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- Pubblicato Lunedì, 14 Novembre 2022 19:39
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BENVENUTI A TAVOLA! Mangiare bere uomo donna (Taiwan USA 1994) |
La vita, imprevedibile, non è una ricetta: occorre riappropriarsene per gustarne i sapori. Rispetto all'accostamento cibo-sesso, Ang Lee privilegia l'allegoria del consumare l'esistenza, stuzzica le papille gustative con l'arte culinaria (lo straordinario lavoro di montaggio in apertura), esorcizza l'incomunicabilità con i rituali e imprigiona l'amore padre/figli in un raviolo al vapore.
L'apparente armonia delle pietanze si specchia nella malinconica laconicità della pellicola, che accantona i cibi indigesti di Pushing Hands, l'accostamento dolce-salato de Il Banchetto di Nozze e sposa la pericolosa filosofia di un eterno antipasto: leggera iniziazione, sospensione del desiderio, allontanamento (delle figlie) dalla pietanza principale (il padre).
La pellicola (il padre) prepara con tanto amore un insieme di piatti che i figli (gli spettatori) non riescono a gustare fino in fondo, distratti da troppa carne al fuoco: lo stile cecoviano non trasforma la giustapposizione casuale degli eventi quotidiani in un quadro chiaro e indiscutibile (direbbe Tolstoj). Il montaggio parallelo segue in modo schematico i tre amori muliebri con contorni dissociati, tutta una serie di buoni odori solletica le narici (cucinare per il prossimo come volontà d'amore, la memoria depositata nell'olfatto, la necessità di gustare il cibo col cuore), il piatto forte è un colpo di scena sorprendente quanto gratuito nella dieta generale: la tavola imbandita promette sapori che appagheranno e lasceranno leggero lo stomaco. Si gustano le pietanze e i conti non tornano: il pesce non lega con la carne, il vino non ci azzecca con il tè di montagna, molte, troppe decorazioni (anche l'occhio vuole la sua parte) sono fini a se stesse. Ci si alza leggeri e insoddisfatti.
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Scheda |
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- Categoria: Cinema
- Pubblicato Lunedì, 07 Novembre 2022 19:08
Lunedì 7 novembre ricomincia il Cineforum organizzato dal Centro Culturale La Firma, in collaborazione con i Comuni di Riva del Garda ed Arco. Sono più di dieci anni che, a partire dal mese di novembre, La Firma Cinema presenta alla cittadinanza dei piccoli cicli cinematografici con delle tematiche comuni (un attore, un regista, un argomento), con l’obiettivo di proporre dei film leggeri ma che siano anche occasione di riflessione.
Si comincia all’Auditorium del Conservatorio di Riva del Garda con un ciclo dedicato al cibo, visto da paesi e culture molto differenti: si va dalla cucina di Taiwan con Mangiare bere uomo donna, alla Germania dell’immigrazione turca con Soul Kichten fino alla Francia della presidenza Mitterrand con La cuoca del presidente per finire con il Giappone nostalgico ed elegante de Le ricette della signora Toku.
Dopo la pausa natalizia, si ricomincia a Palazzo Panni ad Arco con un omaggio a Marilyn Monroe nei sessant’anni dalla sua scomparsa e sulla scia delle polemiche del film Blonde, uscito su Netflix da pochi mesi, che ne ripercorre in modo originalissimo la travagliata esistenza. Verranno riproposti film cult come Gli uomini preferiscono le bionde, Fermata d’autobus e Gli spostati.
A febbraio si torna a Riva con un omaggio ad uno dei registi italiani che meglio ha capito e rappresentato nei suoi film l’universo dell’infanzia, Luigi Comencini (regista che, forse non tutti sanno, nacque a Salò sulle sponde nel nostro lago). Mentre Raiplay mette a disposizione quello che rimane forse il suo capolavoro, Le avventure di Pinocchio, in una versione restaurata e ripulita per i cinquant’anni della sua messa in onda, a Riva si rivedranno Infanzia, vocazione e prime esperienze di giacomo Casanova, veneziano (con la meravigliosa attrice trentina Maria Grazia Buccella), Incompreso (altro grande capolavoro di Comencini) per finire con Voltati Eugenio, film che fotografa la generazione post-sessantottina vista – e giudicata – da bambino di dieci anni.
