Lunedì cinema - Cineforum 2015 2016
 
Rapporto confidenziale (1955) di Orson Welles

 

Film dalla storia tormentata come la vita e la carriera del regista. Girato in giro per l'Europa nel 1954, in modo frammentario e sofferto, a causa di un budget ridotto, Welles si accontenta di sceneggiatura, trucco, e costumi approssimati, ma esaspera le tendenze barocche e kafkiane, complica la trama fino a renderla incomprensibile, rendendo ancora più cupi i suoi temi del "potere negativo", dell'ambiguità, dell'auto-distruzione, scardinando ancor più a fondo i modelli del poliziesco, del melodramma, del thriller.
Rapporto confidenzialeTratto dall'omonimo romanzo, scritto dallo stesso regista è forse il film meno amato da Welles; sosteneva che gli era stato sottratto e massacrato da un montaggio che considerava lontano anni luce da quello che lui aveva in testa; il titolo originale è Mr. Arkadin, ma è anche conosciuto con il titolo alternativo di Confidential Report.
 Spesso paragonato a Quarto Potere, questo film è stato definito la versione europea di "Citizen Kane"; Arkadin, miliardario dall'aspetto e dai modi mefistofelici è anch'egli, come il Charles F. Kane di Quarto Potere, vittima di un'autoreclusione in un castello di sua proprietà. Trascorre le sue giornate in compagnia della figlia - interpretata da Paola Mori, la futura e reale moglie del regista - e degli invitati ai suoi party, passando di festa in festa ed allietando gli ospiti con aneddoti a sfondo predicatorio. Uno su tutti, la storiella dello scorpione e la rana quale metafora della natura del carattere che risulta impossibile da mutare anche se causa disastrose conseguenze. 

Come in Quarto potere, la storia ruota attorno alla ricerca del passato di un uomo ma in realtà Mr. Arkadin è completamente diverso da Kane nel genere e nello spessore del personaggio. In Mr. Arkadin il carattere che subisce l'investigazione è anche quello che l'ha iniziata volontariamente - mentre Kane, era morto e il giornalista voleva sapere di più sulla sua vita, qui Arkadin partecipa attivamente all'indagine, seguendo Van Strattren, raccogliendo informazioni e confondendo le acque.
da .mymovies.it

   

 Scheda film
           Rapporto confidenziale
TITOLO ORIGINALE   Mr. Arkadin  
PRODUZIONE   FranciaSpagnaSvizzera  
ANNO   1955  
DURATA   93'
105' (2006 Restored Version)
 
COLORE   B/N  
AUDIO   Mono (RCA Ultraviolet High Fidelity Sound System)  
RAPPORTO      
GENERE   Thriller. Giallo  
REGIA   Orson Welles    

INTERPRETI E PERSONAGGI

 
  • Robert Arden: Guy Van Stratten
  • Akim Tamiroff: Jakob Zouk
  • Grégoire Aslan: Bracco
  • Patricia Medina: Mily
  • Jack Watling: Marchese di Rutleigh
  • Orson Welles: Gregory Arkadin
  • Mischa Auer: Il professore
  • Peter van Eyck: Thaddeus
  • Michael Redgrave: Burgomil Trebitsch
  • Suzanne Flon: Baronessa Nagel
  • Frédéric O'Brady: Oscar
  • Katina Paxinou: Sophie
  • Tamara Shayne: Donna nell'appartamento
  • Paola Mori: Raina Arkadin
  • Terence Longdon: Segretaria
 

DOPPIATORI ORIGINALI
 
  • Mario Besesti: Jakob Zouk
  • Micaela Giustiniani: Mily
  • Franca Dominici: Sophie
  • Renato Turi: Gregory Arkadin
 
SOGGETTO   Orson Welles, dal romanzo Mr. Arkadin
 
SCENEGGIATURA
  Orson Welles  
FOTOGRAFIA   Jean Bourgoin  
MONTAGGIO   Renzo Lucidi  
MUSICHE   Paul Misraki
 
