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- Categoria: Cinema
- Pubblicato Venerdì, 23 Settembre 2016 04:30
Pitza e datteri (2015) di Fariborz Kamkari |
Una piccola comunità islamica con sede a Venezia deve fronteggiare una crisi imprevista: il suo luogo di culto è stato evacuato dalle forze dell'ordine e ha lasciato posto ad un hair stylist unisex, gestito da una mussulmana turco-francese progressista che tiene "collettivi femministi". In aiuto alla piccola comunità arriva un giovanissimo imam di origini afghane cresciuto in Italia: sarà lui a guidare il nucleo (anche "armato") composto, fra gli altri, da un veneziano abbandonato dal padre e inseguito dalle autorità e da un curdo "che non può tornare ma solo e sempre andare".
Dopo I fiori di Kirkuk, il regista e sceneggiatore iraniano di origine curda Fariborz Kamkari si cimenta con una favola multietnica ambientata in una Venezia lontana dagli stereotipi turistici, usando luci e colori per illuminare interni fatiscenti e fast food etnici, il negozio della parrucchiera come le calli della Serenissima.
La colonna sonora, firmata dall'Orchestra di Piazza Vittorio, fa da ulteriore collante e la lingua italiana è un esperanto fra stranieri nel Bel Paese (compreso l'unico italiano).
Il ritmo comico non è all'altezza di quello musicale, ma la narrazione è ricca di grazia e affronta tematiche scottanti, come il trattamento delle donne da parte degli integralisti islamici, in maniera ironica e gentile (ma mai condiscendente).
Di ottima qualità la fotografia che vede la bellezza in ogni angolo senza diventare eccessivamente estetizzante.
Resteremmo comunque nell'ambito della commedia multietnica vagamente buonista se la parabola del veneziano Vendramin, convertito all'Islam e rinominato Mustafa, non rendesse le cose più interessanti e meno politically correct.
Paola Casella
Da http://www.mymovies.it
Scheda film |
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PRODUZIONE | Italia | ||
LINGUA ORIGINALE | Italiano | ||
ANNO | 2015 | ||
DURATA | 92' | ||
COLORE | Colore | ||
AUDIO | Sonoro | ||
RAPPORTO | 2,35 : 1 | ||
GENERE | Commedia | ||
REGIA | Fariborz Kamkari | ||
INTERPRETI E PERSONAGGI |
Mehdi Meskar: Saladino Giuseppe Battiston: Bepi Maud Buquet: Zara Hassan Shapi: Karim |
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SCENEGGIATURA | Fariborz Kamkari, Antonio Leotti | ||
FOTOGRAFIA | Gian Enrico Bianchi | ||
MUSICHE | Orchestra di Piazza Vittorio | ||
TRUCCO | Samantha Peluso | ||
- Dettagli
- Categoria: Cinema
- Pubblicato Venerdì, 23 Settembre 2016 04:00
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Ginger e Fred (1985) di Federico Fellini |
Emuli di Fred Astaire e Ginger Rogers, Pippo e Amelia avevano ottenuto un discreto successo come ballerini, ma la vita li aveva separati. A quarant'anni di distanza si ritrovano; lei è appena rimasta vedova, lui tira a campare. A riavvicinarli, sull'onda di un amarcord tristemente struggente, è un programma televisivo che intende proporre al pubblico le vecchie glorie di un tempo. Tra i due ballerini, confusi in un mondo dello spettacolo che non riconoscono, sembra rinascere l'antica tenerezza, tanto che Fred propone alla sua Ginger una romantica, seppur tardiva, fuga d'amore. Non se ne farà nulla: lo spettacolo deve continuare e la malinconia, alla fine, avrà il sopravvento.
Da: www.mymovies.it
L'accostamento a La dolce vita non è casuale, e non solo per la ragione un po' banale che un autore - un Fellini, specialmente - continua sempre a fare lo stesso film. Quel che i settimanali in rotocalco erano stati ventisei anni fa per La dolce vita, il mondo della televisione con i suoi megashow è per Ginger e Fred. Non c'è dubbio che Fellini continui a essere se stesso: cantastorie, mago, illusionista, istrione, mistificatore, disposto a tutto pur di giocare le carte dello spettacolo, pur di celebrare la Rappresentazione, pur di suggerire che, nonostante tutto, la vita ha una sua dolcezza profonda, irrinunciabile. [...]
