George Stevens: D-Day To Berlin

D-Day To Berlin


994 - Directed by: George Jr. Stevens 
45 minutes 
SCRITTO, PRODOTTO E NARRATO DA GEORGE STEVENS JR. INTENSO, VERO E A COLORI:
La seconda guerra mondiale raccontata da un grande cineasta. Si pensa alla seconda guerra mondiale e vengono alla mente le immagini in bianco e nero dei cinegiornali. Ma per chi la visse la guerra ebbe i suoi colori. Ed è così che ce la propone il regista vincitore dell'Oscar® (Un Posto al Sole, Il Gigante) nell'acclamato diario di guerra che ha filmato mentre si trovava nelle prime linee di combattimento. George Stevens Jr. produce e dà voce a questo documentario, vincitore di 3 Oscar®, sul mondo in guerra. Dall'invasione della Normandia all'incontro all'Elba delle forze americane e sovietiche, dagli entusiasmi e i pericoli della liberazione di Parigi agli orrori di Dachau, il vecchio Stevens ha registrato su pellicola questi e altri momenti accompagnandoli qui con i ricordi e le lettere degli "Stevens Irregulars". Avvincente, indimenticabile e di colori stupefacenti, D-Day to Berlin è un documentario raro che racconta la storia così come si è svolta.

Lunedì Cinema 2012

 

Lunedìcinema:

protagonisti i più bei film di sempre.

Inizia lunedì 16 gennaio con un ciclo di cinque pellicole vittime della censura (proposte in versione integrale) un nuovo appuntamento dedicato al cinema e ai cinefili più appassionati: «Lunedìcinema» è un nuovo cineforum organizzato da AltoGardaCultura, il servizio attività culturali intercomunale di Arco e Riva del Garda, grazie ad un'ampia sinergia con l’associazione ARCI Altogarda «Francesco Monti» e il centro culturale «La Firma». Da gennaio a maggio una serie di incontri per parlare di cinema, dei suoi modi di espressione e dei suoi protagonisti, con l'attenzione rivolta alle diverse correnti e al panorama sia nazionale sia internazionale. Le proiezioni si svolgono a Riva del Garda, nell’auditorium del Conservatorio, e ad Arco, nell’auditorium di Palazzo dei Panni, sempre con inizio alle 21. L'ingresso è libero.


LunedìCinema - Conferenza stampaLa presentazione del nuovo cineforum si è svolta nella tarda mattina di martedì 10 gennaio ad Arco, nella sala affrescata di palazzo Marcabruni-Giuliani, sede dell'Archivio Storico, presenti (da sinistra) Roberto Vivaldelli (ARCI), gli assessori alla cultura di Riva del Garda Maria Flavia Brunelli e di Arco Massimiliano Floriani, la responsabile di AltoGardaCultura Giancarla Tognoni e Ludovico Maillet (La Firma)

Il progetto si inserisce in una realtà territoriale che con grande impegno sta ricostruendo di anno in anno l’offerta in questo settore, dopo che per qualche tempo ne era stata privata, causa la chiusura delle sale private. L’impegno della gestione associata per le attività culturali dei Comuni di Arco e Riva del Garda ha portato – nel 2010 – all'apertura di una nuova sala per le proiezioni cinematografiche che propone le novità stagionali e una rassegna di film di qualità più recenti, privilegiando le nuove uscite e il film di evasione. Senza contare il sostegno concesso a diverse associazioni, fra cui storicamente il circolo culturale La Palma ad Arco, che propongono tradizionali appuntamenti di cineforum.

Lunedìcinema s'inserisce in modo complementare nell’offerta esistente perché si tratta di una rassegna tematica che sviluppa degli argomenti andando a ricercare film non necessariamente recenti, ma scelti per stimolare il confronto e il dibattito, in primo luogo sul cinema e sulla cinematografia. Un prodotto destinato all’approfondimento, alla formazione e all’incontro di chi è appassionato di cinematografia.

L’iniziativa è possibile grazie alla passione di due associazioni altogardesane, l’ARCI Alto Garda e il centro culturale La Firma di Riva del Garda, che hanno dimostrato grande passione per il cinema e il desiderio di collaborare per fornire al pubblico altogardesano questa nuova occasione di approfondimento culturale. Grazie al loro entusiasmo e alla loro disponibilità, è stata raggiunta un'intesa con il Servizio intercomunale e si è arrivati a proporre questo primo cartellone, che vedrà proposte tutti i lunedì (tranne nel periodo di Pasqua) dal 16 gennaio al 21 maggio.


