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- Pubblicato Venerdì, 23 Settembre 2016 02:30
Non sposate le mie figlie! (2014) di Philippe de Chauveron |
Claude e Marie Verneuil sono una coppia borghese, cattolica e gollista. Genitori di quattro figlie, tre delle quali coniugate rispettivamente con un ebreo, un arabo e un asiatico, vivono nella loro bella proprietà in provincia e pregano dio di maritare la quarta con un cristiano. La loro preghiera viene esaudita. Euforici all'idea di celebrare finalmente un matrimonio cattolico, ignorano che Charles, il futuro marito della figlia minore, ha origini ivoriane. Alla delusione si aggiunge l'animosità del padre di Charles, ex militare intollerante e insofferente alla colonizzazione europea dell'Africa. Tra provocazioni, alterchi e vivaci scambi di vedute, l'amore avrà naturalmente la meglio.
Nel 1967 in America usciva il film di Stanley Kramer, Indovina chi viene a cena?, una storia d'amore 'in bianco e nero' (ma a colori) che sceglieva il registro della commedia per parlare di un conflitto in quegli anni tutt'altro che risibile: l'incrocio sessuale delle razze. Se il padre di Spencer Tracy doveva lottare con la propria coscienza e col medico nero di Sidney Poitier, che chiedeva consenso e benedizione per sposare la sua Joanna, monsieur Verneuil ha deposto le armi e accettato di buon grado i matrimoni delle sue figlie con l'altro, con gli altri. A Claude e Marie Verneuil non resta adesso che una cena in città in cui accomodare l'ultimo genero, finalmente cattolico e già adorato perché si chiama Charles, come il presidente de Gaulle. Ma il loro Charles, nero, ivoriano e in procinto di sposare la loro quarta figlia, è la goccia che fa traboccare il vaso e il razzismo ordinario che sta alla base del successo della commedia multietnica di Philippe de Chauveron.
Commedia francese che gioca sull'identità, la differenza, la religione, il razzismo e naturalmente i matrimoni misti, parlando ai comunisti e ai gollisti, o più genericamente alla sinistra e alla destra. Muovendosi nemmeno troppo sottilmente tra immigrazione e integrazione, tra antisemitismo e globalizzazione, materia di ardente attualità nella società francese, Non sposate le mie figlie esibisce cliché e tabù e sviluppa l'opinione rimarcata dal personaggio di David Benichou secondo cui siamo tutti in fondo un po' razzisti. Soprattutto gli uomini, le donne viceversa nel film sembrano meno permeabili ai pregiudizi e istintivamente inclini alla tolleranza e all'alterità. Grande successo della stagione cinematografica francese appena trascorsa, Non sposate le mie figlie ha raccolto (ap)plauso e consenso anche fuori dai confini nazionali, in virtù della regia, della sceneggiatura, della performance attoriale ma soprattutto del tema sociale svolto, che trova eco in altri territori di immigrazione.
Lontano dalla temperata ironia di Indovina chi viene a cena?, Non sposate le mie figlie condivide nondimeno col film di Kramer, uno, due, tre e quattro generi rassicuranti. Generi a cui le due commedie assicurano un normale statuto sociale e professionale, ieri nel segno di un avvenuto integrazionismo kennedyano, oggi in quello dell'immigration choisie (l'immigrazione selettiva e discriminatoria), predicata da Nicolas Sarkozy durante la campagna presidenziale del 2012. Immigrazione che privilegia i lavoratori qualificati e utili all'economia nazionale, proprio come i generi di monsieur Verneuil, imprenditori, avvocati, banchiere, attori, che dimostrano di essere persone importanti, di fare cose importanti, che rassicurano le convinzioni civili dei suoceri e dei consuoceri, neanche a dirlo ricchi, borghesi ed evidentemente intolleranti ai francesi colonialisti e sfruttatori.
Intorno a un tavolo e davanti a un bicchiere di vino francese si risolvono poi le contraddizioni di questa commedia corale, che predica una chance (gli immigrati sono francesi come gli altri e hanno gli stessi diritti degli altri, il matrimonio è una cosa buona e bella e tutti siamo fratelli) e poi bazzica un patriottismo un po' desueto, forzando tout le monde a dichiarare l'orgoglio nazionale con la mano sul cuore. Non sposate le mie figlie alleggerisce con la risata ecumenica l'inquietudine e le contraddizioni che agitano la società francese, 'celebrando' col matrimonio un sentimento di disagio condiviso. È il razzismo partecipato a renderci davvero simili. Integrazione raggiunta insomma, non contro il pregiudizio ma grazie al pregiudizio.