Lo sguardo di Fellini mi sembra cambiato: s'è fatto più sconfortato. Se La dolce vita poté essere definito un viaggio attraverso il disgusto, Ginger e Fred è una traversata del mare della volgarità. E la volgarità è quella della televisione, del diluvio pubblicitario, della civiltà dei consumi. Lo si avverte anche dai segnali, pochi ma inequivocabili, che il film manda sul mondo esterno al megashow televisivo: quelli sulla degradazione di Roma, per esempio.
Morando Morandini - "Il Giorno", 14 gennaio 1986
Scheda film |
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PRODUZIONE | Italia, Francia, Germania | ||
ANNO | 1985 | ||
DURATA | 125' | ||
COLORE | Colore | ||
AUDIO | Mono | ||
RAPPORTO | 1,66:1 | ||
GENERE | Commedia, drammatico, satirico | ||
REGIA | Federico Fellini | ||
INTERPRETI E PERSONAGGI |
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DOPPIATORI ITALIANI |
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SOGGETTO | Federico Fellini, Tonino Guerra | ||
SCENEGGIATURA | Federico Fellini, Tonino Guerra, Tullio Pinelli | ||
PRODUTTORE | Alberto Grimaldi | ||
FOTOGRAFIA | Tonino Delli Colli, Ennio Guarnieri | ||
MONTAGGIO | Nino Baragli | ||
MUSICHE | Nicola Piovani | ||
SCENOGRAFIA | Dante Ferretti | ||
TRUCCO | Amedeo Alessi | ||
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- Categoria: Cinema
- Pubblicato Venerdì, 23 Settembre 2016 03:30
Io sono Li (2011) di Andrea Segre |
Shun Li confeziona quaranta camicie al giorno per pagare il debito e i documenti che le permetteranno di riabbracciare suo figlio. Impiegata presso un laboratorio tessile, viene trasferita dalla periferia di Roma a Chioggia, città lagunare sospesa tra Venezia e Ferrara. Barista dell'osteria 'Paradiso', Shun Li impara l'italiano e gli italiani.
Malinconica e piena di grazia trova amicizia e solidarietà in Bepi, un pescatore slavo da trent'anni a bagno nella Laguna. Poeta e gentiluomo, Bepi è profondamente commosso dalla sensibilità della donna di cui avverte lo struggimento per quel figlio e quella sua terra lontana. La loro intesa non sfugge agli sguardi limitati della provincia e delle rispettive comunità, mettendo bruscamente fine alla sentimentale corrispondenza. Separati loro malgrado, troveranno diversi destini ma parleranno per sempre la stessa lingua. Quella dell'amore.
Per quelli che 'fanno il cinema a Roma' e per cui un veneziano vale un triestino, il Veneto è un set popolato da improbabili abitanti che si limita a fare da sfondo a storie italiane altrettanto improbabili. Serviva evidentemente un po' di sangue di quella terra per raccontarne la sorprendente bellezza e per far crescere un film preciso nell'ambientazione e credibile nelle emozioni lambite 'ogni sei ore' dalla Laguna.
Partendo da un luogo esistente, 'provocato', smontato e ricomposto attraverso l'osservazione soggettiva di un'immigrata, Andrea Segre lo mostra nelle concrete trasformazioni stagionali e nelle più sottili conversioni sociali. Contro gli stranieri impersonali e posticci di Patierno e le sue 'cose dell'altro mondo', il documentarista veneto ribadisce quelle di questo mondo e di questa Italia in rapporto dialettico, ostile o conciliato, con l'altro da sé. Un altro che è persona e mai personaggio.
Io sono Li è un'architettura delle posizioni relative tra le figure in campo, al cui centro si colloca la protagonista di Zhao Tao, centrata in ogni dove e concentrata su un proponimento che ha il volto di un bambino di otto anni. Come satelliti le gravitano intorno pescatori cauti e imprenditori (cinesi) rapaci che non la spostano da 'Li', che è insieme identità, punto, momento e baricentro.
Dopo i documentari (Magari le cose cambiano, Il sangue verde, La Mal'ombra, Come un uomo sulla terra) e congiuntamente alla ricerca sociale, Segre debutta nel cinema a soggetto, sposando sentimenti affettivi e sociali con una limpidezza di esposizione che non riesce sempre a scongiurare l'inciampo didascalico. Di fatto, pur romanzando con sensibilità la realtà, il film non è in grado di rimettere in gioco la finzione con la verità, incorrendo troppe volte in formule da dibattito.
