e per la Chiesa stessa. Avviene così che Inés, venendo vista da un inquisitore rifiutare di mangiare della carne di maiale in una taverna, è portata al cospetto dell'Inquisizione spagnola e proditoriamente accusata di praticare segretamente il giudaismo: inizialmente la giovane nega, ma poi, inflittale più volte l'atroce tortura detta della corda (detta in gergo anche la strappata o strappado), ammette ciò di cui viene incolpata, nonostante l'evidente falsità dell'accusa, nella speranza di potersi discolpare al processo. Il padre, non vedendola tornare a casa, con l'intercessione di Goya, cerca di conoscerne le sorti tramite fratello Lorenzo, che le reca visita in carcere e, con la scusa di confortarla e darle aiuto, approfitta di lei mentre è legata in catene. Una sera il frate si reca a cena con Goya presso la famiglia Bilbatúa per assicurarli che ha visto Inés la quale ha detto di amarli tutti. Durante la loro conversazione a tavola, il genitore cerca di capire meglio ciò che è toccato alla figlia e venendo a sapere che è stata imprigionata, dopo aver confessato sotto tortura di essere una cripto-giudea (effettivamente esistevano lontani avi di origine ebraiche convertiti, i cosiddetti conversos o marrani, ma solo il padre e nessun altro era a conoscenza di questo in famiglia), con l'aiuto di Goya cerca di far comprendere a Lorenzo come, sotto tortura, sia possibile carpire la confessione di qualsiasi colpa e assurdità. Il prelato però difende la assoluta veridicità di tali metodi, sostenendo che se gli accusati fossero veramente innocenti e credenti, Dio darebbe loro la forza di resistere ad ogni dolore e di negare ogni falsa accusa, quindi chi cede e confessa deve essere colpevole. Di fronte a tali affermazioni, il mercante spazientito, scrive una lettera in cui si dichiara di non essere un uomo bensì il figlio bastardo di uno scimpanzé e un orangutan e la sottopone da sottoscrivere a Lorenzo. Finché non l'avrà firmata gli sarà impedito di lasciare quella casa. All'ennesimo rifiuto, con l'aiuto dei figli e della servitù, nonostante gli inutili inviti di Goya alla calma, Tomás Bilbatúa decide di costringere il religioso a sottoporsi alla corda, la stessa dolorosissima tortura praticata sulla figlia, appendendolo al lampadario: Lorenzo, piegato dal dolore, accetta di firmare quell'assurdità come sua confessione e, sotto la minaccia di vedere reso pubblico il documento che ha appena sottoscritto, accetta il perentorio ordine del genitore (che gli consegna anche un grosso quantitativo d'oro per perorare con più forza la causa) affinché faccia di tutto per liberare Inés. Nonostante vari tentativi presso i suoi superiori, anche tramite le generose donazioni, il religioso non riesce però a convincere i cardinali dell'Inquisizione spagnola, certi della verità di ciò che la ragazza aveva confessato. Il documento compromettente viene, come era stato minacciato, consegnato a re Carlo IV e frate Lorenzo, macchiatosi di infamia, viene espulso mentre il suo ritratto viene confiscato e bruciato sulla pubblica piazza. Lorenzo quindi scappa facendo perdere ogni traccia di sé.


Passano quindici anni, Goya, che nel frattempo ha perso l'udito, prosegue il suo lavoro di pittore e ritrattista alla corte del re spagnolo, mentre Inés viene lasciata rinchiusa a deperire nelle segrete di un convento, senza aver mai subito quel processo che le era stato promesso.

È il 1808, Napoleone Bonaparte invade la Spagna, dichiara abolito il processo inquisitorio e pone in libertà tutte le persone imprigionate per volere della Chiesa. Inés è finalmente scarcerata, ma il suo fisico è profondamente provato e sfigurato dai lunghi anni di prigionia e la sua mente è sconvolta ai limiti della pazzia. Tra la confusione, le razzie e le violenze portate dal passaggio delle soldataglie napoleoniche, Inés raggiunge, lacera e sporca, la casa paterna e scopre che tutti i membri della sua famiglia sono stati uccisi durante il saccheggio della città. L'unica persona che può aiutarla ora è Goya. Riconosciuta a fatica ed ospitata nella sua casa, Inés confessa al pittore di aver partorito una bambina, poi subito sottrattale, durante la sua lunga e terribile prigionia ed afferma che il padre della bimba è frate Lorenzo che aveva approfittato di lei, ma di cui ella appare anche molto innamorata. Nel frattempo, al seguito dell'esercito napoleonico, ricompare proprio Lorenzo, completamente cambiato. Ha vissuto in Francia durante l'esilio, ha sposato una donna francese, ha avuto da lei tre figli e, dopo aver letto i libri di quei pensatori Illuministi che avversava quando era un inquisitore, ha deciso di sposarne e diffonderne gli ideali, diventando così il procuratore capo del governo francese in terra spagnola e nemico acerrimo della stessa Chiesa di cui lui aveva fatto parte ma che ora considera un'istituzione conservatrice e retrograda (nonostante Lorenzo sia un personaggio di fantasia, la sua biografia richiama per alcuni versi la figura storica di Juan Antonio Llorente). È così che, con la stessa intransigenza e inflessibilità di quando apparteneva all'Inquisizione, processa e fa condannare a morte il cardinale a capo del Sant'Uffizio in Spagna.