Ad Arco si parlerà in seguito del centenario di uno dei più straordinari attori italiani, Ugo Tognazzi in tre film che ne mettono in luce le mille sfaccettature attoriali da tragico al comico fino al grottesco: La marcia su Roma (ricostruzione satirica dell’avvento del fascismo), l’incontro con il regista Marco Ferreri ne La donna scimmia (con una strepitosa Annie Girardot) e un Bertolucci poco conosciuto ma lucidissimo sulla realtà italiana degli anni ’70, La tragedia di un uomo ridicolo (per il quale Tognazzi ricevette il premio per la miglior interpretazione al Festival di Cannes).
Si chiude in bellezza con le commedie e la leggerezza di Neil Simon, grandissimo autore teatrale statunitense, le cui opere sono state adattate innumerevoli volte al cinema: A piedi nudi nel parco con la scoppiettante coppia Jane Fonda – Robert Redford, La strana coppia con un’altra accoppiata strepitosa, Jack Lemmon – Walter Matthau per finire con Invito a cena con delitto con la straordinaria partecipazione dello scrittore Truman Capote.
Tutta la cittadinanza è invitata a riscoprire la “visione collettiva” dello spettacolo filmico che in questi anni di pandemia ci è stata sottratta e che è un momento magico e irripetibile del piacere cinematografico.
La visione di tutti i film avviene con tessera FIC (12,00 euro per l’intera stagione) da farsi in loco prima della proiezione.
lunedìcinemacineforum
PROGRAMMA 2022 | 23 ARCO | RIVA DEL GARDA
BENVENUTI A TAVOLA! |
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RIVA DEL GARDA | lunedì 7 novembre | Mangiare bere uomo donna di Ang Lee (Taiwan, USA 1994), 123' |
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lunedì 14 novembre | Soul Kitchen di Fatih Akin (Germania 2009) 100' |
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lunedì 21 novembre |
La cuoca del presidente di Christian Vincent (Francia 2012) 95' |
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lunedì 28 novembre | Le ricette della signora Toku di Naomi Kawase (Giappone 2015) 113' |
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60 ANNI SENZA MARILYN | |||
ARCO | lunedì 9 gennaio | Gli uomini preferiscono le bionde di Howard Hawks (UDSA 1953) 91' |
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lunedì 16 gennaio | Fermata d'autobus di Joshua Logan (USA 1956) 96' |
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lunedì 30 gennaio |
Gli spostati di John Huston (USA 1961) 124' |
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LUIGI COMENCINI, IL REGISTA DELL'INFANZIA | |||
RIVA DEL GARDA | lunedì 6 febbraio | Infanzia, vocazione e prime esperienze di Giacomo Casanova, veneziano di Luigi Comencini (Italia 1969) 123' |
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lunedì 13 febbraio | Incompreso di Luigi Comencini (Italia 1966) 105' |
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lunedì 20 febbraio | Voltati Eugenio di Luigi Comencini (Italia, Francia 1980) 105' |
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100 TOGNAZZI 100 | |||
ARCO | lunedì 27 febbraio | La marcia su Roma di Dino Risi (Italia 1962) 94' |
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lunedì 6 marzo |
La donna scimmia di Marcio Ferreri (Italia, Francia 1964) 92' |
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lunedì 13 marzo | La tragedia di un uomo ridicolo di Bernardo Bertolucci (Italia 19881) 120' |
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NEIL SIMON, UN PROVINCIALE A NEW YORK | |||
RIVA DEL GARDA | lunedì 27 marzo | A piedi nudi nel parco di Gene Saks (USA 1967) 106' |
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lunedì 3 aprile | La strana coppia di Gene Saks (USA 1968) 105' |
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lunedì 17 aprile | Invito a cena con delitto di Robert Moore (USA 1976) 94' |
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Comune di Riva del Garda |
Comune di Arco |
Inizio proiezioni ore 21.00 Riva del Garda - Auditorium del Conservatorio Arco - Palazzo dei Panni Il programma potrà subire variazioni |
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Ingresso con tessera FIC valida per l'intera stagione Euro 12.00 Euro 5.00 per gli studenti fino a 25 anni |
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Per informazioni: |
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Comune di Riva del Garda Unità Operativa Attività Culturali, Sport e Turismo Telefono 0464 573918 www.comune.rivadelgarda.tn.it |
Comune di Arco Servizio Attività Culturali Telefono 0464 583619 www.comune.arco.tn.it |
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- Pubblicato Domenica, 02 Ottobre 2022 13:13
martedì DOCUFILM
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tutti i martedì di ottobre dalle 21.00 all'auditorium
del conservatorio di Riva del Garda
Durante i martedì di ottobre proietteremo quattro documentari dedicati ad altrettanti fotografi famosi. Si comincia martedì 4 ottobre con un omaggio ad una grandissima fotografa italiana da poco scomparsa, Letizia Battaglia. Proseguiremo poi con Robert Frank, Annie Leibovitz e Robert Mapplethorpe.
