L'anatra all'arancia

L'anatra all'arancia



Livio e Lisa Stefani sono una coppia in crisi: in dieci anni di matrimonio non si sono mai fatti mancare storie extraconiugali, ma il loro rapporto sembra destinato a chiudersi definitivamente in quanto Lisa è innamorata di Jean-Claude, un francese ricco e affascinante, e intende andare a vivere in Francia con lui.

In tavola arriva proprio l'anatra all'arancia, leit motiv del loro viaggio di nozze, che Livio giura di aver preparato con il piticarmo, famosa spezia afrodisiaca...




ANATRA ALL'ARANCIA                    
1 anatra di 1,5 kg   80 g di burro   5 arance da agricoltura biologica
1 linone   10 g di zucchero    2 dl di cognac 
1 cucchiaio di aceto di vino bianco   1 dl di Grand Marnier    0,5 dl di Curaçao 
sale e pepe q.b.        

Salate e pepate l'anatra dentro e fuori e fatela rosolare in metà del burro per 10 minuti. Sgocciolate, unite il resto del burro e proseguite la cottura per una mezz'ora. lntanto, togliete la scorza a 2 arance e spremetene il succo, spremete il limone e pelate al vivo gli spicchi delle altre tre arance. 

Bagnate l'anatra con il cognac, dopo 5 minuti toglietela dal fuoco e tagliatela a pezzi lasciandola riposare, quindi filtrate il fondo di cottura. Fate caramellare lo zucchero e l'aceto in una casseruola, unite il fondo di cottura, gli altri liquori, la scorza, il succo degli agrumi e fate ridurre di un terzo.
In un altro tegame scaldate gli spicchi delle arance con tre cucchiai di salsa e usateli per guarnire i piatti.

 

REGIA       Luciano Salce
INTERPRETI   Monica Vitti, Ugo Tognazzi, Barbara Bouchet, John Richardson
TITOLO ORIGINALE   L'anatra all'arancia
GENERE   Commedia
DURATA   102', colore
PRODUZIONE   Italia
ANNO   1975

 

L'eclisse

Ultimo capitolo della cosiddetta «trilogia dell'incomunicabilità» e punto di non ritorno di tutto il cinema, con «L'eclisse» Antonioni continua la sua ricognizione critica in una società caratterizzata da un crescente benessere materiale, grazie all'inarrestabile crescita economica, ma anche da una profonda crisi esistenziale.

L'eclisseLo fa alternando sequenze di rumore e caos, ambientate nelle sale della Borsa di Roma, a lunghi silenzi e paesaggi di architetture fredde, geometriche (il quartiere dell'EUR), che riflettono l'incomunicabilità dei sentimenti e l'insuperabile senso di estraneità che caratterizza il rapporto trai personaggi.

«L'eclisse» è ancora una volta un ritratto di donna, ma di una donna propria di Antonioni, ormai destinata a identificarsi, nella memoria degli spettatori, con la personalità mutevole e perplessa di Monica Vitti.

Antonioni così si espresse riguardo a questo capolavoro: «1962. A Firenze per vedere e girare l'eclisse di sole. Gelo improvviso. Silenzio diverso da tutti gli altri silenzi. Luce terrea, diversa da tutte le altre luci. E poi buio, immobilità totale. Tutto quello che riesco a pensare è che durante l'eclisse probabilmente si fermeranno anche i sentimenti. È un'idea che ha vagamente a che fare con il film che stavo preparando, una sensazione più che un'idea, ma che definisce già il film quando ancora il film è ben lontano dall'essere definito».

Gli ultimi dieci minuti, ormai privi di personaggi, di una bellezza abbacinante sembrano usciti direttamente da quadri di De Chirico. Il film vinse il premio Speciale della Giuria al Festival di Cannes del 1962.

 

REGIA       Michelangelo Antonioni 
INTERPRETI   Monica Vitti, Francisco Rabal, Alain Delon, Louis Seigner, Lilla Brignone, Rossana Rory
TITOLO ORIGINALE   L'eclisse
GENERE   Drammatico
DURATA   125', bianco e nero
PRODUZIONE   Italia
ANNO   1962

 

 

La ragazza con la pistola

Assunta Patanè, una giovane siciliana, viene rapita per errore da Vincenzo Macaluso. Lei, segretamente innamorata di lui, si lascia sedurre senza opporre resistenza. ll giorno dopo lei si risveglia sola perché l'uomo è fuggito nel Regno Unito per evitare le conseguenze del suo gesto. Assunta, costretta a difendere l'onore di persona perché senza padre né fratelli, parte per l'Oltremanica armata di pistola, decisa ad uccidere il seduttore.