L'ultimo inquisitore di Milos FormanNel frattempo rivede il vecchio amico Goya da cui apprende che Inés è ancora viva ed ha avuto una bambina da lui. Lorenzo promette a Goya che si prenderà cura della giovane donna, ma non accetta di ammettere la compromettente possibilità di avere una figlia illegittima, considerando tutto ciò come la pura invenzione di una mente devastata da anni di prigionia. In realtà la figlia esiste, Lorenzo stesso ne ha la conferma dopo aver interrogato il cardinale del Sant'Uffizio, trattenuto nelle prigioni in attesa dell'esecuzione della sua condanna. Si viene a sapere dalle suore dell'orfanotrofio in cui è stata allevata, che è stata chiamata Alicia, che ne è fuggita e una volta diventata adulta, per sopravvivere, ha iniziato a prostituirsi nei bordelli e nei parchi della città. Goya riesce a trovare Alicia (interpretata dalla stessa Natalie Portman, che nel film è anche Inés) in un parco e si accorge che il suo aspetto è incredibilmente identico a quello della madre da giovane. Pertanto parla a Lorenzo perché possa far sì che Inés riesca finalmente a ricongiungersi con lei. In realtà Lorenzo fa rinchiudere Inés in un manicomio e si reca ad incontrare Alicia sotto mentite spoglie per indurla a lasciare la Spagna per gli Stati Uniti; la ragazza fugge da lui ritenendolo un malintenzionato. Goya, deciso a far incontrare le due donne, riesce però a prelevare Inés dal manicomio e la porta in una taverna dove sa che lavora la figlia. Il pittore si presenta alla giovane mentre ella sta accudendo la neonata di un'altra prostituta, e cerca di invitarla a conoscere la madre, che sta aspettando fuori dalla taverna. Improvvisamente, però, viene interrotto da alcuni soldati francesi, mandati da Lorenzo, che irrompono nel locale e catturano tutte le prostitute, affinché possano essere portate in Portogallo per poi essere imbarcate alla volta dell'America. Poco prima di venire arrestata Alicia riesce però a mettere la neonata al sicuro, celandola sotto un tavolo e quando Inés entra nella taverna ormai svuotata, la trova; convinta, nel delirio della sua pazzia, che sia quella figlia che le era stata strappata in prigione e che doveva incontrare, la raccoglie e la porta con sé.

Intanto l'esercito britannico è sbarcato in Portogallo e in Spagna è iniziata la controrivoluzione, avversa all'occupazione francese. Appresa la notizia dello sbarco inglese e conscio dell'approssimarsi sia della fine del governo napoleonico in terra spagnola che della restaurazione dell'Ancien Régime, Lorenzo decide di fuggire con la sua famiglia, ma viene catturato mentre percorre la via per raggiungere la Francia. Processato, viene condannato a morte dagli stessi inquisitori che aveva fatto arrestare. Lorenzo, in preda al tormento e al fallimento della propria vita, decide di non fare professione di pubblico pentimento, di non abiurare i suoi nuovi ideali per poter così tornare in seno alla Chiesa ed accetta, di conseguenza, di salire sul patibolo. Viene pubblicamente ucciso dal boia con la garrota sotto gli occhi di Inés, che, ormai in preda alla follia, grida tra la folla il suo nome e, negli istanti che precedono l'esecuzione, gli mostra la neonata che tiene in braccio issandola come se fosse loro figlia. Inaspettatamente, anche Alicia è presente, salvata dalla deportazione da un ufficiale britannico, a cui sembra essersi fidanzata, e assiste dall'alto di un balcone di un palazzo. Il cadavere dell'uomo viene portato via adagiato su un carretto, alcuni bambini saltano e cantano intorno al suo corpo esanime e con la testa penzolante, mentre Inés, con in braccio la bambina e sorridendo al suo amato, gli tiene e gli bacia la mano, seguita amorevolmente da Goya che, poco lontano, la chiama.