SCENOGRAFIA   Gil Parrondo
 
 



   

 

Lunedì cinema - Cineforum 2015 2016
 
L'infernale Quinlan (1958) di Orson Welles

 

La trama de “L’infernale Quinlan” (“Touch of evil” in lingua originale) si svolge come se fosse stata scritta ieri: un procuratore distrettuale messicano (Charlton Heston) si prende una pausa dalle sue indagini su un giro di droga per sposarsi. Mentre però lui e la sua avvenente moglie americana Susan sono in luna di miele in una città di confine, si ritrovano loro malgrado testimoni di un omicidio realizzato tramite un’auto-bomba.
Mike Vargas, questo il nome del poliziotto, deve quindi interrompere l’idillio e collaborare con l’arrogante e corpulento detective locale Quinlan (Welles), per poter risolvere il caso. Sebbene il colpevole venga incastrato in maniera quasi istantanea da Quinlan, Vargas è assolutamente convinto della falsità delle prove reperite da quest’ultimo. La sua nuova missione diventa quindi quella di riuscire a svelare l’inganno del detective, e al tempo salvare la moglie da un complotto ordito da un signore della droga del luogo, desideroso di vendetta nei confronti di Vargas per l’arresto del fratello.
L'infernale Quinlan
Descritta così può sembrare la trama di un qualsiasi poliziesco, ma Welles riesce a trasformarla in un “tour de force”, portandoci all’interno dei peggiori strip clubs, bordelli, e vicoli oscuri di Los Robles. Le scene sono talmente intense che è quasi possibile percepire odori e sensazioni come se ci si trovasse davvero al loro interno. Ogni angolo della città permea di sensualità e perversione, persino una telefonata carica d’affetto come quella che Vargas fa alla sua mogliettina viene corrotta dall’attenzione morbosa di una negoziante cieca, che sorride maliziosamente ad ogni parola.
da: https://argonautilazzatesi.wordpress.com/

La suggestiva fotografia in bianco e nero con le ombre che si stagliano nelle vie della città o sulle pareti di stanze con soffitti oppressivi, contribuisce a mettere in scena la manichea lotta tra Bene e Male. 
Tutto questo anche grazie all’ ambiguo personaggio interpretato dal regista, un poliziotto disonesto e tormentato dal passato che manifesta un briciolo di umanità solo quando va a trovare la prostituta-chiromante Tanya (una bruna Marlene Dietrich che fu inserita nel film in un momento successivo) che profetizza a Quinlan: “tu non hai futuro”. 
Chiunque ami il cinema non deve perdere questo concentrato di virtuosismo e di esasperato barocchismo wellessiano: distorsione delle immagini , primissimi piani, montaggio alternato, uso frequente della profondità di campo ed efficacissimi movimenti di camera che culminano nell’ubriacante piano-sequenza iniziale di 3'e 20" in cui Welles introduce la storia e alcuni dei principali protagonisti.
da: http://www.cinemecum.it/


    

 Scheda film
           L'infernale Quinlan
TITOLO ORIGINALE   Touch of Evil  
PRODUZIONE   USA  
ANNO   1958  
DURATA   96' (versione originale)
109' (versione estesa del 1976)
111' (director's cut del 1998)
 
COLORE   B/N  
AUDIO   Mono (Westrex Recording System)  
RAPPORTO   1,37:1  
GENERE   Noir, Thriller  
REGIA   Orson Welles    