Lunedì Cinema


La rassegna prevede quattro cicli successivi, nelle due sale di Riva del Garda e di Arco, che affrontano due macro-tematiche, declinate in modo diverso e originale. Uno infatti è il tema dell’informazione e delle distorsioni legate all’ambiente; il primo ciclo del tema, che apre la rassegna e si tiene a Riva del Garda, s'intitola «Italia Mani di Forbice» e propone una riflessione sul modo in cui la censura ha orientato e costretto la cinematografia fino ad un recentissimo passato. Ad Arco invece, a conclusione della rassegna (dalla fine di aprile a maggio), il secondo ciclo s'intitola «La messa è finita?»: una serie di pellicole che hanno trattato il tema della coscienza confessionale in rapporto con la comunicazione
La seconda tematica riguarda la vita, sviluppata sia come riflessione e ricerca interiore («Il senso della vita», ad Arco in febbraio e marzo) sia sulla cinematografia di tipo biografico («Lo schermo dipinto», a Riva del Garda in marzo e aprile) che propone quattro titoli dedicati alla narrazione della vita di quattro artisti e dell’ambiente in cui si è sviluppata la loro pittura.


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Ultimo tango a Parigi


Lunedì CinemaIn Italia uscì nelle sale il 15 dicembre 1972, un giorno dopo l'anteprima europea; la settimana seguente fu sequestrato per «esasperato pansessualismo fine a se stesso» e da lì a poco iniziò un lungo iter giudiziario che approdò il 29 gennaio 1976, dopo tre gradi di giudizio e un processo annullato, alla sentenza della Cassazione che condannò la pellicola alla distruzione. Sopravvissero solo poche copie conservate quale «corpo del reato», e per il regista Bernardo Bertolucci la sentenza parlò di «offesa al comune senso del pudore», reato per il quale fu condannato a quattro mesi di detenzione (pena poi sospesa) e privato per cinque anni dei diritti politici. Terza proposta del ciclo tematico «Italia mani di forbice» (dedicato ai grandi film censurati) che apre il nuovo cineforum «Lunedìcinema», organizzato da AltoGardaCultura (il servizio attività culturali intercomunale di Arco e Riva del Garda) assieme all’associazione ARCI Altogarda «Francesco Monti» e al centro culturale «La Firma», «Ultimo tango a Parigi» è proiettato lunedì 30 gennaio all’auditorium del Conservatorio di Riva del Garda con inizio alle ore 21. La durata è di 132 minuti; l'ingresso è libero ma si consiglia la visione ad un pubblico adulto (il film all'uscita era vietato ai minori di 14 anni).
Prima del film, a partire dalle 20.30, la presentazione del libro di Francesca Romana Massaro «Il cinema come nessuno ve l’ha mai raccontato» (ed. Emmebi, 2011), ovvero storie di grandi film, di grandi personaggi e di grandi censure. È presente l’autrice, il cui padre, Gianni Massaro, è noto come «l’avvocato del cinema», avendo seguito molti processi legati alla censura dei film (tra cui «Il Decameron», «La grande abbuffata» e «C’era una volta in America».

Il filmUltimo Tabgo a Parigi - Locandina
Dopo il suicidio della moglie Rosa, il quarantacinquenne Paul (Marlon Brando), un americano trapiantato a Parigi, sembra aver smarrito ogni ragione per vivere. Vagando senza meta per la città, incontra la ventenne Jeanne (Maria Schneider) in un appartamento in affitto in rue Jules Verne, nel quartiere di Passy, che i due casualmente si trovano a visitare insieme. Scattano l'attrazione e la passione, e i due sconosciuti hanno un rapporto sessuale nella casa vuota. Prendono l'appartamento come pied-à-terre e fra loro nasce una relazione di sensi nel corso della quale, ignorando tutto dell'altro partner, persino il nome, esplorano a fondo le rispettive sessualità. Jeanne, figlia di un colonnello e fidanzata con un giovane regista cinematografico (Jean-Pierre Léaud) con il quale gira un film artigianale, si innamora di Paul, che non la corrisponde, anzi la lascia. 
Paul, che con la defunta moglie gestiva un alberghetto di basso livello, riceve nel frattempo la visita della suocera (Maria Michi), venuta a seppellire la figlia, e approfondisce la conoscenza di Marcel (Massimo Girotti), garbato amante della moglie e pensionante dell'hotel, che ha una vestaglia uguale alla sua. Si scopre quindi innamorato di Jeanne, e tempo dopo la intercetta e la insegue sino a una sala da ballo in cui è in corso una gara di tango. Qui i due bevono sino a ubriacarsi, mentre Paul racconta a Jeanne i dettagli sulla sua vita, tralasciando il suo nome, proponendole una vita insieme. Ma per Jeanne ormai è finita, e dopo averlo masturbato fugge verso casa sua. Paul ubriaco la insegue ancora, stavolta sin dentro casa, dove lei, terrorizzata, mentre dietro sua richiesta gli rivela il proprio nome, lo uccide con la pistola d'ordinanza del padre. 