Marzia Gandolfi
Da http://www.mymovies.it
Scheda film |
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TITOLO ORIGINALE | Qu'est-ce qu'on a fait au Bon Dieu? | ||
PRODUZIONE | Italia, Francia | ||
LINGUA ORIGINALE | Francese | ||
ANNO | 2014 | ||
DURATA | 97' | ||
COLORE | Colore | ||
AUDIO | Sonoro (Dolbi digital) | ||
RAPPORTO | 1,85 : 1 | ||
GENERE | Commedia | ||
REGIA | Philippe de Chauveron | ||
INTERPRETI E PERSONAGGI |
Christian Clavier: Claude Verneuil Chantal Lauby: Marie Verneuil Ary Abittan: David Benichou Frédéric Chau: Chao Ling Frédérique Bel: Isabelle Verneuil Élodie Fontan: Laure Verneuil Medi Sadoun: Rachid Benassem Noom Diawara: Charles Koffi Julia Piaton: Odile Verneuil Emilie Caen: Ségolène Verneuil |
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DOPPIATORI ITALIANI | Dario Oppido: Claude Verneuil Dania Cericola: Marie Verneuil Ruggero Andreozzi: David Benichou Paolo De Santis: Chao Ling Debora Magnaghi: Isabelle Verneuil Gea Riva: Laure Verneuil Lorenzo Scattorin: Rachid Benassem Luca Ghignone: Charles Koffi Chiara Francese: Odile Verneuil Jasmine Laurenti: Ségolène Verneuil |
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SOGGETTO | Philippe de Chauveron, Guy Laurent | ||
SCENEGGIATURA | Philippe de Chauveron, Guy Laurent | ||
FOTOGRAFIA | Vincent Mathias | ||
MONTAGGIO | Sandro Lavezzi | ||
MUSICHE | Marc Chouarain | ||
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- Categoria: Cinema
- Pubblicato Venerdì, 23 Settembre 2016 02:00
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Divorzio all'italiana (1961) di Pietro Germi |
In un cittadina della Sicilia il barone Ferdinando Cefalù, detto Fefè (Marcello Mastroianni) è "infelicemente" coniugato con Rosalia (Daniela Rocca), una donna bruttina che lo ama appassionatamente.
Fefè però è innamorato della cugina sedicenne Angela (Stefania Sandrelli) e non potendo ricorrere al divorzio, non ammesso dalla legge italiana, decide di ricorrere al cosiddetto "Delitto d'onore", ma per farlo dovrà prima trovare un amante alla moglie così da poterli sorprendere insieme, ucciderli e scontata una lieve pena per motivo d'onore sposare finalmente l'amata Angela, ma il piano non andrà come Fefè spera e le cose si complicheranno...
Divorzio all'italiana segna la seconda incursione del regista Pietro Germi nella commedia dopo aver girato La presidentessa e aver diretto una decina di film drammatici che hanno incluso diversi polizieschi dalle atmosfere noir. Il risultato è una graffiante satira di un'Italia di provincia e in particolare di una Sicilia agli antipodi ancora legata ad un'idea di società maschilista che includeva una follia legislativa come il "Delitto d'onore".
Naturalmente gran parte del merito va ad un Marcello Mastroianni particolarmente ispirato che caratterizza un personaggio che viaggia sul filo della parodia senza mai abusarne e ad un volenteroso cast di supporto ligio al dovere, capace di creare un parterre di intriganti personaggi "collaterali" indispensabili al dipanarsi della trama, su cui spicca una Daniela Rocca versione "bruttina".
Il film è ispirato in chiave satirica al romanzo drammatico "Un delitto d’onore" di Giovanni Arpino.
Presentato in concorso al Festival di Cannes 1962 vinse il premio come miglior commedia. Vinse anche 1 Premio Oscar per la miglior sceneggiatura originale, 2 Golden Globe per il Miglior film straniero e il miglior attore in un film commedia a Marcello Mastroianni e 1 Premio BAFTA per il migliore attore straniero ancora a Mastroianni.