INTERPRETI E PERSONAGGI



 
  • Charlton Heston: Ramon Miguel "Mike" Vargas
  • Janet Leigh: Susan "Susie" Vargas
  • Orson Welles: capitano di polizia Hank Quinlan
  • Joseph Calleia: sergente di polizia Pete Menzies
  • Akim Tamiroff: Joe Grandi
  • Joanna Moore: Marcia Linnekar
  • Ray Collins: procuratore distrettuale Adair
  • Dennis Weaver: portiere del motel
  • Valentin de Vargas: Pancho
  • Mort Mills: assistente del procuratore distrettuale Al Schwartz
  • Victor Millan: Manelo Sanchez
  • Lalo Rios: Risto
  • Marlene Dietrich: Tana
  • Zsa Zsa Gabor: padrona dello strip-club
  • Mercedes McCambridge: capo gang
 

DOPPIATORI ORIGINALI


 

Versione originale

  • Emilio Cigoli: Ramon Miguel "Mike" Vargas
  • Maria Pia Di Meo: Susan "Susie" Vargas
  • Giorgio Capecchi: capitano di polizia Hank Quinlan
  • Lauro Gazzolo: sergente di polizia Pete Menzies
  • Luigi Pavese: Joe Grandi
  • Manlio Busoni: procuratore distrettuale Adair
  • Gianfranco Bellini: portiere del motel
  • Andreina Pagnani: Tanya
  • Micaela Giustiniani: padrona dello strip-club
  • Dhia Cristiani: capo gang

Director's cut (2003)

  • Claudio Capone: Ramon Miguel "Mike" Vargas
  • Melina Martello: Susan "Susie" Vargas
  • Carlo Baccarini: capitano di polizia Hank Quinlan
  • Oreste Rizzini: Joe Grandi
  • Cristiana Lionello: Tanya
 
SOGGETTO   Whit Masterson (romanzo)
 
SCENEGGIATURA
  Orson Welles  
FOTOGRAFIA   Russell Metty  
MONTAGGIO   Virgil W. VogelAaron Stell,Edward Curtiss (versione originale)
Walter Murch (director's cut)
 
MUSICHE   Henry Mancini  
SCENOGRAFIA   Alexander GolitzenRobert Clatworthy  
COSTUMI   Bill Thomas  
TRUCCO   Bud Westmore  
 



   

 

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Sciarada (1963) di Stanley Donen

 

"Io conosco già una tale quantità di persone, che finché non ne muore una, non posso proprio conoscerne un'altra"
Non poteva che presentarsi così, con tono altezzoso, Regina "Reggie" Lampert (Audrey Hepburn) al signore di mezza età Peter Joshua (Cary Grant) che cerca di corteggiarla mentre è seduta in uno Chalet sulle Alpi. Da qui in poi le loro vite si intrecceranno in una incredibile sequenza di fatti, spionaggio, omicidi, scambi di identità, fughe, tutto si sommerà in modo inaspettato per dare risultati imprevisti e difficili da gestire per i due protagonisti, proprio come in una "Sciarada". La "Sciarada" infatti è un gioco della vecchia tradizione enigmistica in cui secondo una formula, "A+B=AB", si sommano parole per darne un'altra di senso compiuto. Su questo gioca la trama del film magistralmente diretto da Stanley Donen.

Audrey Hepburn interpreta Reggie, una giovane donna che rimasta vedova si ritrova in un grosso guaio a causa del passato segreto del marito, che riemerso misteriosamente al suo funerale insieme a tre loschi individui la condanna ad una continua fuga per Parigi in cerca di una somma di denaro improvvisamente sparita nel nulla, in questo è aiutata dal ladro Cary Grant, ma attenzione in "Charade" nulla è ciò che sembra.