Vita e carriera di Letizia Battaglia, fotografa palermitana e fotoreporter per il quotidiano L’Ora, raccontata con taglio intimo e privato, a partire dalla sua turbolenta giovinezza. Dal lavoro sulle strade per documentare i morti di mafia, all’impegno in politica con i Verdi e la Rete, Battaglia è stata una figura fondamentale nella Palermo tra gli anni Settanta e Novanta.
“Sono sempre stata una donna in lotta, senza saperlo”. Così dice di sé la siciliana Letizia Battaglia, 84 anni e la testa lucidissima, nel documentario rivelatorio che le dedica Kim Longinotto, regista dal curriculum militante, figlia di un fotografo italiano.
Realizzato montando interviste recenti con spezzoni di film, filmini amatoriali e foto realizzate da Battaglia nel corso della sua lunghissima carriera, Longinotto innesca il racconto portando subito lo spettatore al cuore della donna che domina lo schermo - fisico possente, caschetto tra il rosso e il rosa, sguardo vivace - dipingendo il ritratto esplosivo, in pieno post #metoo, di una gigantessa dell’emancipazione femminile.
Sposata prestissimo, a 16 anni, Battaglia tradisce e lascia il marito, dal quale rischia di farsi sparare addosso (“La sua storia la sapeva tutta Palermo”), e approda alla fotografia solo dopo aver compiuto quarant’anni. Sono gli anni Settanta, quelli della Palermo in cui “capitavano anche cinque omicidi al giorno”, e lei riesce a farsi assumere, prima donna in Italia, come fotoreporter al giornale L’Ora. Le sue foto, rigorosamente in bianco e nero, ritraggono i morti della mafia ma anche i mafiosi in pieno volto, spesso umiliati dai suoi scatti negli attimi successivi all’arresto.
Quel che interessa a Longinotto - ben consapevole della fascinazione che ancora oggi i padrini corleonesi esercitano all’estero - è l’approccio di Battaglia ai suoi soggetti. Il fatto, cioè, che vedesse (e ritraesse) la mafia per quel che era: “gente sciatta e vestita male”, lontana dall’epica moderna del gangster-chic, di cui era inevitabile avere paura. “La mafia a Palermo è ovunque - avverte apocalittico un giornalista inglese in una delle corrispondenze montate all’interno del film - anche al cimitero”.
(da: Mymovies.it)
Robert Frank ha rivoluzionato la fotografia e il cinema indipendente. Ha documentato miniere e minatori gallesi, indiani, peruviani, banchieri di Londra e americani. Ha rivelato con onestà, senza batter ciglio la discesa nelle profondità del suo io più solitario e nascosto.
Irriverente, ironico, iconoclasta, l’artista è raccontato nel film documentario di Laura Israel. Robert Frank inizia la sua carriera con la fotografia di moda, a cui affianca una prolifica attività di reporter che lo porta a viaggiare in Perù, Bolivia, Europa. Nel 1955 è il primo fotografo europeo a ricevere la borsa di studio della Fondazione Solomon R. Guggenheim di New York grazie alla quale intraprende un lunghissimo viaggio negli Stati Uniti scattando, in un solo anno, oltre 24.000 fotografie.
La storia di Robert Frank è segnata da una storica collaborazione con la Beat Generation, dirigendo nel 1959 il suo primo film, Pull My Daisy, e realizzando successivamente documentari con i Rolling Stones, Tom Waits, Joe Strummer e Patti Smith. Dalla metà degli anni Settanta la sua fotografia si allontana dai reportage, a cui si sostituiscono collage, vecchie fotografie, fotogrammi, polaroid su cui Frank scrive, graffia e incide. Nel 1994 dona gran parte del suo materiale artistico alla National Gallery of Art di Washington che crea la Robert Frank Collection: è la prima volta che accade per un artista vivente.