Ultimo Tabgo a ParigiNel cast, oltre a Marlon Brando e Maria Schneider, ci sono Maria Michi, Giovanna Galletti, Gitt Magrini, Catherine Allégret, Luce Marquand, Marie-Hélène Breillat, Catherine Breillat, Dan Diament, Mauro Marchetti, Peter Schommer, Catherine Sola, Veronica Lazar, Massimo Girotti, Jean-Pierre Léaud. 





Prima della proiezione del film verrà presentato il libro di Francesca Romana Massaro Il Cinema come nessuno ve l'ha mai raccontato - Storie di grandi film, di grandi personaggi, di grandi censure -
Interverrà l'autrice.

26 gennaio 2012
Comune di Riva del Garda - 
Ufficio stampa 

 

Il Decameron
di Pier Paolo Pasolini (1971 - Italia) 

 

Lunedì CinemaOrso d'argento al Festival di Berlino, fonte nell’Italia dei primissimi anni Settanta di roventi polemiche (a destra per le offese al «comune sentimento del pudore», a sinistra per il «disimpegno ideologico»), incassò (solo sul mercato italiano) la cifra record di oltre quattro miliardi di lire, scatenando un'orda di imitazioni che costituirono un filone cinematografico a parte.
Ma «Il Decameron», film del 1971 di Pier Paolo Pasolini, ebbe gravi problemi con la censura che sequestrò la pellicola e addirittura aprì un processo tra i cui imputati – alla fine tutti giudicati non colpevoli – ci fu anche lo stesso regista. Seconda proposta del ciclo tematico «Italia mani di forbice» (dedicato ai grandi film censurati) che apre il nuovo cineforum «Lunedìcinema», organizzato da AltoGardaCultura (il servizio attività culturali intercomunale di Arco e Riva del Garda) assieme all’associazione ARCI Altogarda «Francesco Monti» e al centro culturale «La Firma», «Il Decameron» è proiettato lunedì 23 gennaio all’auditorium del Conservatorio di Riva del Garda con inizio alle ore 21. Il film dura 110 minuti; l'ingresso è libero ma si consiglia la visione ad un pubblico adulto (il film all'uscita era vietato ai minori di 18 anni).


Il DecameronDal Decameron di Giovanni Boccaccio Pasolini ha tratto sette novelle, tutte ambientate a Napoli e dintorni; le ultime sono intercalate dalla storia di un allievo di Giotto (lo stesso Pasolini) che deve affrescare le pareti della chiesa di Santa Chiara. Della cosiddetta «trilogia della vita» («Il Decameron», «I racconti di Canterbury» e «Il fiore delle Mille e una Notte») è il film più trascinante, ilare e lieto. Come gli altri due, ha al centro l'esaltazione di una felicità e di una vitalità – che è soprattutto sesso – idealizzate e astoriche, in cui un'incombente presenza di morte ricorda, secondo moduli di tradizione decadentistica, che la conciliazione è impossibile. Perciò c'è chi, collegando i tre film a «Salò o le 120 giornate di Sodomia» (1975), ha parlato di «tetralogia della morte». 


Il DecameronNel cast Franco Citti, Ninetto Davoli, Angela Luce, Silvana Mangano e lo stesso Pier Paolo Pasolini. 