SciaradaRealizzato nel 1963 "Charade" è entrato nella storia del cinema per molti motivi, il complesso intreccio della sceneggiatura è costantemente tenuto sotto il controllo del regista, non c'è un' imperfezione, tutto scorre sui binari giusti.
Questo non è un film che può essere classificato in un genere particolare, uno dei suoi pregi più grandi è infatti quello di unire sapientemente molti fili narrativi del cinema, la commedia, il giallo, il thriller, il romanticismo, tutti perfettamente calibrati in modo che si sommino perfettamente per dare il risultato voluto. Non era facile rendere in immagini la complessa trama scritta da Peter Stone, ecco che allora il talento di Stanley Donen viene fuori.
Maestro dei musical cinematografici il coreografo e regista americano riesce con molta disinvoltura a tenere le redini della pellicola, la sua esperienza con i film musicali, dipendenti fortemente da ritmo e equilibrio nelle scene, viene fuori e riesce a realizzare un film dai tipici incastri presenti nei musical (per esempio la continua alternanza tra scene corali e scene individuali) anche senza musica e canzoni.

(...)  La suspence è uno degli elementi principali del film, c'è molto Hitchcock, ma ci sono anche molti elementi tratti da "James Bond", allora erano usciti i primi due films della serie e il pubblico incominciava ad apprezzare le storie di spie e complotti. Ma anche l'ironia vuole la sua parte, e nella scelta del cast solo la Hepburn e Grant potevano dare ai due personaggi tutti i giusti connotati; il personaggio di Reggie è molto particolare, è completamente disorientata dai fatti che le piombano addosso, alterna paura a gioia, lacrime a sorrisi, sembra una figura facile da condizionare e assoggettare, ma come spesso accade con i ruoli interpretati da Audrey questi hanno sempre qualche carta vincente nascosta nel loro cuore. Grant, ormai alla fine della sua carriera contribuisce a dare alle mille identità del suo personaggio la credibilità necessaria, perfetto quindi.

Ambientazioni splendide in una Parigi diversa; non più da cartolina, e una fotografia molto bella fanno il resto, insieme ad una colonna sonora fenomenale firmata da Henry Mancini, non si può sbagliare il compositore americano, quando c'è Audrey Hepburn riesce a dare alle sue musiche un tocco sognante che lascia senza fiato, basta guardare gli incredibili titoli di testa realizzati in puro stile 60's con le due frecce viola che si rincorrono accompagnate dal tema portante per rendersene conto.

da: https://www.debaser.it

    

 

 Scheda film
           Sciarada
TITOLO ORIGINALE   Charade  
PRODUZIONE   USA  
ANNO   1963  
DURATA   113'
 
COLORE   Colore (Technicolor)  
AUDIO   Mono (Westrex Recording System)   
RAPPORTO   1,85:1  
GENERE   Giallo, Thriller, Romantico  
REGIA   Stanley Donen    

INTERPRETI E PERSONAGGI



 
  • Cary Grant: Peter Joshua
  • Audrey Hepburn: Regina "Reggie" Lampert
  • Walter Matthau: Hamilton Bartholomew / Carson Dyle
  • James Coburn: Tex Penthollow
  • George Kennedy: Hermann Scobie
  • Dominique Minot: Sylvie Gaudel
  • Ned Glass: Leopold W. Gideon
  • Jacques Marin: Ispettore Edouard Grandpierre
  • Paul Bonifas: Mr. Felix
  • Thomas Chelimsky: Jean-Louis Gaudet
 

DOPPIATORI ORIGINALI


 
  • Gualtiero De Angelis: Peter Joshua
  • Maria Pia Di Meo: Regina "Reggie" Lampert
  • Renato Turi: Hamilton Bartholomew / Carson Dyle
  • Glauco Onorato: Tex Penthollow
  • Emilio Cigoli: Hermann Scobie
  • Flaminia Jandolo: Sylvie Gaudel
  • Bruno Persa: Leopold W. Gideon
  • Carlo Romano: Ispettore Edouard Grandpierre
  • Massimo Turci: Marine di guardia all'ambasciata
 
SOGGETTO   Peter Stone e Marc Behm
 
SCENEGGIATURA
  Peter Stone  
FOTOGRAFIA   Charles Lang  
MONTAGGIO   James Clark  
MUSICHE   Henry Mancini  
COSTUMI   Givenchy
 