Ad oggi Robert Frank è uno degli esponenti più osannati ed importanti della fotografia americana soprattutto grazie a The Americans, un ritratto cupo e disordinato dell’identità di una nazione difficile da sondare, caratterizzata da forti contrasti, vitalità, ipocrisie ed una vera ossessione per i suoi stessi simboli.
(da: Mymovies.it e Pistoiamusei.it)
Barbara Leibovitz, sorella di Annie Leibovitz, fornisce un ritratto di quella che è ritenuta da molti la più grande fotografa del nostro tempo ripercorrendo la sua brillante carriera, dalle foto realizzate nelle Filippine durante la guerra del Vietnam alla lunga collaborazione con Rolling Stone, per il quale ha realizzato alcuni tra i servizi fotografici più celebri e inconfondibili di tutti i tempi, per arrivare ai numerosi ritratti di alcuni dei personaggi più famosi dell'epoca. Il tutto integrato con una raccolta di interviste ai conoscenti, ai familiari e ai personaggi da lei immortalati.
l documentario diretto dalla sorella Barbara nel 2006 è un ritratto di 90 minuti di colei che molti ritengono la più grande fotografa del nostro tempo e ripercorre la carriera della fotografa americana di origini ebraiche, dalle sue prime foto scattate nella base americana delle Filippine durante la guerra del Vietnam alla sua collaborazione decennale con Rolling Stone, di cui ha contribuito a creare lo stile inconfondibile. Celebre la copertina con John Lennon nudo abbracciato a Yoko Ono vestita, o quella con i Fletwood Mac stesi su un letto. Nel 1991 la sua copertina per Vanity Fair che ritraeva Demi Moore nuda e incinta suscitò grande scandalo. Nel 1993, su invito di Susan Sontag (con cui ebbe una relazione sentimentale fino alla morte di quest’ultima, nel 2004) fotografò gli orrori della guerra a Sarajevo.
Il documentario alterna immagini d’archivio, riprese della fotografa al lavoro sui set fotografici e interviste a colleghi, familiari e celebrità che sono state immortalate dal suo obiettivo, tra cui i Rolling Stones, Whoopi Goldberg, Yoko Ono, Demi Moore, Hillary Clinton, Arnold Schwarzenegger, Patti Smith, Mikhail Baryshnikov.
(da: Mymovies.it e Rai.it)
Settembre 1989. Al congresso degli Stati Uniti vengono accusati di oscenità gli scatti di nudo maschile, già esposti con reazioni molto controverse, di Robert Mapplethorpe, morto di AIDS a marzo dello stesso anno. Oggi, con accesso totale all'archivio del fotografo, i due autori indagano le motivazioni alla base della sua opera.
Un artista demonizzato in vita, da umanizzare post mortem. Un uomo sospeso tra dimensione angelica e diabolica. Non ci sono sfumature in Mapplethorpe, documentario che sfrutta pienamente e dà una nuova vita all'opera di uno dei fotografi più importanti della seconda metà del Novecento. Merito della Fondazione, istituita in vita dallo stesso autore, per la ricerca sull'AIDS e la fotografia d'arte, che nel 2011 ha donato l'opera omnia al Getty Museum e al Lacma (Los Angeles County Museum of Art). Comprese le registrazioni audio e i (rari) appunti del fotografo, fonti preziosissime della sua ispirazione.
Finché i registi si attengono al documento, Mapplethorpe è una visione molto istruttiva: seguiamo il ragazzo del Queens che si iscrive alla scuola d'arte di Brooklyn e la presa di consapevolezza graduale che avviene in lui, alla ricerca di una propria cifra espressiva. Prima l'arte figurativa, il collage, l'assemblaggio, sperimentati febbrilmente tra le insicurezze psicologiche ed economiche del periodo bohemien anche al leggendario Chelsea Hotel con la prima musa e coetanea Patti Smith, poi i primi esperimenti con la Polaroid fino alla sua riconoscibile Hasselblad. In transito continuo verso la scoperta di sé, vero fine e strumento della ricerca di un artista, anche tramite la frequentazione dei club sadomaso di New York. Per arrivare alla progressiva affermazione nel mondo delle gallerie, favorita da una rete di buone relazioni con il jet set internazionale. Senza mai interessarsi troppo alle questioni tecniche quanto piuttosto a sorpassare i limiti del rappresentabile. Supportato da molte voci - celebrità, giornalisti, conoscenti e amanti - si delinea il profilo di un artista ambizioso, disilluso, perfezionista, instancabile, egocentrico ma spietatamente onesto con sé e con gli altri.