Riva del Garda, 20 aprile 2012
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Lunedìcinema: Klimt

È il 1918, Gustav Klimt è disteso su un letto d’ospedale, all’ultimo stadio della sifilide, quando inizia un lungo cammino narrativo a ritroso fatto di flashback che ripercorrono i successi, gli incontri nei caffè di Vienna, gli accesi dibattiti sull’arte, la Secessione viennese e la premiazione a Parigi. Ma anche l’erotismo delle sue tele, gli istanti di creazione e il rapporto con le donne. La conclusione è con il momento della fine che il pittore affronta assistito da un’infermiera e dall’amico Egon Schiele. «Klimt», film del regista cileno Raoul Ruiz (durata 129 minuti, produzione Austria, Francia, Germania, Gran Bretagna 2006), interpretato da John Malkovich (Gustav Klimt), Veronica Ferres (Emilie Flöge), Saffron Burrows (Lea de Castro), Stephen Dillane (Sekretär), Paul Hilton (Octave Herzog), Sandra Ceccarelli (Serena Lederer) e Nikolai Kinski (Egon Schiele), è proiettato lunedì 16 aprile all’auditorium del Conservatorio di Riva del Garda con inizio alle ore 21 e ingresso libero.

Lo schermo dipintoLa proposta fa parte del ciclo «Lo schermo dipinto» che spaziando dal Barocco al Novecento affronta il tema dell'arte pittorica, scandito dalla biografia di pittori rappresentativi di momenti fondamentali della storia dell’arte dell’Occidente, nell’àmbito di «Lunedìcinema», il cineforum organizzato da AltoGardaCultura (il servizio attività culturali intercomunale di Arco e Riva del Garda) assieme all’associazione ARCI Altogarda «Francesco Monti» e al centro culturale «La Firma».

Gustav Klimt: The tree of life (1909)
La vicenda artistica di Gustav Klimt si sovrappone quasi per intero con la storia della Secessione viennese, termine che indica un insieme di movimenti artistici nati a fine Ottocento tra Germania e Austria con l'obiettivo di creare uno stile che si distaccasse da quello accademico, e con l'esito di introdurre in Austria e in Germania l’Art Nouveau.

Klimt di Raoul RuizGustav Klimt nasce in un sobborgo di Vienna, città nella quale frequenta la Scuola di arti e mestieri. Giovanissimo, insieme al fratello e ad un amico dà vita alla prima società artistica, lavorando alla decorazione di edifici pubblici e guadagnando una certa notorietà (decora tra il resto l’aula magna dell’Università). Nel 1897 è tra i fondatori e il primo presidente della Secessione; partecipa sempre attivamente alle attività del gruppo, dal quale si distacca in polemica nel 1906 per fondare una nuova formazione: la Kunstschau.

Klimt nei suoi primi lavori mostra una precisione di disegno e di esecuzione assolutamente straordinarie, ponendosi però in un filone di eclettismo storicistico tipico di una certa cultura in cui gli elementi della tradizione, in particolare rinascimentale, vengono ampiamente rivisitati e riutilizzati. La sua personalità comincia a caratterizzarsi in modo originale intorno al 1890, quando la sua pittura partecipa sempre più attivamente al clima simbolista europeo. Ma la svolta che porta Klimt al suo stile inconfondibile avviene dieci anni dopo con il quadro «Giuditta (I)» del 1901; da questo momento il suo stile si fa decisamente bidimensionale, con l’accentuazione del linearismo e delle campiture vivacemente decorate. Due viaggi compiuti a Ravenna nel 1903 danno a Klimtulteriori stimoli. Da quel momento l’oro, già presente in alcune opere precedenti, acquista una valenza espressiva maggiore, fornendo la trama coloristica principale dei suoi quadri.

Il periodo aureo di Klimt si conclude nel 1909 con il quadro «Giuditta (II)», cui segue un periodo di crisi esistenziale e artistica dal quale Klimt esce dopo qualche anno con un rinnovato stile: scomparsi gli ori e le eleganti linee liberty, nei suoi quadri diviene protagonista il colore acceso e vivace, fase certo influenzata dalla pittura espressionista. La sua attività si arresta nel 1918, quando a cinquantasei anni Klimt muore a sèguito di un ictus cerebrale.

Riva del Garda, 12 aprile 2012
Uff.stampa

 
 
Lunedìcinema: La mesa è finita?

La Messa è finita? 
Il mondo clericale visto da grandi registi
Cinema e spiritualità. Un legame forte quello del cinema con la religione, spesso critico, ma sempre attento a cogliere i cambiamenti e i meccanismi della fede. I film proposti sono emblematici. Seppure nella loro diversità affrontano il tema con sensibilità ed intensità senza mai essere sopra le righe.
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Cineforum LunedìCinema: il pieghevole con il programma completo (file PDF)