Il film è stato inserito nella lista dei 100 film italiani da salvare. Nel 1962 il National Board of Review of Motion Pictures l'ha inserito nella lista dei migliori film stranieri dell'anno.
Da http://www.cineblog.it
Scheda film |
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PRODUZIONE | Italia | ||
ANNO | 1961 | ||
DURATA | 105' | ||
COLORE | Bianco e nero | ||
AUDIO | Mono (Westrex Co. System) | ||
RAPPORTO | 1,85:1 | ||
GENERE | Commedia | ||
REGIA | Pietro Germi | ||
INTERPRETI E PERSONAGGI |
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DOPPIATORI ITALIANI |
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SOGGETTO | Ennio De Concini, Pietro Germi, Alfredo Giannetti | ||
SCENEGGIATURA | Ennio De Concini, Pietro Germi, Alfredo Giannetti | ||
PRODUTTORE | Franco Cristaldi | ||
FOTOGRAFIA | Leonida Barboni, Carlo Di Palma | ||
MONTAGGIO | Roberto Cinquini | ||
MUSICHE | Carlo Rustichelli | ||
SCENOGRAFIA | Carlo Egidi | ||
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- Categoria: Esposizioni
- Pubblicato Venerdì, 09 Settembre 2016 22:51
Riva del Garda 17 settembre > 05 ottobre 2016 Gerald Moroder |
Saranno le sculture del gardenese Gerald Moroder le protagoniste del nuovo evento espositivo nella sala civica «Giuseppe Craffonara» di Riva del Garda.
La mostra rimane aperta da sabato 17 settembre fino al 5 ottobre. Ingresso libero.
Inaugurazione sabato 17 settembre ore 18.00
Le sculture sottili e smaterializzate di Gerald Moroder sono costituite della stessa roccia rossa di porfido del Monte Rasciesa, alle cui pendici sorge Ortisei.
In questa sua ricerca sono i materiali di terra a essere posti in primo piano, quasi privilegiati per la loro intatta forza d’urto con l’immagine della realtà e dell’uomo contemporaneo. Con la terra, la pietra, l’impasto di legno lo scultore vuole fare un’esperienza ogni volta diversa, pervaso dagli umori che si possono raccogliere dentro la natura produttiva del suo esistere.
Attraverso queste materie antiche egli si ostina a cercare una configurazione che corrisponda al senso di una frattura con il mondo, o di una ferita, o di una lacerazione con l’esistente da colmare con un abbraccio. Per lo scultore l’importante è non sentirsi escluso dal desiderio di appartenere alla terra madre, di entrare nel suo magma e di risalire fino al cielo, portando l’opera dall’impurità terrestre alla purezza celeste, e viceversa dalla purezza dell’idea all’impurità del linguaggio.
In un ideale vortice circolare, le figure magre e longilinee modellate dall’artista sono dei fotogrammi dello stesso uomo colto in fasi successive di smaterializzazione corporea che vuole approdare a una forma di levità, di dissolvenza, di intangibilità dell’essere. La frantumazione della materia si oppone alle leggi della gravità, la torsione del corpo si riflette in un fremito verso l’alto, traducendo l’anelito verso un’entità superiore
Formatosi all'Istituto Statale d'arte di Ortisei, alla Scuola professionale a Selva Gardena e dopo aver trascorso un periodo di apprendistato presso vari maestri scultori, oggi Gerald Moroder è uno scultore affermato che è stato protagonista di numerose mostre e ha ottenuto numerosi premi a livello nazionale e internazionale.
Sala Civica «G. Craffonara» Giardini di Porta Orientale tutti i giorni 10.00 > 13.30 e 15.00 > 17.30 Ingresso libero Inaugurazione sabato 17 settembre ore 18.00 presso la Sala Civica «G. Craffonara» |
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Alcune immagini della mostra e dell'inaugurazione
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- Pubblicato Martedì, 12 Luglio 2016 22:51
Riva del Garda 16 luglio > 4 agosto 2016 Giovanni Cerri |
Proseguono con una mostra di Giovanni Cerri le esposizioni a cura del Centro culturale "La Firma" di Riva del Garda
Mostra a cura del Centro culturale "La Firma" di Riva del Garda, con il patrocinio del Comune di Riva del Garda.