La ragazza con la pistolaFu questo il film che segnò una svolta nella carriera di Monica Vitti: fino ad allora infatti era stata impegnata solo in ruoli drammatici, ma Monicelli, che ne aveva intuito le capacità comiche (come aveva già fatto 10 anni prima con Vittorio Gassman), la lanciò come attrice brillante e ironica, tanto da farla diventare in seguito una delle colonne della commedia all'italiana.

Il film è ambientato tra l'Italia e la Gran Bretagna; tra una Sicilia in cui i costumi arretrati costringono a considerare il rispetto una personale vendetta, soprattutto nei rapporti sentimentali in assenza di figure maschili che possano rivendicarlo - come nel caso dell'impavida protagonista - ed un'Inghilterra emancipata che ha il volto vanitoso di un mondo nuovo e sconosciuto.

La bella Monica ci regala un valido ritratto di donna combattuta tra atavismo e modernità, al centro di un percorso formativo e di emancipazione, conquistando quest'ultima, guarda caso, lontano dagli italici confini, sapendo cogliere i vari fermenti di novità tipici di un ambiente sociale in totale trasformazione (siamo nel 1968), facendoli propri nell'affermazione definitiva della sua personalità ed autonomia, ovviamente non comprese e bistrattate dal redivivo Vincenzo, il quale non può fare altro che masticare amaro e consolarsi con uno stanco e maschilista refrain «bottana eri e bottana sei rimasta».

 

REGIA       Mario Monicelli  
INTERPRETI   Monica Vitti, Carlo Giuffrè, Stanley Baker, Tiberio Murgia, Stefano Satta Flores
TITOLO ORIGINALE   La ragazza con la pistola
GENERE   Commedia
DURATA   102', colore
PRODUZIONE   Italia
ANNO   1968

 

Veronika Voss

Monaco di Baviera, 1955. Veronika Voss, ex diva del cinema nazista, da anni dimenticata da tutti, vive nell'ossessione del suo passato e dalla sua celebrità. Una sera, in tram, incontra Robert Krohn, un giornalista sportivo, ed e fortemente attratta da lui. I due iniziano una storia d'amore, nonostante Robert viva già con la sua ragazza, Henriette. Veronica è una donna affascinante, ma Robert ben presto scopre che la donna è praticamente prigioniera della sua neurologa, la dottoressa Katz, che la tiene segregata nella sua clinica privata. La dottoressa subdolamente sfrutta la Voss, approfittando della sua dipendenza dagli oppiacei.

Veronika VossIspirato al caso dell'attrice Sybille Schmitz, suicida nel 1955, è il penultimo film di Fassbinder, Orso d'oro al Festival di Berlino, ed uno dei suoi lavori più belli e affascinanti. Splendido melodramma in cui, ancora una volta, la donna è la metafora della Germania: questa volta la Germania del boom economico che si è arricchita sbarazzandosi senza traumi (la droga) dei simboli «imbarazzanti» del passato nazista.

«Sogno rubato, reale restituito, reale vomitato. Ci sono due Fassbinder in uno. Quello che resta persuaso (come Pasolini) dell'innocenza di ogni desiderio e quello che non indietreggia quando giunge la fatalità del reale e il mélo si chiude. Negli ultimi film, Lili Marleen, Maria Braun, Lola formano una torbida galleria di 'star loro malgrado' che, prendendo su di se i sogni del loro tempo, ne sono, per questa stessa ragione, prive.

Veronika Voss, superbamente 'interpretata' da Rosel Zech, è uno dei ritratti più riusciti della galleria». (Serge Daney)

 

REGIA       Rainer Werner Fassbinder
INTERPRETI   Rosel Zech, Hilmar Thate, Annemarie Düringer
TITOLO ORIGINALE   Die Sehnsucht der Veronika Voss
GENERE   Drammatico
DURATA   105', bianco e nero
PRODUZIONE   Germania
ANNO   1982