Riva del Garda, 19 gennaio 2012
Uff.stampa

 

Totò e Carolina
di Mario Monicelli (1954 - Italia) 


Lunedì CinemaÈ uno dei film più censurati della storia del cinema italiano: di «Totò e Carolina» si narrava avesse scosso finanche il ministro degli Interni, Mario Scelba. La commissione censoria ravvisò nel film di Mario Monicelli oltraggio al pudore, alla morale, alla religione, alle forze armate e impose decine di tagli; degli iniziali 2.595 metri la pellicola passò così a 2.386, e la durata da oltre 100 minuti a 70. D'altronde nell'Italia di metà anni Cinquanta non era ammissibile che un poliziotto decidesse di avanzare di grado solo per poter avere più soldi alla fine del mese; non era concepibile che i comunisti fossero dei bonaccioni e i preti troppo concilianti; che i primi cantassero «Bandiera rossa» e aiutassero un poliziotto a spingere la camionetta in avaria; e non era ammissibile nemmeno che un poliziotto giocasse al lotto. Al punto che anche dopo i tanti tagli (più di 30, con 23 battute modificate) fu imposta alla fine dei titoli di testa un'avvertenza che distingueva fra l'interpretazione «di un semplice attore» e la realtà delle forze armate. Toto' e Carolina«Totò e Carolina» (durata della versione restaurata: 108 minuti) apre lunedì 16 gennaio all'auditorium del Conservatorio di Riva del Garda «Italia mani di forbice», il primo ciclo tematico (dedicato ai grandi film censurati) di «Lunedìcinema», il nuovo cineforum organizzato da AltoGardaCultura (il servizio attività culturali intercomunale di Arco e Riva del Garda) assieme all’associazione ARCI Altogarda «Francesco Monti» e al centro culturale «La Firma». L'ingresso è libero, la proiezione inizia alle ore 21.
 

Il film, in bianco e nero, girato tra l'ottobre del '53 e il gennaio del '54, è interpretato da Totò, nella parte di Antonio Caccavallo; ci sono poi Anna Maria Ferrero (Carolina De Vico), Arnoldo Foà (il commissario) e Maurizio Arena (Mario, il ladro). Il soggetto è di Ennio Flaiano che assieme a Mario Monicelli e Vincenzo Sonego cura la sceneggiatura. Aiuto regista Gillo Pontecorvo. 



La trama: l'agente Caccavallo arresta per errore, durante una retata, una ragazza di paese, Carolina, che tra l'altro aveva ingerito una dose di sonnifero. In questura sviene e viene affidata a Caccavallo per ricondurla al suo paese d'origine. Ma i parenti avendo appreso che Carolina è incinta non la vogliono. L'agente la riporta a Roma e poiché è vedovo con un figlio e la ragazza gli fa tanta pena, la tiene con sé.

Toto' e CarolinaTra le scene tagliate (ripristinate nella versione restaurata), quella all'inizio del film in cui, in occasione della retata a Villa Borghese, un agente apre la portiera di un'auto ma poi si scusa con l'occupante dicendo «Scusi Eccellenza». Un'altra è quella in cui Caccavallo incarica un vecchio di sorvegliare Carolina mentre lui e gli altri spingono la camionetta: il vecchio chiede alla ragazza se è comunista e alla risposta affermativa di lei la lascia andare al grido «Abbasso i padroni» (nella versione censurata la frase è diventata «Viva l'amore». 

 



 Riva del Garda, 13 gennaio 2011
Uff.stampa

Lunedìcinema: Italia Mani di Forbice

Italia Mani di Forbice - Locandina 


I grandi film censurati.
Ovvero come la censura in Italia abbia messo le mani (ovvero le forbici) ovunque e nonostante questo i film siano sopravvissuti.
Ripercorreremo cinque dei momenti più salienti del rapporto fra censura e rappresentazione cinematografica, attraverso i cambiamenti di costume e di morale del nostro paese dagli anni '50 agli anni '90 del secolo scorso.


Cineforum LunedìCinema: il pieghevole con il programma completo (file PDF)




 

Il violinista sul tetto


E' Un film di Norman Jewison. Con Topol, Norma Crane, Leonard Frey Titolo originale Fiddler on the Roof. Drammatico - USA 1971


Il violinista sul tetto

All'inizio del secolo la vita di un villaggio ucraino dove un violinista ha l'abitudine di suonare sul tetto e dove vivono il lattaio ebreo Teyve (Topol), sua moglie e le loro cinque figlie.
Per paura di un prossimo pogrom Teyve emigra negli Stati Uniti con tutta la famiglia.

Fastosa e accademica trasposizione sullo schermo, in Panavision 70 e in modi grevemente realistici, dell'omonimo musical del 1964 (più di 3000 repliche a Broadway ancora nel '71, traduzioni in 32 lingue) su libretto di Joseph Stein, musiche di Jerry Block, coreografie di Jerome Robbins, rifatte sullo schermo dal suo assistente Tom Abbott.