TRUCCO   Alberto De RossiJohn O'Gorman
 
 



   

 

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L’erba del vicino è sempre più verde (1960) di Stanley Donen


L’erba del vicino è sempre più verde,
 di Stanley Donen, si ricollega e si inserisce nella tradizione di un certo tipo di commedia brillante americana: la “sophisticated comedy”, in auge soprattutto tra gli anni trenta e quaranta, e caratterizzata dall’ambientazione nell’alta società, dall’eleganza di ambienti, costumi e scenografia, dall’origine molto spesso teatrale e dalla quasi assoluta prevalenza dei dialoghi rispetto all’azione e quindi di un ironica e brillante comicità di parola.

Ritroviamo tutte queste caratteristiche nel film di Donen, dove è in scena un triangolo amoroso che coinvolge una nobile coppia inglese (Cary Grant e Deborah Kerr)  e un petroliere miliardario americano (Robert Mitchum), a cui si aggiunge la migliore amica della coppia (Jean Simmons) a scompaginare le carte, e che per il 90% è ambientato negli eleganti e ricchi di opere d’arte saloni del castello/museo dei coniugi. Il miliardario petroliere si innamora della nobile inglese, riuscendo presto a farla cadere tra le sue braccia: lo scaltro marito capisce l’inghippo, e organizza un fine settimana dove i due maschi si sarebbero contesi la donna.
L'erba del vicino è sempre più verde
Come accennato, a dominare sono i dialoghi, carichi di ironia e allusioni varie: se molto spesso questi vanno a segno e toccano alti livelli di sarcasmo e di elegante perfidia, in altri momenti, soprattutto in quelli più intimisti, non riescono a conferire il ritmo giusto, dando la sensazione di una certa prolissità.
Il dominio della parola permette a Stanley Donen di limitarsi a dirigere con mestiere il traffico per tre quarti dell’opera, cosa che non gli impedisce nel restante quarto di regalare pezzi di bravura: per esempio, le carrellate con cui nella parentesi londinese fa capire, in un capolavoro di allusione, che la donna e il petroliere se la stanno godendo, oppure lo split screen al momento della telefonata, in cui viene attuato un divertente gioco di rimandi tra le due parti dello schermo, senza contare la maestria, ereditata dal suo periodo musical, nel gestire la colonna sonora.

Le connessioni con la “sophisticated commedy” di venti/trenta anni prima non fanno del film di Donen solo un elegante e gradevole prodotto un po’ fuori tempo massimo. 
The grass is greener eredita anche un altro aspetto di quel sottogenere: quello di agire su due piani di significato, da un lato il più evidente, cioè la messa in scena di ambienti aristocratici favolistici e un po’ fuori dal mondo e di storie che facessero sognare il pubblico; dall’altra, innestare tra le righe, nei dialoghi, elementi di cattiveria e di riferimenti culturali e sociali che lo rendesse aderente al contesto, e che mettessero un po’ di amarezza di sottofondo. (…) Nel film di Donen troviamo graffianti frecciate, per esempio, alla mentalità economica dominante, o all’ipocrisia e all’egoismo mascherati da un’elegante cortesia.

da: mediacritica.it

 

 Scheda film
           L’erba del vicino è sempre più verde
TITOLO ORIGINALE   The Grass Is Greener  
PRODUZIONE   Gran Bretagna  
ANNO   1960  
DURATA   105'
 
COLORE   Colore (Technicolor)  
AUDIO   Mono (Westrex Recording System)   
RAPPORTO   2,35:1  
GENERE   Commedia  
REGIA   Stanley Donen    

INTERPRETI E PERSONAGGI



 
  • Cary Grant: Victor Rhyall, Earl
  • Deborah Kerr: Lady Hilary Rhyall
  • Robert Mitchum: Charles Delacro
  • Jean Simmons: Hattie Durant
  • Moray Watson: Trevor Sellers
  • Joan Benham:
  • Elisabeth Orion:
  • Gwen Watford:
 