Meglio sarebbe stato lasciarsi cullare dalle perifrasi dei sentimenti, così magnificamente comprese nell'interpretazione implosa di Zhao Tao e in quella lirica di Rade Šerbedžija. Portatore sano della condizione umana di straniero lui, portatrice pudica lei del cinema poetico e reale di Zhangke, del cambiamento epocale della Cina e dell'incanto a cui rinuncia per cambiare anima.
Marzia Gandolfi
Da http://www.mymovies.it
Scheda film |
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PRODUZIONE | Italia, Francia | ||
LINGUA ORIGINALE | Italiano, chioggiotto, cinese (alcuni dialoghi in croato) | ||
ANNO | 2011 | ||
DURATA | 100' | ||
COLORE | Colore | ||
AUDIO | Sonoro (Dolby Digital) | ||
RAPPORTO | 2,35 : 1 | ||
GENERE | Drammatico | ||
REGIA | Andrea Segre | ||
INTERPRETI E PERSONAGGI |
Zhao Tao: Shun Li Rade Šerbedžija: Bepi Marco Paolini: Coppe Giuseppe Battiston: Devis Roberto Citran: Avvocato |
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SCENEGGIATURA |
Andrea Segre, Marco Pettenello |
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FOTOGRAFIA | Luca Bigazzi | ||
MONTAGGIO | Sara Zavarise | ||
PREMI |
2 Premi Bif&st: miglior film, miglior direttore della fotografia (Luca Bigazzi) Est Film Festival 2012: miglior film |
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- Dettagli
- Categoria: Cinema
- Pubblicato Venerdì, 23 Settembre 2016 03:00
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Mi ricordo, sì io mi ricordo (1997) di Anna Maria Tatò |
In Portogallo, nelle pause e nel tempo libero del film (Viaggio all'inizio del mondo) che sta girando con Manuel De Oliveira, Marcello Mastroianni si confessa davanti alla macchina da presa. Come in un flash-back, ripercorre tutta la propria vita: dall'infanzia ai rapporti con i genitori alla scoperta del cinema come spettacolo, dalle prime particine come comparsa alla scelta dell'attore come 'mestiere'.
E poi le letture, gli autori, il teatro, l'Italia uscita dalla guerra mondiale, i colleghi, la feconda collaborazione con Federico Fellini, la fama di 'latin lover' da cui non è riuscito a liberarsi. Fino all'oggi, e al compleanno festeggiato sul set e con tutta la troupe a fargli gli auguri.
Da https://www.comingsoon.it
La morte di Marcello Mastroianni ha prodotto lacrime di coccodrillo in quantità industriale. L'attore, che non riusciva più a lavorare in Italia perché ritenuto non remunerativo per il botteghino, è stato osannato post mortem. È un destino comune a molti, purtroppo.
Anche questo documentario non sfugge ai sospetti e alle recriminazioni all'interno delle "famiglie" di Marcello. Anna Maria Tatò ha avuto comunque riconosciuti i diritti di sfruttamento dell'immagine dell'attore e ci propone un film che resta, al di là delle polemiche, un documento prezioso.
Sia nella versione breve (priva di molto materiale da cineteca) sia in quella più ampia Mastroianni gioca con il proprio personaggio con la sorniona abilità che gli era congeniale. Parla di memoria, di vecchiaia, di amore e di interrogativi esistenziali come se la macchina da presa venisse messa tra parentesi. Sta dialogando, al contempo, con noi, con se stesso, con un mondo che gli sta ormai alle spalle.
L'ombra che apre il film è un segno tangibile della presenza impalpabile dell'attore. Una presenza che si colloca di diritto nella storia del cinema e alla cui esplorazione questo film dà un importante contributo.
Da http://www.mymovies.it
Scheda film |
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PRODUZIONE | Italia | ||
ANNO | 1997 | ||
DURATA | 198' | ||
COLORE | Colore | ||
AUDIO | Sonoro | ||
RAPPORTO | 1,85:1 | ||
GENERE | Documentario | ||
REGIA | Anna Maria Tatò | ||
INTERPRETI E PERSONAGGI |
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SCENEGGIATURA | Anna Maria Tatò | ||
FOTOGRAFIA | Giuseppe Rotunno | ||
MONTAGGIO | Anna Maria Tatò | ||
MUSICHE | Armando Trovajoli | ||
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