La fonte letteraria è un racconto (1905) di Shalom Aleichem; il titolo rimanda ai quadri di Marc Chagall. Girato in Iugoslavia da Jewison che 2 anni dopo ripeterà l'operazione con Jesus Christ Superstar. 2 Oscar (fotografia di Oswald Morris; direzione musicale di John Williams) e 4 nomination tra cui miglior film e regia.

(da: Mymovies.it, Il cinema dalla parte del pubblico) 


Anche in questa occasione il centro culturale «La Firma» ha abbinato una rassegna cinematografica, progettata da Ludovico Maillet. «L'ebreo che ride» è il logico completamento dell'esposizione dedicata allo «Chagall italiano». E proprio al mondo magico di Chagall e di Luzzati si vuole rendere omaggio proiettando tre film legati all'ambiente e alla cultura ebraiche dell'est Europa (ashkenazita). Tre film che vogliono ricordare l'umorismo, le tradizioni, la vitalità di un mondo scomparso, spazzato via dalla barbarie del secondo conflitto mondiale: il mondo degli «shtetl», i piccoli villaggi ebraici di cui era costellato tutto l'est europeo.


 

Ogni cosa è illuminata

 

Ogni cosa è illuminata

Ogni cosa è illuminata (titolo originale: Everything Is Illuminated) è un film statunitense uscito nel 2005 di Liev Schreiber. Si tratta della trasposizione cinematografica dell'omonimo libro autobiografico di Jonathan Safran Foer, in cui racconta del suo viaggio (sia fisico che spirituale) sulle orme del nonno, costretto ad emigrare, dalla natia Ucraina, negli Stati Uniti.

Il giovane Jonathan Safran Foer (Elijah Wood) è un ebreo nato e vissuto negli Stati Uniti, di origine ucraina. Essendo un "collezionista di ricordi di famiglia", decide di fare un viaggio in Ucraina per trovare il piccolo e sperduto villaggio di Trachimbrod, in cui visse suo nonno. Nel suo viaggio si affiderà a una guida locale (interpretato da Boris Leskin) e a suo nipote Alex (Eugene Hütz), suo coetaneo, che con il suo strano inglese, lo aiuterà seriamente nella sua rigida ricerca attraversando i bellissimi paesaggi ucraini "on the road" a bordo di una Trabant.

La ricerca di Jonathan Safran Foer si trasformerà poco a poco in una ricerca intima di tutti e tre: il primo alla ricerca delle origini della famiglia, il nonno alla ricerca del suo passato e il nipote alla ricerca delle proprie origini ucraine.

Il giovane rimane sconvolto nell'apprendere che anche la popolazione slava ucraina era responsabile delle persecuzioni, ancor prima che vi arrivassero i tedeschi.

I tre, alla fine, arrivano al capolinea e Jonathan scopre, grazie ad un'anziana signora che conosceva suo nonno, che il villaggio che sta cercando non esiste più da quando i nazisti ne hanno sterminato gli abitanti. Tutto ciò che rimane del luogo è tenuto religiosamente a casa di questa donna, poiché abitava anche lei a Trachimbrod, e, come lui, ha conservato il ricordo di ogni abitante di Trachimbrod. Jonathan scopre quindi che suo nonno aveva avuto una famiglia precedente in Ucraina e che si era salvato andando in America per cercare del denaro per sua moglie Augustina ed il bambino che aspettava, ma quando tornò dal viaggio trovò tutti uccisi dai nazisti. Infine il nonno di Alex si suiciderà.

Conclusa la sua ricerca, il giovane ritorna negli Stati Uniti con il suo bagaglio di nuove esperienze e con il dono dell'anziana donna di Trachimbrod: una scatola di ricordi chiamata "nel caso".

L'autore del libro, il vero Jonathan Safran Foer, appare in un cameo: è l'addetto alla raccolta del fogliame del cimitero, all'inizio del film.

 (da Wikipedia, l'enciclopedia libera)  

 
L'articolo "Film e cultura ebraica" pubblicato da l'Adige il 5 dicembre 2001


Yentl


Yentl


E' un film diretto da Barbra Streisand ed è tratto dal racconto Yentl The Yeshiva Boy dello scrittore ebreo polacco Isaac Bashevis Singer (1904-91) contenuto nella raccolta "Gimpel l'idiota". Originalmente pubblicato in Yiddish verso il 1960, poi in inglese nel 1983.