DOPPIATORI ORIGINALI


 
  • Gualtiero De Angelis: Cary Grant
  • Lydia Simoneschi: Deborah Kerr
  • Giulio Panicali: Robert Mitchum
  • Rosetta Calavetta: Jean Simmons
  • Gianfranco Bellini: Trevor Sellers
  • Serena Verdirosi: tre personaggi con piccole parti: la figlia maggiore della coppia Grant/Kerr, il figlio minore e una bambina
 
SOGGETTO   Margaret VynerHugh Williams
 
SCENEGGIATURA
  Margaret VynerHugh Williams  
FOTOGRAFIA   Christopher Challis  
MONTAGGIO   James Clark  
MUSICHE   Noel CowardDouglas Gamley  
 



   

 

Lunedì cinema - Cineforum 2015 2016
 
 Due per la strada (1967) di Stanley Donen

La vita, la strada, l'amore. Tutto corre verso una meta, è difficile però prevedere le curve, i dossi, i pericoli, ma anche le gioie più o meno inaspettate che un cammino ci presenterà davanti a noi, e soprattutto non possiamo sapere con chi affronteremo questo tragitto e quanto durerà; questo è quello che accade a Joanna e Mark, i protagonisti di quello che è uno dei più bei road-movie di sempre, "Due Per La Strada" di Stanley Donen.
"Two For The Road"
 è un film di rara bellezza, un altro piccolo capolavoro del regista americano che rende al meglio la bellissima sceneggiatura di Frederic Raphael; una pellicola "on the road" in cui Donen gioca con lo spazio e il tempo raccontandoci la storia d'amore di una coppia nell'arco di dieci anni, coppia che è interpretata da due attori strepitosi, un' Audrey Hepburn immensa e un notevole Albert Finney.

Due per la stradaUno degli elementi più affascinanti del film è che l'intreccio non segue una linea narrativa precisa, infatti la vita di Joanna (Audrey Hepburn) e Mark (Albert Finney) è raccontata con una tecnica molto particolare fatta di incastri giocati su flashback, di momenti che si presentano nel corso del film e che rimandano a vari periodi della loro storia senza però seguire un filo cronologico.
Un lavoro quindi molto complesso che però sorprendentemente appare naturale; ho detto precedentemente che Donen gioca anche con lo spazio, il film si svolge in Francia, o meglio
sulle strade francesi che portano dal nord del paese (la Manica) fino alla Costa Azzurra. La cosa curiosa è cheil viaggio che la coppia percorre è sempre lo stesso ma ripetuto più volte nel corso dei dieci anni di vita insieme, protagoniste sono anche le varie auto che vengono usate dai due, da una vecchia MG per il primo viaggio da sposati (1958) fino alla Mercedes del 1967 che accompagna Joanna e Mark nei momenti più difficili del loro rapporto, le auto curiosamente compaiono contemporaneamente nei vari momenti del film intrecciando i loro percorsi in modo molto suggestivo. 

La Francia che Donen riporta è una protagonista che si oppone alla felicità dei due, sembra che con le sue strade si diverta a rovinare il viaggio alla coppia. Una delle scene più belle è quella in cui la vecchia MG prende fuoco lasciando dietro di se una nuvola densa di fumo, ma soprattutto lasciando Joanna e Mark a piedi, proprio come quando si sono conosciuti un anno prima sulle stesse strade in modo casuale.