Assodati i traguardi raggiunti da Mapplethorpe: aver portato la fotografia ad essere considerata forma d'arte, e di pari passo aver fatto avanzare la voce della comunità omosessuale, e quindi, più in generale, la libertà sessuale di tutto il Paese. Bailey e Barbato lo sottolineano a più riprese, dando il giusto spazio alle immagini, soprattutto quelle, meno esposte e censurate dalla politica conservatrice, del Portfolio X (tredici scatti di erotismo esplicito).
(da: Mymovies.it)
Riva del Garda - Auditorium del Conservatorio Largo G. Marconi 5 - Riva del Garda (TN) Inizio proiezioni ore 21.00 - Ingresso libero Per informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. Associazione Culturale La Firma > Sito internet > Facebook Associazione Fotografica Il Fotogramma > Sito internet > Facebook |
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- Pubblicato Venerdì, 05 Agosto 2022 10:24
Cinema Estate
Dal 5 al 19 agosto 2022
Tre serate con film muti accompagnati da musica eseguita dal vivo da Marco Dalpane e Gerardo Chimini.
Cinema Estate è la rassegna che propone un salto indietro nel tempo agli albori del Novecento, quando il cinema muoveva i primi, straordinari passi. L’appuntamento è per i primi tre venerdì di agosto all'auditorium del Conservatorio (per la prima data) e nel cortile della Rocca (per le altre due). Tutte le proiezioni sono a ingresso libero con inizio alle 21.30 (in caso di maltempo si svolgono all'auditorium del Conservatorio).
Saranno tre comiche del grande Buster Keaton ad aprire la rassegna, con la colonna sonora scritta ed eseguita da Marco Dalpane, che per dieci anni, dal 2007 al 2017, ha lavorato alla realizzazione di nuovi accompagnamenti musicali per i film muti di Buster Keaton, considerato da Orson Welles il più geniale tra i registi del cinema comico e “il più grande clown della storia del cinema”. A oltre mezzo secolo dalla sua morte, l’arte di Keaton merita di essere ricordata per la genialità con cui ha saputo rappresentare l’uomo che da solo si batte contro una società caotica, meccanicistica, sempre più massificata. In ogni suo film il corpo e la macchina intrattengono un rapporto complesso ma sempre segnato da una visione ottimistica, tipicamente americana, della possibilità dell’essere umano di confrontarsi con le nuove frontiere della modernità.
Si inizia con «Cops», un cortometraggio comico che si può definire assolutamente perfetto: niente è di troppo, il ritmo è impeccabile, e le gag si innestano con folle precisione. Keaton appare dapprima come cocchiere e autista maldestro, finché non si scatena contro di lui una caccia assurda di dozzine e dozzine di poliziotti (cops) fitti come le mosche, che egli naturalmente riesce a giocare.
La seconda comica si intitola «Day Dreams». Un giovane fa un patto col padre della ragazza che ama: se il primo non lavorerà sodo o non riuscirà in questo, il secondo gli presterà la pistola per uccidersi. Allora il giovane inizia a lavorare e scrive alla donna i lavori che fa: capo di ospedale, affarista, attore di professione. In realtà egli non è niente di tutto ciò: è solo lavoratore in una clinica di animali, spazzino e attoruncolo incapace. Inoltre bisogna rispettare il patto col padre, cioè deve suicidarsi...
La serata si chiuderà con «The Eletric House». Questa volta nel mirino del genio keatoniano c’è il progresso tecnologico, la casa tutta americana dotata di ogni comfort: un sistema idraulico all’avanguardia, elettricità in tutte le stanze, una cucina moderna superaccessoriata. Ma anche scale mobili, vivande trasportate da carrelli elettrici, uno svuota-piscina e altre amenità. Presto il sistema s’inceppa, lo spazio domestico apparentemente docile e funzionale si ribella, trasformando il sogno piccolo-borghese in un groviglio di meccanismi impazziti che sfuggono al controllo umano.