Yentl

Polonia, 1904. Yentl è una ragazza ebrea. Cresciuta solo con il padre (madre e fratello sono, infatti, morti da tempo), prova un forte interesse per i testi sacri ebraici che impara ogni giorno grazie al lavoro paterno, rabbino nella locale sinagoga. Non avverte, perciò, nessuna predisposizione per il ruolo precostituito di moglie, madre e casalinga sottomessa che la società prevede per lei. Nessun uomo l'ha mai attratta, forse anche per non averne mai incontrato uno colto.

Alla morte dell'amato genitore, rimasta sola, avverte immediatamente la pressione psicologica degli abitanti del villaggio, che intendono "ricondurla alla ragione". Quindi si traveste da ragazzo e fugge, incerta sul futuro ma decisa a studiare i testi sacri, all'epoca proibiti alle donne. Il caso la porta in una yeshiva, scuola religiosa ebraica, dove si presenta come Anshel, usando il nome del fratellino defunto. All'interno della scuola, stringe una forte amicizia con il compagno di studi Avigdor, ma presto si accorge di amarlo.

Quando lui si dispera per essere stato respinto dai futuri suoceri, che impongono la rottura del fidanzamento con la bella Hadass, Yentl, costretta dagli eventi e dall'amore per lui, accetta di coprire lo scandalo sposandone la fidanzata. Inizia così una strana situazione in cui ognuno ama l'altro e tutti sono infelici: Yentl ha sempre più difficoltà a giustificare il matrimonio non consumato e si strugge per Avigdor, la giovane moglie Hadass si rivela assai meno ingenua del previsto, Avigdor non sopporta di vedere l'ex fidanzata innamorarsi piano piano del marito.

Pressata da Hadass, triste per l'amato Avigdor, Yentl cede e svela all'amico di essere una donna e di amarlo profondamente. In un primo momento il giovane ha una reazione di rifiuto, persino violenta. Poi si intenerisce e sembra contraccambiare il suo amore dichiarando la sia disponibilità a fuggire e a sposarla. Yentl, però, si rivela più saggia e lungimirante. L'amico insostituibile, la mente illuminata che tanto l'ha attratta ha, nei confronti delle donne, una mentalita' ristretta, convenzionale. La stima che prova per l'inesistente ragazzo Anshel, per la donna Yentl svanirebbe in breve tempo, affogata nel bisogno di una "vera" donna: moglie, madre, cuoca, una compagna ignorante e incapace di pensieri autonomi. Così Yentl lascia la Polonia e si imbarca per gli Stati Uniti d'America, dove le donne sono più libere, lasciando libero Avigdor di sposare Hadass e di tornare felice al proprio destino.

Il film, curato in ogni particolare, è permeato da una certa ironia, mentre le parti romantiche sono scandite dalle canzoni, tuttora celebri, interpretate magistralmente dalla protagonista. La trama fa riflettere sulla diversità in genere e la difficoltà di accettarla. Appena accennata da alcune inquadrature (l'arrivo nella cittadina che ospita la yeshiva) la situazione di ghettizzazione vissuta dagli ebrei nella cattolicissima Polonia.

Alcune curiosità: il regista Steven Spielberg ha definito il film un capolavoro. Giudizio forse interessato visto che nel ruolo di Hadass vi recitava l'allora moglie Amy Irving.

L'attore Mandy Patinkin, che ricoprì il ruolo di Avigdor, è un pluripremiato cantante yiddish. Grazie alla sua possente voce di timbro tenorile ha partecipato a diversi musical e film musicali. Questa sua dote non è stata assolutamente utilizzata in Yentl, dove i brani musicali sono tutti affidati all'attrice-regista-produttrice Barbra Streisand.

In lizza per cinque premi Oscar, Yentl vinse solo la statuetta per la miglior colonna sonora e il fatto sollevò parecchie contestazioni.

L'importanza che questo film ebbe nel mondo ebraico statunitense fu anche per il momento particolarmente significativo nel quale uscì. Proprio nel 1983, infatti, il Jewish Theological Seminary, la più importante istituzione culturale dell'Ebraismo conservatore - gruppo maggioritario negli Stati Uniti - ha aperto le iscrizioni anche alle donne.

 (da Wikipedia, l'enciclopedia libera)