16 luglio - 4 agosto 2016. Inaugurazione sabato 16 luglio ore 18
La mostra dell’artista milanese Giovanni Cerri, allestita dal 16 luglio al 4 agosto nella sala civica «Craffonara» ai giardini di Porta Orientale, presenta una selezione di opere degli ultimi dieci anni incentrata sul tema della periferia, tratte dai cicli Città fantasma, Impero e Suburbia. A cura del centro culturale La Firma.
Si tratta di un tema che il pittore ha trasformato, nei lavori più recenti, passando da uno sguardo del paesaggio urbano alla raffigurazione di scenari periferici più simbolici e quasi metafisici.
La presenza dei volti classici in territori “archeologici” desolati e in lande sperdute propone ora una riflessione esistenziale sui nostri tempi di precarietà, incuria, abbandono della nostra stessa memoria storica.
Giovanni Cerri è nato nel 1969 a Milano, dove vive e lavora. Ha iniziato a esporre nel 1987 e da allora ha tenuto mostre in Italia e all'estero. Parallelamente all'attività artistica, ha svolto il ruolo di promotore, organizzatore e curatore di mostre in spazi pubblici e gallerie private, collaborando tuttora con riviste, siti web e blog che si occupano di arte moderna e contemporanea.
Da sempre attratto dal territorio urbano di periferia, la sua ricerca si è sviluppata nell'indagine tematica dell’archeologia industriale, con raffigurazioni di fabbriche dismesse, aree abbandonate e relitti di edifici al confine tra città e hinterland.
Dal 2001 al 2009, con il ciclo delle «città fantasma», ha lavorato dipingendo sulla carta di quotidiano. Un supporto che – attraverso alcuni frammenti di scritte – raccontava la nostra contemporaneità, come una sorta di cronaca affiorante dalla materia pittorica.
Nel 2006, con questa tecnica, ha rivisitato in sedici quadri alcuni celebri volti della Cappella Sistina e del Giudizio Universale di Michelangelo per una mostra alla Galleria Blanchaert di Milano e successivamente è stato invitato dal curatore Philippe Daverio al Premio Michetti a Francavilla al Mare.
Nel 2008 espone con il padre Giancarlo al Museo della Permanente a Milano nella mostra «I Cerri, Giancarlo e Giovanni. La pittura di generazione in generazione».
Nel 2009 realizza il grande trittico dal titolo «Gomorra, l’altro Eden», ispirato al best-seller di Roberto Saviano.
In questi anni, diversi suoi cataloghi sono stati accompagnati dai testi dell’amico scrittore Raul Montanari.
Nel 2010 è tornato alla pittura su tela, presentando nell'ambito del Premio «Riprogettare l’archeologia», un altro grande trittico dal titolo «Habitat» alla Triennale Design Museum di Milano. Nel 2011, invitato dal curatore Vittorio Sgarbi, espone al Padiglione Italia Regione Lombardia alla 54° Biennale di Venezia, e successivamente alla mostra «Artisti per Noto. L’ombra del divino nell'arte contemporanea» a Palazzo Grimani a Venezia.
Una sua opera è presente nella collezione del Museo della Permanente a Milano.
Del suo lavoro hanno scritto, tra gli altri: Vera Agosti, Simona Bartolena, Rolando Bellini, Luisa Bergomi, Felice Bonalumi, Cinzia Bossi, Chiara Canali, Gemma Clerici, Mauro Corradini, Stefano Cortina, Stefano Crespi, Antonio D’Amico, Andrea B. Del Guercio, Mimmo Di Marzio, Gianfelice Facchetti, Alberto Figliolia, Lorenza Fragomeni, Flaminio Gualdoni, Cristina Guerra, Franco Migliaccio, Bruno Milone, Raul Montanari, Elisabetta Muritti, Luca Pietro Nicoletti, Carlo Perini, Dimitri Plescan, Veronica Riva, Claudio Rizzi, Steve Rockwell, Gabi Scardi, Giorgio Seveso, Gian Marco Walch.
[da: http://www.giocerri.com]
Sala Civica «G. Craffonara» Giardini di Porta Orientale tutti i giorni 10.00 > 13.30 e 17.00 > 20.30 Ingresso libero |
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Inaugurazione sabato 16 luglio ore 18.00 presso la Sala Civica «G. Craffonara» |
Alcune immagini della mostra
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