Donen racconta i dieci anni e i vari viaggi sovrapponendo il tempo agli stessi luoghi, per esempio in una scena del loro primo viaggio i due si appoggiano ad un muretto di un ponte in cerca di un passaggio, poco dopo si vede la Mercedes 280 bianca sfrecciare sullo stesso luogo con Mark alla guida incurante di una coppia di giovani autostoppisti. Sono questi piccoli passaggi così poco usuali in un film a fare di "Due Per La Strada" una pellicola interessante anche dal punto di vista tecnico, ma quello che emerge in modo notevole è la capacità dello sceneggiatore di raccontare la vita di due persone che si sono conosciute per caso, si sono innamorate e nell'arco di un tempo brevissimo si sono sposate senza pensarci troppo. Questo ha portato loro ad avere dei grossi problemi una volta finito l'idillio iniziale, si tradiscono, non si parlano (bellissima è la scena in cui Joanna e Mark appena conosciuti riconoscono una coppia sposata dal fatto che non parlano, e si promettono che non saranno mai così,un attimo dopo Donen li mostra dieci anni avanti seduti ad un tavolino senza più parole da dirsi), ma alla fine non possono fare a meno l'uno dell'altra.

L'inizio del film li mostra su un aereo diretti nuovamente in Francia, parlano di divorzio, il dialogo è assente, è da qui che Donen prende per mano la storia, dal momento in cui Joanna guardando fuori dal finestrino scorge il battello su cui conobbe Mark e incomincia a ricordare alcuni momenti della loro vita insieme, alla fine il regista riporterà lo spettatore definitivamente al 1967, alla risoluzione del rapporto di Joanna e Mark, un finale lieto e significativo, la strada è sempre meglio percorrerla in due anche nei momenti difficili.

Finché l'amore manterrà il suo profumo. 
Io so che saremo Due per la strada,
per molto, molto tempo ancora

La colonna sonora è di Henry Mancini, il tema principale che accompagna anche i bellissimi titoli di testa è uno struggente brano jazz guidato dal piano diventato presto uno dei brani più famosi del compositore americano.

 da: www.debaser.it/recensionidb/ID_17730/Stanley_Donen_Two_For_The_Road.htm



 Scheda film
        Due per la strada   
TITOLO ORIGINALE   Two for the Road  
PRODUZIONE   Regno Unito  
ANNO   1967  
DURATA   111'
 
COLORE   Colore  
AUDIO   Mono (Westrex Recording System)   
RAPPORTO   2,35:1  
GENERE   Commedia, drammatico, sentimentale  
REGIA   Stanley Donen    

INTERPRETI E PERSONAGGI



 
  • Audrey Hepburn: Joanna Wallace
  • Albert Finney: Mark Wallace
  • Eleanor Bron: Cathy Manchester
  • William Daniels: Howard Manchester
  • Gabrielle Middleton: Ruth Manchester
  • Claude Dauphin: Maurice Dalbret
  • Nadia Gray: Françoise Dalbret
  • Georges Descrières: David
  • Jacqueline Bisset: Jackie
 

DOPPIATORI ORIGINALI


 
  • Maria Pia Di Meo: Joanna Wallace
  • Cesare Barbetti: Mark Wallace
  • Sergio Tedesco: David
 
SCENEGGIATURA
  Frederic Raphael  
FOTOGRAFIA   Christopher Challis  
MONTAGGIO   Madeleine GugRichard Marden  
MUSICHE   Henry Mancini  
SCENOGRAFIA   Marc FredericWilly Holt
 
 



   

 