Secondo appuntamento, venerdì 12 agosto, con Cinema Estate, che nel cortile della Rocca propone tre cortometraggi di Charlie Chaplin.
I tre corti sono «Pay Day» (Giorno di paga) del 1922. Un abile muratore (Charlie Chaplin) intasca lo stipendio ed esce a festeggiare alle spalle della tirannica consorte (Phyllis Allen), che vorrebbe tutti i soldi per sé.
Seguirà «A Dog's Life» (Una vita da cani) del 1918. Chaplin, il vagabondo, vive in un rudere pieno di spifferi, è braccato dalla polizia per i suoi piccoli furti e non riesce a trovare lavoro perché è troppo lento agli sportelli. Un giorno salva il piccolo Scraps da un branco inferocito di altri cani randagi e inizia a portarselo dietro nei suoi vagabondaggi. In un locale di quart’ordine incontra una giovane cantante timida e squattrinata, ma vengono buttati fuori entrambi. Nel frattempo, due ladri rubano il portafogli a un riccone ubriaco e lo nascondono proprio nella catapecchia dove dorme il vagabondo. Scraps, scavando nel terreno lo trova e l’omino torna tutto trionfante nel locale da dove era stato buttato fuori, dove ritrova la cantante. Dopo una serie di peripezie, i due, in possesso del denaro sottratto ai ladri, riusciranno a comprarsi un piccolo podere e a trovare la felicità.
Per chiudere la serata «The Rink» (Charlot al pattinaggio) del 1916, in cui Chaplin durante la pausa di lavoro, va di solito a pattinare. Dopo essersi esibito in un balletto sui pattini, Chaplin, viene invitato in un party a casa di Edna.
La proiezione è accompagnata alla musica dal vivo al pianoforte del Maestro Gerardo Chimini.
«Nosferatu» (Norsferatu il vampiro) di Friedrich Wilhelm Murnau. Girato nel primo dopoguerra, l'obiettivo del regista sembra la rappresentazione dei tiranni e non quello di inoculare le masse dell'epoca con simboli eticamente malsani di ottimale preservazione dal dissolvimento della carne. Questa prima versione del conte Dracula sullo schermo è indimenticabile, con la sua figura rigidamente contorta e scheletrica, le lunghe unghie artigliate, le occhiaie incavate.
La collocazione sociale nel mondo dei vivi è molto precisa: è la borghesia commerciale tedesca del secolo scorso. Per Murnau il Nosferatu, il non morto, era il simbolo dell'irruzione violenta di un elemento irrazionale nel tessuto della realtà borghese ottocentesca, un qualcosa da opporre alla buona educazione e alla facciata ipocrita del mondo circostante, una forza eversiva e incontenibile. Come uno specchio diabolico e metafisico il vampiro, nel capolavoro del muto tedesco, rifletteva l'immagine impietosa della crisi in cui versava tutta la middle-class europea consapevole ormai del fatto che la propria funzione storica si stava esaurendo. Contrariamente alle posteriori pellicole aventi per protagonista la figura del vampiro, quella di Nosferatu, lontana dal premere sull'eros, predilige la cieca forza maligna del non morto.
5 agosto 2022 BUSTER KEATON COPS (I poliziotti) Commento musicale dal vivo composto ed eseguito da Marco Dalpane |
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12 agosto 2022 CHARLIE CHAPLIN PAY DAY (Giorno di paga) USA 1922, 28' DOG'S LIFE (Vita da cani) USA 1918, 35' THE RINK (Charlot al pattinaggio) USA 1916, 30' Commento musicale dal vivo eseguito da Gerardo Chimini |
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19 agosto 2022 NOSFERATU (Germania 1922, 94') Regia di Friedrich Wilhelm Murnau Commento musicale dal vivo eseguito da Gerardo Chimini |
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Ore 21.30 - Ingresso libero Cortile interno della Rocca Piazza Cesare Battisti 2 Riva del Garda (TN) In caso di maltempo le proiezioni si svolgono all'Auditorium del Conservatorio |
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