Lunedì cinema - Cineforum 2015 2016
 
 Indiscreto (1958) di Stanley Donen

Indiscreto” (il cui titolo originale Indiscreet per una volta è stato tradotto esattamente) sembra essere il classico film dove lei incontra lui, che, però, è già sposato ma…sì, ci sono diversi ma. Primo fra tutti, la coppia di attori protagonisti costituita da una splendida Ingrid Bergman e da un Cary Grant sempre affascinante (che qui lavorano assieme per la seconda volta dopo “Notorius” di Hitchcock) vale da sola la visione del film (in Technicolor, per ammirare ancora meglio lo splendore degli abiti di lei). Secondo “ma”: è un classico nel suo senso più positivo perché ti lascia con il sorriso sulle labbra, ti fa sentire bene e mostra come una volta si fosse capaci di far ridere e piacere senza comicità forzate, scene idiote e linguaggio sporco. Qui la tensione erotica tra i due protagonisti è evidente ma senza venir mai mostrata apertamente ma solo lasciata intuire.
Indiscreto
Terzo e ultimo “ma”: “Indiscreto” è una pellicola dal fascino antico dove la protagonista Anna (Ingrid Bergman) è sì un’attrice londinese ma di teatro e la sua vita non è affatto fatta di scandali e alcol ma solo di tanta solitudine: per una volta anche le star riescono a condurre una vita normale. Tutto qui è più semplice e meno frenetico.

Cary Grant interpreta Philip, diplomatico che lavora alla Nato e si innamora perdutamente di Anna. Tutto funziona bene anche se lei spera sempre che lui possa lasciare la moglie per sposare lei. Almeno finchè Anna non scopre che Philip non è affatto coniugato ma solo allergico al matrimonio. A questo punto la situazione diventa un paradosso perché Anna, giustamente, alla scoperta dell’assenza di impedimenti a diventare una coppia ufficialmente antepone la voglia di vendicarsi. Una situazione singolare ben raccolta nella battuta della Bergman: “Come osa fare l’amore con me senza essere sposato?”.

La storia in sé non è nulla di nuovo (tratta dal testo teatrale di Norman Krasna “Kind Sir”) anche se la svolta del non essere realmente sposato è abbastanza singolare. Bisogna comunque ricordare che si tratta di un film del 1958 quindi la storia non era stata così sfruttata come ora. Merito della piacevolezza del film, oltre ad una splendida scenografia (che meraviglia la casa di lei) e a una certa velata comicità è la chimica tra i due attori: è evidente come le due star di Hollywood, infatti, si trovino bene a lavorare assieme tanto da sembrare grandi amici anche sul grande schermo, così come nella vita reale.

IndiscretoA spiccare nella storia è anche la figura del cognato di Anna, interpretato da Cecil Parker, colui che presenta Anna e Philip ma anche la figura più cinica e distaccata che, al contrario di quanto richiesto dalla moglie, cerca di non intromettersi troppo.

È ricordato spesso per essere la prima pellicola della storia del cinema in cui compare la tecnica dello split screen: in una scena, infatti, in cui i due chiacchierano al telefono, lei a Londra e lui a Parigi, lo schermo viene diviso in due e quando entrambi giocano con le mani sembra quasi che possano toccarsi. Nel complesso un film piacevole e allegro, capace di far spesso sorridere.

 da: https://theroadtothepast.wordpress.com




 Scheda film
           Indiscreto
TITOLO ORIGINALE   Indiscreet  
PRODUZIONE   Gran Bretagna  
ANNO   1958  
DURATA   100'
 
COLORE   Colore (Technicolor)  
AUDIO   Mono (RCA Sound Recording)  
RAPPORTO   1,85 : 1  
GENERE   Commedia  
REGIA   Stanley Donen    

INTERPRETI E PERSONAGGI



 
  • Ingrid Bergman: Anna Kalman
  • Cary Grant: Philip Adams
  • Cecil Parker: Alfred Munson
  • Phyllis Calvert: Margaret Kalman Munson
  • David Kossoff: Carl Banks
  • Megs Jenkins: Doris Banks
 

DOPPIATORI ORIGINALI


 
  • Lydia Simoneschi: Anna Kalman
  • Gualtiero De Angelis: Philip Adams
  • Augusto Marcacci: Alfred Munson
  • Franca Dominici: Margaret Kalman Munson
 
SCENEGGIATURA
  Norman Krasna  
FOTOGRAFIA   Freddie Young  
MONTAGGIO   Jack Harris  
MUSICHE   Richard Rodney BennettKen E. Jones  
COSTUMI   Christian DiorPierre Balmain